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«Ho mandato a chiamare Moiraine» intervenne Perrin. Rhuarc annuì. Naturalmente le Fanciulle gli avevano riferito tutto ciò che sapevano.

Rand scoppiò a ridere dolorosamente. «Le avevo detto di stare zitta. Sembra che il lord Drago non governi la Prima di Mayene.» Sembrava più divertito che altro.

«Ho figlie più grandi di quella giovane donna» proseguì Rhuarc. «Non credo che lo dirà a qualcun altro. Penso che le piacerebbe dimenticare tutto ciò che è successo stanotte.»

«E io vorrei sapere cosa è accaduto» aggiunse Moiraine, muovendosi silenziosamente nella stanza. Leggera e snella com’era, Rhuarc torreggiava su di lei quanto l’uomo che la seguì — Lan, il Custode — ma era l’Aes Sedai che dominava la stanza. Doveva aver corso per arrivare così presto, ma adesso era calma come un lago gelato. Ci voleva un grande sforzo per increspare la serenità di Moiraine. L’abito di seta azzurra aveva il collo alto di merletto e le maniche con intarsi di velluto scuro, ma il caldo e l’umidità non sembravano toccarla. Una piccola pietra azzurra tenuta sulla fronte da una sottile catenella d’oro che passava fra i capelli scuri brillò nella luce, enfatizzando l’assenza della minima traccia di sudore. Come sempre quando si incontravano, gli occhi azzurri glaciali di Lan e Rhuarc si fissavano fino a scatenare quasi le scintille. Una treccia di cuoio intrecciato tratteneva i capelli scuri di Lan, striati di bianco sulle tempie. Il viso sembrava essere stato scolpito nella pietra, tutto piani duri e angoli, e la spada che aveva al fianco sembrava parte del corpo. Perrin non era sicuro quale dei due uomini fosse maggiormente letale, ma pensava che un topo sarebbe morto di fame su quella differenza.

Gli occhi del Custode si spostarono su Rand. «Credevo fossi abbastanza grande da raderti senza che qualcuno ti guidasse la mano.»

Rhuarc sorrise, un sorriso appena accennato, ma il primo che Perrin avesse visto provenire da quell’uomo in presenza di Lan. «È ancora giovane, imparerà.»

Lan guardò l’Aiel, quindi restituì il sorriso, sempre accennato.

Moiraine lanciò ai due una fugace occhiata raggelante. Non sembrava che stesse scegliendo una traiettoria precisa mentre attraversava il tappeto, ma camminava con tale leggerezza, tenendo la gonna alzata, che nemmeno un frammento di vetro scricchiolò sotto ai suoi piedi. Investigò la stanza con lo sguardo, registrando ogni minimo dettaglio, Perrin ne era certo. Per un momento si soffermò su di lui — non incrociarono gli sguardi; la donna sapeva troppo di lui perché si sentisse a suo agio — ma lo sguardo piombò nuovamente su Rand, come una silenziosa valanga carezzevole, fredda e inesorabile.

Perrin abbassò le mani e si allontanò dalla donna. Il tampone rimase attaccato al fianco di Rand, trattenuto dal sangue rappreso. Il sangue si stava seccando ovunque, in strisce o macchie nere. Le schegge di vetro nella pelle di Rand brillavano alla luce della lampada. Moiraine toccò il panno intriso di sangue con la punta delle dita, quindi ritrasse la mano, quasi avesse deciso di non scoprire la ferita. Perrin si chiese come faceva l’Aes Sedai a guardare Rand senza trasalire, ma l’espressione serena non mutò. Odorava debolmente di sapone alla rosa.

«Almeno sei vivo.» La voce di Moiraine era musicale, una musica fredda e adirata. «Il racconto può aspettare. Prova a toccare la Vera Fonte.»

«Perché?» chiese Rand sospettoso. «Non posso guarirmi da solo, anche se sapessi come fare. Nessuno può. Questo lo so.»

Per lo spazio di un respiro Moiraine sembrò sull’orlo di esplodere, ma subito dopo, stranamente, era di nuovo avvolta in una calma così profonda che di certo nulla avrebbe potuto infrangerla. «Solo parte della forza per la guarigione proviene dal guaritore, il Potere può rimpiazzare ciò che proviene dal guarito. Senza di esso, trascorrerai parte di domani sdraiato, e forse anche il giorno seguente. Adesso, attingi dal Potere, se puoi, ma non farci nulla. Limitati a mantenerlo. Usa questa, se devi.»

