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— Moneta — mormorò.

La giovane tendeva la destra a toccare la pietra vicino al corpo del colonnello. Campi di contenimento viola guizzavano intorno al catafalco e un'altra energia, una potente vibrazione dell'aria, rifrangeva luce anche intorno a Moneta, in una scena di caligine e alone luminoso.

La giovane alzò la testa, scrutò Brawne, si tirò in piedi, annuì.

Brawne si mosse per farsi avanti, mentre decine di domande già le affollavano la mente, ma le maree temporali dentro la tomba erano troppo forti e la respinsero con ondate di vertigine e di déjà vu.

Quando Brawne alzò gli occhi, il catafalco c'era ancora, Kassad era sempre disteso sotto il campo di forza, ma Moneta era scomparsa.

Brawne provò l'impulso di tornare di corsa alla Sfinge, di cercare Sol, di raccontargli tutto e aspettare lì che la tempesta si calmasse e venisse il mattino. Ma sopra il fruscio e il gemito del vento, credette di udire ancora le grida provenienti dall'albero di spine, invisibile dietro la cortina di sabbia.

Si alzò il colletto, riprese la strada nella tempesta e seguì il sentiero verso il Palazzo dello Shrike.

La massa di roccia galleggiò nello spazio come la caricatura di una montagna, tutta guglie frastagliate, creste affilate, pareti assurdamente verticali, stretti cornicioni, ampie terrazze e cime ammantate di neve larghe appena quel tanto da reggere in piedi una persona… e solo a piedi uniti.

Il fiume vi serpeggiò, attraversò i campi di contenimento multistrato a mezzo chilometro dalla montagna, incrociò una depressione erbosa nella terrazza più ampia, si tuffò per cento e più metri di lenta cascata nella terrazza successiva, poi rimbalzò in rivoletti di spuma abilmente congegnati che formavano cinque o sei ruscelli minori e cascatelle lungo la parete montuosa.

Il Tribunale era riunito sulla terrazza più alta. Diciassette Ouster — sei maschi, sei femmine, cinque di sesso indeterminato — sedevano all'interno di un cerchio di pietra posto in un cerchio più ampio di erba cinta da pareti di roccia. Il Console era al centro dei due cerchi.

— Si rende conto — disse Freeman Ghenga, il Portavoce dei Cittadini Eleggibili del Clan Freeman dello Sciame Transtaural — che noi siamo al corrente del suo tradimento?

— Sì — disse il Console. Si era messo il migliore abito blu scuro e il tricorno da diplomatico.

— Si rende conto che lei ha ucciso Freeman Andil, Freeman Iliam, Coredwell Betz e Mizenspesh Torrence?

— Conoscevo Andil — disse piano il Console. — Non sono stato presentato ai tecnici.

— Ma li ha assassinati?

— Sì.

— Senza provocazione né avvertimento.

— Sì.

— Assassinati per impossessarsi del congegno che avevano depositato su Hyperion. Il dispositivo che, come le avevamo detto, avrebbe fatto collassare le cosiddette maree del tempo, avrebbe aperto le Tombe e liberato lo Shrike.

— Sì. — Sembrava che lo sguardo del Console fissasse qualcosa al di sopra della spalla di Freeman Ghenga, ma lontano, molto lontano.

— Avevamo spiegato — disse Ghenga — che il congegno andava usato dopo l'allontanamento delle navi dell'Egemonia. Nell'imminenza dell'invasione e dell'occupazione. Quando era possibile… controllare lo Shrike.

— Sì.

— Tuttavia lei ha assassinato la nostra gente, ci ha mentito sulla causa della loro morte e ha attivato personalmente il congegno, anni prima del dovuto.

— Sì.

Melio Arundez e Theo Lane, in piedi a lato del Console, un passo più indietro, assistevano con espressione torva.

Freeman Ghenga incrociò le braccia. Era una donna alta, nel classico modo Ouster: calva, snella, drappeggiata in una regale flussoveste blu scuro che pareva assorbire la luce. Aveva un viso vecchio, ma quasi privo di rughe, e occhi scuri.

— Anche se questo è accaduto quattro dei suoi anni standard fa, crede che avremmo dimenticato? — domandò Ghenga.

— No. — Il Console abbassò lo sguardo per fissarla negli occhi. Parve quasi sorridere. — Poche culture dimenticano i traditori, Freeman Ghenga.

— Eppure lei è tornato.

Il Console non rispose. Accanto a lui, Theo sentì una lieve brezza tirargli il tricorno da cerimonia. Aveva l'impressione di sognare ancora. Il viaggio era stato surrealistico.

