— Maledizione — mormorò il Console. Fece un giro per ripristinare la circolazione del sangue, urinò giù da una breve scarpata, tornò al tappeto per bere un sorso d'acqua. "Pensa!" si disse.
Aveva fissato il tappeto in una rotta verso sudovest che avrebbe dovuto lasciare il mare d'Erba in prossimità della cittadina portuale di Limito. Se, nel sonno, aveva semplicemente sorvolato Limito e il fiume, il corso d'acqua doveva trovarsi da qualche parte verso sud, spostato a sinistra. Ma se, lasciando Riposo del Pellegrino, aveva stabilito male la rotta, anche solo di qualche grado a sinistra, allora il fiume si sarebbe trovato da qualche parte verso nordest, alla sua destra. Anche se avesse preso la direzione sbagliata, alla fine avrebbe trovato un punto di riferimento, la costa della Criniera Nord, nel caso peggiore, ma il ritardo gli sarebbe costato un giorno intero.
Il Console diede un calcio a una pietra e incrociò le braccia. L'aria era molto fresca, dopo il caldo del giorno. Un brivido gli fece capire che soffriva di scottature solari. Si toccò la pelle del cranio, imprecò e ritrasse le dita. "Da quale parte?" si domandò.
Il vento fischiò tra la bassa artemisia e i licheni spugna. Il Console si sentì molto lontano dalle Tombe del Tempo e dalla minaccia dello Shrike, ma percepì, come una pressione urgente sulle spalle, la presenza di Sol e di Duré, di Het Masteen e di Brawne Lamia, degli scomparsi Sileno e Kassad. Lui si era unito al pellegrinaggio per un atto finale di annullamento, un inutile suicidio per mettere fine al proprio dolore… dolore per la perdita perfino del ricordo della moglie e del figlio uccisi durante le macchinazioni dell'Egemonia su Bressia, dolore per la consapevolezza del proprio orribile tradimento, verso il governo che aveva servito per quasi quarant'anni, verso gli Ouster che si erano fidati di lui.
Si sedette sopra una roccia e sentì svanire l'inutile odio per se stesso, quando pensò a Sol e alla piccina che aspettavano nella Valle delle Tombe. Pensò a Brawne, quella donna coraggiosa, piena d'energia, distesa, inerme, con l'estensione simile a sanguisuga del malefico Shrike che le spuntava dal cranio.
Risalì sul tappeto, lo attivò e si alzò a ottocento metri, così vicino al soffitto di nuvole che gli sarebbe bastato allungare la mano per toccarle.
Un breve squarcio nella coltre di nubi, lontano a sinistra, mostrò un luccichio. L'Hoolie era a circa cinque chilometri, verso sud.
Il Console eseguì una brusca virata; sotto lo sforzo, il campo di contenimento cercò di premerlo contro il tappeto, ma lui si sentì più tranquillo, grazie alle funi. Dieci minuti dopo, volava sull'acqua; planò per accertarsi che il fiume fosse proprio l'ampio Hoolie e non un affluente.
Era l'Hoolie. Ragnatelidi radianti rispondevano nelle zone basse e paludose lungo le rive. Le torri alte e scanalate delle formiche architetto lanciavano sagome spettrali contro un cielo appena più scuro del terreno.
Il Console si portò a venti metri di quota, bevve un sorso d'acqua e puntò a valle, alla massima velocità.
L'alba lo trovò a valle del villaggio Bosco di Doukhobor, quasi all'altezza delle chiuse Karla, dove il Regio Canale di Trasporto tagliava a ovest verso gli insediamenti urbani settentrionali e la Criniera. Il Console sapeva che da lì la capitale distava meno di centocinquanta chilometri… ma pur sempre sette irritanti ore di volo, alla misera velocità del tappeto. In quel punto si era augurato di trovare uno skimmer militare in servizio di perlustrazione, o un dirigibile passeggeri di Bosco delle Naiadi, o addirittura una rapida lancia a energia da requisire. Ma lungo le rive dell'Hoolie non c'era segno di vita, a parte un edificio in fiamme di tanto in tanto, o lumi a burro liquefatto, dietro finestre lontane. Le stie delle mante fluviali, sopra le chiuse, erano vuote, con le ampie grate aperte alla corrente; non c'erano chiatte da trasporto, più in basso, dove il fiume era largo il doppio rispetto al tratto sopra le chiuse.
