Lentamente Rand arretrò. Se raggiungeva Callandor almeno avrebbe avuto un’arma. Forse non avrebbe funzionato come angreal ma sarebbe servita da spada. Poteva usare un’arma contro una donna, contro Selene? No, contro Lanfear, contro una dei Reietti.
Batté con la schiena contro qualcosa di duro e si voltò per vedere cos’era. Non c’era niente. Un muro di nulla e vi era appoggiato contro. Callandor riluceva a meno di tre passi di distanza dall’altro lato. Rand diede un pugno alla barriera per la frustrazione; era inflessibile come roccia.
«Non posso fidarmi completamente di te, Lews Therin. Non ancora.» La donna si avvicinò, e Rand prese in considerazione l’idea di afferrarla. Era più grosso e molto più forte, ma bloccato com’era Lanfear poteva avvolgerlo con il Potere come un gattino impigliato in un gomitolo di lana. «Di certo non con quella» aggiunse la donna, facendo una smorfia verso Callandor. «Ci sono solamente altri due sa’angreal più potenti che un uomo possa usare, e sono certa che uno ancora esiste. No, Lews Therin. Non mi fiderò ancora di te con quella.»
«Smettila di chiamarmi a quel modo!» gridò Rand. «Mi chiamo Rand. Rand al’Thor.»
«Tu sei Lews Therin Telamon. Oh, fisicamente niente è uguale a prima, tranne la statura. Ma saprei riconoscere chi c’è dietro quegli occhi anche se lo trovassi in una culla.» Lanfear rise all’improvviso.
«Quanto sarebbe stato tutto più facile, se ti avessi trovato allora. Se fossi stata libera di...» La risata mutò in uno sguardo rabbioso. «Desideri vedere il mio aspetto reale? Non puoi ricordartelo, vero?»
Cercò di rispondere di no, ma non riusciva a muovere la lingua. Una volta aveva visto due Reietti assieme, Aginor e Balthamel, i primi due a essere liberati, dopo aver trascorso tremila anni intrappolati proprio dietro il sigillo della prigione del Tenebroso. Il primo era più avvizzito di chiunque altro e tuttavia in vita; il secondo nascondeva il viso dietro una maschera, nascondeva ogni parte di carne come se non potesse sopportare di vederla o di averla vista.
Ci fu un movimento d’aria attorno a Lanfear, poi lei mutò aspetto. Era sicuramente più vecchia di lui, ma vecchia non era la parola giusta. Matura era più appropriato. Dirompente. Anche più bella, se era possibile. Un fiore rigoglioso nel pieno della fioritura in confronto a un bocciolo. Anche sapendo cosa era, gli faceva seccare la bocca e stringere la gola.
Gli occhi scuri della donna esaminavano il volto di Rand, pieni di sicurezza eppure con una traccia di dubbio, come se si stesse chiedendo cosa lui vedesse. Qualsiasi cosa percepì sembrò soddisfarla. Sorrise di nuovo. «Ero profondamente sepolta in un sonno privo di sogni dove il tempo non scorre. I giri della Ruota mi hanno oltrepassata. Adesso mi vedi come sono, e ti ho fra le mani.» Fece scorrere un’unghia lungo la mascella di Rand, abbastanza forte da farlo sussultare. «Il tempo dei giochi e dei sotterfugi è passato, Lews Therin. Da molto.»
Lo stomaco di Rand si contorse. «Quindi intendi uccidermi? La Luce ti folgori, io...»
«Ucciderti?» rispose incredula. «Ucciderti! Intendo averti per sempre. Eri mio molto prima che quella femminuccia dai capelli chiari ti rubasse. Prima che ti vedesse. Mi amavi!»
«E tu amavi il potere!» Per un momento Rand si sentì stordito. Le parole sembravano vere — sapeva che lo erano — ma da dove erano venute?
Selene — Lanfear — sembrava stupita quanto lui, ma si riprese rapidamente. «Hai imparato molto — hai fatto molte cose che non credevo possibili, senza aiuto — ma stai ancora brancolando nel buio per trovare la tua strada in un labirinto, e la tua ignoranza potrebbe ucciderti. Alcuni ti temono troppo per aspettare. Sammael, Rahvin, Moghedien. Anche altri forse, ma questi di sicuro. Verranno a cercarti. Non proveranno a farti cambiare idea. Verranno da te furtivamente, distruggendoti nel sonno. Perché hanno paura. Ma alcuni potrebbero insegnarti, mostrarti cose che una volta conoscevi. Nessuno allora oserebbe opporsi a te.»
