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«Non ci avevo pensato.» Però gli sovvenne un altro pensiero e strinse gli occhi sospettoso. «Hai progettato tutto questo con Egwene?»

Elayne riuscì a combinare gli occhi sgranati dell’innocenza con un lieve oltraggio. «Come puoi solo pensare una cosa simile? Immagini che ti passeremmo di mano in mano come un pacchetto? Hai una bella opinione di te stesso. Questo si chiama essere superbi.» Adesso sembrava davvero confuso. Molto soddisfacente. «Sei dispiaciuto per quello che ci hai fatto, Rand?»

«Non volevo spaventarvi» si difese esitante. «Egwene mi ha fatto arrabbiare; è sempre stata abile in questo, senza nemmeno sforzarsi. Questa non è una scusa, lo so. Ho detto che ero dispiaciuto, e lo sono. Guarda cosa mi ha procurato. Tavoli bruciati e un altro materasso rovinato.»

«E per quanto riguarda... il pizzico?»

La faccia di Rand divenne nuovamente rossa ma l’affrontò comunque con fermezza. «No. Per quello non sono dispiaciuto. Voi due che parlavate di me, come se io fossi un ciocco di legno senza orecchie. Lo meritavate, entrambe, e non cambierei la mia versione.»

Elayne lo soppesò per un momento. Rand si strofinò le mani sulle braccia mentre la ragazza abbracciava momentaneamente saidar. Non conosceva la guarigione a nessun livello, ma ne aveva imparate piccole partì. Incanalando, eliminò il dolore che gli aveva procurato con il pizzico. Rand sgranò gli occhi per la sorpresa, e cambiò posizione per testare l’assenza di dolore. «Per essere stato onesto» spiegò semplicemente.

Qualcuno bussò alla porta e Gaul guardò nella stanza. All’inizio l’Aiel stava a testa bassa, ma dopo un’occhiata veloce ai due la sollevò. Il viso di Elayne arrossì quando si rese conto che Gaul aveva sospettato di interrompere qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Stava quasi per abbracciare nuovamente saidar e impartirgli una lezione.

«I Tarenesi sono qui» annunciò Gaul. «I Sommi signori che stavi aspettando.»

«Allora vado» Elayne si rivolse a Rand. «Devi parlargli delle tasse, no? Pensa a quello che ti ho detto.» Non disse, ‘pensa a me’, ma era certa che l’effetto sarebbe stato lo stesso.

Rand si protese come per fermarla, ma la donna scivolò via. Non aveva intenzione di inscenare uno spettacolo per Gaul. L’uomo era un Aiel, ma cosa doveva pensare di lei, con indosso profumo e zaffiri a quell’ora del mattino? Dovette sforzarsi per non tirare l’abito sulle spalle.

I Sommi signori entrarono mentre Elayne raggiungeva la porta, un gruppo di uomini brizzolati con le barbe appuntite, giacche colorate e ricamate con le maniche a sbuffo. Le fecero largo con inchini riluttanti; i volti tranquilli e gli educati mormorii non nascondevano il sollievo nel vederla andare via.

Elayne guardò indietro ancora una volta dalla soglia. Vide un giovane uomo alto dalle spalle ampie che indossava una semplice giubba verde, fra i Sommi signori che indossavano seta colorata e intarsi di raso. Rand sembrava una cicogna fra i pavoni, eppure c’era qualcosa in lui, una presenza che gli attribuiva il comando per diritto. I Tarenesi lo riconoscevano, inchinando i loro colli rigidi con riluttanza. Rand credeva che lo facessero perché era il Drago Rinato, e forse anche i Tarenesi pensavano lo stesso. Ma Elayne aveva visto uomini, come Gareth Bryne, il Capitano Comandante delle guardie di sua madre, che avrebbero potuto dominare una stanza anche se avessero indossato degli stracci, senza titolo e con nessuno che ne conoscesse il nome. Rand poteva non saperlo, ma era quel tipo d’uomo. Non lo era stato la prima volta che lo aveva incontrato, ma lo era adesso. Si chiuse la porta alle spalle.

Gli Aiel intorno all’entrata la guardarono, e il capitano che comandava l’anello di difensori al centro dell’anticamera la fissò a disagio, ma Elayne lì notò a malapena. Era fatto. O almeno, iniziato. Aveva quattro giorni prima che Joiya e Amico venissero imbarcate sulla nave, quattro giorni al massimo per incunearsi fermamente nei pensieri di Rand tanto da non lasciargli spazio per Berelain. O almeno da restare nella sua testa fino a quando avrebbe avuto la possibilità di fare altro. Non si era mai ritenuta capace di una cosa simile, dare la caccia a un uomo come una cacciatrice appresso a un cinghiale. Le farfalle ancora le svolazzavano nello stomaco. Almeno non gli aveva lasciato capire quanto era nervosa. E le venne in mente che non aveva pensato una sola volta a cosa avrebbe detto sua madre. In quell’istante lo svolazzare terminò. Non le importava cosa avrebbe detto la madre. Morgase doveva accettare sua figlia come una donna; e questo era tutto.

