Il viso di Joiya si mosse come se volesse parlare, ma Moiraine la fissò, e alla fine l’Amica delle Tenebre distolse lo sguardo.
Gli occhi rilucevano come quelli di un corvo, tradendo un oscuro intento omicida, ma tenne a freno la lingua.
Agli occhi di Elayne un bagliore bianco dorato circondò di colpo Moiraine; era lo splendore di una donna che abbracciava saidar. Solamente un’altra donna addestrata a incanalare avrebbe potuto vederlo. I flussi che imprigionavano Amico si sciolsero più velocemente di quanto avrebbe potuto fare Elayne. Potenzialmente era più forte di Moiraine. Nella Torre le donne che le avevano fatto lezione erano state quasi incredule davanti al suo potenziale, come anche a quello di Egwene e Nynaeve. Quest’ultima era la più forte di tutte, quando riusciva a incanalare. Ma Moiraine aveva l’esperienza. Ciò che le ragazze stavano ancora imparando, Moiraine poteva farlo mezza addormentata. Eppure c’erano alcune cose che Elayne e le altre due potevano fare e l’Aes Sedai no. Una ben misera soddisfazione di fronte alla facilità con cui Moiraine aveva intimidito Joiya.
Liberata, in grado di sentire, Amico si voltò e per la prima volta si accorse della presenza di Moiraine. Con un gridolino fece la riverenza, profonda come quella di qualsiasi novizia. Joiya guardava furiosa verso la porta, evitando lo sguardo delle altre. Nynaeve stava a braccia conserte, le nocche bianche per quanto stringeva la treccia, rivolgendo a Moiraine uno sguardo quasi letale quanto quello di Joiya. Egwene si toccò la gonna e guardò torva Joiya; Elayne aggrottò le sopracciglia, desiderando di essere coraggiosa come Egwene, e non di sentirsi come se stesse tradendo un’amica. In quel mentre entrò il capitano con altri due difensori alle calcagna, vestiti in nero e oro. Aviendha non c’era; sembrava che avesse colto l’occasione per sfuggire all’Aes Sedai.
L’ufficiale brizzolato, con due corte piume bianche sull’elmetto bordato, si intimidì mentre incrociava lo sguardo di Joiya, anche se non sembrava che questa lo avesse notato. Gli occhi dell’uomo saltavano incerti da una donna all’altra. L’atmosfera nella stanza era satura di guai, e un uomo saggio non voleva avere a che fare con problemi fra questo genere di donne. I due soldati si strinsero le lunghe lance al fianco, quasi temessero di doversi difendere. Forse lo temevano davvero.
«Riportate queste due alle loro celle» ordinò seccamente Moiraine ai due ufficiali. «Ripetete le vostre istruzioni. Non voglio errori.»
«Sì, Ae...» La gola del capitano sembrò strozzarsi. «Sì, mia signora» rispose, guardandola ansiosamente per vedere se quel titolo andava bene. Dato che Moiraine era rimasta in attesa, l’uomo esalò un palese sospiro di sollievo. «Le prigioniere non devono parlare con nessun altro se non con me, nemmeno fra loro. Venti uomini nella stanza delle guardie e due fuori ogni cella tutto il tempo, quattro nel caso che una delle celle debba essere aperta per un qualsiasi motivo. Io in persona controllerò il cibo delle prigioniere e glielo porterò. Tutto come hai ordinato, mia signora.» Nella voce del capitano c’era una punta di curiosità. In giro per la Pietra c’erano centinaia di voci sulle prigioniere e sul motivo per cui dovevano essere controllate così strettamente. C’erano anche storie raccontate a mezza bocca sulle Aes Sedai, una più sinistra dell’altra.
«Molto bene» osservò Moiraine. «Prendile.»
Non era chiaro chi fosse più ansioso di lasciare la stanza, se le prigioniere o le guardie. Anche Joiya camminò velocemente, come se non sopportasse di rimanere in silenzio vicino a Moiraine per un altro momento.
Elayne era certa di aver mantenuto un’espressione calma da quando era entrata nella stanza, ma Egwene le venne vicino cingendola con un braccio. «Qual è il problema, Elayne? Sembra quasi che tu stia per piangere.»
La preoccupazione nella voce di Egwene le fece venire voglia di scoppiare in lacrime. Luce! pensò. Non sarò così sciocca. Non lo sarò! ‘Una donna in lacrime è un secchio senza fondo’. Lini era piena di proverbi come quello.
«Tre volte...» esplose Nynaeve rivolgendosi a Moiraine «solamente tre! Hai acconsentito ad aiutarci a interrogarle. Stavolta sei sparita prima che incominciassimo e adesso annunci con calma che le manderai a Tar Valon! Se non vuoi aiutare, almeno non interferire!»
