Mi incuteva sgomento, perché sapevo che avrei potuto “vedere” qualcosa che mi avrebbe causato dolore e questo avrebbe potuto svuotarmi e distruggermi come Carvajal apparentemente era stato svuotato e distrutto dalla sicurezza della propria morte. Fantastico, perché “vedere” significava sfuggire al caos dell’ignoto; significava il raggiungimento finale di quella vita completamente strutturata e determinata a cui avevo anelato dal momento in cui, abbandonando il nichilismo adolescente, avevo accettato la filosofia della causalità.
Ma se davvero Carvajal conosceva il modo di donarmi la visione della vita, io volevo usarla in modo diverso, senza permettere che facesse di me un eremita avvizzito, senza inchinarmi passivamente agli ordini di un invisibile drammaturgo, senza accettare di diventare un burattino come Carvajal. No, io avrei usato quel dono in modo attivo, l’avrei adoperato per plasmare e dirigere il flusso della storia, avrei approfittato della mia conoscenza unica per guidare, comandare e modificare, per quanto ne fossi capace, il corso degli eventi umani.
Secondo Carvajal, era impossibile plasmare e guidare gli avvenimenti. Impossibile per lui, forse, ma perché io avrei dovuto essere condizionato dai suoi limiti? Anche se il futuro è fisso e ìmmutabile, la sua conoscenza potrebbe comunque essere usata per attenuare le disgrazie, indirizzare le proprie energie in una direzione nuova, creare nuovi orizzonti sulle macerie di quelli vecchi. Ci avrei provato. Insegnami a “vedere”, Carvajal, e lasciami tentare!
23
Alla fine di giugno Sundara sparì senza lasciare un messaggio e rimase fuori casa cinque giorni. Non avvisai la polizia. Quando tornò, senza degnarsi di darmi una spiegazione, non le chiesi dove fosse stata. Bombay, Terra del Fuoco, Capetown, Bangkok, per me non faceva nessuna differenza. Stavo diventando un buon marito-transit. Forse aveva passato tutto quel tempo distesa sull’altare di qualche sede locale del Passaggio, o forse era andata a lavorare in un bordello dei Bronx. Non lo sapevo, non volevo pensarci. Ormai non c’era più intesa, né contatto tra noi; pattinavamo a fianco a fianco sul ghiaccio sottile senza mai scambiare un’occhiata, senza mai rivolgerci la parola, scivolando via in silenzio verso una meta ignota e pericolosa. I riti del Passaggio occupavano le sue energie notte e giorno, giorno e notte.
— Cosa ne ricavi? — avrei voluto chiederle. — Cosa significa per te?
Non lo feci. Una sera afosa di luglio tornò a casa tardi dopo aver fatto chissà cosa in città; indossava un semplice sari turchese che aderiva alla pelle umida in modo così lascivo che nella puritana Nuova Delhi l’avrebbero condannata a dieci anni per oltraggio al pudore. Mi venne vicino, mi posò le braccia sulle spalle e mi strinse forte, tanto che il calore del suo corpo mi fece tremare, i suoi occhi incontrarono i miei e nelle sue pupille nere e lucenti vidi un’espressione di dolore, di sconfitta e di rimpianto, un’espressione agghiacciante di pena accorata. Poi, come se fossi riuscito a leggerle nel pensiero, sentii chiaramente la sua voce che mormorava: — Di’ una parola, Lew, solo una parola, e lascio perdere tutto; ogni cosa tornerà come prima.
So che questo era ciò che mi dicevano i suoi occhi. Ma non dissi una parola. Perché rimasi in silenzio? Perché sospettavo che Sundara stesse provando su di me un altro di quegli stupidi esercizi del Transit, stesse giocando a pensavi-che-dicessi-sul-serio? O perché in qualche angolo remoto della mia anima non volevo, davvero, che si allontanasse dalla strada che aveva scelto?
24
Quinn mi mandò a chiamare. Era il giorno prima della cerimonia alla Banca del Kuwait.
Quando entrai, era in piedi al centro del suo ufficio. La stanza era anonima è squallidamente funzionale, tutto l’opposto del maestoso studio di Lombroso; i mobili municipali scuri erano tutt’altro che eleganti e sulle pareti era appesa una serie di ritratti di ex sindaci, ma quel giorno c’era nell’aria un misterioso splendore. La luce del sole che filtrava dalla finestra alle spalle di Quinn lo ammantava di un’aureola dorata e il sindaco sembrava irraggiare forza, autorità e caparbietà, una corrente di luce più intensa di quella che riceveva dal sole. Un anno e mezzo come sindaco di New York avevano lasciato il segno: la rete di rughe sottili intorno agli occhi era più profonda di quanto non fosse il giorno dell’investitura; i capelli biondi avevano perso un po’ di lucentezza; le spalle robuste sembravano curve come se stessero cedendo sotto un peso troppo forte. Ma oggi tutto questo era sparito, gli era tornato il vecchio vigore alla Quinn. La sua presenza riempiva tutta la stanza. Mi disse: — Ti ricordi, un mese fa, quando mi dicesti che si stavano profilando nuove condizioni e che in breve tempo mi avresti dato uno schema di previsioni per il prossimo anno?
