— Certo che è chiusa — disse Theo, a denti stretti. — Ho controfirmato io gli ordini. Ma ho anche autorizzato l'evacuazione di tutto il personale essenziale dell'Egemonia. Lei ha lasciato passare quegli skimmer, vero, tenente Mueller?
Una mano corazzata si alzò come per grattarsi la testa coperta di casco e di visore. — Ah… sì, signore. Certo. Ma è stato un'ora fa, signore. Le navette di evacuazione sono partite e…
— Per l'amor del cielo, Mueller, usi il canale tattico e si faccia dare dal colonnello Gerasimov l'autorizzazione a lasciarci entrare.
— Il colonnello è morto, signore. C'è stata una navetta di assalto al perimetro est…
— Dal capitano Llewellyn, allora — disse Theo. Barcollò e si sorresse allo schienale del sedile del Console. Il viso, sotto le macchie di sangue, era pallidissimo.
— Ah… i canali tattici non funzionano, signore. Gli Ouster disturbano le bande, con…
— Tenente — sbottò Theo, in un tono che il Console non gli aveva mai udito usare. — Lei mi ha identificato a vista e ha controllato la mia ID impiantata. Ci faccia entrare o ci spari.
Il marine in tuta blindata lanciò uno sguardo alla fila di alberi, come se volesse ordinare ai suoi uomini di aprire il fuoco. — Le navette sono partite tutte, signore. Non ne verranno altre.
Theo annuì. Il sangue gli si era coagulato sulla fronte, ma ora un rivoletto nuovo iniziò a colare dall'attaccatura dei capelli. — La nave in quarantena è ancora al Pozzo Nove, giusto?
— Sì, signore — rispose Mueller, scattando finalmente sull'attenti. — Ma è una nave civile e non riuscirebbe mai a raggiungere lo spazio, con tutti gli Ouster…
Con un gesto Theo zittì il tenente e indicò ad Arundez di dirigersi al perimetro. Il Console lanciò un'occhiata alle linee insuperabili, ai campi di interdizione, di contenimento e probabilmente di mine a pressione, che lo skimmer avrebbe raggiunto nel giro di dieci secondi. Il tenente agitò il braccio e nei campi di energia comparve un diaframma a iride. Nessuno aprì il fuoco. Nel giro di mezzo minuto attraversavano lo spazioporto. Nel perimetro nord qualcosa di grosso bruciava. A sinistra si vedeva un cumulo di rimorchi e di moduli comando della FORCE, ridotti a una pozza di plastica ribollente.
"C'erano persone, lì dentro" pensò il Console e ancora una volta si sforzò di vincere la nausea.
Il Pozzo Sette era distrutto: le pareti circolari, dieci centimetri di carbonio-carbonio rinforzato, erano esplose in mille pezzi come se fossero state di cartone. Il Pozzo Otto bruciava con l'incandescenza al calor bianco delle granate a plasma. Il Pozzo Nove era intatto: la prua della nave del Console era appena visibile al di sopra della parete del pozzo, attraverso lo scintillio di un campo di contenimento classe-3.
— L'interdizione è stata tolta? — disse il Console.
Theo giaceva sullo strapuntino. — Sì — rispose, con voce rauca. — Gladstone ha autorizzato l'eliminazione del campo a cupola di embargo. Quello che si vede è il normale campo protettivo. Basta un ordine per annullarlo.
Arundez posò lo skimmer sul tarmac, proprio mentre si accendevano luci spia e voci sintetizzate cominciavano a elencare i guasti. Con il Console aiutò Theo a scendere e si fermò a controllare la parte posteriore del piccolo skimmer: una fila di fléchettes aveva impunturato una linea frastagliata nella cappottatura del motore e nell'alloggiamento dei repulsori. Il cofano era parzialmente fuso per il sovraccarico.
Melio Arundez diede un buffetto alla macchina, poi con il Console aiutò Theo a varcare la porta del pozzo e a risalire il cordone ombelicale di attracco.
— Dio santo — disse Melio Arundez — è magnifica! Non ero mai stato a bordo di un'astronave interstellare privata.