«Non presumere troppo sull’autorità dell’Amyrlin» rispose freddamente Moiraine. «Può averti ordinato di inseguire Liandrin, ma sei ancora un’Ammessa, e tristemente ignorante, qualunque lettera tu abbia con te. O intendevi interrogarle per sempre prima di giungere a una decisione? Voi dei Fiumi Gemelli sembrate bravi a evitare le decisioni che devono essere prese.» Nynaeve aprì e chiuse la bocca, gli occhi sgranati come se stesse decidendo a quale accusa rispondere per prima, ma Moiraine si rivolse a Egwene ed Elayne. «Ricomponiti, Elayne. Come puoi eseguire gli ordini dell’Amyrlin se pensi che ogni nazione abbia le stesse usanze di quella in cui sei nata? E non capisco perché sei così turbata. Non lasciare che i tuoi sentimenti facciano del male agli altri.»
«Che cosa intendi dire?» chiese Egwene. «Quali usanze? Di cosa stai parlando?»
«Berelain era nelle stanze di Rand» rispose Elayne a mezza bocca prima di trattenersi. Gli occhi le guizzarono colpevolmente verso Egwene. Certamente aveva tenuto i suoi sentimenti nascosti.
Moiraine le rivolse uno sguardo colmo di biasimo e sospirò. «Te lo avrei risparmiato se avessi potuto, Egwene. Se Elayne non si fosse lasciata prendere dal disgusto per Berelain. Le usanze di Mayene non sono quelle dei luoghi dove siete nate. Egwene, so cosa provi per Rand, ma devi renderti conto che non ne nascerà nulla. Il ragazzo appartiene al Disegno e alla storia.»
Apparentemente ignorando l’Aes Sedai, Egwene guardò Elayne negli occhi, la quale avrebbe voluto distogliere lo sguardo, ma non poté. All’improvviso Egwene le si avvicinò, bisbigliando dietro le mani a coppa. «Lo amo. Come un fratello. E te come una sorella. Ti auguro buona fortuna con lui.»
Elayne sgranò gli occhi e un sorriso si allargò lentamente sul suo viso. Ricambiò l’abbraccio di Egwene con uno ancora più energico. «Grazie» mormorò. «Anche io ti amo, sorella. Oh, grazie.»
«Ha capito male» osservò Egwene quasi parlando da sola, con un sorriso deliziato che le fiorì in volto. «Sei mai stata innamorata, Moiraine?»
Che domanda sorprendente. Elayne non poteva immaginare l’Aes Sedai innamorata. Apparteneva all’Ajah Azzurra e si diceva che le Sorelle Azzurre dedicavano la passione alle loro cause.
La donna slanciata non fu affatto presa alla sprovvista. Guardò a lungo con occhi privi di espressione la coppia di ragazze, strette l’una all’altra. Alla fine disse: «Potrei scommettere che conosco il viso dell’uomo che sposerò meglio di quanto voi conosciate quello dei vostri futuri mariti.»
Egwene rimase a bocca aperta dalla sorpresa.
«Chi?» esclamò Elayne.
L’Aes Sedai sembrò pentirsi di aver parlato. «Forse intendevo solamente dire che condividiamo una certa ignoranza. Non cercate troppi significati in poche parole.» Guardò Nynaeve soppesandola. «Dovessi mai scegliere un uomo — ho detto dovessi mai — non sarà Lan. Questo è quanto sono disposta a rivelare.»
Quella era stata una concessione a Nynaeve, la quale non sembrava apprezzare di averla sentita. Nynaeve aveva quello che Lini avrebbe chiamato ‘un campo difficile da zappare’, innamorata non solo di un Custode, ma di un uomo che negava di ricambiare quell’amore. Da uomo sciocco qual era, diceva di non poter smettere di combattere la Guerra contro l’Ombra, che questa era persa in partenza e che si rifiutava di far vestire Nynaeve da vedova per la festa nuziale. Scemenze del genere. Elayne non capiva come faceva Nynaeve a sopportarle. Non era una donna molto paziente. «Se avete finito di parlare di uomini» intervenne acida Nynaeve, come a provare esattamente la mancanza di pazienza, «forse potremmo tornare a cose più importanti?» Stringendo forte la treccia, acquistò forza e velocità mentre proseguiva, come la ruota di un mulino ad acqua senza freni. «Come facciamo a decidere se Joiya sta mentendo, o Amico, se le manderai via? O se stanno mentendo entrambe? O nessuna di loro? Non mi piace titubare, non importa cosa pensi, Moiraine, ma sono caduta dentro troppe trappole per volerci finire di nuovo. E non voglio nemmeno correre appresso ai fuochi fatui. Io... noi... siamo quelle che l’Amyrlin ha incaricato di inseguire Liandrin e le sue amichette. Visto che sembri pensare che non sono abbastanza importanti da dedicare non più di un momento ad aiutarci, il meno che potresti fare sarebbe non spezzarci le caviglie con una scopa!»