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– Sì – confermò Illyan, tranquillo e spietato, continuando ad aspettare e a osservarlo. – Attualmente, tuo padre non si può permettere uno scandalo all'interno del suo governo, non durante questa lotta di appropriamento, quindi bisogna soffocare il complotto… vere o false che siano le accuse mosse a tuo carico. Ciò che stiamo dicendo in questa stanza rimarrà… dovrà rimanere… fra te e me, ma io devo sapere.

– Mi sta offrendo l'amnistia? – ritorse Miles, in tono sommesso e minaccioso, sentendo il cuore che cominciava ad accelerare i suoi battiti.

– Se necessario – confermò Illyan assolutamente piatto.

Miles era nell'impossibilità di serrare i pugni, ancora privi di sensibilità, ma contrasse le dita dei piedi e si trovò a faticare a respirare a causa delle pulsanti ondate d'ira che lo pervadevano, mentre la stanza sembrava ondeggiare davanti ai suoi occhi.

– Razza… di dannato… bastardo! Osi definirmi un ladro… – esplose infine, cominciando ad agitarsi nel letto e a respingere scalciando le coltri che improvvisamente lo soffocavano, mentre i monitor medici prendevano a lanciare i loro allarmi. – Come se potessi rubare a Barrayar, come se potessi rubare ai nostri morti…

Ignorando le braccia, pesi inerti che gli pendevano dalle spalle e che si agitavano vanamente, si issò in piedi con un violento sforzo dei muscoli addominali… subito le vertigini lo assalirono e si accasciò in avanti prossimo a svenire, senza poter usare le mani per frenare la caduta.

Con uno scatto, Illyan lo afferrò e lo sostenne prima che crollasse a faccia in avanti sul tappeto.

– Cosa diavolo pensi di fare, ragazzo? – esclamò, ma lo stesso Miles non ne aveva la minima idea.

– Cosa sta facendo al mio paziente! – gridò in quel momento un medico militare, irrompendo nella stanza pallido in volto. – Quell'uomo ha appena subito una grave operazione!

Se il dottore era spaventato e furente, il soldato che lo aveva seguito nella stanza era soltanto spaventato e cercò di trattenerlo sebbene fosse un suo superiore.

– Signore – sibilò, tirandolo per un braccio, – quello è il Capo della Sicurezza Illyan!

– So chi è, ma non m'importerebbe neppure se fosse il fantasma dell'Imperatore Dorca: non intendo permettergli di svolgere i suoi… affari qui – dichiarò il dottore, fissando Illyan con espressione indignata. – I suoi interrogatori, o quello che sono, dovranno avere luogo nel suo dannato quartier generale, perché non intendo permettere che nel mio ospedale succedano cose del genere. Questo paziente non è ancora stato dimesso!

Illyan parve dapprima sconcertato e poi indignato.

– Io non stavo…

Per un momento Miles prese in considerazione l'eventualità di serrarsi ad arte alcune terminazioni nervose del corpo e di mettersi ad urlare, ma scartò l'idea per il semplice fatto che per ora non era in grado di serrare assolutamente niente.

– Le apparenze possono essere così ingannevoli – mormorò invece all'orecchio di Illyan, abbandonandosi al sostegno delle sue braccia con un sorriso cattivo sulle labbra contratte. Il corpo gli tremava tutto per lo sforzo sostenuto e il sudore freddo che gli imperlava la fronte non era una finzione.

Illyan lo fissò con espressione accigliata ma lo riadagiò sul letto con estrema cautela.

– È tutto a posto – annaspò Miles, rivolto al dottore. – È tutto a posto. Mi sono soltanto… soltanto… – Alterato non sembrava un termine adeguato a descrivere ciò che aveva provato, perché per un istante gli era parso che gli avessero fatto saltare il cervello. – Non importa – concluse, sentendosi orribilmente confuso al pensiero che Illyan dubitasse della sua integrità.

