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— Sì.

Lo stesso definitivo, incontestabile sì.

— Sapevate che Gilmartin si sarebbe trovato nei guai. Sapevate che quelle petroliere avrebbero versato petrolio fluido.

— Sì. Sì.

— Voi sapete come sarà la Borsa valori domani e dopodomani e avete guadagnato milioni di dollari usando questa conoscenza.

— Anche questo è vero.

— Perciò è legittimo affermare che voi vedete gli avvenimenti futuri con chiarezza straordinaria, con chiarezza soprannaturale, signor Carvajal.

— Come voi.

— Sbagliato — ribattei io. — Io non vedo affetto gli avvenimenti futuri. Non ho nessuna visione delle cose a venire. Sono semplicemente molto bravo a fare previsioni, a soppesare le probabilità e a trarne lo schema più probabile, ma io non “vedo”. Non posso neppure essere sicuro di essere nel giusto, solo ragionevolmente fiducioso. Quelle che faccio io sono delle semplici congetture. Voi “vedete”. Me lo avete già detto quando ci incontrammo nell’ufficio di Lombroso: io suppongo, voi “vedete”. Il futuro è come un film che scorre nella vostra mente. Ho ragione?

— Sapete bene che è così.

— Sì, lo so. Non ci può essere nessun dubbio. So perfettamente ciò che si può compiere con i metodi stocastici e quello che fate voi oltrepassa le possibilità del lavoro di congettura. Forse io avrei potuto prevedere la probabilità di guasti a un paio di petroliere, ma non che Leydecker sarebbe morto o che Gilmartin si sarebbe rivelato un truffatore. Avrei potuto prevedere che qualche importante uomo politico sarebbe morto in primavera, ma mai chi. Avrei potuto prevedere che qualche uomo politico sarebbe stato denunciato per truffa, ma non il suo nome. Le vostre predizioni erano esatte e specifiche. Non si tratta di congetture probabilistiche. Si avvicinano di più alla stregoneria, signor Carvajal. Per definizione, il futuro è inconoscibile. Ma sembra che voi ne sappiate molto.

— Del futuro immediato, sì. Sì, è vero.

— Solo il futuro immediato?

Lui rise.

— Pensate che la mia mente possa penetrare in ogni spazio e ogni tempo?

— Non ho nessuna idea di ciò che la vostra mente penetra. Magari lo sapessi. Magari avessi qualche nozione di come funziona e di quali sono i suoi limiti.

— La mia mente funziona come l’avete descritta voi. Quando voglio, io “vedo”. Una visione delle cose future gira dentro di me come una pellicola cinematografica — sembrava quasi annoiato. — Siete venuto qui per scoprire solo questo?

— Non lo sapete forse? Sicuramente avete già “visto” il film di questa conversazione.

— Naturalmente.

— Avete forse dimenticato qualcuno dei particolari?

— Raramente dimentico qualcosa — ribatté Carvajal, sospirando.

— Quindi sapete cos’altro vi chiederò.

— Sì — ammise.

— E nonostante questo, voi non risponderete a meno che io non vi rivolga la domanda.

— Esatto.

— Supponete che io non lo faccia. Supponete che me ne vada adesso, senza fare quello che avrei dovuto.

— Questo non è possibile — ribatté tranquillamente Carvajal. — Ricordo la piega che deve prendere questa conversazione. Voi non andrete via prima di pormi la prossima domanda. C’è solo un modo in cui le cose possono accadere. Non avete altra scelta che dire e fare ciò che vi ho “visto” dire e fare.

— Cosa siete, un dio che decide gli eventi della mia vita?

Sorrise pallidamente e scosse la testa.

— Sono estremamente mortale, signor Nichols. E non decido nulla. Eppure vi dico che il futuro è immutabile. Quello, cioè, a cui voi pensate come futuro. Siamo entrambi attori di un copione che non può essere riscritto. Avanti, allora. Recitiamo le nostre parti. Chiedetemi…

— No. Non seguirò il testo e me ne andrò.

— … del futuro di Paul Quinn — finì Carvajal.

