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Tutti lo guardavano. Peter sogghignò per indicare che la barzelletta era finita. Cathy fece del suo meglio per ridere, anche se gliel’aveva già sentita raccontare la sera prima. — Immiscibile — ripetè Peter, debolmente. Non ci fu nessuna reazione dai presenti. Lui guardò lo pseudointellettuale. Pseudo gli concesse una specie di sorrisetto, annuendo. Lui l’aveva capita, o almeno fingeva di averla capita. Ma le altre facce erano inespressive. — Non inammissibile. Immiscibile — spiegò Peter. — Vuol dire che non si possono mescolare. — Li guardò uno dopo l’altro. — L’olio e l’aceto.

— Ah — disse una delle ragazze supertruccate. E un’altra inarcò un sopracciglio. — Ha ha.

Il succo d’arancia ordinato da Peter arrivò. Hans seguì la discesa del bicchiere mimando la caduta di una bomba, con un fischio sempre più acuto che culminò in un’esplosione. Quando rialzò lo sguardo esclamò: — Ehi, gente, la sapete quella della puttana con una scarpa sola che entrò in un bar e chiese tre bicchieri di succo d’arancia, un wurstel e un pezzo di spago?

Peter sopportò i loro discorsi per un’ora, anche se gli parve molto di più. Hans continuò a strizzare l’occhio a tutte le colleghe e a gettare lì inviti e allusioni, senza risparmiare neppure le donne sedute ai tavoli vicini.

Alla fine Peter decise di averne abbastanza di lui, della musica a tutto volume e dell’insipido succo d’arancia che servivano in quel pub. Cercò lo sguardo di Cathy e si batté un dito sull’orologio da polso. Lei sorrise del suo sorriso grazie-per-aver-avuto-pazienza-finora, e si alzarono per uscire.

— Ehi, Doc, già te ne vai, uh? — disse Hans, con voce alquanto impastata. Non ci era andato piano con i drink, e il suo braccio sinistro aveva preso residenza stabile intorno alle spalle di una delle ragazze.

Peter annuì. — È ora di cena.

— Dovresti lasciare qui la nostra Cathy. La portiamo a cena noi.

Quella spiritosaggine irritò Peter, che tuttavia annuì per mostrare che apprezzava la battuta. Cathy salutò la compagnia e raccolse la pelliccia, dopodiché i due raggiunsero l’uscita del locale.

Erano appena le sette e mezza, ma il cielo era già buio come a notte fonda, anche se le luci della strada nascondevano le stelle. Cathy prese Peter a braccetto, e s’incamminarono a passi lenti sul marciapiede.

— Ne ho fin sopra i capelli di quell’idiota — disse Peter, girandosi la sciarpa intorno al collo. Il loro respiro si condensava in nuvolette bianche.

— Chi? — domandò lei.

— Hans.

— Oh, lui è innocuo — sorrise Cathy, stringendosi alla sua spalla mentre camminavano.

— È uno che abbaia e non morde?

— Be’, no, questo non direi — rispose Cathy. — In realtà, anzi, credo che sia riuscito a strappare appuntamenti almeno a metà delle impiegate della Doowap Advertising.

Peter scosse il capo. — Ma non capiscono che tipo è? Quello vuole soltanto divertirsi un po’ con loro.

Cathy si fermò e lo baciò su un orecchio, mordicchiandogli il lobo. — Stasera, amore mio dolce, è quel che voglio fare anch’io.

Lui sorrise, e lei rispose al suo sorriso, e in qualche modo sembrò che intorno a loro non facesse più freddo.

Fecero all’amore con lenta concentrazione, unendo i loro corpi nudi in contorsioni carezzevoli, ciascuno attento ai desideri dell’altro. Dopo tredici anni di matrimonio, oltre sedici di vita in comune e diciannove dal loro primo appuntamento, ognuno dei due conosceva il corpo e i ritmi del partner come i suoi. Eppure, anche dopo tutto quel tempo, trovavano il modo di sorprendersi e di provare piacere in piccoli particolari sempre nuovi. Alla fine, dopo mezzanotte, si addormentarono una nelle braccia dell’altro, quietamente e in silenzio, innamorati.

