Nessuno riesce a fare la prima mossa. Chiacchieriamo. Brandy, osso; un giro dell’appartamento; Sundara e io mostriamo i nostri quadri, le sculture, oggetti primitivi, la vista del profilo di Brooklyn contro il cielo; il disagio iniziale scompare, ma non c’è ancora tensione sessuale; quel senso di anticipazione erotica che si era creato in modo così eccitante tre ore prima, si era completamente dissipato al momento del discorso di Quinn. Chissà se Hitler costituiva un’esperienza orgasmica? E Cesare? Ci sparpagliamo sul fitto tappeto bianco. Ancora brandy. Ancora osso. Quinn, Quinn, Quinn: invece di abbandonarci al sesso parliamo di politica. Friedman alla fine, in modo del tutto antispontaneo, fa scivolare la mano lungo la caviglia di Sundara, su fino al polpaccio. È un segnale. Saremo noi a forzare l’intensità.
— Deve presentarsi il prossimo anno — afferma Catalina, muovendosi volutamente in modo che la piega della sua gonna si apra, lasciando intravedere un ventre piatto e dei riccioli biondi.
— Leydecker ha già la nomina in tasca — ribatte Friedman, che intanto si fa più audace e arriva ad accarezzare il seno di Sundara.
Tocco l’interruttore per abbassare la luce, dò un calcio al reostato della luce variata e la stanza assume una lucente struttura psichedelica. Tutto intorno, a onde e oscillazioni, danzano i fuochi fatui. Catalina ci offre un nuovo tubo di osso.
— Viene dal Sikkim — dichiara. — La migliore droga sul mercato.
Poi, rivolgendosi a Friedman: — Lo so che Leydecker ha più probabilità, ma Quinn lo può battere se ci prova. Non possiamo aspettare altri quattro anni.
Aspiro profondamente dal tubo e la droga del Sikkim fa fiorire nel mio cervello una reazione nuova.
— Il prossimo anno è troppo presto — dico loro — Quinn è stato fantastico questa sera, ma non abbiamo abbastanza tempo per lavorare tutto il paese in poco più di un anno. Comunque, per Mortonson, la rielezione è cosa sicura. Lasciamo che Leydecker usi le sue cartucce l’anno prossimo e Quinn sarà a posto nel 2004.
Avrei voluto informarli della strategia del falso appello per la nomina vicepresidenziale, ma Sundara e Friedman erano svaniti nell’oscurità e Catalina non provava più nessun interesse per la politica.
I nostri vestiti caddero a terra. Il suo corpo era sodo, atletico, liscio e muscoloso come quello di un ragazzo, i seni erano più pieni di quanto pensassi, i fianchi stretti.
Conservò intorno alla coscia l’emblema della Dottrina del Transit. I suoi occhi luccicavano, ma la pelle era fredda e secca e i capezzoli non erano eretti; qualunque cosa stesse provando, non includeva in quel momento un forte desiderio fisico per Lew Nichols. Ciò che io sentivo per lei era curiosità e una certa, lontana voglia di fare all’amore; sicuramente lei non provava molto di più per me. Allacciammo i nostri corpi, ci colpimmo a vicenda sulla pelle nuda, avvicinammo le bocche e ci stuzzicammo reciprocamente la lingua.
Era una cosa così impersonale che avevo paura di non farcela, ma poi i riflessi abituali ebbero il sopravvento, il vecchio, il fidato sistema idraulico cominciò a inviare sangue alle reni e avvertii le solite pulsazioni e il solito irrigidimento.
— Vieni — disse lei — nasci in me adesso.
Strana frase. Tipico linguaggio Transit, appresi in seguito. Oscillai sopra di lei che mi strinse con le cosce snelle e forti e la penetrai.