Gli Aiel si inchinarono quando Elayne si allontanò e lei restituì il saluto con un grazioso cenno del capo che avrebbe reso Morgase fiera della figlia. Anche il capitano Tarenese la guardò come se vedesse la nuova serenità raggiunta. Non credeva che sarebbe stata disturbata ancora da altre farfalle. Forse a causa dell’Ajah Nera, ma non di Rand. Ignorando i Sommi signori nel loro ansioso semicircolo, Rand guardò la porta chiudersi alle spalle di Elayne con gli occhi meravigliati. Era un sogno che si avverava, anche solo per questa piccola parte, e lo metteva a disagio. Una nuotata nel Waterwood era una cosa, ma non avrebbe mai creduto a un sogno in cui Elayne andava da lui a questo modo. Era stata così fredda e composta, mentre lui si era impappinato costantemente.

Egwene gli aveva espresso i suoi pensieri ed era preoccupata soltanto di ferirlo. Com’era possibile che le donne potessero crollare o esplodere di rabbia per la più piccola cosa, e non battere ciglio quando ti lasciavano senza fiato?

«Mio signore Drago?» Sunamon mormorò, anche più diffidente del solito. Le notizie di quanto accaduto il mattino dovevano già essersi diffuse per la Pietra; il primo gruppo se n’era andato dalle sue stanze quasi di corsa, ed era improbabile che Torean si sarebbe fatto vedere o avrebbe presentato i suoi sudici suggerimenti, ovunque fosse Rand.

Sunamon si cimentò in un sorriso ruffiano, quindi lo soffocò, strofinandosi le mani grassocce solo quando Rand lo guardava. Gli altri fecero finta di non vedere i tavoli bruciati, il materasso stracciato, i libri sparpagliati, o i pezzi di metallo mezzo fuso sulla mensola del camino che una volta erano stati il cervo e i lupi. I Sommi signori erano bravi a vedere solo quello che volevano. Carleon e Tedosian con la loro falsa modestia in ogni centimetro dei loro grossi corpi di certo non si erano mai resi conto che c’era un che di sospettoso nel non guardarsi mai reciprocamente. Ma Rand avrebbe potuto non notarlo se non fosse stato per il bigliettino di Thom, trovato nella tasca di una giubba che aveva mandato a pulire.

«Il lord Drago desiderava vederci?»

Era possibile che Egwene ed Elayne avessero concordato tutto?

Certo che no. Le donne non facevano certe cose come non le facevano gli uomini, giusto? Doveva essere stata una coincidenza. Elayne aveva sentito che era libero e aveva deciso di parlare. Questo era tutto. «Tasse» sbraitò. I Tarenesi non si mossero, ma diedero l’impressione di indietreggiare. Come odiava avere a che fare con questi uomini; voleva tornare a immergersi nei libri. «È un brutto precedente, mio lord Drago, abbassare le tasse» spiegò uno scarno uomo dai capelli grigi con voce untuosa. Meilan era alto per essere Tarenese, solo un palmo più basso di Rand, e duro come ogni difensore. Alla presenza di Rand si incurvava; gli occhi scuri mostravano che lo odiava. Ma aveva anche odiato il momento in cui Rand aveva detto loro di smetterla di strisciargli attorno. Nessuno si era raddrizzato, ma Meilan in particolar modo non aveva apprezzato che gli venisse ricordato cosa aveva fatto. «I bifolchi hanno sempre pagato facilmente, ma se riduciamo le tasse, quando verrà il giorno in cui le alzeremo di nuovo al livello attuale, gli sciocchi si lamenteranno amaramente, come se avessimo raddoppiato il tributo. Potrebbero anche esserci tumulti quel giorno, mio lord Drago.»

Rand attraversò la stanza a grandi passi per recarsi verso Callandor; la spada di cristallo brillava, superando in splendore le dorature e le gemme che la circondavano: un promemoria di cosa era, del potere che poteva manipolare. Egwene. Era stupido sentirsi ferito perché gli aveva detto che non lo amava più. Perché doveva aspettarsi che provasse per lui dei sentimenti che non provava per lei? Eppure faceva male. Un sollievo, ma non piacevole. «Avrete tumulti se costringerete gli uomini a lasciare le loro fattorie.» Tre libri erano accatastati quasi vicino ai piedi di Meilan. I tesori della Pietra di Tear, Viaggi nel deserto e Trattare i territori di Mayene. Le chiavi erano nascoste in quei testi, e nelle varie traduzioni del Ciclo Karaethon, se solo fosse riuscito a trovarle e ad accoppiarle con il rispettivo lucchetto. Riportò la mente ai Sommi signori. «Pensate che guarderanno le loro famiglie morire di fame senza fare nulla?»