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"Si aspettano un'invasione" trasmise Kassad, sentendo le parole come qualcosa di più della subvocalizzazione e qualcosa di meno della telepatia.

Moneta sollevò il braccio argento vivo e indicò il cielo.

La coltre di nubi era alta, almeno duemila metri: a sorpresa, fu attraversata prima da un velivolo tozzo, poi da altre decine e, nel giro di qualche secondo, da centinaia di oggetti in discesa. La maggior parte era nascosta da polimeri mimetici e da campi di contenimento codicizzati per fare da sfondo, ma di nuovo Kassad non ebbe difficoltà a distinguerli. Sotto i polimeri, i rivestimenti grigio bronzo avevano deboli marchi nella grafia sottile degli Ouster. Alcuni velivoli più grandi erano chiaramente navette, con code azzurre di plasma ben visibili; ma il resto scendeva lentamente sotto l'increspatura di campi di sospensione e Kassad notò la sagoma ondulata dei bidoni d'invasione Ouster: alcuni senza dubbio trasportavano scorte e munizioni; altri, sicuramente vuoti, erano bersagli civetta per le difese a terra.

Un istante dopo, il soffitto di nuvole fu rotto di nuovo da parecchie centinaia di puntini in caduta libera che precipitavano come grandine: la fanteria Ouster oltrepassava velocemente bidoni e navette, aspettando fino all'ultimo secondo per azionare i campi di sospensione usandoli come paracadute con superficie portante.

Il comandante della FORCE, chiunque fosse, conosceva la disciplina, sia nei propri riguardi, sia verso i subalterni. Le batterie di terra e le migliaia di marines disposti intorno alla città ignorarono i facili bersagli delle navette e attesero che i congegni dei reparti di paracadutisti entrassero in funzione… alcuni a poca distanza dalla cima degli alberi. A quel punto l'aria si riempì di migliaia di bagliori e di scie di fumo, mentre i laser guizzavano e i missili esplodevano.

A una prima occhiata, il danno provocato era devastante, più che sufficiente a scoraggiare ogni attacco, ma un rapido esame disse a Kassad che almeno il 40 per cento degli Ouster era atterrato… numero adeguato alla prima ondata, in qualsiasi attacco planetario.

Un grappolo di cinque paracadutisti ondeggiò verso la montagna dove si trovavano Kassad e Moneta. Raggi scaturiti dalla base del monte incendiarono due Ouster; uno, preso dal panico, scese a vite per evitare di essere colpito; gli ultimi due presero una corrente d'aria che soffiava da est e scesero a spirale nella foresta.

Ora tutti i sensi di Kassad erano impegnati; sentiva il puzzo d'aria ionizzata, di cordite, di propellente solido; dilatava le narici per il fumo e per l'acido degli esplosivi al plasma; in qualche punto della città le sirene gemevano, mentre sulla brezza leggera giungeva lo scoppiettio delle armi portatili e degli alberi incendiati; i canali radio e a raggio compatto, intercettati, erano una babele; fiamme illuminavano la vallata e lame di laser giocavano fra le nuvole come proiettori. Mezzo chilometro più in basso, dove la foresta si mutava nell'erba delle colline pedemontane, squadre di marines dell'Egemonia impegnavano in scontri corpo a corpo i paracadutisti Ouster. Si udivano le grida.

Fedmahn Kassad rimase a guardare: era affascinato come la volta che aveva assistito mediante stim-sim a una carica della cavalleria francese ad Agincourt.

"Non è simulazione?"

"No" rispose Moneta.

"Accade in questo stesso momento, proprio ora?"

Al suo fianco, l'apparizione argentea piegò di lato la testa. "Quando, ora?"

"Tempo contiguo al nostro… incontro… nella Valle delle Tombe."

"No."

"Futuro, allora?"

"Sì."

"Ma futuro prossimo?"

"Sì. Cinque giorni da quando sei arrivato nella valle con i tuoi amici."

Kassad scosse la testa, stupefatto. Se doveva credere a Moneta, aveva viaggiato nel tempo, nel futuro.

Il viso della donna si girò verso di lui e rifletté fiamme e bagliori colorati. "Vuoi partecipare al combattimento?"

"Contro gli Ouster?" Kassad incrociò le braccia e guardò con intensità nuova. Aveva avuto un'anteprima delle capacità combattive di quella bizzarra dermotuta. Probabilmente da solo sarebbe riuscito a cambiare le sorti della battaglia… a distruggere le poche migliaia di Ouster già a terra. "No" trasmise "non adesso. Non in questo momento."

