Ancora un giorno e mezzo.
Dopo un poco, padre Duré si svegliò e i due fecero colazione con i vari cibi in scatola portati da Brawne. Het Masteen non si svegliò, ma Duré gli applicò il penultimo medipac: il Templare cominciò a ricevere liquidi e prodotti nutritivi per via endovenosa.
— Non bisognerebbe applicare l'ultimo alla signora Lamia? — domandò Duré.
Sol sospirò e controllò di nuovo i monitor del comlog della donna. — Non credo, Paul. Secondo questi dati, lo zucchero nel sangue è alto… i livelli nutritivi sembrano quelli di chi ha appena consumato un pasto normale.
— Com'è possibile?
Sol scosse la testa. — Forse quella maledetta roba è una sorta di cordone ombelicale. — Indicò il cavo saldato al cranio dove fino al giorno prima c'era la presa dello shunt neurale.
— Allora, oggi cosa facciamo?
Sol scrutò il cielo che già si schiariva e diventava la volta verde e azzurra a cui si erano abituati su Hyperion. — Aspettiamo — rispose.
Het Masteen si svegliò nel calore del giorno, poco prima che il sole arrivasse allo zenit. Si drizzò a sedere e disse: — L'Albero!
Duré, che passeggiava alla base della Sfinge, risalì in fretta i gradini. Sol, che aveva disteso Rachel all'ombra accanto alla parete, prese in braccio la figlia e accorse al fianco di Masteen. Il Templare fissava qualcosa al di sopra delle pareti di roccia. Sol guardò da quella parte, ma vide solo il cielo che sbiadiva.
— L'Albero! — gridò di nuovo il Templare. Sollevò la mano irruvidita.
Duré lo tenne fermo. — Ha le allucinazioni — disse. — Crede di vedere la Yggdrasill, la sua nave-albero.
Het Masteen si dimenò per liberarsi. — No, non la Yggdrasill - ansimò, con labbra secche e screpolate. — L'Albero. L'Albero Finale. L'Albero della Sofferenza!
Allora gli altri due guardarono insieme, ma il cielo era sereno, a parte batuffoli di nuvole in arrivo da sudovest. In quel momento ci fu un rigurgito di maree del tempo e Sol e il prete chinarono la testa per l'improvvisa vertigine. Passò presto.
Het Masteen cercava di tirarsi in piedi. Continuava a fissare un punto remoto. La pelle era tanto calda da scottare le mani di Sol.
— Prenda l'ultimo medipac — disse, brusco. — Programmi ultramorfina e antistaminico. — Duré si affrettò a ubbidire.
— L'Albero della Sofferenza! — riuscì a dire Het Masteen. — Sarei stato la sua Voce! L'erg l'avrebbe mosso attraverso lo spazio e il tempo! Il Vescovo e la Voce del Grande Albero hanno scelto proprio me! Non posso deluderli. — Per un secondo si dimenò per liberarsi della stretta di Sol, poi crollò disteso sulla veranda di pietra. — Sono il Vero Prescelto — mormorò, svuotandosi di energie come un pallone si svuota d'aria. — Devo guidare l'Albero della Sofferenza nel tempo della Redenzione. — Chiuse gli occhi.
Duré gli applicò l'ultimo medipac, si accertò che il monitor fosse predisposto per le peculiarità metaboliche e chimiche dei Templari, e mise in funzione l'adrenalina e gli analgesici. Sol si accostò a Het Masteen.
— Questa non è terminologia né teologia dei Templari — disse Duré. — È il linguaggio del Culto Shrike. — Guardò Sol negli occhi. — Così si spiega una parte del racconto di Brawne. Per chissà quale ragione, i Templari sono in combutta con la Chiesa della Redenzione Finale… il Culto Shrike.
Sol annuì, agganciò al polso di Masteen il proprio comlog e regolò il monitor.
— L'Albero della Sofferenza è di certo il leggendario albero di spine dello Shrike — borbottò Duré, con un'occhiata al punto del cielo vuoto che Masteen aveva continuato a fissare. — Ma cosa significa che lui e l'erg erano stati scelti per spingerlo attraverso lo spazio e il tempo? Avrà creduto davvero di pilotare l'albero dello Shrike come i Templari pilotano le navi-albero? Perché?
