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— Come lo sa, se non prova? — domanda Hunt.

— Cosa? — replico. Il semplice sforzo di due sillabe mi fa tornare la tosse e lo spasmo termina solo quando sputo sfere semisolide di sangue nella bacinella che Hunt si è affrettato a portarmi. Mi distendo, cerco di mettere a fuoco il viso di Hunt. Comincia a farsi buio, nella stanzetta, e nessuno di noi due ha acceso la lampada. Fuori, la fontana gorgoglia rumorosamente.

— Cosa? — ripeto, cercando di restare lì, anche se il sonno e i sogni mi tirano via. — Se non provo cosa?

— A lasciare un messaggio tramite la sfera dati — mormora lui. — A mettersi in contatto con qualcuno.

— E quale messaggio lascerei, Leigh? — domando. E la prima volta che lo chiamo per nome.

— Dove ci troviamo. Come il Nucleo ci ha rapito. Qualsiasi cosa.

— E va bene — dico, chiudendo gli occhi. — Farò il tentativo. Non credo che me lo permetteranno, ma prometto di tentare.

Sento che Hunt mi tiene la mano. Anche attraverso le maree vincenti dello sfinimento, l'improvviso contatto umano basta a farmi venire le lacrime agli occhi.

Farò il tentativo. Prima di arrendermi ai sogni o alla morte, farò il tentativo.

Il colonnello Fedmahn Kassad mandò il grido di battaglia della FORCE e si lanciò alla carica nella tempesta di sabbia per intercettare lo Shrike, prima che il mostro percorresse gli ultimi trenta metri che lo separavano dal punto in cui Sol Weintraub era accovacciato accanto a Brawne Lamia.

Lo Shrike esitò, girò la testa, con un bagliore rossastro degli occhi. Kassad armò il fucile di assalto e si lanciò a rompicollo giù per il pendio.

Lo Shrike traslò!

Kassad vide la traslazione nel tempo dello Shrike sotto forma di un lento offuscamento; notò, pur guardando l'avversario, che nella valle ogni movimento era cessato, che la sabbia restava immobile a mezz'aria, che la luce delle Tombe assumeva la solidità dell'ambra. Chissà come, la dermotuta di Kassad traslò con lo Shrike, lo seguì nei suoi movimenti nel tempo.

La creatura alzò di colpo la testa, attenta ora; protese le quattro braccia, come lame che scattino da un coltello a serramanico; con uno schiocco aprì le dita in un tagliente benvenuto.

Con una scivolata Kassad si arrestò a dieci metri dalla creatura e attivò il fucile di assalto; ridusse in scorie vetrificate la sabbia sotto lo Shrike, in una esplosione di raggio compatto alla massima potenza.

Lo Shrike fiammeggiò, mentre il carapace e le gambe simili a statue di acciaio riflettevano la luce infernale che l'avvolgeva. Poi tre metri di mostro iniziarono a sprofondare nella sabbia che gorgogliava in un lago di vetro fuso. Kassad gridò di trionfo e si avvicinò, tenendo sotto il raggio lo Shrike e il terreno, nello stesso modo in cui, da ragazzo, nei bassifondi di Tharsis, aveva spruzzato gli amici usando tubi di gomma per innaffiare, rubati.

Lo Shrike affondò. Le braccia smanacciarono sabbia e roccia, cercarono un appiglio. Volarono scintille. Lo Shrike traslò, con il tempo che scorreva all'indietro come un ologramma rovesciato, ma Kassad traslò con lui, rendendosi conto che Moneta lo aiutava, che la tuta della donna lavorava per la sua ma lo guidava attraverso il tempo; e poi innaffiò di nuovo il mostro, con un calore concentrato superiore a quello della superficie del sole, fuse la sabbia sotto di lui, guardò le rocce esplodere in fiamme.

Sprofondando in quel calderone di fiamme e di roccia fusa, lo Shrike gettò indietro la testa, spalancò l'ampio orifizio della bocca e mugghiò.

