Tuoni e lampi restavano nello sfondo e fornivano una sorta di coro, ma la pioggia era la stella dello spettacolo. Che ballava il tip-tap attraverso il paesaggio.
I terreni dell’Università si stendevano fino al fiume. Di giorno formavano uno schema formale e ben disegnato di viali inghiaiati e di siepi. Ma in una notte burrascosa di pioggia, si sarebbe detto che le siepi si fossero spostate e che i viali se ne fossero semplicemente andati da qualche parte per restare asciutti.
Una debole luce arcana brillava tra le foglie gocciolanti. Ma la pioggia passava ugualmente.
— Sai usare una di quelle palle di fuoco dei maghi?
— Abbi un po’ di cuore!
— Sei sicuro che Esk sarebbe passata di qua?
— Qui vicino ci deve essere una specie di passerella, a meno che mi sia perso.
Si udì il rumore di un corpo pesante che avesse inciampato in un cespuglio e poi uno spruzzo.
— Ho trovato il fiume, comunque.
Nonnina Weatherwax si sforzò di vedere attraverso l’oscurità fradicia. Udì il rombo dell’acqua e scorse confusamente le creste bianche dell’onda di piena. Si sentiva anche l’odore inconfondibile dell’Ankh, da farti immaginare che varie armate l’avessero usato prima come orinatoio e poi come sepolcro.
Tagliangolo tornò verso di lei in condizioni pietose.
— Questa è follia. Senza offesa, signora. Con una tale inondazione la verga sarà già in mare. E io morirò di freddo.
— Non puoi diventare più bagnato di quanto sei ora. E comunque, cammini sotto la pioggia nel modo sbagliato — lo informò la Nonnina.
— Prego?
— Vai curvo, la combatti. Non è questo il modo. Dovresti… be’, muoverti tra le gocce. — E, in realtà, il vestito della vecchia pareva semplicemente umido.
— Me ne ricorderò. Andiamo via. Ho bisogno di un bel fuoco scoppiettante e di un bicchiere di una bevanda potente.
La Nonnina sospirò. — Non so. In qualche modo mi aspettavo di vederla spuntare dal fango, o altro. Non soltanto tutta quest’acqua.
Tagliangolo le batté con garbo una mano sulla spalla.
— Forse possiamo fare qualcos’altro… — cominciò e fu interrotto dalla luce di un lampo e da un altro scroscio di tuono.
— Ho detto che forse c’è qualcosa… — ricominciò.
— Che ho visto? — domandò la Nonnina.
Il mago era sorpreso. — Che cos’era?
— Dammi un po’ di luce!
Con un sospiro, il mago tese una mano. Un lampo di luce dorata saettò sull’acqua schiumante e si spense con un sibilo.
— Là! — esclamò trionfante la Nonnina.
— È solo una barca — disse Tagliangolo. — I ragazzi la usano d’estate…
Seguì a fatica ma con tutta la velocità possibile la figura decisa della vecchia.
— Non puoi pensare di portarla fuori in una notte come questa — protestò. — È una pazzia!
Lei proseguì lungo le assi bagnate della passerella, che era già quasi sott’acqua.
— Non sai niente di barche! — obiettò il mago.
— Allora dovrò imparare in fretta — replicò calma la Nonnina.
— Ma non sono più salito su una barca da quando ero un ragazzo!
— Non intendevo chiederti di venire. La parte a punta va davanti?
Tagliangolo gemette.
— Tutto ciò ti fa onore, ma forse possiamo attendere fino a domattina?
In quel momento un lampo illuminò il viso della vecchia.
— Forse no — ammise l’Arcicancelliere. Andò all’estremità della passerella e tirò a sé la piccola barca a remi. Salirci era questione di fortuna, ma alla fine ci riuscì e armeggiò con la cima nell’oscurità.
La barca fu presa nella corrente e portata via, ruotando lentamente su se stessa.
La Nonnina si teneva ben stretta al sedile che oscillava nelle acque turbolente, e nella semioscurità guardava piena di aspettativa Tagliangolo.