I nostri corpi si mossero su e giù, avanti e indietro. Ci rotolammo da una posizione all’altra, passando, senza entusiasmo, attraverso tutto il repertorio normale. La sua abilità era eccezionale, ma nella sua bravura c’era una freddezza contagiosa che faceva di me una semplice macchina da letto, un pistone incessante che batte senza posa un cilindro, tanto che facevo all’amore senza piacere e senza nessuna sensazione. E lei, cosa provava? Non molto, immaginai. È perché in realtà vuole Sundara, pensai, e sta con me solo per avere la possibilità di arrivare a lei. Avevo ragione ma anche torto, in quanto, e lo avrei capito alla fine, la fredda e impersonale tecnica di Catalina Yarber non dipendeva da una mancanza di interesse nei miei confronti ma era il risultato degli insegnamenti della Dottrina. La sessualità, affermano i buoni discepoli, ci intrappola nel presente ritardando il passaggio, e il passaggio è tutto: lo stato di immobilità significa morte. Perciò, lasciatevi andare al coito se proprio dovete, e se, tramite suo, si può arrivare a una meta superiore, ma non lasciatevi dissolvere dall’estasi o potreste essere contaminati ingiustamente dalla situazione intransitiva.
Tutto qui. Ci abbandonammo al nostro balletto glaciale per ciò che mi sembrò un tempo interminabile, e alla fine Catalina venne, o si concesse di venire, in un silenzioso e rapido fremito; con inconfessato sollievo potei lasciarmi andare e raggiungere il godimento; dopo ci separammo, a malapena ansanti.
— Vorrei dell’altro brandy — disse dopo un poco.
Presi il cognac. Da lontano giungevano i gemiti e i respiri affannosi di un piacere più ortodosso: Sundara e Friedman ci stavano arrivando.
Catalina affermò: — Sei molto abile.
— Grazie — risposi, incerto.
Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere. Mi chiesi cosa avrei dovuto rispondere e decisi di non tentare di ricambiare il complimento. Cognac per due. Sì rizzò a sedere, incrociò le gambe, sì lisciò i capelli e sorseggiò la sua bevanda. Non era sudata, non era scossa, non sembrava certo una che avesse appena finito di fare l’amore. Eppure, stranamente, emanava energia sessuale; sembrava davvero soddisfatta di quello che avevamo appena fatto e anche di me.
— Davvero, dico sul serio. Sei superbo. Lo fai con forza e distacco.
— Distacco?
— Non attaccamento, dovrei dire. Noi vi diamo molta importanza. Il non attaccamento è quello che cerchiamo, nói del Transit. Tutti i processi di Transit tendono alla creazione di flusso, all’evoluzione, al cambiamento costante e se ci abbandoniamo all’attaccamento per qualsiasi aspetto del presente, per il piacere erotico, ad esempio, per l’accumulare soldi, all’attaccamento per qualsiasi aspetto egoistico che ci lega a uno stato di immobilità…
— Catalina.
— Sì?
— Sono completamente stordito. Non posso sostenere una discussione teologica in questo momento.
Fece una smorfia.
— Abbandonarsi all’attaccamento per il distacco è una delle follie peggiori. Avrò pietà di te. Non parliamo più di Transit.
— Grazie.
— Ne parleremo qualche altra volta, d’accordo? Anche con Sundara. Vorrei davvero che conosceste la nostra dottrina, se…
— Certamente, ma non ora.
Bevemmo, fumammo, alla fine ci trovammo nuovamente a fornicare — era la mia arma di difesa contro la sua smania di convertirmi — e questa volta le sue credenze dovevano essere meno saldamente radicate nella sua coscienza, perché il nostro amplesso fu più un fare all’amore che un semplice coito. Verso l’alba ricomparvero Sundara e Friedman, lei morbida e splendente, lui pieno di droga, svuotato di energie e persino inebetito. Sundara mi mandò un bacio attraverso un abisso di dodici metri, un breve alito d’aria: ciao, amore, ciao, ti amo più di chiunque altro. Mi avvicinai e lei si strinse forte a me; le stuzzicai un lobo e chiesi: — Divertita?
Annuì, con aria sognante. Friedman doveva avere delle doti notevoli, non solo finanziarie.
— Ti ha parlato anche lui del Transit? — fui curioso di sapere.
Sundara scosse il capo. Friedman non faceva ancora parte della Dottrina, mormorò, ma Catalina lo stava lavorando.
— Sta lavorando anche me — l’avvertii.
Friedman era crollato sul divano e i suoi occhi vitrei fissavano ottusamente l’alba su Brooklyn. Sundara, imbevuta della classica erotologia indù, costituiva un’avventura snervante per qualsiasi uomo.