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No. Quelle erano le marionette, piccole e colorate marionette della mente. Quello non esisteva; la realtà era lì: le patate, il fango, la voce sommessa di Southwind, il volto gonfio e chiazzato di Vera, lo scricchiolio del materasso di paglia sul soppalco di quella casupola a Shantih, nell’oscurità e nel silenzio della notte. Era strano, era tutto sbagliato, ma era tutto ciò che restava.

Vera migliorava. Jewel, il medico, diceva che gli effetti della commozione cerebrale erano cessati: doveva rimanere a letto almeno per un’altra settimana, ma si sarebbe ripresa. Vera chiese qualcosa da fare. Southwind le portò da filare un grande canestro di lancotone raccolto dagli alberi selvatici nella Valle Rossa.

Elia si affacciò sulla porta. Le tre donne avevano appena terminato il pasto di mezzogiorno. Southwind lavava i piatti, Luz aveva finito di sparecchiare. Vera — appoggiata al cuscino — stava legando al fuso il capo di un filo. Elia era pulito "come le minuscole patate", pensò Luz, "con quella faccia tonda e gli occhi celesti". La voce era inaspettatamente profonda, ma molto gentile. Si sedette accanto al tavolo e parlò, soprattutto a Vera. — Va tutto bene — le disse. — Va tutto bene.

Vera parlava poco. La parte sinistra del volto era ancora sfigurata e livida, dov’era stata calpestata o colpita, ma lei la piegava in avanti per ascoltare: il timpano destro era rotto. Si assestò sul cuscino, cominciò a far prillare il fuso, e annuì mentre Elia parlava. Luz non prestava grande attenzione a quello che lui diceva. Andre aveva già riferito tutto: gli ostaggi erano stati liberati; erano state concordate le condizioni per la collaborazione tra la città e il paese, e per uno scambio più equo — in attrezzi e pesce secco — per i generi alimentari forniti dal paese; ora stavano discutendo un piano per la colonizzazione congiunta della Valle Sud: squadre della città avrebbero disboscato il terreno, e poi i coloni volontari del paese si sarebbero insediati per cominciare a coltivarlo.

— E la colonia al nord? — chiese Vera, con quel suo sommesso filo di voce.

Elia si guardò le mani. Infine disse: — Era un sogno.

— Era tutto un sogno, Elia?

La voce di Vera era cambiata: Luz ascoltò, riponendo le ciotole.

— No! — disse lui. — No! Ma troppo, e troppo presto… troppo in fretta, Vera. Abbiamo puntato troppo e avventatamente su un atto di sfida aperta.

— Una sfida meno evidente sarebbe stata meglio?

— No. Ma lo scontro è stato un errore. Collaborare, discutere… ragionare. L’avevo detto, a Lev… Avevo sempre cercato di dire…

C’erano lacrime negli occhi di Elia, notò Luz. Ripose ordinatamente le ciotole nella credenza e si sedette accanto al focolare.

— Il consigliere Marquez è un uomo ragionevole. Se il capo del Consiglio fosse stato lui… — Elia s’interruppe. Vera rimase in silenzio.

— Andre dice che adesso trattate quasi sempre con Marquez — osservò Luz. — È il capo del Consiglio?

— Sì.

— Mio padre è in prigione?

— Arresti domiciliari, dicono — rispose Elia, imbarazzato. Luz annuì, ma Vera li fissava. — Don Luis? Vivo? Credevo… Arresti? Perché?

L’imbarazzo di Elia era penoso. Luz rispose: — Perché ha ucciso Herman Macmilan.

Vera sgranò gli occhi; una vena pulsò più forte sulla tempia gonfia.

— Io non l’ho visto — disse Luz, in tono calmo, asciutto. — Ero indietro, tra la folla, con Southwind. Andre era avanti, con Lev e Elia: l’ha visto e me l’ha raccontato. È stato dopo che Macmilan ha sparato a Lev. Prima che ci rendessimo conto di quello che succedeva, gli uomini di Macmilan hanno cominciato a sparare contro di noi. Mio padre ha strappato il moschetto a uno di loro, usandolo come una clava. Non ha sparato, ha detto Andre. Immagino che sia difficile dire come siano andate le cose, dopo quel combattimento, con la gente che andava avanti e indietro e calpestava quelli a terra, ma Andre ha detto che credono che il colpo abbia ucciso Macmilan. Comunque era morto quando sono tornati indietro.