— Allora? — esclamò.
— Allora, cosa?
— Hai detto di sapere tutto delle barche.
— No. Ho detto che tu non lo sapevi.
— Oh.
Non si persero d’animo mentre la barca roteava pericolosamente, si raddrizzava come per miracolo ed era trascinata a valle di poppa.
— Quando hai detto che non eri più stato su una barca da quando eri un ragazzo… — cominciò la Nonnina.
— Avevo due anni, credo.
La barca fu presa in un vortice, roteò ancora, e partì come una freccia spinta dalla corrente.
— Ti avevo fatto il genere di ragazzino che andava tutto il giorno dentro e fuori delle barche.
— Sono nato tra le montagne. Mi viene il mal di mare sull’erba bagnata, se proprio vuoi saperlo — disse Tagliangolo.
La barca urtò pesantemente contro un tronco sommerso e un’onda si riversò sulla prora.
— Conosco un incantesimo contro l’annegamento — aggiunse sconsolato.
— Mi fa piacere.
— Solo che bisogna pronunciarlo stando sulla terraferma.
— Togliti gli stivali — gli ordinò la Nonnina.
— Cosa?
— Togliti gli stivali, uomo!
Tagliangolo si agitò a disagio sul sedile.
— Cosa hai in mente?
— Si suppone che l’acqua stia fuori della barca, questo almeno lo so! — La Nonnina additò l’acqua scura che sciabordava sul fondo. — Riempi gli stivali di acqua e versala fuori dal bordo!
Il mago annuì. Aveva la sensazione d’essere stato trascinato via durante le ultime due ore senza che lui potesse opporsi. E per un momento ebbe il consolante pensiero che la vita fosse totalmente sfuggita al suo controllo e che, qualunque cosa succedesse, nessuno avrebbe potuto biasimarlo. Riempire i suoi stivali d’acqua mentre andava alla deriva a mezzanotte su un fiume in piena con quella che poteva descrivere solo come una donna, pareva una cosa logica come un’altra, date le circostanze.
Una bella figura di donna, disse dentro di lui una voce sopita. Nel suo modo di usare la scopa consunta per spingere la barca nell’acqua tumultuosa, c’era qualcosa che turbava angoli a lungo dimenticati del subconscio di Tagliangolo.
Naturalmente, non poteva essere certo della bella figura, un po’ per la pioggia e il vento, e un po’ per l’abitudine della Nonnina di indossare in una sola mandata il suo intero guardaroba. Il mago, incerto, si schiarì la gola. Metaforicamente una bella figura, decise.
— Uhm, senti — disse. — Questo ti fa molto onore. Ma considera i fatti, cioè la velocità della corrente e così via, capisci? Ormai la verga potrebbe trovarsi a miglia di distanza nell’oceano. Potrebbe non tornare più a riva. Potrebbe perfino essere precipitata nella Cascata.
La Nonnina, che fissava il corso d’acqua davanti a sé, si girò.
— Non riesci a pensare a qualcos’altro di utile che potremmo fare? — domandò.
Lui sgottò ancora per qualche momento, prima di rispondere.
— No.
— Hai mai sentito di qualcuno che è tornato indietro?
— No.
— Allora vale la pena di tentare, no?
— L’oceano non mi è mai piaciuto — dichiarò Tagliangolo. — Dovrebbero pavimentarlo. Dentro ci sono delle creature spaventevoli, giù nei tratti profondi. Mostri marini orribili. O così almeno si dice.
— Continua a sgottare, ragazzo mio, o potrai vedere tu stesso se è vero.
Sopra di loro il temporale continuava a imperversare avanti e indietro. Lì, sulle piatte distese intorno al fiume, era sprecato. Esso apparteneva alle alte Ramtop, dove sapevano apprezzare una buona tempesta. Se ne andava in giro brontolando, in cerca anche di una modesta collina sulla quale scaricare i suoi lampi…