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«Naturalmente è piuttosto complicato collegare in questo modo una nave spaziale con un veicolo a terra, ma ho richiesto che venisse fatto lo stesso. Per fortuna la missione in cui tu e io siamo impegnati è di priorità assoluta. Le difficoltà sono state smussate subito.»

«Anche tu sei stato assegnato al caso di omicidio?»

«Non ne eri ancora stato informato? Mi dispiace di non avertelo detto subito.» Naturalmente non c'era nessun segno di rincrescimento sul perfetto volto del robot. «È stato il dottor Han Fastolfe, che hai incontrato sulla Terra durante il nostro precedente lavoro di squadra e che spero tu ricordi, a suggerire te come un investigatore adatto per questo caso. E ha messo come condizione che fossi assegnato a lavorare con te ancora una volta.»

Baley riuscì a sorridere. Il dottor Fastolfe era originario di Aurora e Aurora era il più forte dei Mondi Esterni. Sembrava che il consiglio di un aurorano avesse il suo peso.

«Squadra che vince non si cambia, eh?» disse Baley. (L'euforia iniziale per l'apparizione di Daneel stava svanendo e gli stava ritornando quel peso nel petto.)

«Non so quale preciso pensiero avesse in mente, collega Elijah. Dalla natura dei suoi ordini tenderei a pensare che fosse interessato ad assegnare a lavorare con te uno che avesse esperienza del tuo mondo e che conoscesse le tue conseguenti stranezze.»

«Stranezze!» Baley fremette e si sentì offeso. Non era un termine che gli piacesse in rapporto a se stesso.

«È per questo che ho potuto far portare il tubo ad aria, per esempio. Sono ben consapevole della tua avversione per gli spazi aperti come risultato della tua educazione nelle Città della Terra.»

Forse era l'effetto di essere stato definito “strano”, la sensazione di dover controbattere, pena la perdita di prestigio con una macchina, che spinse Baley a cambiare bruscamente argomento. Forse era solo che l'addestramento di tutta una vita gli impediva di lasciar perdere una contraddizione logica.

«A bordo di questa nave» disse «c'era un robot al mio servizio; un robot» (qui s'insinuò per conto suo un tocco di malizia) «che sembrava un robot. Lo conosci?»

«Gli ho parlato prima di salire a bordo.»

«Qual è la sua designazione? Come faccio a entrare in contatto con lui?»

«È RX-2475. A Solaria per i robot si usano solo numeri di serie.» I calmi occhi di Daneel esaminavano il pannello di controllo vicino alla porta. «Questo comando lo farà venire.»

Baley guardò anch'egli il pannello di controllo e, poiché il comando che Daneel indicava era siglato RX, la sua identificazione non era affatto misteriosa.

Baley vi premette il dito e in meno di un minuto il robot, quello che sembrava un robot, entrò.

Baley disse: «Tu sei RX-2475».

«Sì, signore.»

«Prima mi hai detto che sarebbe venuto qualcuno a scortarmi fuori dalla nave. Volevi dire lui?» Baley indicò Daneel.

Gli occhi dei due robot s'incontrarono. «Le sue carte lo identificano» disse RX-2475 «come colui che doveva incontrarla.»

«Oltre che sui suoi documenti, ti è stato detto nulla in anticipo su di lui? Ti è stato descritto?»

«No, signore. Comunque mi è stato dato il suo nome.»

«Chi ti ha dato l'informazione?»

«Il capitano della nave, signore.»

«È un solariano?»

«Sì, signore.»

Baley si leccò le labbra. La domanda successiva sarebbe stata decisiva.

«Quale ti hanno detto che sarebbe stato» chiese «il nome di colui che aspettavi?»

«Daneel Olivaw, signore» rispose RX-2475.

«Bravo ragazzo! Puoi andare, ora»

Ci fu un inchino robotico e un rapido dietro-front. RX-2475 se ne andò.

Baley si girò verso il suo partner e disse pensieroso: «Non mi dici la verità, Daneel».

«In che modo, collega Elijah?» chiese Daneel.

«Mentre prima ti parlavo, mi è venuto in mente uno strano particolare. RX-2475, quando mi ha comunicato che avrei avuto una scorta, ha detto che sarebbe venuto un uomo. Lo ricordo molto bene.»

