L’oscurità riempiva entrambe le finestre, ma le lampade producevano una luce più che adeguata. Un’alta candela di cera d’api bruciava in un candeliere dorato sistemato sul comodino. Era andata a prendersela da sola; non era una nottata da mandare una cameriera a cercare una candela. La maggior parte dei servitori si stava prendendo cura dei feriti, stava piangendo i propri cari o ricevendo cure. Ce ne erano troppi per la guarigione, per cui erano stati guariti solamente quelli che altrimenti sarebbero morti.
Elayne e Nynaeve aspettavano su sedie dall’alto schienale da entrambi i lati del letto con le alte spalliere intagliate; cercavano di nascondere la loro ansietà, con differenti livelli di successo. Elayne riusciva a mantenere una passabile calma solenne, disturbata esclusivamente dall’aggrottarsi delle sopracciglia e dai morsi al labbro inferiore quando pensava che Egwene non stesse guardando. Nynaeve era tutta vivace baldanza del tipo che ti faceva sentire confortata quando ti infilava in un letto di malattia, ma Egwene riconosceva l’espressione di quegli occhi; dicevano che era spaventata.
Aviendha stava seduta a gambe conserte accanto alla porta, i marroni e i grigi dei suoi indumenti che si stagnavano con notevole contrasto contro l’azzurro scuro del tappeto. Stavolta la donna aiel aveva il pugnale dalla lunga lama da un lato della cintura, una faretra piena di frecce dall’altro e quattro lance corte appoggiate sulle ginocchia. Lo scudo rotondo di pelle era a portata di mano, sopra a un arco di corno in una custodia di pelle lavorata con le cinghie per poterlo portare a tracolla. Dopo stanotte Egwene non poteva biasimarla di andare in giro armata. Anche lei avrebbe ancora voluto mantenere un fulmine pronto a essere scagliato.
Luce, cosa ha fatto Rand? Che sia folgorato, mi ha spaventata quasi quanto i Fade. Forse anche peggio. Non è giusto che possa fare una simile cosa e che io non riesca nemmeno a vederne i flussi, rifletteva.
Egwene si mise a letto e appoggiò il libro rilegato in pelle sulle ginocchia, guardando cupa la mappa incisa di Tanchico. In realtà vi era riportato ben poco di utile. Una dozzina di fortezze che circondavano il porto, dominando la città sulle sue tre penisole collinari, la Verana a est, la Maseta al centro e il Calpene vicino al mare. Inutile. Alcune grandi piazze, alcune aree aperte che sembravano essere parchi e un certo numero di monumenti di governanti ormai ridotti in polvere da molto tempo. Tutto inutile. Alcuni palazzi, e cose che sembravano strane. Il Grande Circolo per esempio, nel Calpene. Sulla mappa era semplicemente un anello, ma mastro Romavni lo descriveva come un enorme luogo di assembramento che poteva contenere migliaia di persone a guardare le corse dei cavalli o gli spettacoli di fuochi d’artificio degli Illuminatori. C’era anche un Circolo del Re, sulla Maseta, più largo dei Grande Circolo e il Circolo del Panarca, sulla Verana, di poco più piccolo. Anche la casa madre della Gilda degli Illuminatori era segnalata. Tutte informazioni inutili. Nemmeno nel cesto c’erano cose utili. «Sei certa di voler provare senza l’anello?» chiese con calma Nynaeve.
«Ne sono certa» rispose Egwene con la massima calma consentita. Aveva lo stomaco agitato come quando aveva visto quel primo Trolloc la sera stessa, che teneva quella povera donna per i capelli mentre le squarciava la gola come un coniglio. La donna gridava come un coniglio. Uccidere il Trolloc non le aveva fatto un gran bene; la donna era comunque morta. Quelle grida acute non volevano andare via. «Se non funziona, posso sempre riprovarci con l’anello.» Si chinò in avanti per incidere un segno sulla candela con l’unghia del pollice. «Svegliatemi quando si sarà consumata fino a quel punto. Luce, come vorrei che avessimo un orologio.»
Elayne rise, una risata spensierata, che quasi non sembrava forzata. «Un orologio in camera da letto? Mia madre ne ha dozzine, ma non ho mai sentito parlare di un orologio in camera da letto.»
«Be’, mio padre ha un orologio,» brontolò Egwene «il solo in tutto il villaggio, e vorrei averlo qui. Pensi che brucerà fino lì in un’ora? Non voglio dormire più di così. Dovete svegliarmi non appena la fiammella raggiunge il segno. In quel momento!»
«Lo faremo» rispose Elayne con voce rassicurante. «Lo prometto.»
«L’anello di pietra» esclamò Aviendha all’improvviso. «Visto che non lo userai, Egwene, qualcuna non potrebbe — una di noi — adoperarlo per venire con te?»
