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La donna fece una pausa, forse per controllare se le sue parole avevano fatto effetto. Il sudore colava sulla schiena di Rand, ma manteneva l’espressione impassibile. Doveva fare qualcosa, che ne avesse o meno la possibilità. Un secondo tentativo di raggiungere saidin colpì vanamente contro quella barriera invisibile. Lasciò vagare gli occhi come se stesse pensando. Callandor era alle sue spalle, lontano dalla sua portata come l’altro lato dell’oceano Aryth. Il pugnale era appoggiato su un tavolo vicino al letto, assieme a una volpe quasi terminata che stava scolpendo. Le masse informi di metallo che lo prendevano in giro da sopra la mensola del camino, un uomo sciatto che scivolava fra le porte con un pugnale in mano, i libri sparsi ovunque. Rand si voltò verso Lanfear, teso.

«Sei sempre stato testardo» mormorò. «Non ti prenderò, stavolta. Voglio che tu venga a me di tua spontanea volontà. E ti avrò. Che succede? Sembri contrariato.»

Un uomo sciatto che scivolava fra le porte con un pugnale in mano, pensò; lo sguardo di Rand era passato oltre il tizio quasi senza vederlo. Istintivamente spinse Lanfear e si protese verso la Vera Fonte; lo schermo che la proteggeva svanì mentre lo toccava, ed ebbe la spada fra le mani come una fiamma rosso dorata. L’uomo gli andò incontro di corsa, con il pugnale basso, la punta rivolta verso l’alto per sferrare un colpo letale. Anche in quel momento, era difficile tenere gli occhi sul tipo, ma Rand si voltò fluidamente, e il vento soffia oltre il muro amputò la mano che impugnava il pugnale e terminò il viaggio attraversando il cuore dell’aggressore. Per un istante fissò dentro un paio d’occhi spenti — privi di vita mentre il cuore ancora pulsava — quindi liberò la lama.

«Un Uomo Grigio.» Rand fece quello che gli sembrò il primo respiro da ore. Il corpo ai suoi piedi era un disastro, sanguinava sul tappeto decorato a spirali, ma non era difficile soffermare lo sguardo su di lui, adesso. Era sempre così con gli assassini dell’Ombra; quando li notavi, di solito era sempre troppo tardi. «Non ha senso. Avresti potuto uccidermi facilmente. Perché distrarmi con un Uomo Grigio per balzarmi addosso?»

Lanfear lo guardava con circospezione. «Non faccio uso dei Senzanima, Ti ho detto che ci sono... differenze fra i Prescelti. Sembra che fossi in ritardo di un giorno sul mio giudizio, ma hai ancora il tempo di venire con me. Di imparare. Di vivere. Quella spada» sogghignò. «Non conosci un decimo di ciò che puoi fare. Vieni con me e impara. O adesso vuoi provare a uccidermi? Ti ho liberato perché ti difendessi.»

La voce di Lanfear, la sua posizione, dicevano che si aspettava un attacco, quantomeno era pronta a controbattere, ma non fu ciò che lo trattenne, non più che l’essere stato rilasciato. Era una dei Reietti; aveva servito il male per così tanto tempo che faceva sembrare una neonata una delle Sorelle Nere. Eppure vedeva una donna. Si diede nove volte dello stupido, ma non poteva farlo. Forse se avesse provato a ucciderlo. Forse. Ma tutto quel che faceva era starsene lì in piedi, a guardarlo, in attesa. Senza dubbio pronta a utilizzare il Potere in un modo che lui non poteva nemmeno immaginare, se avesse cercato di prenderla. Era riuscito a bloccare Elayne ed Egwene, ma era stata una di quelle cose che faceva senza pensare, il procedimento seppellito da qualche parte in fondo alla testa. Poteva solo ricordarsi che lo aveva fatto, non come. Almeno adesso aveva una presa salda su saidin; non lo avrebbe nuovamente preso alla sprovvista. La contaminazione disgustosa non era nulla; saidin era la vita, forse in più di un senso.

Un pensiero improvviso gli venne a galla nella mente come uno zampillo caldo. Gli Aiel. Anche un Uomo Grigio avrebbe trovato impossibile sgattaiolare attraverso porte vegliate da una mezza dozzina di Aiel.

«Che cosa hai fatto loro?» La voce di Rand era rauca mentre indietreggiava verso le porte mantenendo lo sguardo su Lanfear. Se aveva usato il Potere, forse se ne sarebbe accorto. «Che cosa hai fatto agli Aiel là fuori?»