— Dovrà domandarglielo nell'altra vita — disse stancamente Sol. — È morto.
Duré controllò i monitor, aggiunse il comlog di Hoyt a quelli già collegati al Templare. Provarono a usare gli stimolanti del medipac, la rianimazione cardiopolmonare, la respirazione bocca a bocca. Le spie dei monitor non reagirono. Senza ombra di dubbio, Het Masteen, Vera Voce Templare dell'Albero e Pellegrino allo Shrike, era morto.
Aspettarono un'ora, diffidando di qualsiasi cosa, in quella perversa valle dello Shrike; ma quando i monitor segnalarono che il cadavere iniziava a decomporsi rapidamente, seppellirono Het Masteen in una fossa poco profonda, cinquanta metri più su lungo il sentiero, verso l'imboccatura della valle. Kassad aveva lasciato una pala pieghevole, etichettata come "attrezzo da trincea" nel gergo della FORCE, e loro due lavorarono a turno: uno scavava, l'altro teneva d'occhio Rachel e Brawne Lamia.
Poi rimasero in piedi, Sol con in braccio la piccina, all'ombra di un masso, mentre Duré diceva qualche parola, prima di lasciar cadere il terriccio sul sudario di fortuna ricavato da un telo di fibroplastica.
— Non conoscevo veramente il signor Masteen — disse il prete. — Non eravamo della stessa fede. Ma eravamo della stessa professione; la Voce dell'Albero Masteen passò gran parte della vita a fare ciò che riteneva opera di Dio, perseguendo la volontà di Dio negli scritti del Muir e nelle bellezze della natura. La sua era vera fede… messa alla prova dalle difficoltà, temprata dall'ubbidienza e, alla fine, consacrata dal sacrificio.
Duré s'interruppe e fissò a occhi socchiusi il cielo che si era schiarito in un bagliore di bronzo. — Ti prego, Signore, accogli il Tuo servo. Dagli il benvenuto nelle Tue braccia, come un giorno farai con noi, che Ti abbiamo cercato e abbiamo smarrito la strada. In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, amen.
Rachel cominciò a piangere. Sol passeggiò cullandola, mentre Duré spalava terra sul fagotto di fibroplastica a forma di uomo.
Tornarono sulla veranda della Sfinge e spostarono Brawne nel poco d'ombra che restava. Non era possibile ripararla dal sole al tramonto, a meno di portarla dentro la tomba, cosa che nessuno dei due voleva fare.
— Ormai il Console sarà più che a metà strada — disse il prete, dopo avere bevuto un lungo sorso d'acqua. Aveva la fronte bruciata dal sole e velata di sudore.
— Sì — disse Sol.
— Domani a quest'ora dovrebbe essere di ritorno. Useremo cesoie a laser per liberare Brawne e la metteremo nello scomparto chirurgico della nave. Forse sarà possibile arrestare il ringiovanimento di Rachel mettendola in crio-fuga, anche contro il parere dei medici.
— Sì.
Duré abbassò la bottiglia d'acqua e guardò Sol. — Crede che accadrà così?
Sol gli restituì lo sguardo. — No — disse.
Dalle pareti di roccia di sudovest le ombre si allungarono. Il calore del giorno si rapprese in una cosa solida, poi si dissipò un poco. Da sud arrivarono delle nuvole.
Rachel dormiva nell'ombra accanto al vano della porta. Sol si accostò a Paul Duré che fissava la valle e gli posò la mano sulla spalla. — A cosa pensa, amico mio?
Duré non si girò. — Se non fossi convinto che il suicidio è davvero un peccato mortale, allora porrei termine a tutto per dare al giovane Hoyt una possibilità di vivere. — Guardò Sol e mostrò una parvenza di sorriso. — Ma è davvero suicidio, se questo parassita che ho sul petto… un tempo sul petto di Hoyt… un giorno mi trascinasse, urlante e scaldante, alla mia stessa risurrezione?