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«Non credo che possiamo lasciarti entrare» esordì una donna con i capelli rosso fiamma, accennando un sorriso per limare un po’ le parole pungenti. Gli Aiel non sorridevano molto, e neppure mostravano esteriormente le emozioni. «Credo che stanotte non voglia vedere nessuno.»

«Io entro, Bain.» Ignorando la lancia della donna, la prese per l’avambraccio. Fu allora che divenne impossibile ignorare le lance, visto che Bain aveva puntato la sua alla gola di Perrin. Inoltre una donna bionda di nome Chiad di colpo gli aveva puntato la lancia dall’altro lato, come se le due intendessero incontrarsi da qualche parte nel mezzo del suo collo. Le altre donne erano rimaste a guardare, certe che Bain e Chiad potevano gestire qualsiasi esito. Malgrado ciò Perrin fece del suo meglio per opporsi. «Non ho tempo di discutere con voi. Non che prestiate ascolto a chi lo fa, se ricordo bene. Io entro.» Con la massima gentilezza, sollevò Bain e la spostò di lato. Chiad doveva solo respirare per farlo sanguinare con la sua lancia, ma dopo aver lanciato un’occhiata stupita con gli occhi azzurri sgranati, Bain rimosse la sua arma e sorrise. «Vorresti imparare il gioco che chiamiamo ‘il bacio delle Fanciulle’, Perrin? Penso che potresti giocarlo bene. Quantomeno impareresti qualcosa.» Una delle altre rise fragorosamente. La lama di Chiad si allontanò dal collo di Perrin, che esalò un respiro profondo, sperando che non notassero che era il primo da quando gli avevano posato le lance addosso. Non si erano velate il viso — avevano gli shoufa avvolti attorno al collo come sciarpe scure — ma Perrin non sapeva se gli Aiel dovevano farlo prima di uccidere, sapeva solo che essere velati significava essere pronti a uccidere.

«Forse un’altra volta» rispose educatamente. Stavano tutte sorridendo come se Bain avesse detto qualcosa di divertente e il fatto che lui non capisse facesse parte del divertimento. Thom aveva ragione. Un uomo poteva impazzire nel tentativo di comprendere le donne, di qualsiasi nazione e ceto sociale; questo era quanto sosteneva Thom.

Mentre Perrin si protendeva verso una maniglia a forma di leone rampante dorato, Bain aggiunse: «Se qualcosa va storto sarà colpa tua. Ha già cacciato quella che la maggior parte degli uomini avrebbe considerato una compagnia di gran lunga migliore di te.»

Naturalmente, pensò aprendo la porta, Berelain. Veniva da qui. Stanotte tutto è a soqquadro... la Prima di Mayene scomparve dai suoi pensieri mentre guardava nella stanza. C’erano specchi rotti appesi alle pareti e frammenti di vetro e porcellana coprivano il pavimento, come anche le piume del materasso squarciato. I libri aperti erano caduti in mezzo alle sedie e le panche rivoltate. Rand sedeva ai piedi del letto, accasciato contro una delle colonne del baldacchino a occhi chiusi e con le mani adagiate mollemente su Callandor poggiata sulle ginocchia. Sembrava che si fosse fatto un bagno nel sangue.

«Chiamate Moiraine!» ordinò brusco Perrin alle donne aiel. Rand era ancora vivo? Se lo era aveva bisogno della guarigione di un’Aes Sedai per rimanere in vita. «Ditele di sbrigarsi!» Perrin sentì un’esclamazione alle sue spalle, quindi il rumore di soffici stivali che correvano.

Rand sollevò la testa. Il viso era una maschera imbrattata. «Chiudi la porta.»

«Moiraine sarà qui presto, Rand. Riposa. Sarà?..»

«Chiudi la porta, Perrin.»

Mormorando fra loro le Aiel guardarono i due, accigliate, ma arretrarono. Perrin chiuse la porta, escludendo le domande che l’ufficiale piumato di bianco stava gridando.

Il vetro gli scricchiolò sotto gli stivali, mentre attraversava il tappeto verso Rand. Strappando una striscia di tessuto da un lenzuolo tagliato selvaggiamente, lo pose contro la ferita sul fianco di Rand per tamponarla. Rand strinse le mani sulla spada trasparente quando sentì la pressione, quindi si rilassò. Il sangue la impregnò quasi immediatamente. Tagli e sfregi lo ricoprivano dalla testa ai piedi, e in molti brillavano schegge di vetro. Perrin sollevò le spalle smarrito. Non sapeva cos’altro fare, se non far chiamare Moiraine.