Ero già alla porta. Ma quando pronunciò il nome di Quinn, mi fermai. Era quella, naturalmente, la domanda che ero stato sul punto di fargli, la domanda per cui ero andato da lui, la domanda che avevo deciso di non rivolgergli quando avevo cominciato a giocare con il destino immutabile. Come avevo giocato male! Ero indifeso, sconfitto, paralizzato.

Forse penserete che io fossi ancora libero di andarmene, invece no, no, non dopo che lo sentii pronunciare il nome di Quinn, non dopo che fui tentato dalla promessa di sapere quello che volevo, non dopo che Carvajal mi aveva dimostrato ancora una volta, con sicurezza schiacciante e definitiva, la precisione del suo dono profetico.

— Ditelo voi — mormorai. — Fatela voi la domanda.

— Se volete. — sospirò.

— Insisto.

— Volete chiedere se Paul Quinn diventerà presidente.

— Ecco.

— Penso di sì.

— Voi “pensate”? È tutto quello che potete dirmi? “Pensate” di sì?

— Non so.

— Ma voi sapete tutto!

— No — ribatté Carvajal — non tutto. Ci sono dei limiti e la vostra domanda li oltrepassa. L’unica risposta che posso darvi è una semplice congettura, basata sullo stesso tipo di fattori che sarebbero presi in considerazione da chiunque si interessi di politica. Considerando questi fattori penso che con tutta probabilità Quinn diventerà presidente.

— Ma non lo sapete per certo. Non lo potete “vedere” diventare presidente.

— Esatto.

— È al di là della vostra portata? Non è nell’immediato futuro?

— Oltre la mia portata, avete detto bene.

— Dunque, volete dire che Quinn non sarà eletto nel 2000, ma pensate che abbia delle buone probabilità nel 2004, anche se non siete in grado di “vedere” fino al 2004.

— Avete mai creduto che Quinn potesse essere eletto nel 2000?

— No, mai. Mortonson è imbattibile. Cioè, a meno che a Mortonson non capiti di lasciarci la pelle come Leydecker, nel qual caso diventa l’elezione di chiunque e Quinn… — feci una pausa. — Cosa vedete nel futuro di Mortonson? Vivrà fino alla elezione del 2000?

— Non so — fu la sua tranquilla risposta.

— Neanche questo? L’elezione è tra diciassette mesi. Dunque il vostro raggio d’azione non raggiunge i diciassette mesi?

— Al momento, no.

— È mai stato superiore?

— Oh, sì. Molto superiore, A volte ho visto anche a trenta o quarant’anni di distanza. Ma non ora.

Sentii che Carvajal stava di nuovo giocando con me.

Esasperato, esclamai: — C’è qualche probabilità che la vostra vista a lungo raggio ritorni? E vi dia, diciamo, una visione dell’elezione del 2000?

— Non credo.

Stavo sudando.

— Aiutatemi. È estremamente importante per me sapere se Quinn ce la farà ad arrivare alla Casa Bianca.

— Perché?

— Ecco, perché io… — mi fermai bruscamente, sbalordito di rendermi conto che in realtà non avevo nessuna risposta se non la curiosità. Avevo l’incarico di lavorare affinché Quinn fosse eletto; presumibilmente questo incarico non era condizionato dalla sicurezza che io stessi lavorando per un vincitore. Eppure quando pensavo che Carvajal avrebbe potuto dirmelo, morivo dal desiderio di saperlo. Ripresi, un po’ goffamente: — Perché, ecco, ho molto a che fare con la sua carriera e mi sentirei meglio se potessi sapere che direzione prenderà e soprattutto se sapessi che tutti i nostri sforzi non andranno perduti. Io… eh… — mi fermai, sentendomi sciocco.

— Vi ho dato la migliore risposta possibile. La mia previsione è che il vostro uomo diventerà presidente.

— Questo equivale a dire che il vostro appoggio a Quinn non è basato sulla certezza assoluta ma solo su una previsione.

— Quale appoggio a Quinn?

La sua domanda, il suo tono così innocente, mi presero alla sprovvista.

— Pensavate che sarebbe stato un buon sindaco. Volete che diventi presidente — cercai di spiegarmi.