L’espressione stanca non cambiò. Falco scrollò la testa e l’attese.
Vera gli passò davanti, e lui la seguì nell’atrio e sulla strada. Lei non varcava quella porta da quando era stata accompagnata in quella casa.
Aveva sperato che ci fossero Jan e Hari e gli altri, ma non c’erano. Una decina di uomini, guardie personali e servitori di Falco, attendevano in gruppo; e c’era un altro gruppo di uomini di mezza età, il consigliere Marquez e il cognato di Falco, Cooper, con le loro scorte, una trentina in tutto. Falco li guardò per un attimo; poi, con meccanica deferenza verso Vera, lasciò che lo precedesse di un passo e s’incamminò per la via scoscesa, facendo segno agli altri di seguirlo.
Mentre procedevano Vera sentì che il vecchio Marquez parlava a Falco, ma non capì cosa dicevano. Anibal, lo sfregiato, le strizzò l’occhio passandole accanto insieme al gemello. La forza del vento e la luce del sole, dopo tutto quel tempo trascorso nella casa o nel giardino interno, la scossero: camminava a passo incerto, come se per lungo tempo fosse rimasta a letto ammalata.
Davanti al Campidoglio era in attesa un gruppo più numeroso, quaranta o cinquanta uomini, tutti piuttosto giovani, tutti col medesimo tipo di giubba in pesante stoffa nerobruna; le filande di lancotone dovevano aver fatto gli straordinari per produrre tanta stoffa uguale, pensò Vera. Le giubbe erano chiuse dalla cintura e dai grandi bottoni metallici. Tutti gli uomini erano armati di frusta e di moschetto. Sembravano usciti da uno degli affreschi del Campidoglio. Herman Macmilan si staccò dal gruppo: alto, imponente, sorridente. — Al tuo servizio, Don Luis.
— Buongiorno, Don Herman. Tutto pronto? — chiese Falco, con voce soffocata.
— Tutto pronto senhor. Al paese, uomini! — Girò sui tacchi e guidò la colonna su per la Via del Mare, senza attendere Falco che prese Vera per il braccio e allungò il passo, tra gli uomini in giubba scura, per raggiungere Macmilan. I suoi seguaci cercarono di rimanergli vicini. Vera si trovò in mezzo agli uomini, ai moschetti, alle fruste, alle braccia muscolose, alle facce giovani e ostili che la guardavano. La via era stretta e Falco si apriva un varco a forza, trascinando con sé Vera. Ma appena arrivò al fianco di Macmilan, in testa alla colonna, lasciò il braccio di Vera e camminò a passo regolare, come se fosse sempre stato lì.
Macmilan lo guardò e sorrise, col solito sorriso tirato e compiaciuto. Poi si finse sorpreso nel vedere Vera. — Chi è, Don Luis? Hai portato una duenna?
— Altre notizie dal paese, in quest’ultima ora?
— Si stanno radunando ancora. Non si sono mossi, secondo l’ultimo rapporto.
— La Guardia della città ci aspetta al Monumento?
Il giovane annuì. — Con i rinforzi raccolti da Angel. Era ora che ci muovessimo! Abbiamo fatto aspettare troppo gli uomini.
— Sono i tuoi uomini: spero che li terrai a freno.
— Smaniano dalla voglia di entrare in azione — disse Macmilan, in tono confidenziale. Vera vide che Falco gli lanciava un’occhiata torva.
— Ascolta, Don Herman. Se i tuoi uomini non ubbidiranno agli ordini… se tu non ubbidirai agli ordini… allora fermiamoci qui, subito. — Falco si fermò. La forza della sua personalità era tale che Vera, Macmilan e gli uomini si fermarono con lui, come se fossero stati tutti legati da un filo.
Il sorriso di Macmilan era sparito. — Sei tu che hai il comando, consigliere — disse, con un inchino che nascondeva il risentimento.
Falco annuì e riprese a camminare. Vera notò che adesso era lui a dare il ritmo alla marcia. Quando si avvicinarono alle alture, Vera scorse presso il Monumento una massa di uomini ancora più numerosa che li attendeva; e quando arrivarono in cima e passarono sotto l’ombra della spettrale astronave, il gruppo si accodò agli uomini di Falco e di Macmilan. Ormai erano più di duecento.
