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«Farò in modo che qualcuno si prenda cura di lei, Rand» disse gentilmente Moiraine. «Adesso non puoi aiutarla.»

Le mani di Rand tremavano così tanto sull’impugnatura di Callandor che poteva appena tenerla. «Con questa posso fare tutto.» Sentiva la propria voce severa. «Qualsiasi cosa!»

«Rand!» esclamò Moiraine agitata.

Non voleva starla a sentire. Il Potere lo colmava. Callandor divampava e Rand ‘era’ il Potere. Incanalò, dirigendo i flussi nel corpo della bambina, cercando, provando, brancolando; la piccola barcollò, e mentre la sollevava le braccia e le gambe erano innaturalmente rigide e spasmodiche.

«Rand, non puoi farlo. Non questo!»

Respira. Deve respirare, pensava Rand. Il torace della piccola si sollevò e ridiscese. Il cuore. Deve battere. Il sangue, già denso e scuro, colava dalla ferita sul petto. Vivi. Vivi, che tu sia folgorata! Non volevo arrivare troppo tardi, pensava ancora Rand. Gli occhi della bambina lo fissavano velati. Senza vita. Le lacrime scesero inosservate sulle guance di Rand. «Deve vivere! Guariscila, Moiraine. Non so come. Guariscila!»

«La morte non può essere guarita, Rand. Non sei il Creatore.»

Fissando quegli occhi morti Rand lentamente ritrasse i flussi.

Il corpo cadde rigidamente. Il corpo. Rand lanciò indietro il capo e gemette selvaggiamente come un qualsiasi Trolloc. Trecce di fuoco sfrigolarono sulle pareti e sul soffitto mentre Rand sfogava la frustrazione e dolore.

Incurvandosi rilasciò saidin, lo spinse via; era come spingere via un masso, la vita. La forza lo lasciò assieme al Potere. La contaminazione rimase, una macchia che lo schiacciava verso il basso assieme all’oscurità. Dovette appoggiare Callandor sulle mattonelle e sostenersi a essa per restare in piedi.

«Gli altri.» Parlare era difficile; la gola gli faceva male. «Elayne, Perrin, il resto. Sono arrivato troppo tardi anche per loro?»

«Non sei arrivato troppo tardi» rispose Moiraine con calma. Ma non si era avvicinata e Lan sembrava pronto a balzare fra lei e Rand. «Non devi...»

«Sono ancora vivi?» gridò Rand.

«Lo sono» lo rassicurò.

Rand annuì con stanco sollievo. Cercò di non guardare il corpo della bambina. Aveva aspettato tre giorni, per poter rubare qualche bacio. Se si fosse mosso tre giorni fa... Ma in questi tre giorni aveva imparato cose che avrebbe potuto usare se riusciva a metterle assieme. Se. Almeno non era arrivato troppo tardi per i suoi amici. Non per loro. «Come hanno fatto a entrare i Trolloc? Non credo che abbiano scalato le mura come gli Aiel, non con il sole ancora alto. È ancora alto?» Scosse la testa come per dissipare parte della nebbia. «Non importa. I Trolloc. Come?»

Fu Lan quello che rispose. «Otto larghe chiatte per il trasporto del grano sono approdate ai moli della Pietra questo pomeriggio tardi. Apparentemente nessuno ha pensato di chiedere perché dei carichi di grano provenissero da fondovalle» la voce era appesantita dal disprezzo. «O perché attraccassero alla Pietra, o perché le ciurme lasciassero i boccaporti chiusi fin quasi al tramonto. È giunta anche una carovana — ormai circa due ore fa — trenta carri, che in teoria dovevano trasportare beni di questo o quel signore dalla campagna alla Pietra. Quando sono state rimosse le coperture, abbiamo visto che erano pieni di Mezzi Uomini e Trolloc. Se sono venuti anche da altre parti, ancora non lo so.»

Rand annuì nuovamente e lo sforzo gli fece piegare le ginocchia. Lan fu immediatamente presente, e si fece passare il braccio di Rand attorno al collo per aiutarlo a mantenersi in piedi. Moiraine gli afferrò il volto fra le mani. Un brivido freddo lo percorse, non il freddo bruciante della guarigione completa, ma un fremito che toglieva la stanchezza. La maggior parte della stanchezza. Ne rimase un seme, quasi avesse lavorato un giorno intero a sarchiare il tabacco. Si allontanò dal supporto di cui ormai non aveva più bisogno. Lan lo guardò circospetto, per controllare che potesse davvero sostenersi da solo, o forse perché il Custode non era certo di quanto Rand fosse pericoloso, o del tutto sano.