Kassad smise quasi di sparare, per la sorpresa. L'urlo dello Shrike risuonò come ruggito di drago misto allo scoppio di un razzo a fusione. Lo stridio legò i denti a Kassad, vibrò contro le pareti della valle, scagliò al suolo la sabbia sospesa a mezz'aria. Kassad commutò il fucile sul tiro solido ad alta velocità e scagliò diecimila micro-fléchettes contro la faccia della creatura.

Lo Shrike traslò, di anni, secondo la vertiginosa sensazione nelle ossa e nel cervello di Kassad; non furono più nella valle, ma a bordo di un carro a vela che procedeva rumorosamente nel mare di Erba. Il tempo tornò; lo Shrike balzò avanti, con le braccia metalliche sgocciolanti vetro fuso, e afferrò il fucile di assalto di Kassad. Il colonnello non mollò l'arma e i due barcollarono in tondo in una goffa danza: lo Shrike vibrava colpi, col secondo paio di braccia e una gamba ornata di punte di acciaio, Kassad spiccava balzi per schivare, sempre aggrappato disperatamente al fucile.

Si trovavano in una sorta di piccolo scompartimento. Moneta era presente sotto forma di un'ombra nell'angolo; un'altra figura, un uomo alto e incappucciato, si mosse a velocità ultralenta per evitare l'improvvisa confusione di braccia e di lame in uno spazio ristretto. Attraverso i filtri della dermotuta, Kassad vide nel locale il campo di energia, azzurro e violetto, di un erg legante: l'erg pulsò e crebbe, poi si ritrasse dalla violenza temporale dei campi organici anti-entropici dello Shrike.

Lo Shrike menò un fendente che attraversò la tuta di Kassad fino a raggiungere carne e muscoli. Il sangue riempì di schizzi le pareti. Kassad infilò a forza la canna del fucile nelle fauci della creatura e sparò. Una nube di duemila fléchettes ad alta velocità piegò all'indietro la testa dello Shrike come se fosse su una molla e sbatté contro la parete il corpo della creatura. Pur cadendo, con le punte della gamba il mostro colpì Kassad alla coscia e mandò una spirale di sangue a schizzare finestre e pareti della cabina del carro a vela.

Lo Shrike traslò.

A denti stretti, sentendo la dermotuta tamponare e suturare automaticamente le ferite, Kassad rivolse un'occhiata a Moneta, annuì una volta e seguì la creatura attraverso il tempo e lo spazio.

Sol Weintraub e Brawne Lamia si guardarono alle spalle, quando un terribile ciclone di calore e di luce parve turbinare e morire. Sol riparò col proprio corpo la donna, mentre vetro fuso schizzava da tutte le parti e cadeva sfrigolando sulla sabbia fredda. Poi il frastuono svanì, la tempesta di sabbia oscurò il laghetto ribollente dove quella violenza si era scatenata e il vento sbatacchiò il mantello di Sol intorno a tutt'e due.

— Cosa diavolo era? — ansimò Brawne.

Sol scosse la testa e l'aiutò a mettersi in piedi nel vento ruggente. — Le Tombe si aprono! — gridò. — Un'esplosione, forse.

Brawne barcollò, trovò l'equilibrio, toccò il braccio di Sol. — Rachel? — domandò ad alta voce per superare il frastuono.

Sol serrò i pugni. Aveva la barba già piena di sabbia. — Lo Shrike… l'ha presa… non mi ha fatto entrare nella Sfinge. Mi aspettava!

Brawne guardò a occhi socchiusi la Sfinge, visibile solo come un profilo risplendente nel furioso turbinio di polvere.

— Stai bene? — le gridò Sol.

— Come?

— Stai… bene?

Brawne annuì con aria assente e si toccò la testa. Lo shunt neurale era sparito. Non solo l'osceno cordone dello Shrike, ma anche lo shunt che Johnny le aveva applicato con un'operazione chirurgica mentre si tenevano nascosti nell'Alveare Sedimento, molto tempo prima. Spariti per sempre shunt e iterazione Schrön, non aveva modo di rimettersi in contatto con Johnny. Ricordò che Ummon aveva distrutto la personalità di Johnny, l'aveva sbriciolata e assorbita, con la stessa fatica con cui lei avrebbe schiacciato un insetto.