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— Arcicancelliere — ansimò il mago — sei vivo? Voglio dire… avevamo sentito che eri stato rapito da… — guardò di nuovo la Nonnina — …cioè, pensavamo… Treatle ci aveva detto…

— Oook — disse il bibliotecario che ripose delle pagine dentro le loro copertine.

— Dove sono il giovane Simon e la bambina? Che cosa ne avete fatto? — domandò la vecchia.

— Loro… li abbiamo messi qui — rispose il mago, indietreggiando. — Uhm…

— Facci strada. E smettila di balbettare, uomo — gli ordinò Tagliangolo. — Si crederebbe che non hai mai visto una donna.

Il mago deglutì forte e annuì con vigore.

— Certamente. E… voglio dire… seguitemi per piacere… uhm…

— Non stavi per dire qualcosa a proposito delle tradizioni, vero? — chiese Tagliangolo.

— Uhm… no, Arcicancelliere.

— Bene.

Lo seguirono standogli ai calcagni. I maghi che incontravano, smettevano di lavorare per fissare la Nonnina che passava.

— La cosa si sta facendo imbarazzante — dichiarò Tagliangolo, muovendo appena le labbra. — Dovrò nominarti mago onorario.

La Nonnina, che guardava fisso davanti a sé, sibilò: — Fallo e io ti nominerò strega onoraria.

L’Arcicancelliere chiuse di scatto la bocca.

Esk e Simon erano stesi su un tavolo in una delle sale di lettura laterali, vegliati da una mezza dozzina di maghi. Che si fecero da parte nervosamente all’avvicinarsi del terzetto, con il bibliotecario che li seguiva dondolante.

— Ci ho riflettuto — cominciò Tagliangolo. — Di sicuro sarebbe meglio dare la verga a Simon? Lui è un mago, e…

— Passando prima sul mio cadavere — disse la Nonnina. — E sul tuo, anche. È tramite suo che quelli acquistano il loro potere, vuoi dargliene di più?

L’Arcicancelliere sospirò. Aveva ammirato la verga, una delle migliori che avesse mai visto.

— Benissimo. Hai ragione, naturalmente.

Si chinò a deporre la verga sulla forma dormiente di Esk, e poi si tirò indietro con mossa drammatica.

Non accadde nulla.

Uno dei maghi tossì nervosamente.

Sempre nulla.

Sulla verga le incisioni sembravano ghignare beffarde.

— Non funziona, ti pare? — disse Tagliangolo.

— Ook.

— Dalle tempo — ribatté la Nonnina.

Le dettero tempo. Fuori, il temporale rumoreggiava nel cielo e cercava di portare via i tetti delle case.

La Nonnina si sedette su una pila di libri e si strofinò gli occhi. Le mani di Tagliangolo cercarono meccanicamente la borsa del tabacco. Il mago con la tosse nervosa fu accompagnato fuori della stanza da un collega.

— Ook — disse il bibliotecario.

— Lo so! — esclamò la Nonnina con tanto impeto che la sigaretta per metà arrotolata sfuggì dalle dita fiacche di Tagliangolo, in una pioggia di tabacco.

— Che cosa?

— Non è finito!

— Che cosa?

— Lei non può usare la verga, è naturale — dichiarò la vecchia, alzandosi in piedi.

— Ma dicevi che lei ci spazzava i pavimenti e che quella la protegge e… — cominciò Tagliangolo.

— Nonono. Significa che la verga usa se stessa o che usa lei, ma lei, Esk, non è mai stata capace di usarla, capisci?

Il grande mago guardò i due corpi immobili. — Lei dovrebbe essere in grado di usarla — protestò. — È una vera e propria verga da mago!

— Oh! Così lei è un vero e proprio mago, no?

Tagliangolo esitò.

— Be’, no, naturalmente. Non puoi chiederci di dichiarare che lei è un mago. Dov’è il precedente?

— Il che? — domandò seccamente la vecchia.

— Non è mai accaduto prima.

— Un sacco di cose non sono mai accadute prima. Noi nasciamo solo una volta.

Tagliangolo le lanciò un’occhiata di muto appello. — Ma è contro le t…

Voleva dire "tradizioni", ma la parola gli rimase in gola.