«Ne ho intenzionalmente lasciata un po’» spiegò Moiraine. «Stanotte hai bisogno di dormire.»

Dormire. C’erano troppe cose da fare per dormire, ma annuì comunque. Non voleva che Moiraine lo mettesse in ombra, eppure ciò che rispose fu: «Lanfear era qui. Questo non è stato opera sua. Così ha dichiarato e io le credo. Non mi sembri sorpresa, Moiraine.» L’offerta di Lanfear l’avrebbe sorpresa? Qualcosa poteva davvero stupirlo? «Lanfear era qui e io ho parlato con lei. Non ha tentato di uccidermi e non ho tentato di ucciderla. Solo tu non sei sorpresa.»

«Dubito che potresti ucciderla. Non ancora.» Lo sguardo che lanciò a Callandor fu un minuscolo tremolio degli occhi scuri. «Non senza aiuto. E dubito che proverà a ucciderti. Non ancora. Conosciamo poco di ognuno dei Reietti e ancor meno di Lanfear, ma sappiamo che amava Lews Therin Telamon. Dire che sei al sicuro da lei è certamente eccessivo — ci sono molte cose che può fare per danneggiarti che non siano necessariamente l’omicidio — ma non credo che cercherà di ucciderti fino a quando penserà di poter riconquistare Lews Therin.»

Lanfear lo voleva. La Figlia della Notte, usata dalle madri che credevano solo parzialmente in lei per spaventare i bambini. Di certo la donna spaventava Rand. Era quasi abbastanza per farlo ridere. Si era sempre sentito colpevole quando guardava una donna che non fosse Egwene e questa non lo voleva, ma almeno l’erede al trono di Andor desiderava baciarlo e una dei Reietti sosteneva di amarlo. Ce n’era abbastanza per mettersi a ridere, ma non troppo. Lanfear sembrava gelosa di Elayne; ‘la femminuccia dai capelli chiari’, così l’aveva chiamata. Follia. Tutta una pazzia.

«Domani.» Rand iniziò ad allontanarsi dal gruppo.

«Domani?» chiese Moiraine.

«Domani vi dirò cosa ho deciso di fare.» Una parte l’avrebbe resa nota. Il pensiero del viso di Moiraine se le avesse detto tutto gli faceva venire voglia di ridere. Ammesso che lui sapesse tutto. Senza volerlo, Lanfear gli aveva quasi fornito l’ultimo tassello. Stanotte aveva fatto un altro passo. La mano che manteneva Callandor al suo fianco tremò. Con quella poteva fare tutto. Non sono ancora pazzo. Non abbastanza, pensò. «Domani. Che tutti possiamo avere una buona nottata, se la Luce vuole.» Domani avrebbe iniziato a rilasciare un altro tipo di fulmine. Un tipo di lampo che forse poteva salvarlo. O ucciderlo. Non era ancora impazzito.

11

Cosa è nascosto

Con indosso la sola camicia da notte, Egwene respirò profondamente e lasciò l’anello di pietra appoggiato accanto a un libro aperto sul comodino. Tutto punteggiato e striato di marrone, rosso e azzurro, era un po’ troppo largo per essere indossato, e della forma sbagliata, piatto e ritorto in modo tale che con la punta di un dito si potevano percorrere sia il bordo interno che quello esterno prima di ritornare al punto di partenza, eppure c’era un solo bordo, anche se sembrava impossibile. Non lo stava lasciando lì perché avrebbe potuto fallire senza di esso, perché voleva fallire. Prima o poi doveva provare senza l’anello di pietra, o non avrebbe potuto più fare altro che agitare gli alluci quando sognava di nuotare. Tanto valeva che fosse ora. Questo era il motivo. Questo.

Il grosso libro rilegato in pelle si intitolava Un viaggio a Tarabon, scritto da Eurian Romavni, di Kandor, cinquantatré anni prima, secondo la data che l’autore aveva fornito nella prima riga, ma poche cose rilevanti erano cambiate a Tanchico in quel breve periodo. Inoltre era l’unico volume che aveva trovato con disegni utili. Nella maggior parte dei libri c’erano ritratti di re, o fantasiose interpretazioni di battaglie descritte da uomini che non le avevano mai viste.