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— Che stupidi questi ruathani — commentò cordialmente F’lar. Fax si volse verso di lui con la mano appoggiata sull’impugnatura della spada e gli occhi scintillanti. Il dragoniere si rese piacevolmente conto che l’usurpatore sarebbe stato capace di sfidare anche uno come lui e rimase quasi deluso quando l’altro mantenne il controllo e stringendo saldamente le redini lanciò il cavallo a un galoppo frenetico.

Prima o poi lo ammazzerò, si disse mentre Mnementh spiegava le ali in segno di approvazione.

D’nor si avvicinò.

— Ho notato che stava per sguainare la spada. — I suo occhi erano accesi e il suo sorriso acido.

— Sì, ma poi gli è venuto in mente che stavo cavalcando un drago.

— Stai all’erta, cavaliere di bronzo, vuole ucciderti e in fretta.

— Bisogna vedere se ce la farà!

— Ha fama di essere un combattente accanito — gli ricordò F’nor senza più sorridere.

Mnementh sbatté nuovamente le ali e F’lar gli accarezzò meccanicamente il collo liscio.

— Sarei svantaggiato? — domandò, colpito dalle parole del fratello.

— Non credo — rispose prontamente F’nor sconcertato. — Io personalmente non l’ho mai visto in azione, ma quello che mi hanno riferito non mi piace affatto. Uccide di frequente, anche senza motivo.

— Allora pensi che noi dragonieri non siamo da temere solo perché non amiamo il sangue? — scattò. — Forse ti vergogni di essere uno di noi?

— No! — F’nor trattenne il fiato, intimorito dal tono dell’altro. — E neanche gli uomini del suo squadrone, naturalmente, ma il comportamento dei soldati di Fax mi fa desiderare di trovare una scusa per poterlo attaccare.

— Sarà proprio così che andrà a finire, infatti. Qui a Ruatha qualcosa esaspera il nostro ospite.

I draghi sbatterono le ali per richiamare la loro attenzione.

Mnementh piegò la testa all’indietro, mentre i suoi grandi occhi scintillavano colpiti da un raggio di sole.

— C’è una forza misteriosa in questa valle — bisbigliò F’lar interpretando il comportamento dell’animale.

— È vero. L’ha sentito anche il mio drago — confermò F’nor rischiarandosi in viso.

— Stai attento, cavaliere marrone — lo ammonì F’lar — stai attento. Fai alzare ad alta quota l’intero squadrone e fagli perlustrare la valle. Ci sarei dovuto arrivare, era tutto tanto chiaro, bastava solo che ci pensassi. Che stupidi siamo diventati noi dragonieri!

La fortezza è bloccata, la Sala è vuota, tutti gli uomini sono scomparsi.
La terra è incolta, la roccia è nuda, qualsiasi speranza è proibita.

Lessa stava ripulendo il camino dalla cenere quando il messaggero entrò agitato e vacillante nella Grande Sala. Cercò di passare inosservata, così da non essere allontanata dal Connestabile.

Aveva fatto di tutto per essere mandata nella Grande Sala quella mattina perché sapeva che il Connestabile aveva intenzione di punire il capo tessitore a causa della pessima qualità dei prodotti preparati per l’arrivo di Fax.

— Sta arrivando! E ci sono i dragonieri! — ansimò l’uomo entrando a precipizio nel buio della sala.

Il Connestabile, sul punto di frustare il capo tessitore si volse stupefatto. Il messaggero, un contadino proveniente dalle zone di confine, era tanto eccitato che arrivò persino ad afferrarlo per un braccio.

— Come hai osato abbandonare la fattoria? — il Connestabile lo colpì con la frusta tanto violentemente che quello cadde a terra e si allontanò a carponi per evitare il secondo colpo. — Dragonieri, eh? Sì, sì. E Fax? Uh, proprio. Ma se evita Ruatha! Tieni! — sottolineò ogni battuta con una frustata e prese persino a calci lo sventurato. Si volse, senza fiato, verso il tessitore e le guardie con occhi minacciosi. — Come ha fatto ad arrivare qui con una simile menzogna? — Si diresse verso la porta e stava per afferrare la maniglia quando quella si aprì di colpo. Bianco in volto, l’ufficiale che si precipitò dentro quasi travolse il Connestabile.