«Che cosa hai fatto Rand, per la Luce? Sembra che tu abbia provato a scuoiarti da solo. E mi hai anche quasi ucciso.» Per un momento pensò che Rand non avrebbe risposto.

«Non sono stato io» sussurrò alla fine. «Credo fosse uno dei Reietti.»

Perrin cercò di rilassare muscoli che non ricordava di aver teso. Lo sforzo fu solo parzialmente coronato da successo. Perrin aveva parlato dei Reietti a Faile, non proprio casualmente, ma aveva provato con tutte le sue forze a non pensare a cosa avrebbero potuto fare quando avrebbero scoperto dove si trovava Rand. Se uno di loro riusciva ad abbattere il Drago Rinato, uomo o donna che fosse, avrebbe trionfato sugli altri una volta che il Tenebroso si fosse liberato. Il Tenebroso libero, e l’Ultima Battaglia persa prima di essere combattuta.

«Ne sei certo?» chiese con lo stesso tono.

«Doveva esserlo, Perrin. Doveva esserlo.»

«Se uno di loro ha dato la caccia anche a me oltre che a te...? Dov’è Mat, Rand? Se è vivo ed è passato per un guaio simile al mio, giungerebbe alle mie stesse conclusioni. Ormai sarebbe qui per discuterne con te.»

«O su un cavallo a metà strada dai cancelli della città.» Rand lottò per sedersi in posizione eretta. Le macchie di sangue rappreso si spaccarono, e rivoli di sangue freschi cominciarono a colargli dal petto e dalle spalle. «Se è morto, Perrin, farai meglio ad allontanarti il più possibile da me. Credo che tu e Loial abbiate ragione a riguardo.» Fece una pausa per studiare Perrin. «Credo che tu e Mat desideriate che non fossi quello che sono. O almeno di non avermi mai conosciuto.»

Non aveva alcun senso andare a controllare; se fosse accaduto qualcosa a Mat, ormai era finita. Perrin aveva la sensazione che quel bendaggio improvvisato premuto sul fianco di Rand lo avrebbe mantenuto in vita abbastanza a lungo prima dell’arrivo di Moiraine. «Non sembra che ti importi se è scappato. Che io sia folgorato, Mat è importante. Che farai se è fuggito? O morto, la Luce voglia che non sia così?»

«Ciò che meno si aspettano.» Gli occhi di Rand guardarono la nebbia mattutina che permeava l’alba grigio-blu, emanando un bagliore febbricitante. La voce era tagliente. «Questo è ciò che devo fare. Quel che tutti meno si aspettano.»

Perrin respirò lentamente, Rand aveva le sue buone ragioni per avere i nervi tesi. Non era un segno di pazzia imminente. Doveva smettere di cercare segni di follia. Sarebbero venuti molto presto, e continuare a osservarlo non sarebbe servito ad altro che a fargli venire i nodi allo stomaco.

«Cosa intendi fare?» chiese con calma.

Rand chiuse gli occhi. «So solo che devo prenderli alla sprovvista. Cogliere tutti di sorpresa» borbottò fieramente.

Una delle porte si aprì per mostrare un Aiel, i capelli rosso scuro striati di grigio. Alle sue spalle le piume dell’ufficiale tarenese ondeggiarono mentre discuteva con le Fanciulle; stava ancora argomentando quando Bain richiuse la porta.

Rhuarc investigò la stanza con gli occhi azzurri acuti, come se un nemico sospetto si nascondesse dietro una tenda o una sedia capovolta. Il capo clan degli Aiel Taardad non aveva nessuna arma visibile tranne il pugnale dalla spessa lama alla vita, ma portava autorità e sicurezza come armi riposte in un fodero accanto al pugnale. E lo shoufa gli pendeva sulle spalle; chiunque sapesse un minimo di cose sugli Aiel avrebbe capito che era pericoloso quando aveva intenzione di velarsi il viso.

«Quell’idiota di Tairen là fuori ha inviato informazioni al suo comandante che qui è successo qualcosa» esordì Rhuarc «e le voci si stanno già spargendo come muschio morto dentro una grotta profonda. Di tutto, dalla Torre Bianca che ha cercato di ucciderti all’Ultima Battaglia combattuta in questa stanza.» Perrin aprì la bocca; Rhuarc sollevò una mano per prevenirlo. «Ho incontrato Berelain, e sembrava che le fosse stato comunicato il giorno della sua morte. Mi ha raccontato tutto, e a quanto pare era la verità, anche se ne avevo dubitato.»