— Certo. Ma…
— Aspetta. Effettivamente si sono presentati nuovi fattori ma tu non li conosci ancora. Ho intenzione di metterteli a disposizione in modo che tu ci possa lavorare sopra tenendone conto nel tuo lavoro di sintesi.
— Che tipo di fattori?
— Il mio progetto di presentarmi candidato alla presidenza.
Dopo una lunga pausa imbarazzata riuscii a dire: — Vuoi dire, presentarti l’anno prossimo?
— Per il prossimo anno non ho un accidente di probabilità. Non sei d’accordo?
— Sì, ma…
— Niente ma. L’accoppiata per il 2000 è Kane-Socorro, Non ho bisogno della tua abilità stocastica per capirlo. Ormai hanno dalla loro parte abbastanza delegati da poter ottenere la nomina al primo scrutinio. Se la vedranno con Mortonson l’anno prossimo e verranno stracciati. Penso che Mortonson otterrà la vittoria più schiacciante dal tempo di Nixon, nel 1972, qualunque sia il candidato che si presenta contro di lui.
— Anch’io la penso così.
— È per questo che sto già parlando del 2004. Mortonson non potrà più presentarsi e i Repubblicani non hanno più nessuno della sua levatura. Chiunque tra i Nuovi Democratici riesca ad acciuffare la nomina è sicuro di essere eletto, giusto?
— Giusto, Paul.
— Kane non avrà un’altra possibilità. Quelli che subiscono una Waterloo elettorale non si rialzano più. Chi rimane? Keats? Avrà più di 60 anni. Pownell? Non ha capacità di resistenza. Sarà dimenticato. Randolph? Non lo vedo ottenere qualcosa di più di una nomina vicepresidenziale.
— Ci sarà ancora Socorro.
— Socorro, sì. Se gioca bene le sue carte durante la campagna del prossimo anno, ne verrà fuori rafforzato, per quanto rovinosa sia la sua débâcle con Kane. Proprio come fecero Muskie, perdendo nel 1968, e Shriver, perdendo nel ’72. Ho pensato molto a Socorro, tutta l’estate, Lew. L’ho osservato salire come un razzo dopo la morte di Leydecker. È per questo che ho deciso di smetterla di essere prudente e iniziare fin da adesso a darmi da fare per la nomina. Devo legare le mani a Socorro. Se ottiene lui la nomina nel 2004, vince sicuramente e, se vince, sarà sicuramente rieletto nel 2008, il che significa che dovrei stare con le mani in mano fino al 2012.
Mi gratificò di una notevole dose del classico contatto d’occhi alla Quinn finché non cominciai a sentirmi a disagio.
— Nel 2012 avrò 51 anni, Lew. Non voglio aspettare tanto. Un potenziale candidato può ammuffire quando se ne sta a far niente una dozzina di anni aspettando il suo turno. Cosa ne pensi?
— Che la tua previsione è azzeccata.
Quinn annuì.
— Okay. Questa è la tabella di marcia che Haig e io abbiamo studiato nei giorni scorsi. Passeremo ciò che resta del ’99 e la prima metà dell’anno prossimo a gettare le basi. Faccio qualche discorso in giro per il paese e così riesco a conoscere meglio i caporioni del partito. Instauro rapporti amichevoli con un sacco di pesci piccoli che saranno dei pezzi grossi del partito nel 2004. L’anno prossimo, dopo la nomina di Kane e Socorro, farò una campagna nazionale in loro favore, puntando soprattutto sul nord-est. Mi dannerò l’anima per consegnargli lo stato di New York su un piatto d’argento. All’inferno! Dopo tutto, sono convinto che riusciranno ad avere comunque sei o sette dei grossi stati industriali, quindi tanto vale che abbiano anche il mio, dal momento che io poi verrò considerato un uomo attivo e dinamico; Mortonson, comunque, li schiaccerà nel sud e negli Stati agricoli. Nel 2001 me la prenderò con più calma e mi concentrerò sulla rielezione a sindaco, ma una volta ottenuta questa, mi darò nuovamente ai giri propagandistici in tutto il paese, e dopo le elezioni per il Congresso, nel 2002, annuncerò la mia candidatura. Questo mi concederà tutto il 2003 e metà del 2004 per lavorarmi i delegati e, alle elezioni primarie, avrò già la nomina in tasca. Cosa ne dici?