«I difensori della Pietra hanno sedato altri tumulti prima d’ora, mio lord Drago» rispose Sunamon con l’intento di calmarlo. «Le nostre guardie personali possono mantenere la pace nelle campagne. I contadini non ti disturberanno, te lo assicuro.»
«Ci sono troppi contadini per la situazione attuale.» Carleon trasalì all’occhiata furiosa di Rand. «È la guerra civile a Caemlyn, mio lord Drago.» spiegò velocemente. «I Cairhienesi non possono comperare il grano, e i granai sono stracolmi. Il raccolto di quest’anno andrà sprecato, se la situazione resta invariata. E il prossimo anno...? Che la mia anima bruci, mio lord Drago, ciò di cui avremmo bisogno è che qualcuno di quei contadini sospendesse quell’eterno scavare e seminare.» Sembrò rendersi conto di aver detto troppo, anche se chiaramente non capiva perché. Rand si chiese se quell’uomo avesse la più pallida idea di come il cibo giungeva sul suo tavolo. Vedeva altro al di fuori dell’oro e del potere?
«Cosa farai quando Cairhien incomincerà nuovamente a comperare il grano?» chiese freddamente Rand. «Riguardo a quest’argomento, Cairhien è la sola nazione ad avere bisogno di grano?» Perché Elayne aveva parlato a quel modo? Che cosa si aspettava da lui? Aveva detto ‘affezionata’. Le donne potevano giocare con le parole come le Aes Sedai. Intendeva dire che lo amava? No, era chiaramente una sciocchezza. Un peccato d’orgoglio.
«Mio lord Drago,» rispose Meilan, in parte sottomesso in parte come se stesse spiegando qualcosa a un bambino, «se la guerra civile finisse oggi Cairhien non potrebbe comprare più di pochi carichi, per due, forse anche tre anni. Abbiamo sempre venduto il grano a Cairhien.»
Sempre. Per i vent’anni successivi alla Guerra Aiel. Erano così presi in ciò che avevano sempre fatto che non riuscivano a vedere la cosa più semplice. O non volevano. Quando i cavoli spuntavano come le erbacce attorno a Emond’s Field, era quasi certo che la pioggia o il verme bianco avevano colpito Deven Ride o Watch Hill. Quando Watch Hill aveva troppe rape, Emond’s Field o Deven Ride ne avrebbero avute poche.
«Offritelo a Illian» rispose Rand. Che cosa si aspettava Elayne? «O ad Altara.» Lei gli piaceva, ma gli piaceva altrettanto Min. Almeno credeva. Era impossibile chiarirsi i sentimenti che provava per le due donne. «Avete vascelli marini, fluviali e chiatte e se non ne avete abbastanza, affittatele da Mayene.» Gli piacevano entrambe le donne, ma oltre a quello... Aveva trascorso quasi tutta la vita appresso a Egwene; non era pronto a immergersi nuovamente in una simile situazione fino a quando non sarebbe stato sicuro. Di qualcosa. Sicuro. Se si poteva credere a Trattare i territori di Mayene... Smettila, si disse. Tieni la mente su queste donnole o troveranno delle crepe in cui passare, e ti morderanno mentre lo fanno. «Pagate con il grano: sono certo che la Prima sarà disponibile, per un buon prezzo. E forse un accordo firmato, un trattativa...» Quella era una bella parola; del tipo che usavano questi signori «... che si impegna a lasciare Mayene in pace in cambio delle imbarcazioni.» Le doveva almeno questo.
«Commerciamo poco con Illian, mio lord Drago. Sono degli avvoltoi, dei rifiuti.» Tedosian sembrò scandalizzato, come anche Meilan, quando aggiunse: «Abbiamo sempre trattato con la forza con Mayene, mio lord Drago. Non ci siamo mai piegati.»