"Ma cosa stanno facendo?", si chiese Vera. "È l’attacco contro Shantih? Ma perché portano me? Cosa faranno? Falco è fuori di sé per il dolore e Macmilan è fuori di sé per l’invidia; e poi questi uomini, tutti questi uomini grandi e grossi, col moschetto e la giubba; e camminano così in fretta che non riesco a seguirli. Se almeno Hari e gli altri fossero qui, potrei vedere una faccia umana! Perché hanno portato me sola? Dove sono gli altri ostaggi? Li hanno uccisi? Sono tutti impazziti? Si sente il loro odore, odorano di sangue… Sanno che stanno arrivando, a Shantih? Lo sanno? Cosa faranno? Elia! Andre! Lev, mio caro! Cosa farete, cosa farete? Potrete resistere? Io non riesco a seguirli : camminano così svelti che non riesco a seguirli."
Sebbene la gente di Shantih e dei villaggi avesse cominciato a radunarsi — per la Marcia Corta, come diceva Sasha senza sorridere — già di prima mattina, non furono pronti prima di mezzogiorno; e poiché era una grande folla, resa caotica dalla presenza di molti bambini e dal continuo arrivo di ritardatari che cercavano i loro amici per marciare con loro, non si mossero molto rapidamente sulla strada che portava alla città.
Falco e Macmilan, invece, si erano mossi in fretta quando avevano saputo che una grande quantità di quelli di Shantih si era ammassata sulla strada. Già entro mezzogiorno avevano portato sulla strada le loro truppe — l’esercito di Macmilan, le Guardie della città, le guardie del corpo personali di molti Padroni, più un gruppo di volontari — e si muovevano svelti.
Perciò i due gruppi s’incontrarono sulla strada alla Collina di Roccia, più vicino al paese che alla città. L’avanguardia del Popolo della Pace superò la bassa cresta della collina e vide gli uomini della città che cominciavano a salire il pendio, verso di loro. Si fermarono. Avevano il vantaggio di trovarsi in una posizione più elevata, ma anche uno svantaggio perché moltissimi erano ancora sul versante orientale della collina e non potevano vedere ciò che succedeva e non potevano farsi vedere. Elia suggerì a Andre e Lev di ritirarsi per un centinaio di metri, per incontrare quelli della città sulla cima del colle: e anche se l’arretramento poteva essere considerato un segno di resa o di debolezza, decisero che era meglio così. Ne valse la pena, alla vista della faccia di Herman Macmilan quando raggiunta baldanzosamente la vetta vide per la prima volta cosa gli stava di fronte: quattromila persone ammassate lungo la strada, fino ai piedi dell’altura e ancor più indietro, bambini e donne e uomini, il più numeroso raduno di esseri umani che ci fosse mai stato su quel mondo; e tutti cantavano. Il suo volto acceso impallidì. Diede alcuni ordini ai suoi uomini, quelli dalla giubba scura, e tutti fecero qualcosa col moschetto e lo tennero pronto, fra le mani. Molti, tra volontari e guardie, cominciarono a urlare e gridare per sommergere il canto, e trascorse un po’ di tempo prima che riuscissero a farli tacere, in modo che i rappresentanti dei due gruppi potessero parlare.
Falco aveva cominciato per primo, ma c’era ancora un gran chiasso e la sua voce secca non giungeva lontano. Lev si fece avanti e prese la parola. La sua voce sommerse tutte le altre, risuonando giubilante nell’aria argentea e ventosa della collina.
— Il Popolo della Pace saluta con spirito di cameratismo i rappresentanti della città! Siamo venuti a spiegarvi ciò che intendiamo fare, ciò che vi chiediamo di fare, e ciò che accadrà se respingete le nostre decisioni. Ascoltate ciò che vi diciamo, cittadini di Victoria, perché in questo stanno tutte le nostre speranze! Per prima cosa, tutti i nostri ostaggi devono essere liberati. Secondo, non ci saranno più arruolamenti forzati di lavoratori. Terzo, i rappresentanti del paese e della città s’incontreranno per negoziare un accordo commerciale più equo. Infine, il piano stabilito dal paese per fondare una colonia nel nord procederà senza interferenze da parte della città, così come il piano stabilito dalla città per colonizzare la Valle Sud lungo il Fiume del Mulino procederà senza interferenze da parte del paese. Questi quattro punti sono stati discussi e approvati da tutti gli abitanti di Shantih, e non sono soggetti a negoziati. Se non verranno accettati dal Consiglio, il popolo di Shantih avverte il popolo della città che ogni collaborazione in termini di lavoro, scambi, forniture di generi alimentari, di stoffe, di minerali e di prodotti cesserà e non sarà ripresa se prima i quattro punti non verranno accettati e resi operanti. Questa risoluzione non è aperta a compromessi. In nessun caso ricorreremo alla violenza contro di voi: ma se le nostre richieste non verranno accolte, non collaboreremo con voi. Non tratteremo e non accetteremo compromessi. Parlo in nome della coscienza del mio popolo. Non molleremo.