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Peter annuì, eccitato. Questo era esattamente ciò che aveva sperato di trovare. — Allora come determinano se il donatore è morto?

— Un modo è di versargli acqua gelida negli orecchi.

— Mi stai prendendo in giro.

— No. Qui dice che questo disorienta completamente una persona, anche se è in coma profondo. E spesso causa il vomito spontaneo.

— È l’unico test a cui vengono sottoposti i soggetti?

— No. Un altro metodo consiste nel toccare con qualcosa di ruvido la superficie dei bulbi oculari, per vedere se il donatore cerca di sbattere le palpebre. E poi tolgono il… voi come lo chiamate? Il tubo per respirare?

— La ventilazione endotracheale.

— Sì — disse lei. — Tolgono questo tubo per breve tempo, per vedere se la necessità di ossigeno del donatore lo induce a ricominciare a respirare coi suoi mezzi.

— E cosa dice dell’EEG?

— Questo è un libro inglese. Qui dice che quando è stato scritto la legge non richiedeva obbligatoriamente l’elettroencefalogramma per determinare se un potenziale donatore era morto.

— Incredibile — borbottò Peter.

— Ma sicuramente nel Nord America l’EEG è richiesto dalla legge, non credi?

— Immagino di sì, almeno negli USA e qui in Canada.

— E questo donatore che tu hai visto oggi doveva avere l’EEG piatto prima che ordinassero di espiantare i suoi organi.

— Probabilmente sì — disse Peter. — Ma nella lezione in cui ci hanno parlato dell’elettroencefalogramma il professore ha detto di casi in cui gente che aveva un EEG piatto poi ha mostrato qualche attività cerebrale.

Cathy sbatté le palpebre, sorpresa. — Tuttavia — disse, — anche se il donatore avesse una debole parvenza di vita…

Lui scosse il capo. — Non sono sicuro che la si possa definire una «debole parvenza» di vita. Nel caso che ho visto, il cuore batteva, il cervello riceveva dai polmoni sangue ossigenato, e c’è stato un chiaro sintomo che il dolore corporale veniva percepito.

— Anche così — disse Cathy, — anche se fosse tutto vero, è però altrettanto vero che un cervello che non ha mostrato attività per un periodo prolungato dev’essere gravemente danneggiato. Tu stai parlando di un vegetale.

— Probabilmente — ammise Peter. — Ma c’è una differenza fra prelevare organi da un cadavere e prelevarli da un corpo vivente, non importa quanto grave sia il danno cerebrale ormai subito da questa persona.

Cathy ebbe una smorfia e tornò a cercare fra i titoli in archivio. Da lì a poco trovò uno studio durato tre anni su casi di arresto cardiaco in pazienti ricoverati all’Henry Ford Hospital di Detroit. Un quarto dei pazienti a cui era stata diagnosticata la cessazione del battito in realtà lo aveva ancora, come confermato da cateteri inseriti in un’arteria. Il rapporto affermava che questi pazienti erano stati dichiarati morti un po’ troppo in fretta.

Nel frattempo Peter trovò parecchi articoli interessanti usciti sul London Times nell’anno 1986. Il cardiologo David Wainwright Evans e altri tre chirurghi anziani s’erano rifiutati di eseguire trapianti a causa dell’ambiguità delle procedure per stabilire se il donatore fosse realmente morto. I medici avevano esposto le loro preoccupazioni in una lettera di cinque pagine alla British Conference of Royal Medical Colleges.

Peter mostrò gli articoli a Cathy, che commentò: — Sì, ma i Royal Medical Colleges hanno respinto le loro tesi definendole infondate.

Peter scosse il capo. — Io non posso essere d’accordo. — La guardò negli occhi. — Domani, al servizio funebre per Enzo Bandello, diranno che il ragazzo è morto a causa delle ferite riportate in un incidente stradale. Questo non è esatto. Io ho visto Enzo Bandello morire. Ero proprio lì quando è successo. È stato ucciso dal chirurgo che gli ha asportato il cuore dal petto.

Capitolo secondo

febbraio 2011

La detective Sandra Philo continuò ad esplorare i ricordi di Peter Hobson.

Dopo la laurea e la specializzazione, nel 1998, aveva lavorato alcuni anni per l’East York General Hospital, quindi era riuscito a fondare una ditta di sua proprietà per la produzione di attrezzature bio-mediche. Sempre nel 1998 lui e Cathy Churchill, più che mai innamorati, s’erano uniti in matrimonio. Cathy aveva rinunciato quasi subito al suo interesse per la chimica e s’era dedicata ad altre attività, cosa di cui Peter ancora non riusciva a capire il motivo. Attualmente, nel 2011, lavorava in una posizione non creativa per un grosso studio pubblicitario, la Doowap Advertising.

E ogni venerdì, dopo il lavoro, Cathy e i suoi colleghi uscivano insieme per bere un drink al The Bent Bishop. In realtà, come Sandra apprese, benché applicassero il verbo bere a un sostantivo singolare, quest’ultimo diventava regolarmente plurale. E prima che arrivasse l’ora di cena alcuni di loro coniugavano tutte le forme del verbo bere finché bevitori si trasformava in bevuti…

Era freddo e buio, una tipica sera di febbraio a Toronto. Peter fece a piedi i sette isolati dall’edificio di quattro piani dove aveva sede la Hobson Monitoring fino al The Bent Bishop. I colleghi di sua moglie non erano il genere di persone che lui amava frequentare, ma sapeva che per Cathy era importante che lui facesse atto di presenza al pub, in quell’occasione. Ad ogni modo lui cercava sempre di arrivare dopo tutti gli altri; l’ultima cosa che voleva era trovarsi a parlare della situazione del mercato o argomenti altrettanto allegri con un contabile o un direttore artistico. Nella pubblicità c’era qualcosa di superficiale che non mancava mai di irritarlo.