— Dragonieri! Draghi su tutta Ruatha! — farfugliò agitando furiosamente le braccia. Anche lui prese il connestabile per un braccio e lo trascinò fuori per farlo constatare di persona.

Lessa finì di raccogliere la cenere. Era un’occasione unica. Doveva umiliare Fax al punto da costringerlo a rinunciare a ogni pretesa sulla fortezza davanti ai dragonieri. Poi avrebbe rivendicato i suoi diritti.

Doveva stare molto attenta. I dragonieri erano persone diverse da tutti gli altri. Non si lasciavano accecare dalla rabbia né dalla paura. Che gli sciocchi dessero pure fede a tutte le storie che parlavano di sacrifici umani, appetiti innaturali e orge pazze: lei non ci avrebbe mai creduto. Il suo istinto vi si opponeva. I cavalieri dei draghi erano comunque uomini e lei aveva il sangue del Weyr nelle vene, sangue che aveva il medesimo colore di quello di qualsiasi altro. La recente carneficina lo aveva dimostrato.

Si fermò un istante per respirare: era quello il pericolo che aveva percepito quattro giorni prima all’alba? La battaglia decisiva per la sua riconquista della fortezza? No, concluse. C’era di mezzo qualcosa di più che una semplice vendetta.

Mentre si dirigeva lentamente verso l’uscio della stalla il secchio della cenere le colpì gli stinchi. Fax non sarebbe stato accolto calorosamente. Il fuoco nel camino si era spento e lei non lo aveva riacceso. La sua risata rimbombò sulle pareti umide.

Depose gli arnesi che aveva in mano e si mise all’opera per aprire la pesante porta di bronzo che portava nelle stalle nuove.

Era stato il primo Connestabile di Fax, più abile dei suoi successori, a farle costruire fuori della parete di roccia della fortezza. Si era dato da fare più di tutti gli altri e a Lessa era dispiaciuto farlo morire. Ma le avrebbe impedito di realizzare la sua vendetta, scoprendola prima che avesse imparato a nascondere agli altri la sua identità e le sue interferenze. Come si chiamava? Non le veniva in mente, comunque era addolorata per averlo fatto morire.

Il suo diretto successore era stato una persona tanto avida che non era stato difficile renderlo inviso agli artigiani. Quell’uomo era intenzionato a spremere Ruatha fino all’ultima goccia, così da intascare qualcosa prima che Fax se ne potesse rendere conto. Gli artigiani, ben disposti verso l’abile diplomazia del predecessore, non avevano tollerato la sua rapacità e si erano in particolare adirati per il modo in cui aveva messo fine alla Vecchia Casata. Non riuscivano ad accettare l’umiliazione di Ruatha e il ruolo secondario al quale era stata relegata e si erano offesi per il modo in cui erano stati trattati dal Connestabile. Non c’era voluto molto per peggiorare la situazione.

Il secondo Connestabile era stato sostituito e analoga sorte era capitata al suo successore. Sorpreso a impossessarsi dei prodotti migliori, Fax lo aveva fatto giustiziare e la sua testa rotolava ancora sopra la Grande Torre, nella fossa principale.

Il Connestabile in carica al momento non era stato neanche in grado di mantenere la fortezza al miserando livello in cui l’aveva trovata. Molte cose, banali all’apparenza, divennero veri e propri punti critici, come la lavorazione dei tessuti. Diversamente da quanto il Connestabile aveva garantito a Fax, la produzione era peggiorata sia quantitativamente che qualitativamente.

E ora Fax era venuto di persona, e insieme ai dragonieri, per giunta! Ma perché proprio loro? A quel pensiero Lessa si fermò impietrita, così che la pesante porta, richiudendosi, le andò a sbattere sui calcagni. Un tempo i dragonieri erano di casa a Ruatha… lo aveva sentito dire, vagamente se ne rammentava anche, ma era come se quei ricordi appartenessero a un’altra. Era del tutto concentrata sulla fortezza, non riusciva a farsi venire in mente neanche il nome della regina o della dama del Weyr, che pure le erano stati insegnati nell’infanzia. A quanto sapeva nessuno, negli ultimi dieci Giri, aveva fatto parola di regine o di dame del Weyr.