Daneel ascoltava tranquillo senza dire nulla.

Baley proseguì. «Pensavo che il robot poteva essersi sbagliato. Ho pensato anche che forse mi era stato davvero assegnato un uomo e che in seguito questi fosse stato rimpiazzato da te, senza che RX-2475 fosse stato informato del cambiamento. Ma mi hai sentito mentre controllavo la cosa. Gli sono stati descritti i tuoi documenti e gli è stato dato il tuo nome. Ma non gli è stato dato completamente, non è vero, Daneel?»

«In effetti non gli è stato dato il mio nome per intero» convenne Daneel.

«Il tuo nome non è Daneel Olivaw, ma R. Daneel Olivaw, no? O, per intero, robot Daneel Olivaw.»

«Del tutto esatto, collega Elijah.»

«Dal che ne consegue che RX-2475 non è mai stato informato che sei un robot. Gli è stato permesso di pensare che tu fossi un uomo. Una simile mascherata è possibile, con il tuo aspetto umano.»

«Non posso contraddire il tuo ragionamento.»

«Allora procediamo.» Baley sentiva nascere una specie di selvaggia delizia. Era sulle tracce di qualcosa. Forse non era un granché, ma era il tipo di traccia che poteva funzionare. Proseguì. «Ora perché qualcuno potrebbe voler ingannare un miserabile robot? A lui non importa che tu sia uomo o robot. Lui esegue gli ordini in ogni caso. Allora una ragionevole conclusione è che neanche il capitano solariano che ha informato il robot, e nemmeno le autorità solariane che hanno informato il capitano sapevano che tu sei un robot. Come ho detto, questa è una ragionevole conclusione, ma forse non è l'unica. È vero?»

«Credo che lo sia.»

«Va bene, allora. Intuizione azzeccata. Ora perché? Raccomandandoti come mio partner, il dottor Han Fastolfe lascia intendere ai solariani che tu sei umano. Non è pericoloso? Se lo scoprono, i solariani potrebbero arrabbiarsi. Perché è stato fatto?»

Il robot umanoide rispose: «A me è stato spiegato in questo modo, collega Elijah: una tua associazione con un umano dei Mondi Esterni potrebbe far salire il tuo ceto sociale agli occhi dei solariani, come una tua associazione con un robot potrebbe abbassarlo. Visto che ero familiare ai tuoi metodi e che potevo facilmente lavorare con te, è stato considerato ragionevole lasciare che i solariani mi accettassero come uomo senza veramente ingannarli con una dichiarazione in questo senso».

Baley non ci credeva. Sembrava il tipo di attenta considerazione per i sentimenti di un terrestre che non avrebbe fatto naturalmente uno spaziale, nemmeno uno illuminato come Fastolfe.

Considerò un'alternativa e disse: «I solariani sono ben conosciuti presso i Mondi Esterni per la riproduzione di robot?».

«Sono felice» disse Daneel «che tu sia stato ragguagliato sull'economia interna di Solaria.»

«Nemmeno una parola» precisò Baley. «So solo come si scrive Solaria, e lì finisce la mia conoscenza.»

«Allora non vedo, collega Elijah, che cosa ti abbia spinto a fare questa domanda, comunque è molto pertinente. Hai colpito il segno. Il mio magazzino memoria include il fatto che di cinquanta Mondi Esterni Solaria è di gran lunga il più conosciuto per la varietà e l'eccellenza di modelli di robot che mette in vendita. Esporta modelli specializzati in tutti gli altri Mondi Esterni.»

Baley annui, pieno di torva soddisfazione. Naturalmente Daneel non poteva seguire un intuitivo balzo mentale che usasse come trampolino la debolezza umana. E Baley non provava l'impulso di spiegare il suo ragionamento: se saltava fuori che Solaria era un mondo esperto in robotica, il dottor Han Fastolfe e i suoi soci potevano semplicemente avere motivazioni personali e molto umane per fare una dimostrazione con il loro robot da primo premio. E allora questo non aveva nulla a che fare con la sicurezza o i sentimenti di un terrestre.

Avrebbero rivendicato la loro superiorità lasciando che gli esperti solariani si ingannassero accettando un robot di manifattura aurorana come un collega umano.