"Il Signore della Sofferenza ti crede un guerriero."

Kassad si girò a guardarla, moderatamente incuriosito da quel titolo così risonante usato per indicare lo Shrike. "Il Signore della Sofferenza può andare a farsi fottere" replicò. "A meno che non voglia combattere contro di me!"

Moneta rimase immobile per un intero minuto, statua di argento vivo sopra un picco battuto dal vento.

"Davvero lo affronteresti?" disse infine.

"Sono venuto su Hyperion per ucciderlo. E per uccidere te. Combatterò, appena uno dei due, o tutt'e due, sarete disposti."

"Credi ancora che ti sia nemica?"

Kassad ricordò com'era stato assalito alle Tombe, capì adesso che si era trattato non tanto di uno stupro quanto dell'esaudimento del suo stesso desiderio subvocalizzato di fare l'amore ancora una volta con quella donna improbabile. "Non so chi sei."

"All'inizio ero una vittima, come tantissimi altri" disse Moneta, riportando lo sguardo sulla vallata. "Poi, nel nostro lontano futuro, vidi perché il Signore della Sofferenza era stato forgiato… perché era stato necessario forgiarlo… e allora divenni sua compagna e custode."

"Custode?"

"Sorvegliai le maree del tempo, eseguii le riparazioni dei macchinari, badai che il Signore della Sofferenza non si svegliasse prima del dovuto."

"Quindi puoi controllarlo?" A quel pensiero, le pulsazioni di Kassad accelerarono.

"No."

"Allora chi o che cosa può controllarlo?"

"Solo chi lo sconfigge in uno scontro corpo a corpo."

"Chi l'ha sconfitto?"

"Nessuno. Nel tuo futuro e nel tuo passato."

"Quanti hanno fatto il tentativo?"

"Milioni."

"E sono morti tutti?"

"Morti, o peggio."

Kassad inspirò a fondo. "Sai se mi sarà permesso di combatterlo?"

"Ti sarà permesso."

Kassad lasciò uscire il fiato. Nessuno aveva sconfitto lo Shrike. Il proprio futuro era il passato di Moneta… lei era vissuta lì… lei aveva visto il terribile albero di spine proprio come lui, vi aveva scorto visi noti, così come lui aveva visto, anni prima di incontrarlo, Martin Sileno, impalato, lottare per liberarsi. Kassad girò la schiena al combattimento nella vallata. "Ora possiamo andare da lui? Lo sfido a uno scontro a corpo a corpo."

Moneta lo fissò negli occhi, in silenzio. Kassad scorse i propri lineamenti d'argento vivo riflessi nei suoi. Senza rispondere, Moneta si girò, toccò l'aria e materializzò il portale.

Kassad lo varcò per primo.

24

Gladstone si teleportò direttamente alla Casa del Governo ed emerse nel Centro Comando Tattico, con Leigh Hunt e altri cinque o sei aiutanti al seguito. La stanza era affollata; Morpurgo, Singh, Van Zeidt e un'altra decina rappresentavano i militari ma, notò Gladstone, il giovane eroe navale, il capitano Lee, era assente; partecipava anche gran parte dei ministri di gabinetto, compresi Alan Imoto della Difesa, Garion Persov delle Pubbliche Relazioni e Barbre Dan-Gyddis dell'Economia; gli ultimi senatori arrivavano insieme a Gladstone e alcuni avevano l'aria di chi si è appena svegliato… la "curva di potere" del tavolo ovale comprendeva Kolchev di Lusus, Richeau di Vettore Rinascimento, Roanquist di Nordholm, Kakinuma di Fuji, Sabenstorafem di Sol Draconis Septem e Peters di Deneb Drei; il Presidente pro tempore Denzel-Hiat-Amin aveva un'aria imbronciata e la testa calva rifletteva la luce dei faretti posti sul soffitto; la sua giovane controparte, lo Speaker della Totalità Gibbons, appollaiato sull'orlo della poltroncina, mani sulle ginocchia, pareva uno studio d'energia appena contenuta. La proiezione del consulente Albedo sedeva proprio di fronte alla poltrona vuota di Gladstone. Tutti si alzarono, quando il Primo Funzionario Esecutivo percorse lo spazio fra i sedili; con un gesto, Gladstone li invitò ad accomodarsi.