«Niente» rispose freddamente. «Non uscire. Questa potrebbe essere solamente una prova per vedere quanto sei vulnerabile, ma anche un tentativo potrebbe ucciderti, se ti comporti da sciocco.»

Rand spalancò la porta di sinistra su una scena di follia.

10

La Pietra resiste

Ai piedi di Rand giacevano degli Aiel morti, aggrovigliati con i corpi di tre uomini estremamente ordinari con delle comunissime giubbe e brache. Uomini dall’aspetto ordinario, tranne quei sei Aiel, l’intero corpo di guardia, erano stati abbattuti, alcuni chiaramente prima di capire cosa stava accadendo, e ognuno degli uomini anonimi aveva almeno due lance aiel conficcate nel corpo.

Ma ciò non era nemmeno la metà della scena. Non appena aveva aperto la porta, Rand era stato travolto dal boato della battaglia; grida, lamenti, il clangore dell’acciaio fra le colonne di granito. I difensori nell’anticamera stavano combattendo per la loro vita fra le lampade dorate, contro grandi sagome scure con cotte di maglia parecchio più alte di loro, somiglianti a grossi uomini, ma con le teste e i volti deformati da corna e piume, musi o becchi dove avrebbero dovuto essere bocche e nasi. Trolloc. Camminavano su zampe o zoccoli quanto su piedi normali, fendendo gli uomini con asce dalle insolite punte, asce uncinate e spade a forma di falce che si incurvavano dal lato sbagliato. E con loro c’era un Myrddraal, un uomo mellifluo con la pelle bianca come una larva rinchiusa in un’armatura nera, come la morte fatta carne esangue.

Da qualche parte nella Pietra risuonò un gong d’allarme, quindi si interruppe con letale immediatezza. Un altro iniziò seguito da un terzo, una serie di rintocchi metallici.

I difensori combattevano ed erano ancora in numero superiore ai Trolloc, ma c’erano più uomini a terra che Trolloc. Mentre gli occhi di Rand mettevano a fuoco la scena, il Myrddraal lacerò metà del viso del capitano tarenese con una mano mentre con l’altra faceva scorrere la nera lama mortale sulla gola del difensore, schivando come un serpente gli affondi delle lance. I soldati stavano affrontando quelli che credevano essere solamente favole dei viaggiatori per spaventare i bambini; avevano i nervi logori fino allo stremo. Un uomo che aveva perduto l’elmetto bordato lasciò cadere la lancia e cercò di fuggire, per ritrovarsi la testa spaccata dall’ascia massiccia di un Trolloc. Un altro guardò il Myrddraal e scappò gridando. Il Fade scattò sinuoso per intercettarlo. In un momento tutti gli umani sarebbero fuggiti di corsa.

«Fade!» gridò Rand. «Prova me, Fade!» Il Myrddraal si fermò come se non si fosse mai mosso, il pallido volto senza occhi si voltò verso di lui. A quello sguardo la paura si abbatté su Rand, scivolando sopra la bolla di fredda calma che lo rivestiva quando manteneva saidin; nelle Marche di Confine c’era un detto: ‘Lo sguardo dei Senza Occhi è paura’. Una volta aveva creduto che i Fade cavalcassero le ombre come cavalli e scomparissero quando si voltavano di fianco. Quelle vecchie credenze non erano poi tanto sbagliate.

Il Myrddraal fluttuò verso di lui, e Rand saltò l’uomo morto davanti alla soglia per incontrarlo, e gli stivali che scivolarono sul marmo nero insanguinato mentre atterrava. «Adunata alla Pietra!» gridò mentre saltava. «La Pietra resiste!» Queste erano le grida di battaglia che aveva sentito la notte che la Pietra non aveva resistito.

Gli sembrò di sentire un grido contrariato — «sciocco!» — provenire dalla stanza che aveva lasciato, ma non aveva tempo per Lanfear o per cosa avrebbe fatto. Quella scivolata gli era quasi costata la vita; la lama rosso dorato aveva appena toccato quella nera del Myrddraal mentre cercava di recuperare l’equilibrio. «Adunata alla Pietra! La Pietra resiste!» Doveva mantenere uniti i difensori, o affrontare il Myrddraal e venti Trolloc da solo. «La Pietra resiste!»