«No» borbottò Egwene. Luce, vorrei che venissero tutte, pensò. «Grazie per il pensiero però.»
«Lo puoi usare solamente tu, Egwene?» chiese la donna aiel.
«Ognuna di noi può,» rispose Nynaeve «anche tu, Aviendha. Una donna non ha bisogno di incanalare ma solamente di dormire con l’anello a contatto con la pelle. Per quanto ne sappiamo, anche un uomo potrebbe farlo. Ma non conosciamo Tel’aran’rhiod bene come Egwene, o le leggi che lo governano.»
Aviendha annuì. «Capisco. Una donna può commettere degli errori quando non sa cosa fare e quegli sbagli possono uccidere tutti, inclusa lei.»
«Esattamente» concordò Nynaeve. «Il Mondo dei Sogni è un luogo pericoloso. Questo lo sappiamo.»
«Ma Egwene sarà prudente» aggiunse Elayne, parlando con Aviendha ma rivolgendosi chiaramente a Egwene. «Lo ha promesso. Darà uno sguardo intorno — prudentemente! — e niente più.» Egwene si concentrò sulla mappa. Con attenzione. Se non avesse badato così gelosamente all’anello di pietra ritorto — pensava all’oggetto come suo, il Consiglio della Torre poteva non essere d’accordo, ma non sapevano che era nelle sue mani — se avesse lasciato che Elayne o Nynaeve lo usassero più di una volta o due, adesso avrebbero potuto saperne abbastanza da andare con lei. Eppure non era il rimpianto che le impediva di guardare le altre due donne. Non voleva che vedessero la paura nei suoi occhi.
Tel’aran’rhiod. Il Mondo Invisibile. Il Mondo dei Sogni. Non quelli della gente ordinaria, anche se a volte toccavano brevemente Tel’aran’rhiod, sogni che sembravano reali come la vita. Perché lo erano. Nel Mondo Invisibile ciò che accadeva era reale, in uno strano modo. Niente di ciò che accadeva in quel luogo cambiava la realtà dei fatti — una porta aperta nel Mondo dei Sogni sarebbe ancora chiusa nel mondo reale; un albero abbattuto sarebbe ancora al suo posto — eppure una donna in questo luogo poteva essere uccisa o quietata. ‘Strano’ era una parola che lo descriveva appena. Nel Mondo Invisibile l’intero creato era aperto, forse anche altri mondi; ogni posto era raggiungibile. Quantomeno lo era il riflesso nel Mondo dei Sogni. In questo posto poteva essere letta la tessitura del Disegno — passato, presente e futuro — da chi sapeva come farlo. Da una Sognatrice. Non ce ne era stata una nella Torre Bianca fin dai tempi di Corianin Nedeal, circa cinquecento anni prima. Quattrocentosettantatré, per essere precise, pensò Egwene. O adesso era quattrocentosettantaquattro? Quando è morta Corianin? Se Egwene avesse avuto la possibilità di terminare l’addestramento da novizia alla Torre, di studiare come Ammessa, forse lo avrebbe saputo. C’era così tanto che avrebbe dovuto sapere.
Nel sacchetto di Egwene era custodita una lista di ter’angreal, la maggior parte abbastanza piccoli da essere tenuti in tasca, che erano stati rubati dall’Ajah Nera quando le donne erano fuggite dalla Torre. Loro tre ne avevano una copia. Tredici di quei ter’angreal rubati avevano ‘utilizzo sconosciuto’, e ‘ultimo studio eseguito da Corianin Nedeal’ scritto da un lato. Ma se Corianin Sedai non aveva scoperto il loro utilizzo, Egwene era certa dell’uso di uno di quegli oggetti. Consentiva l’accesso a Tel’aran’rhiod; forse non con la stessa facilità dell’anello di pietra e forse non senza incanalare, ma lo faceva. Da Joiya e Amico ne avevano recuperati due; un disco di ferro, largo circa sette centimetri, inscritto su entrambi i lati con una stretta spirale, e una placca non più lunga della sua mano, in apparenza ambra chiara, ma abbastanza dura da graffiare l’acciaio, con una donna addormentata incisa al centro. Amico ne aveva parlato liberamente, come anche Joiya, dopo una sessione solitaria con Moiraine nella sua cella che aveva lasciato l’Amica delle Tenebre con il viso pallido e quasi civile. Incanalare un flusso di Spirito dentro ognuno dei ter’angreal ti avrebbe fatta addormentare e portata in Tel’aran’rhiod. Elayne li aveva provati entrambi brevemente e funzionavano, anche se tutto ciò che aveva visto era stato l’interno della Pietra e il palazzo reale di Morgase a Caemlyn.