— L’ho visto anch’io — aggiunse Elia, impacciato. — È stato… Credo che sia stato questo a trattenere molti uomini della città dallo sparare. Erano confusi…

— Non è mai stato dato un ordine — disse Luz. — Perciò i partecipanti alla Marcia hanno avuto il tempo di avventarsi contro di loro. Andre pensa che se mio padre non avesse colpito Macmilan non ci sarebbe stata la battaglia. Loro avrebbero sparato e i dimostranti sarebbero fuggiti.

— E i nostri principii non sarebbero mai stati traditi — dichiarò Southwind, con fermezza. — Forse, se non ci fossimo avventati, gli uomini della città non avrebbero sparato per difendersi.

— E sarebbe stato ucciso soltanto Lev? — replicò Luz, con voce altrettanto chiara. — Ma Macmilan avrebbe ordinato a tutti di sparare, Southwind. È stato lui a cominciare. Se i dimostranti fossero fuggiti prima, sì, forse ne avrebbero uccisi meno. E nessun uomo della città sarebbe stato percosso a morte. I vostri principii sarebbero salvi. Ma Lev sarebbe morto comunque. E Macmilan sarebbe ancora vivo.

Elia la guardava con un’espressione che Luz non aveva mai visto, non capiva cosa significasse: ribrezzo, forse, o paura.

— Perché? — chiese Vera, in un penoso, arido bisbiglio.

— Non lo so! — rispose Luz; e poiché era un grande sollievo dire quelle cose, parlarne anziché tenerle nascoste e ripetere che tutto andava bene, rise. — Capisco forse cosa fa mio padre, cosa pensa, cos’è? Forse è impazzito. Così ha detto ad Andre il vecchio Marquez, la settimana scorsa. Io so che se fossi stata al suo posto avrei ucciso anch’io Macmilan. Ma questo non spiega perché l’abbia fatto lui. Non ci sono spiegazioni. È più semplice dire che era impazzito. Vedi, Southwind: è questo che non va nelle vostre idee, in voi. È tutto vero e giusto, con la violenza non si ottiene nulla, uccidere non serve a nulla… ma qualche volta è proprio questo nulla ciò che la gente vuole. Vuole la morte. E la trova.

Ci fu un silenzio.

— Il consigliere Falco aveva compreso la follia del gesto di Macmilan — disse Elia. — Ha cercato d’impedire…

— No — ribatté Luz. — No. Non stava cercando d’impedire altri spari, altre uccisioni, e non era dalla vostra parte. Tu non hai mai altro in mente che la ragione, senhor Elia? Mio padre ha ucciso Macmilan per la stessa «ragione» per cui Lev stava là ad affrontare quegli uomini armati, a sfidarli… a farsi uccidere. Perché era un uomo: e questo è ciò che fanno gli uomini. Le ragioni vengono poi.

Elia contrasse le mani: era pallidissimo, e gli occhi spiccavano per una luminosità innaturale. Guardò Luz e chiese, gentilmente: — Perché rimani qui, Luz Marina?

— Dove potrei andare? — ribatté lei, in tono quasi sarcastico.

— Da tuo padre.

— Sì, è così che fanno le donne…

— È angosciato, in disgrazia: ha bisogno di te.

— Mentre voi no.

— Sì, invece, — disse Vera, disperatamente. — Elia, sei impazzito anche tu? Stai cercando di scacciarla?

— È stato per lei… Se non fosse venuta qui, Lev… È stata colpa sua! — Elia era in preda a un’emozione che non riusciva a dominare. La voce era più acuta, gli occhi spalancati. — È stata colpa sua!

— Cosa stai dicendo? — mormorò Vera; e Southwind, rabbiosamente: — Non è stata colpa sua!

Luz non disse nulla.

Elia, tremando, si coprì la faccia. Nessuno parlò, per molto tempo.

— Scusami — mormorò Elia, alzando la testa. Gli occhi erano asciutti e luminosi e la bocca si contraeva stranamente mentre parlava. — Perdonami, Luz Marina. Non dovevo dirlo. Sei venuta tra noi, sei la benvenuta. Sono… sono molto stanco; è difficile capire quello che si dovrebbe fare, quello che è giusto…

Le tre donne tacevano.

— Sto concludendo un compromesso, sì, un compromesso con Marquez. Cos’altro posso fare? E allora voi dite che Elia sta tradendo i nostri ideali, ci vende definitivamente alla città, ci fa perdere tutto ciò per cui abbiamo lottato. Cosa volete, allora? Altri morti? Volete un altro scontro, volete vedere il Popolo della Pace preso ancora a fucilate, che combatte… che percuote e uccide altri uomini… noi che… che crediamo nella pace, nella nonviolenza…