— Ne esistono solo alcune decine — disse il Console, sistemando sul viso e sul naso di Theo la maschera a osmosi e calando con gentilezza nel bagno nutritivo di emergenza della vasca chirurgica l'amico dai capelli rossi. — Per quanto piccola, questa nave costa alcune centinaia di milioni di marchi. A corporazioni e governi planetari della Periferia non conviene usare navi militari, nelle rare occasioni in cui hanno bisogno di viaggiare fra le stelle. — Chiuse la vasca e conversò brevemente col programma diagnostico. — Starà benissimo — disse infine ad Arundez; tornò alla piazzuola di proiezione.
Melio Arundez rimase accanto all'antico Steinway e sfiorò le lucide rifiniture del pianoforte a coda. Lanciò un'occhiata dalla sezione trasparente dello scafo, sopra la piattaforma balcone ripiegata e disse: — Ci sono incendi, nei pressi del cancello principale. Meglio toglierci di qui.
— È quel che faccio — disse il Console. Indicò ad Arundez la cuccetta circolare nella piazzuola di proiezione.
L'archeologo si lasciò cadere fra gli alti cuscini e si guardò intorno. — Non ci sono… ah… comandi?
Il Console sorrise. — Un ponte di comando? Strumentazione di abitacolo? Magari un timone a ruota per cambiare rotta? No. Nave?
— Sì — disse una voce calma uscita dal nulla.
— Siamo pronti per il decollo?
— Sì.
— Il campo di contenimento è stato tolto?
— Era il nostro. L'ho staccato.
— Bene. Filiamocela. Non devo dirti che siamo nel bel mezzo di una battaglia, vero?
— No. Ho tenuto sotto controllo tutti gli sviluppi. Gli ultimi velivoli della FORCE lasciano il sistema di Hyperion. Questi marines sono abbandonati qui e…
— Risparmia per dopo le analisi tattiche, Nave — disse il Console. — Stabilisci la rotta per la Valle delle Tombe e portaci via di qui.
— Signorsì. Mettevo solo in evidenza che le forze di difesa di questo spazioporto hanno poche possibilità di resistere per più di un'ora.
— Ho preso nota — disse il Console. — Adesso decolla.
— Ho l'ordine di comunicare prima questo messaggio astrotel. La raffica è giunta questo pomeriggio, alle 16,22:38:14, tempo standard della Rete.
— Ehi! Ferma! — esclamò il Console, congelando la trasmissione olografica già per metà materializzata. Sopra di loro si librava mezza faccia di Meina Gladstone. — Hai avuto l'ordine di mostrare questa trasmissione prima del decollo? A quali ordini ubbidisci, Nave?
— A quelli di Gladstone, signore. Cinque giorni fa, il Primo Funzionario Esecutivo ha autorizzato un ipercomando prioritario su tutte le funzioni della nave. Questa raffica astrotel è l'ultima condizione prima di ripassare a lei il comando.
— Dopo farai quel che dico io?
— Sì.
— Ci porterai dove dirò io?
— Sì.
— Niente priorità nascoste?
— Nessuna di cui sia a conoscenza.
— Trasmetti la raffica — disse il Console.
I lineamenti da Lincoln del PFE Meina Gladstone si librarono al centro della piazzuola, insieme con le contorsioni rivelatrici e le interruzioni endemiche delle trasmissioni astrotel. — Sono lieta che lei sia sopravvissuto alla visita alle Tombe del Tempo — disse Gladstone. — Ormai saprà senz'altro che le chiedo di negoziare con gli Ouster prima di tornare nella Valle.
Il Console incrociò le braccia e lanciò all'immagine di Gladstone un'occhiata di fuoco. All'esterno, il sole tramontava. Mancavano pochi minuti al momento in cui Rachel Weintraub avrebbe raggiunto l'ora esatta della nascita e avrebbe semplicemente smesso di esistere.
— Capisco la sua urgenza di tornare ad aiutare i suoi amici — disse Gladstone. — Ma non può fare niente per aiutare la piccina in questo momento. Esperti della Rete garantiscono che né crio-sonno né crio-fuga possono arrestare il morbo di Merlino. Sol Weintraub lo sa.
Dall'altra parte della piazzuola, il dottor Arundez disse: — È vero. Per anni hanno fatto esperimenti. Morirebbe, nello stato di fuga.