Sembrava pronta a strapparsi quella treccia e usarla per strangolare l’Aes Sedai, mentre Moiraine era pericolosamente calma, la qual cosa suggeriva che poteva essere pronta a impartire nuovamente la lezione per tenere a freno la lingua già somministrata a Joiya. Era giunto il momento, decise Elayne, che smettesse di essere abbattuta. Non sapeva come era entrata nel ruolo di paciera fra queste due donne — a volte voleva prenderle entrambe per la collottola e scuoterle vigorosamente — ma la madre sosteneva sempre che nessuna buona decisione veniva presa quando si era arrabbiate. «Puoi aggiungere alla tua lista di cose da scoprire» intervenne «il motivo per cui siamo state convocate da Rand? Lì ci ha condotte Carene. Adesso sta bene, naturalmente. Moiraine lo ha guarito.» Non poté reprimere un brivido, pensando alla rapida occhiata che aveva dato alla camera, ma il diversivo aveva lavorato perfettamente.
«Guarito!» esclamò Nynaeve. «Che cosa gli è accaduto?»
«È quasi morto» rispose l’Aes Sedai, con tale calma che poteva aver detto che Rand aveva preso una tazza di tè.
Elayne sentì Egwene tremare mentre ascoltava il rapporto spassionato di Moiraine, e forse parte del tremito era suo. Bolle di male che scivolavano attraverso il Disegno. Riflessi che uscivano dagli specchi. Rand ridotto a un ammasso di sangue e ferite. Quasi fosse un pensiero secondario, Moiraine aggiunse che di sicuro Perrin e Mat avevano avuto esperienze simili, ma ne erano usciti indenni. La donna doveva avere il ghiaccio al posto del sangue. No, era molto alterata per la testardaggine di Rand. E non era fredda quando parlava di matrimonio, anche se ci provava, pensò. Ma adesso sembrava stesse decidendo se un taglio di seta era del colore giusto per un vestito.
«E queste... queste ‘cose’ continueranno a succedere?» chiese Egwene quando Moiraine finì di parlare. «C’è qualcosa che puoi fare per fermarle? O che Rand possa fare?»
La piccola pietra azzurra che pendeva dall’acconciatura di Moiraine dondolò quando la donna scosse il capo. «Solo se imparerà a controllare le sue capacità. Forse nemmeno allora. Non so se sarà abbastanza forte per spingere il miasma lontano da lui. Almeno potrà difendersi meglio.»
«Non puoi fare nulla per aiutarlo?» chiese Nynaeve. «Sei quella fra noi che dovrebbe sapere tutto, o che pretende di saperlo. Non puoi insegnargli nulla? Almeno una parte? E non citare proverbi di uccelli che cercano di insegnare ai pesci a volare.»
«Ne sapresti di più» rispose Moiraine «se ti fossi presa la briga di compiere gli studi che ti spettano. Dovresti saperne di più. Vuoi imparare a usare il Potere, Nynaeve, ma non ti interessa imparare le cose che lo riguardano. Saidin non è saldar. I flussi sono differenti come lo è il modo di intesserli. L’uccello avrebbe maggiori possibilità.»
Stavolta fu il turno di Egwene di allentare la tensione. «Su cosa Rand è stato ostinato, adesso?» Nynaeve aprì la bocca ed Egwene aggiunse: «A volte può essere cocciuto come una pietra.» Nynaeve chiuse la bocca di scatto; sapevano tutte quanto fosse vero.
Moiraine le guardò soppesandole. A volte Elayne non era sicura di quanto l’Aes Sedai si fidasse di loro. O di chiunque altro. «Deve muoversi» rispose alla fine l’Aes Sedai. «Al contrario se ne sta qui, e i Tarenesi cominciano già ad avere meno paura di lui. Se ne sta qui, e più a lungo rimarrà a non far nulla, più i Reietti interpreteranno la sua inoperosità come segno di debolezza. Il Disegno si muove e fluisce; solo i morti sono immobili. Deve agire, o morirà. A causa di un dardo di balestra nella schiena, o del veleno nel cibo, o dei Reietti uniti per strappargli l’anima dal corpo. Deve agire o morire.» Elayne sobbalzò alla menzione di ognuno di questi pericoli; il fatto che fossero reali rendeva peggiore la situazione.
«E tu sai cosa deve fare, vero?» chiese Nynaeve tesa. «Hai programmato tutto.»
Moiraine annuì. «Preferiresti vederlo fuggire nuovamente da solo? Non oso rischiare. Stavolta potrebbe significare la morte o peggio, prima che lo ritrovi.»