Il Console imprecò e continuò il volo.
Era un magnifico mattino: il sole illuminava le basse nuvole e metteva in risalto ogni cespuglio e ogni albero. Al Console parve che fossero passati mesi interi, da quando aveva visto vera vegetazione. Sulle scarpate lontane, alberi weir e mezzequerce si alzavano a grande altezza, mentre nella piana fluviale la vivida luce metteva in risalto i verdi germogli di milioni di baccelli periscopici delle risaie indigene. Piegrovie e felci di fuoco coprivano le rive; ogni ramo, ogni radice contorta risaltavano nella luce aspra dell'alba.
Le nuvole inghiottirono il sole. Cominciò a piovere. Il Console calzò il tricorno gualcito, si rannicchiò sotto il mantello e volò verso sud, a quota cento metri.
Il Console cercò di ricordare. Quanti giorni aveva, la piccola Rachel?
Nonostante la lunga dormita del giorno precedente, aveva la mente confusa per le tossine della stanchezza. Rachel aveva quattro giorni, quando erano giunti alla valle. Era stato… quattro giorni prima.
Il Console si lisciò la guancia, allungò la mano verso le bottiglie dell'acqua, scoprì che erano tutte vuote. Poteva scendere senza difficoltà a tuffarle nel fiume e riempirle, ma non voleva perdere tempo. Le scottature gli dolevano e lo fecero rabbrividire, quando la pioggia gli sgocciolò dal cappello.
"Sol ha detto che se torno prima di sera andrà tutto bene. Rachel è nata dopo le otto di sera, tempo di Hyperion. Se è giusto, se non ci sono errori, durerà fino alle otto di stasera." Il Console si tolse l'acqua dalle guance e dalle sopracciglia. "Occorrono ancora sette ore per arrivare a Keats. Un paio d'ore per liberare la nave. Theo mi aiuterà… ora è governatore generale. Posso convincerlo che è nell'interesse dell'Egemonia contravvenire all'ordine di Gladstone e togliere alla nave la quarantena. Se necessario, gli dirò che proprio lei mi ha ordinato di cospirare con gli Ouster per tradire la Rete.
"Diciamo dieci ore, più quindici minuti di nave. Resterebbe un'ora, prima del tramonto. Rachel avrebbe solo alcuni minuti, ma… cosa? Cosa potremmo tentare, oltre alle vasche di crio-fuga? Niente. Solo le vasche. Sono sempre state l'ultima carta di Sol, anche se i medici dicono che potrebbero risultare fatali alla piccina. E Brawne?"
Il Console era assetato. Si tolse il mantello, ma la pioggia era solo un'acquerugiola che bastava appena a inumidirgli le labbra e la lingua e gli faceva aumentare la sete. Il Console imprecò sottovoce e iniziò a scendere lentamente. Forse poteva librarsi sul fiume il tempo necessario per riempire una bottiglia.
Trenta metri sopra il fiume, il tappeto Hawking smise di volare. L'attimo prima scendeva gradualmente, dolce come una stuoia sopra unn piano di vetro poco inclinato; l'attimo dopo, precipitò a picco, fuori controllo… un tappeto di due metri e un uomo terrorizzato gettati dalla finestra di un edificio di dieci piani.
Il Console urlò e cercò di liberarsi, ma la fune e la cinghia della sacca lo ingarbugliarono nella massa sbatacchiante del tappeto Hawking: cadde col tappeto, rotolò e si dimenò per gli ultimi venti metri, andò a sbattere contro la superficie dura dell'Hoolie in attesa.
29
Sol Weintraub aveva grandi speranze, la notte in cui il Console partì. Finalmente facevano davvero qualcosa! O almeno tentavano. Sol non credeva che le vasche di crio-fuga della nave del Console sarebbero state la risposta per salvare Rachel — esperti medici di Vettore Rinascimento avevano fatto notare l'estrema pericolosità di una simile procedura — ma era contento di avere un'alternativa, una possibilità qualsiasi. E sentiva che per troppo tempo avevano accettato passivamente gli eventi, avevano aspettato i comodi dello Shrike, come criminali in attesa della ghigliottina.