— Dove è detto? — chiese trionfante la Nonnina. — Dove è detto che le donne non possono essere maghi?

Nella mente di Tagliangolo i pensieri si accavallavano:

…Non è detto da nessuna parte, è detto ovunque.

…Ma il giovane Simon ha affermato, pare, che ogni luogo è talmente simile a nessun luogo che è praticamente impossibile definire la differenza.

…Voglio forse essere ricordato come il primo Arcicancelliere che ha permesso l’ingresso delle donne nell’Università? Tuttavia… verrei ricordato, questo è sicuro.

…Lei è davvero una donna imponente, quando è ritta in quel modo.

…Quella verga ha idee tutte sue.

…La cosa ha un certo senso.

…Mi riderebbero dietro.

…Potrebbe non funzionare.

…Potrebbe funzionare.

Non si poteva fidare di loro. Ma non aveva scelta.

Esk fissava le facce terribili che la guardavano e i corpi sparuti, per fortuna nascosti dai mantelli.

Strinse le mani a pugno.

Nel mondo delle ombre,!e idee sono reali. Fu come se questo pensiero le salisse su per le braccia.

Era un pensiero rassicurante, un pensiero pieno di forza. Rise e aprì le dita. E la verga brillò nelle sue mani come elettricità solida.

Le Creature cominciarono a pigolare nervosamente e una o due di quelle che stavano più indietro si allontanarono. I suoi sequestratori lasciarono andare Simon, che cadde in avanti e atterrò carponi sulla sabbia.

— Usala! — le gridò. — È così! Sono spaventati!

Esk gli sorrise e continuò a esaminare la verga. Per la prima volta riusciva a vedere bene che cos’erano le sue incisioni.

Simon raccolse svelto la piramide del mondo e corse verso di lei.

— Vieni! — la esortò. — Loro la odiano!

— Prego?

— Usa la verga — la incitò lui e tese la mano per prenderla. — Ehi! Mi ha morso!

— Mi dispiace — disse Esk. — Di che stavamo parlando? — Alzò gli occhi a guardare le lugubri Creature come se le vedesse per la prima volta. — Oh, quelle. Esistono soltanto nella nostra testa. Se non ci credessimo, non esisterebbero affatto.

Simon le guardò a sua volta.

— Francamente non posso affermare di crederti — protestò.

— Credo che ora dovremmo tornare a casa — disse lei. — La gente sarà preoccupata.

Avvicinò le mani e la verga svanì, sebbene per un attimo le mani rilucessero come se le stringesse a coppa intorno a una candela. Le Creature ulularono. Alcune di loro si disintegrarono.

— Ciò che importa nella magia è come non usarla — dichiarò Esk e prese Simon per un braccio.

Lui guardò le figure che gli crollavano intorno e fece un sorrisetto idiota.

— Tu non la usi? — le domandò.

— Oh, sì. Prova tu stesso — gli rispose lei mentre avanzavano verso le Creature.

Tese le mani, fece riapparire la verga e gliela offrì. Lui fece per prenderla, ma ritirò la mano.

— Oh, no. Non credo di piacerle molto.

— Io penso che va tutto bene, se sono io che te la do. Lei non può opporsi — ribatté la bambina.

— Ma dove va?

— Suppongo che diventi semplicemente un’idea di se stessa. Simon allungò di nuovo una mano e richiuse le dita sul legno lucente.

— Bene. - La sollevò nella classica posa vendicativa del mago. — Gliela farò vedere a quelli!

— No, sbagliato.

— Cosa intendi per sbagliato? Adesso ho il potere!

— Loro sono una specie di… riflesso di noi stessi. È impossibile vincere il proprio riflesso, che possiede la nostra stessa forza. Ecco perché, quando cominci a usare la magia, loro si fanno più vicini. E non si stancano. Loro si nutrono della magia, così è impossibile batterli con quella. No, si tratta di… be’ non di non usare la magia perché non puoi. Ma di non usarla proprio perché puoi. E questo ciò che li sconvolge. Odiano l’idea. Se la gente smettesse di usare la magia, loro morirebbero.