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Le arrivò uno schiaffo così sonoro da farla barcollare all’indietro, bianca dallo shock. La Nonnina era rimasta con la mano alzata, tremante.

Aveva colpito Esk soltanto una volta prima di allora. Lo schiaffo che si dà a un bambino per introdurlo nel mondo e dargli un’idea generale di ciò che lo aspetta nella vita. Ma quella era anche stata l’ultima volta. Nei tre anni vissuti sotto lo stesso tetto, si erano presentate diverse occasioni: il latte traboccato sul fornello o le capre lasciate sbadatamente senz’acqua. Ma una sgridata o un freddo silenzio erano stati molto più efficaci della forza e non lasciavano traccia.

Afferrò saldamente Esk per le spalle e la fissò negli occhi.

— Ascoltami — la scongiurò — non ti ho sempre detto che, se usi la magia, dovresti attraversare la vita come un coltello attraversa l’acqua? Non ti ho detto così?

Ipnotizzata come un coniglio senza scampo, Esk annuì.

— E tu pensavi che fossero solo storie della vecchia Nonnina, vero? Ma il fatto è che, se usi la magia, tu attiri l’attenzione su di te. La loro attenzione. Loro stanno sempre lì a osservare il mondo. Per loro le menti comuni restano vaghe, non se ne occupano, ma una mente che contiene in sé la magia, emette una luce, capisci, è un faro per loro. Non è il buio che Li chiama. È la luce, la luce che crea le ombre!

— Ma… ma… perché Loro sono interessati? Che cosa v-vogliono Loro?

— La vita e una forma — rispose la vecchia.

Si chinò e la lasciò andare.

— In realtà, sono patetici — continuò. — Non hanno una vita o una forma propria, ma solo quella che possono rubare. Non potrebbero sopravvivere in questo mondo più di quanto possa farlo un pesce nel fuoco, ma questo non Gli impedisce di provarci. E sono abbastanza svegli da odiarci perché noi siamo vivi.

La bambina rabbrividì. Ricordava la sensazione granulosa della fredda sabbia.

— Ma che cosa sono? Ha sempre creduto che fossero… una specie di demoni.

— No. Nessuno lo sa veramente. Sono gli Esseri delle Dimensioni Sotterranee fuori dall’universo. Ecco tutto. Creature d’ombra.

Si voltò verso la figura immota di Simon.

— Tu non avresti idea di dov’è, vero? — chiese a Esk, guardandola attentamente. — Non è che se ne sia andato a volare con i gabbiani, eh?

La piccola scosse la testa.

— No, non lo credo — disse la Nonnina. — Lo hanno preso, è così.

Non era una domanda la sua. Esk, con espressione desolata, fece cenno di sì.

— Non è colpa tua — la rassicurò la vecchia. — La sua mente gli ha aperto un varco e quando lui è stato messo fuori combattimento. Loro se la sono portata via. Solo…

Tamburellò con le dita sul bordo del letto e parve giungere a una decisione.

— Chi è il mago più importante in questo posto? — domandò.

— Uhm, il Lord Tagliangolo. È l’Arcicancelliere. È uno dei due che stava qui.

— Quello grasso o quello magro come un’acciuga?

Esk distolse la mente dall’immagine di Simon sul freddo deserto e rispose: — È un mago dell’Ottavo Livello, anzi uno a 33°.

— Vuoi dire che è curvo? Tutti questi maghi che gironzolano qui intorno ti hanno spinto a prenderli sul serio, ragazza mia. Si chiamano tutti Sommo Lord questo e Imperiale quello, fa tutto parte del gioco. Perfino gli illusionisti lo fanno, uno penserebbe che almeno fossero più ragionevoli. Ma no, si presentano dicendo di essere gli Straordinari-Bonko-e-Doris. A ogni modo, dov’è questo Sommo Vattelapesca?

— Saranno a cena nella Grande Sala — la informò Esk. — Può riportare indietro Simon, allora?

— Questa è la parte difficile. Direi che saremmo tutti capaci di riportare indietro qualcosa, che cammina e parla come gli altri. Che questo qualcosa sia Simon, è un altro paio di maniche.