Rand fece un respiro profondo. I Sommi signori si tesero. Giungevano sempre a questo punto. Cercava di ragionare con loro e falliva ogni volta. Thom aveva detto che i Sommi signori avevano le teste dure come la Pietra e aveva ragione. Cosa provo per lei? La sogno. Certamente è graziosa, pensava Rand. Non era certo di riferirsi a Elayne o a Min. Smettila! Un bacio non significa altro che un bacio. Smettila! Eliminando con fermezza le donne dai suoi pensieri, si dispose a dire a questi imbecilli cervelli di gallina che cosa avrebbero dovuto fare. «Per prima cosa, abbasserete le tasse per i contadini di tre quarti, e per tutti gli altri le dimezzerete. Non discutete! Fatelo! Secondo, andrete da Berelain e chiederete — chiedere! — il prezzo per noleggiare...»
I Sommi signori ascoltarono con dei sorrisi falsi e digrignando i denti, ma ascoltarono.
Egwene stava pensando a Joiya e ad Amico quando Mat la affiancò, semplicemente camminando lungo il corridoio come se stessero andando per caso nella stessa direzione. Aveva un’espressione cupa, i capelli avevano bisogno di essere spazzolati, quasi avesse trascorso un po’ di tempo a toccarseli. La guardò una o due volte, ma non parlò. I servitori che incrociavano si inchinavano o facevano la riverenza, come anche gli occasionali Sommi signori e signore, anche se con molto meno entusiasmo. Le occhiate e il sorriso di Mat gli avrebbero procurato guai con i nobili, se lei non fosse stata presente, l’amica del lord Drago.
Questo silenzio non era tipico di Mat, non il Mat che lei conosceva. Tranne per la fine giubba rossa — stropicciata come se ci avesse dormito — non sembrava diverso, eppure una differenza c’era di sicuro. La calma del ragazzo era sconvolgente. «Il pensiero di quanto accaduto la scorsa notte ti sta dando delle preoccupazioni?» chiese Egwene alla fine.
Mat inciampò. «Lo sai? Be’, certo, no? Non mi dà noia. Non era così brutto. Ormai è passato.»
Egwene fece finta di credergli. «Nynaeve e io non ti vediamo più così spesso.» Un eufemismo.
«Ho avuto da fare» borbottò stringendosi nelle spalle a disagio e guardando ovunque tranne che nella direzione di Egwene.
«Giocare a dadi?» chiese Egwene indifferente.
«Carte.» Una cameriera paffuta, che stava facendo una riverenza tenendo fra le braccia degli asciugamani ripiegati, lanciò un’occhiata a Egwene e, probabilmente convinta che la ragazza non stesse guardando, fece l’occhiolino a Mat, il quale le sorrise. «Sono stato impegnato a giocare a carte.»
Egwene sollevò di scatto le sopracciglia. Quella donna doveva avere almeno dieci anni più di Nynaeve. «Vedo. Deve averti richiesto molto tempo. Giocare a carte. Troppo per risparmiare qualche momento per due vecchie amiche.»
«L’ultima volta che vi ho dedicato un momento, tu e Nynaeve mi avete legato con il Potere come un maiale al mercato, per avere modo di frugare la mia stanza. Gli amici non rubano agli amici.»
Mat fece una smorfia. «E poi stai sempre con Elayne, con quel suo naso per aria. O Moiraine. Non mi piace...» Schiarendosi la gola le lanciò un’occhiata furtiva. «Non mi piace farti perdere tempo. Sei indaffarata, da quel che sento. A interrogare le Amiche delle Tenebre. A fare tutte le cose importanti. Dovevo immaginarlo. Sai cosa pensano questi Tarenesi delle Aes Sedai, vero?»
Egwene scosse la testa mestamente. Era il titolo Aes Sedai che non gli piaceva. Per quanto Mat avesse visto del mondo, niente lo avrebbe mai cambiato. «Non è rubare riprendersi ciò che doveva essere solo un prestito» rispose Egwene.
«Non ricordo di averti sentita parlare di prestiti. Aaah, che cosa dovrei farmene di una lettera dell’Amyrlin? Solo cacciarmi nei guai. Comunque avresti potuto chiedere.»
La ragazza non puntualizzò che avevano chiesto. Non voleva avere una discussione o una separazione imbronciata. Mat non avrebbe usato queste parole. Stavolta avrebbe lasciato correre. «Be’, sono contenta che tu voglia ancora parlare con me. C’è una ragione speciale per farlo oggi?»