Illyan, che lui conosceva da tutta la vita, della cui fiducia aveva implicitamente supposto di godere, altrimenti perché gli avrebbe assegnato missioni così indipendenti e in luoghi tanto lontani?… Era stato così orgoglioso di tutta quella fiducia concessa ad un ufficiale ancora tanto giovane, della poca supervisione effettuata sulle sue operazioni segrete… possibile che tutta la sua carriera non fosse stata un servizio di cui l'Impero aveva disperatamente bisogno ma soltanto uno stratagemma per tenere lontano un cucciolo Vor pericolosamente goffo? Soldati giocattolo… no, questo non aveva senso. Peculato! Una parola orribile che lasciava una macchia sul suo onore e sulla sua intelligenza… come se lui non avesse saputo da dove e a che prezzo arrivavano i fondi imperiali!

L'ira si trasformò in un cupo senso di depressione, perché si sentiva veramente ferito e oltraggiato. Possibile che Illyan… Illyan!… avesse creduto davvero, anche per un solo, ipotetico momento…

Sì, era possibile, altrimenti non sarebbe venuto lì: se non avesse sinceramente temuto che le accuse potessero risultare vere non lo avrebbe fatto. Con suo sgomento, Miles scoprì che stava piangendo in silenzio… dannazione a quei medicinali!

Intanto Illyan lo stava scrutando con notevole inquietudine.

– In un modo o nell'altro, Miles, domani dovrò giustificare le tue spese… che sono le spese del mio dipartimento.

– Preferirei essere sottoposto a corte marziale.

– Tornerò più tardi – decise Illyan, serrando le labbra, – quando avrai avuto la possibilità di dormire. Forse allora sarai più coerente.

Il dottore si prese quindi cura di lui, iniettandogli altri dannati medicinali, e se ne andò. Con l'animo pesante come il piombo Miles girò il volto verso la parete, non per dormire ma per ricordare.

PARTE SECONDA

– Ti senti meglio? – chiese Illyan, cauto.

– Un po' – replicò Miles, soppesando le parole, e attese. Oh, sì, adesso poteva battere Illyan in quel gioco.

Il capo della sicurezza avvicinò una sedia al letto e si sedette accanto a lui, fissandolo con le labbra contratte in una smorfia.

– Le mie… scuse, Lord Vorkosigan, per aver dubitato della tua parola.

– Me le deve – convenne Miles.

– Sì. Tuttavia… – proseguì Illyan, con l'espressione accigliata e lo sguardo perso in lontananza, – mi chiedo, Miles, se tu ti sia mai reso conto fino a che punto, come figlio di tuo padre, tu debba non soltanto essere onesto ma anche apparire tale.

– Come figlio di mio padre… no – ribatté Miles, secco.

– Forse no – convenne Illyan, sbuffando involontariamente. – Comunque sia – proseguì, tamburellando con le dita, – il Conte Vorvolk ha notato due discrepanze nei rapporti da te presentati riguardo alle operazioni segrete dei tuoi mercenari: un assurdo eccesso di costi in quella che avrebbe dovuto essere la cosa più semplice, un prelevamento di persona. Mi rendo conto che la faccenda di Dagoola ti è esplosa fra le mani, ma cosa puoi dirmi di quella prima volta?

– Quale prima volta?

– Stanno rianalizzando il prelevamento che hai fatto dal Gruppo Jackson, e la loro teoria è che essendo riuscito con successo a nascondere il peculato in quell'occasione avresti poi ritentato su scala più ampia a Dagoola.

– Ma è successo quasi due anni fa! – protestò Miles.

– Stanno andando in profondità e stanno frugando con attenzione – confermò Illyan. – Se appena è possibile, ti vogliono inchiodare pubblicamente, ed io sto cercando di confiscare loro il martello. Dannazione – aggiunse in tono irritato, – non mi guardare in quel modo… non c'è nulla di personale in questo. Se tu fossi figlio di chiunque altro la questione non sarebbe stata neppure sollevata… lo sai tu, lo so io e lo sanno anche loro. La revisione delle omissioni finanziarie da parte di un noiosissimo Vor non è la mia idea di divertimento, e la sola speranza che ho è quella di farlo stancare al punto di indurlo a desistere. Quindi cedi e dimmi tutto.