Era quasi vero. Rand sapeva a malapena cosa stava facendo. Ed Elayne era certa che Moiraine non desiderava perdere quel minimo di guida che ancora gli offriva. Quel poco che Rand le consentiva. «Condividerai con noi il tuo piano per lui?» chiese Egwene. Stavolta non stava di certo aiutando a smorzare la tensione.
«Sì, fallo» aggiunse Elayne, sorprendendosi per la fredda eco del tono di Egwene. Il confronto non rientrava nelle sue tattiche, quando poteva farne a meno; la madre le ripeteva sempre che era meglio guidare il popolo che cercare di forzarlo in linea.
Se le loro maniere irritavano Moiraine, non ne diede segno. «Fin quando capirete che dovete tenerlo per voi. Un piano rivelato è destinato a fallire. Sì, vedo che capite.»
Elayne capiva di certo; il piano era pericoloso, e Moiraine non era sicura che avrebbe funzionato.
«Sammael si trova a Illian» proseguì l’Aes Sedai. «I Tarenesi sono sempre maturi per una guerra contro Illian, e viceversa. Si sono ammazzati a vicenda per mille anni e parlano di un’altra guerra come del prossimo giorno festivo. Dubito che anche sapendo della presenza di Sammael cambierebbero opinione, non con il Drago Rinato a guidarli. Tear seguirà Rand con discreta impazienza in questa impresa, e se abbattesse Sammael, Rand...»
«Luce!» esclamò Nynaeve. «Non solo vuoi che dia inizio a una guerra, vuoi che cerchi uno dei Reietti! Non mi meraviglia che si stia comportando ostinatamente. Non è uno sciocco, per essere un uomo.»
«Alla fine dovrà affrontare il Tenebroso» rispose tranquilla Moiraine. «Credi davvero che a questo punto possa evitare i Reietti? Per quanto riguarda la guerra, ce ne sono già abbastanza senza di lui, e ognuna ben più che inutile.»
«Ogni guerra è inutile» iniziò Elayne, quindi tentennò quando all’improvviso capì. Tristezza e rimpianto forse trapelavano dal viso dell’erede al trono, certamente vi era comprensione. La madre le aveva dato molte lezioni su come guidare una nazione e come governarla, due azioni molto diverse, ma entrambe necessarie. E a volte in entrambi i casi bisognava fare cose più che sgradevoli, ma non farle sarebbe stato anche peggio.
Moiraine la guardò piena di comprensione. «Non è sempre piacevole, vero? Tua madre deve aver iniziato quando eri appena abbastanza grande da capire, immagino, a insegnarti ciò che ti servirà per governare dopo di lei.» Moiraine era cresciuta al palazzo reale di Cairhien, non destinata a regnare, ma imparentata con la famiglia regnante e, senza dubbio, aveva assistito alle stesse lezioni. «Eppure a volte sembra preferibile l’ignoranza; essere una contadina che conosce solo i confini del proprio campo.»
«Altri indovinelli?» chiese Nynaeve sprezzante. «La guerra una volta era qualcosa di cui sentivo parlare dagli ambulanti, qualcosa di molto distante che non capivo sul serio. Adesso so di cosa si tratta. Uomini che uccidono altri uomini. Esseri umani che si comportano come animali, ridotti a creature bestiali. Villaggi incendiati, fattorie, campi. Fame, malattie e morte, per gli innocenti come per i colpevoli. Che cosa renderebbe migliore questa tua guerra? Che cosa la rende più pulita?»
«Elayne?» Moiraine la invitò a parlare.
La ragazza scosse il capo — non voleva essere lei a spiegare la cosa — ma non era certa che nemmeno la madre seduta sul trono del Leone sarebbe potuta rimanere in silenzio sotto quello sguardo dagli occhi scuri che incuteva rispetto. «La guerra scoppierà, che la inizi Rand o no» spiegò riluttante. Egwene arretrò di un passo, fissandola incredula, non meno intensamente di Nynaeve; l’incredulità svanì dal volto di entrambe le donne mentre l’amica continuava. «I Reietti non resteranno in ozio ad aspettare. Sammael non può essere il solo che ha preso le redini di un paese, solo l’unico di cui siamo al corrente. Prima o poi verranno a cercare Rand, forse di persona, ma di certo con qualsiasi armata avranno al loro comando. E le nazioni libere dai Reietti? Quante proclameranno gloria alla bandiera del Drago e lo seguiranno a Tarmon Gai’don e quante si convinceranno che la caduta della Pietra è una bugia e Rand solamente un altro falso Drago che deve essere abbattuto, forse abbastanza forte da rappresentare una minaccia se non si muovono prima loro? In un modo o nell’altro, la guerra scoppierà» concluse secca. C’era dell’altro, ma non poteva, non voleva, raccontare questa parte.