«Insegnarmi? Vuoi che lasci che uno dei Reietti mi dia lezioni?» Uno dei Reietti. Un uomo. Uno che era stato Aes Sedai durante l’Epoca Leggendaria, che sapeva come incanalare, come evitare le trappole, che sapeva... quanto gli era stato offerto prima. «No! Anche se mi venisse offerto, rifiuterei, e perché dovrebbero? Mi oppongo a loro, e a te! Odio tutto ciò che avete fatto, tutto ciò che sostenete.» Sciocco! pensò. Sono intrappolato qui e vomito disprezzo come un qualche idiota in una storia che non sospetta minimamente che potrebbe far arrabbiare i suoi carcerieri al punto di farli reagire. Ma non poteva costringersi a ritirare le parole. Andò avanti ostinatamente, peggiorando le cose. «Ti distruggerò, se potrò. Tu, il Tenebroso, e tutti i Reietti!»
Un bagliore pericoloso apparve negli occhi della donna e svanì immediatamente. «Sai perché alcuni di noi ti temono? Ne hai idea? Perché hanno paura che il Sommo Signore delle Tenebre ti offrirà un posto fra loro.»
Rand si sorprese a ridere. «Sommo Signore delle Tenebre? Nemmeno tu puoi pronunciare il suo vero nome? Di certo non hai paura di attirare la sua attenzione, come la gente normale. Oppure sì?»
«Sarebbe una bestemmia» rispose semplicemente Lanfear. «Fanno bene ad avere paura, Sammael e gli altri. Il Sommo Signore ti vuole. Vuole innalzarti al di sopra di tutti gli altri uomini. Me lo ha confidato.»
«È ridicolo! Il Tenebroso è ancora legato a Shayol Ghul, o starei combattendo Tarmon Gai’don in questo momento. E se sapesse che esisto, mi vorrebbe morto. Intendo combatterlo.»
«Oh, lo sa. Il Sommo Signore sa molte più cose di quanto sospetti. È possibile parlargli. Vai a Shayol Ghul, nel Pozzo del Destino, e potrai... sentirlo. Potrai... immergerti nella sua presenza.» Adesso sul viso della donna risplendeva una luce diversa. Estasi. Respirava a labbra socchiuse, e per un momento sembrò fissare qualcosa di distante e meraviglioso. «Le parole non possono nemmeno iniziare a descriverlo. Devi provarlo per sapere. Devi.» Ora stava di nuovo guardando il viso di Rand, con occhi grandi, scuri e insistenti. «Inginocchiati al Sommo Signore, e ti eleverà al di sopra di tutti. Ti lascerà libero di regnare come vuoi, se solo ti inginocchierai davanti a lui una sola volta. Per riconoscerlo. Niente di più. Me lo ha confessato. Asmodean ti insegnerà a manipolare il Potere senza che ti uccida, ti mostrerà cosa puoi fare con esso. Lascia che ti aiuti. Possiamo distruggere gli altri. Al Sommo Signore non importa. Possiamo distruggerli tutti, anche Asmodean, una volta che ti avrà insegnato quello che c’è da sapere. Tu e io possiamo governare il mondo insieme, agli ordini del Sommo Signore, per sempre.» La voce di Lanfear si ridusse a un sussurro, parti uguali di impazienza e paura. «Due grandi sa’angreal furono creati proprio prima della fine, uno che puoi usare, un altro che posso usare io. Molto più potenti della spada. Il loro potere è oltre ogni immaginazione. Con quelli potremmo sfidare anche... il Sommo Signore in persona. Anche il Creatore!»
«Tu sei pazza» rispose Rand rozzamente. «Il Padre delle Menzogne sostiene che mi lascerà libero? Sono nato per combatterlo. Questo è il motivo per cui sono qui, per compiere le Profezie. Combatterò lui e tutti voi, fino all’Ultima Battagliai Fino all’ultimo respiro!»
«Non ce n’è bisogno. Le Profezie non sono altro che l’attestazione delle speranze del popolo. Compiere le Profezie ti legherà a un percorso che porta a Tarmon Gai’don e alla tua morte. Moghedien e Sammael possono distruggere il tuo corpo. Il Sommo Signore delle Tenebre può distruggerti l’anima. Una fine assoluta e totale. Non rinascerai mai più, non importa per quante volte la Ruota del Tempo giri!»
«No!»
Per quel che sembrò un lungo momento, Lanfear lo studiò; poteva quasi vedere la bilancia soppesare le varie alternative. «Potrei portarti con me» rispose finalmente. «Potrei fare in modo che ti volgessi al Sommo Signore delle Tenebre comunque, qualsiasi cosa tu voglia credere. Ci sono dei sistemi.»