Tre Ouster li avevano accolti sopra una gondola lunga e bassa che galleggiava facilmente sulle acque calme, alla base della nave del Console. I tre ospiti dell'Egemonia si erano seduti al centro; l'Ouster a poppa aveva usato un lungo palo per staccarsi da riva e la barca si era mossa seguendo lo stesso percorso dell'andata, come se la corrente di quel fiume assurdo avesse invertito direzione. Theo aveva davvero chiuso gli occhi, quando si erano avvicinati alla cascata dove il fiume si alzava a perpendicolo sulla superficie dell'asteroide; ma quando, un secondo dopo, li aveva riaperti, il basso era sempre basso e il fiume pareva scorrere in modo normale, anche se la sfera erbosa del piccolo mondo era sospesa di lato, come una grande parete ricurva, e si vedevano le stelle attraverso il nastro di acqua spesso due metri.

Poi avevano varcato il campo di contenimento, erano usciti dall'atmosfera, e la velocità era aumentata mentre seguivano il nastro di acqua serpeggiante. Erano all'interno di un campo di contenimento tubolare — la logica e il fatto di essere ancora vivi lo esigevano — ma non c'era il solito scintillio e la struttura ottica così rassicurante sulle navi-albero dei Templari o negli habitat turistici aperti allo spazio. Qui c'era solo il fiume, la barca, la gente e l'immensità dello spazio.

«Non possono usare questo sistema come mezzo di trasporto fra le unità dello Sciame» aveva detto, con voce scossa, il dottor Melio Arundez. Theo aveva notato che Arundez si reggeva con dita sbiancate alla murata. L'Ouster a poppa e i due a prua avevano risposto solo con un cenno di conferma, quando il Console aveva domandato se era quello il trasporto promesso.

«Vogliono mettersi in mostra» aveva detto piano il Console. «Quando lo Sciame è fermo, si servono del fiume, ma per scopi cerimoniali. Se lo usano quando lo Sciame è in movimento, lo fanno solo per ottenere un certo effetto.»

«Per impressionarci con la loro tecnologia superiore?» aveva chiesto Theo, sottovoce.

Il Console aveva annuito.

Il fiume compiva giravolte nello spazio, a tratti si ripiegava quasi su se stesso in curve grandi e assurde, a tratti si attorcigliava in spire strette come funi di fibroplastica, ma scintillava sempre alla luce del sole di Hyperion e rimpiccioliva all'infinito più avanti. A volte oscurava il sole e allora aveva colori fantastici; Theo rimase a bocca aperta, quando il fiume descrisse un anello di cento metri sopra di loro, con il contorno di pesci contro il disco del sole.

Ma il fondo della barca era sempre in basso e procedevano, a quella che certo era la velocità di trasferimento cislunare, in un fiume non interrotto da rocce né da rapide. Sembrava, come notò Arundez dopo qualche minuto di viaggio, di spingere la canoa oltre il bordo di un'immensa cascata e godersi la discesa.

Il fiume oltrepassò alcuni elementi dello Sciame, che riempivano il cielo come false stelle: massicce fattorie cometa, con la superficie polverosa interrotta dalle geometrie delle messi sotto vuoto spinto; città globulari a zero-g, grandi sfere irregolari di membrana trasparente che sembravano improbabili amebe piene di flora e di fauna affaccendate; gruppi di compressione lunghi dieci chilometri, accresciuti nel corso dei secoli, con i moduli più interni e i contenitori di vita e le ecologie che sembravano oggetti artigianali privi di utilità, rubati a O'Neill e all'alba dell'era spaziale; foreste vaganti che ricoprivano centinaia di chilometri come immensi letti galleggianti di fuchi, connessi ai propri gruppi di compressione e ai noduli di comando mediante campi di contenimento e intricate matasse di radici e di stoloni… le forme-albero sferiche che ondeggiavano alle brezze gravitazionali e splendevano di verde vivo e di arancione scuro e delle centinaia di sfumature dell'autunno della Vecchia Terra quando si trovavano sotto la luce diretta del sole; asteroidi resi cavi, da tempo abbandonati dai residenti, ora ceduti alla produzione automatizzata e ai riprocessori di metallo pesante, ogni centimetro della superficie rocciosa coperto da costruzioni, camini e scheletriche torri di raffreddamento, il bagliore dei loro fuochi di fusione interna che rendevano ogni mondo pieno di scorie simile alla fucina di Vulcano; immensi globi di ancoraggio la cui scala era evidenziata da navi da guerra della grandezza di navi torcia e incrociatori che svolazzavano intorno come spermatozoi all'attacco di un ovulo; e, più indelebili, organismi che il fiume sfiorava o che volavano lungo il fiume… organismi che potevano essere manufatti o nati, ma probabilmente tutt'e due le cose, grandi sagome di farfalle che aprivano al sole ali di energia, insetti che erano vascelli spaziali o viceversa, con le antenne che si giravano verso il fiume al passaggio della gondola, occhi sfaccettati che luccicavano alla luce delle stelle, sagome dalle ali più piccole — umane — che entravano e uscivano da un'apertura in un ventre grande quanto il portello navette di un trasporto truppe della FORCE.