Ma verso le 3 del mattino Peter si svegliò con un sussulto, ansante e coperto di sudore. Aveva fatto ancora quel sogno: lo stesso sogno che continuava a tormentarlo da sedici anni.

Disteso su un tavolo operatorio sotto la luce cruda, dichiarato morto, ma non ancora tale. Il bisturi gli incideva il petto, la sega per lo sterno ronzava, gli organi sanguinolenti venivano asportati uno dopo l’altro dal suo corpo.

Cathy, ancora nuda, svegliata dal movimento di Peter, scese dal letto, gli portò un bicchier d’acqua e sedette al suo fianco, come aveva già fatto molte altre notti, tenendogli un braccio attorno alle spalle finché vide scivolare via dal suo sguardo l’ombra di quell’oscuro terrore.

Capitolo terzo

Peter aveva visto quella pubblicità su alcune riviste e su Internet. «Vivete per sempre! La scienza moderna può impedire al vostro corpo di invecchiare.» Aveva pensato che fosse soltanto uno slogan, finché non gli era accaduto di leggere un articolo su Biotechnology Today. Una società californiana, a quanto sembrava, poteva rendere più o meno immortale un individuo sano disposto a pagare un prezzo di venti milioni di dollari.

Peter non credeva davvero che una cosa simile fosse possibile, ma la tecnologia che entrava in gioco in quel progetto era senza dubbio affascinante. Inoltre, a quarantadue anni compiuti, il pensiero che a lui e a Cathy restavano appena poche decadi da passare insieme era l’unica cosa della sua vita che cominciava a deprimerlo.

Ad ogni modo quella società californiana — la Life Unlimited — stava già organizzando conferenze in tutto il Nord America per promuovere la sua attività a livello scientifico e cercare clienti. Toronto era una delle città comprese nel programma, e non molto tempo dopo una di quelle conferenze fu inserita nella lista di incontri culturali che il comune teneva al Royal York Hotel.

Guidare nel traffico del centro di Toronto era impossibile, anche programmando il percorso sul computer della macchina; Peter e Cathy scesero alla Union Station e presero la sotterranea, che passava praticamente sotto il Royal York Hotel. La conferenza era stata organizzata in una delle sale addobbate con reperti etnologici, la Ontario Room. Non c’erano molte persone ad attendere l’inizio, appena una cinquantina, e fra loro…

— Uh, oh — disse Cathy.

Peter si girò. Colin Godoyo stava facendo rotta verso di loro. Colin era il marito di un’amica di Cathy, Naomi, e vice presidente della Toronto Dominion Bank; un uomo ricco, a cui piaceva sfoggiare la sua ricchezza. Peter aveva simpatia per Naomi, ma era molto più contento quando gli capitava di incontrarla senza suo marito.

— Ehi, Petey! — lo salutò Colin, a voce abbastanza alta da far voltare tutte le teste verso di loro. Aveva fatto gli ultimi dieci passi tenendo sollevato il braccio destro davanti a sé, così Peter fu costretto a stringergli la mano. — E la splendida Catherine! — proclamò piegandosi verso di lei per avere un bacio, che pur riluttante Cathy non potè negargli. — È proprio una deliziosa sorpresa trovarvi qui!

— Salve, Colin — disse Peter. Indicò con un pollice l’altro lato della sala, dove il conferenziere parlava con un paio di membri del consiglio comunale. — Stai progettando di vivere per sempre?

— Sembra una cosa affascinante, no? — ridacchiò Colin. — E di voi due cosa mi dite? La coppia felice può sopportare il pensiero del «finché la morte non ci separi»?