La Nonnina si alzò. — Andiamo a trovare questa Grande Sala, allora. Non c’è tempo da perdere.

— Uhm, alle donne non è permesso entrare — obiettò Esk.

La Nonnina si arrestò sulla porta. Raddrizzò le spalle e si volse molto lentamente.

— Che hai detto? Queste vecchie orecchie mi hanno ingannato, e non dirmi di sì, perché non è vero.

— Scusami. È la forza dell’abitudine — disse la bambina.

— Vedo che ti sei messa in testa delle idee non all’altezza della tua condizione — dichiarò freddamente la Nonnina. — Va a trovare qualcuno che vegli il ragazzo e vediamo che c’è di tanto elevato in questa sala che io non debba metterci piede.

E fu così che mentre l’intera facoltà dell’Università Invisibile stava cenando nella venerabile sala, le porte furono spalancate con effetto drammatico. Che fu però rovinato in parte quando uno dei battenti urtò contro un cameriere e andò a colpire con violenza la tibia della Nonnina. Così, invece d’inoltrarsi sul pavimento dal disegno a scacchi con incedere baldanzoso, com’era nelle sue intenzioni, la povera donna fu costretta a procedere mezzo saltellando e mezzo zoppicando. Ma sperava di farlo con dignità.

Esk si affrettava dietro di lei, acutamente consapevole delle centinaia di occhi rivolti verso di loro.

Il rumore della conversazione e l’acciottolio delle posate cessò. Un paio di sedie vennero ribaltate. All’estremità della sala scorgeva i maghi più anziani seduti a un tavolo più elevato, che si alzò qualche centimetro da terra. Tutti le fissavano esterrefatti.

Un mago di rango mediano (che Esk riconobbe come il docente di Astrologia Applicata) si precipitò verso di loro, agitando le mani.

— Nononono — gridò. — È la porta sbagliata. Dovete andarvene.

— Non badare a me — gli disse calma la Nonnina e gli passò avanti.

— Nonono, è contro le tradizioni, dovete andarvene adesso. Alle signore non è permesso l’ingresso.

— Io non sono una signora, sono una strega — replicò la vecchia. E, rivolta a Esk, le chiese: — È molto importante?

— Non credo — rispose la piccola.

— Bene. — La Nonnina si voltò verso il docente: — Va a trovarmi un mago importante, per favore. Presto.

Esk le batté sulla schiena. Dimostrando una grande presenza di spirito, due maghi se l’erano svignata dalla porta alle loro spalle, e adesso diversi portieri del college avanzavano minacciosi nella sala, tra le acclamazioni e gli sghignazzi degli studenti. Alla bambina i portieri, che vivevano appartati nella loro casetta, non erano mai andati molto a genio. Ma in quel momento provò per loro un moto di simpatia.

Due di loro allungarono le mani pelose e afferrarono la Nonnina per le spalle. Il braccio della vecchia sparì dietro la sua schiena; seguì un rapido movimento confuso che finì con gli uomini che saltellavano via, tenendosi strette le mani su certe parti e imprecando.

— Gli spilloni — spiegò la Nonnina. Afferrò Esk con la mano libera e avanzò verso il tavolo dei grandi maghi, fulminando con gli occhi chiunque mostrasse appena l’intenzione di sbarrarle la strada. Gli studenti più giovani che riconoscevano che cos’era un divertente spettacolo gratuito quando ne vedevano uno, pestavano i piedi, applaudivano e battevano i piatti sui lunghi tavoli. Il tavolo principale ricadde sulle piastrelle del pavimento con un tonfo e i maghi anziani si affrettarono a mettersi in fila dietro Tagliangolo, mentre questi cercava di chiamare a raccolta le sue riserve di dignità. I suoi sforzi non raggiunsero lo scopo: è difficile avere un’aria dignitosa con un tovagliolo infilato nel colletto.

Alzò le mani per ottenere silenzio e la sala rimase in attesa mentre la Nonnina ed Esk si avvicinavano a lui. La vecchia guardava con interesse gli antichi ritratti e le statue dei maghi defunti.