Moiraine non dovette inchinarsi troppo per toccare Callandor.

Rand rimosse la spada da sotto le mani dell’Aes Sedai. «Limitarmi a mantenerlo, dici.» Sembrava che Rand stesse nuovamente per scoppiare a ridere. «Molto bene.»

Non accadde nulla che Perrin potesse vedere, non che se lo aspettasse. Rand stava lì seduto, come il sopravvissuto di una battaglia persa, e guardava Moiraine. Lei batté appena le palpebre. Per due volte si passò le dita sui palmi della mani, inconsapevole.

Dopo un po’ Rand sospirò. «Non posso nemmeno raggiungere il vuoto. Sembra che non riesca a concentrarmi.» Un sorriso rapido fece spezzare il sangue rappreso sul viso. «Non capisco perché.» Una spessa striatura rossa si fece strada oltre l’occhio sinistro.

«Allora farò come ho sempre fatto» rispose Moiraine e prese la testa di Rand fra le mani, incurante del sangue che le scorreva fra le dita.

Rand balzò in piedi con un rantolo fragoroso, come se gli stessero spremendo dai polmoni tutto il fiato che aveva in corpo, inarcò la schiena e quasi strappò la testa dalla presa di Moiraine. Un braccio oscillò vistosamente, le dita larghe, protese al punto che sembrava dovessero spezzarsi; l’altra mano afferrò l’elsa di Callandor, i muscoli di quel braccio chiaramente contratti dai crampi. Rand si agitava come un panno investito da una corrente d’aria. Fiocchi scuri di sangue rappreso caddero a terra, e pezzettini di vetro tintinnarono sulla cassapanca e sul pavimento, estratti a forza da tagli che si stavano chiudendo e saldando.

Perrin fu scosso da brividi, come se quella corrente d’aria rombasse attorno a lui. Aveva già visto eseguire la guarigione, quello e altro, ben peggiore, ma non gli piaceva veder usare il Potere, nemmeno sapendo che veniva usato per questo. Storie di Aes Sedai, raccontate dalle guardie e dai conducenti dei mercanti, si erano radicate nella mente di Perrin molti anni prima che incontrasse Moiraine. Rhuarc odorava nettamente di ansia. Solo per Lan era un fatto normale. Per Lan e per Moiraine.

Quasi appena iniziata, era già finita. Moiraine tolse le mani e Rand si accasciò, afferrando la colonna del baldacchino per restare in piedi. Era difficile stabilire se stringesse con maggior tenacia la colonna o Callandor. Quando Moiraine provò a prendere la spada per rimetterla sul piedistallo decorato addossato al muro, Rand la ritrasse dalla donna con fermezza, forse addirittura con violenza.

Moiraine tese momentaneamente le labbra, ma si accontentò di rimuovere il tampone di tessuto dal fianco, usandolo per pulire alcune macchie circostanti. La vecchia ferita era di nuovo una cicatrice fresca. Le altre ferite erano semplicemente scomparse. La maggior parte del sangue rappreso che ancora copriva Rand avrebbe potuto essere benissimo di qualcun altro. Moiraine aggrottò le sopracciglia. «Ancora non risponde» borbottò quasi a se stessa. «Non guarirà completamente.»

«È quella che mi ucciderà, vero?» chiese Rand sommessamente, quindi citò: «‘Il suo sangue sulle rocce di Shayol Ghul che lava l’Ombra, sacrificio per la salvezza dell’uomo’.»

«Leggi troppo» rispose Moiraine secca «e capisci troppo poco.»

«Tu ne capisci di più? Se è così allora dimmi.»

«Sta solo cercando di trovare la sua strada» osservò improvvisamente Lan. «A nessun uomo piace correre bendato quando sa che c’è un baratro da qualche parte innanzi a lui.»

Perrin saltò dalla sorpresa. Lan non dissentiva quasi mai da Moiraine, quantomeno non dove potevano sentirli. Lui e Rand però avevano trascorso molto tempo insieme, per l’addestramento alla scherma.

Gli occhi scuri di Moiraine balenarono, ma rispose soltanto: «Ha bisogno di stare a letto. Puoi chiedere che venga portata dell’acqua per lavarlo e che venga preparata un’altra camera da letto? Questa dev’essere pulita a fondo e serve anche un materasso nuovo.» Lan annuì e si affacciò un momento nell’anticamera, parlando a bassa voce.