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«Non so se tu credi nel Nuovo Sole… io non sono certo di averci mai creduto. Ma, se esiste, egli sarà il Conciliatore ritornato, e così Conciliatore e Nuovo Sole sono solo due diversi nomi per lo stesso individuo, e noi possiamo chiederci perché un simile individuo debba essere chiamato il Nuovo Sole. Cosa ne pensi? Non potrebbe essere a causa del suo potere di smuovere il tempo?

Adesso ebbi realmente l’impressione che il tempo si fosse arrestato: intorno a noi, gli alberi si levavano scuri e silenziosi, la notte aveva rinfrescato l’aria, ed io non riuscii a pensare ad altro da dire, vergognandomi di aver raccontato tante sciocchezze, perché sentivo in qualche modo che il soldato aveva ascoltato con attenzione ogni mia parola. Dinnanzi a noi, scorsi due pini dal tronco molto più massiccio degli altri che fiancheggiavano la strada, e scorsi un pallido sentiero bianco e verde che li attraversava.

— Là! — esclamai.

Quando vi arrivammo, tuttavia, dovetti arrestare il soldato con le mani e girarlo per le spalle prima che mi seguisse. Notai una chiazza scura nella polvere e mi chinai a toccarla: era sangue rappreso.

— Siamo sulla strada giusta — dissi. — È qui che portano i feriti.

IV

LA FEBBRE

Non potei dire quanto ancora camminammo o quanta parte della notte trascorse prima che raggiungessimo la nostra meta. So che cominciai ad incespicare qualche tempo prima di abbandonare la strada principale e che quell’inciampare divenne per me come una sorta di malattia. Proprio come alcuni malati non riescono a smettere di tossire ed altri non riescono ad impedire alle loro mani di tremare, io presi ad inciampare, e, dopo pochi passi, inciampai ancora e poi ancora. A meno che non evitassi di pensare a qualsiasi altra cosa, la punta del mio stivale sinistro s’impigliava nel tallone destro, ed io non riuscivo a concentrare la mia mente a sufficienza… i miei pensieri vagavano altrove ad ogni passo che facevo.

Le lucciole si muovevano fra gli alberi su entrambi i lati del sentiero, e, per qualche tempo, supposi che anche le luci dinnanzi a noi non fossero altro che insetti, e non accelerai il passo. Poi, in un modo che a me parve molto improvviso, ci trovammo sotto un tetto ombrato, dove uomini e donne con lampade gialle andavano su e giù fra le lunghe file di giacigli. Una donna vestita di un abito che mi sembrò nero si occupò di noi e ci guidò in un luogo dove c’erano sedie di cuoio e corno ed un fuoco che ardeva in un braciere. Là, vidi che il suo abito era scarlatto, come anche il suo mantello, e, per un momento, pensai che fosse Cyriaca.

— Il tuo amico è molto malato, vero? — chiese la donna. — Sai che cos’abbia?

— No — replicò il soldato, scuotendo il capo. — Non sono neppure sicuro di chi egli sia.

Ero troppo stordito per parlare. La donna mi prese la mano, poi la lasciò e afferrò quella del soldato.

— Ha la febbre, ed anche tu. Ora che è giunto il calore dell’estate, vediamo sempre più malattie ad ogni giorno che passa. Avreste dovuto far bollire l’acqua e pulirvi il meglio possibile dai pidocchi.

— Tu — aggiunse la donna, rivolgendosi a me, — hai anche molti tagli poco profondi, alcuni dei quali si sono infettati. Frammenti di roccia?

— Non sono io il malato — riuscii a dire. — Ho portato qui il mio amico.

— Siete entrambi malati, e sospetto che ciascuno dei due abbia portato l’altro: dubito che nessuno di voi sarebbe riuscito ad arrivare fino a noi senza il compagno. Sei stato ferito da frammenti di roccia? Una qualche arma del nemico?

— Sì, frammenti di roccia. Un’arma di un amico.

— Questa è la cosa peggiore, mi è stato detto… trovarsi esposti al fuoco della propria gente. Ma la febbre è la preoccupazione maggiore. — La donna esitò, ed il suo sguardo si spostò più volte dal soldato a me. — Adesso, vi vorrei mettere entrambi a letto, ma dovrete prima fare un bagno.

Batté le mani per convocare un uomo massiccio dalla testa rasata. Questi ci prese per un braccio e si avviò per condurci via, ma poi, arrestandosi, mi sollevò e mi trasportò come io avevo un tempo trasportato il piccolo Severian. Pochi istanti dopo, eravamo nudi e seduti in una polla d’acqua riscaldata con alcune pietre. L’uomo massiccio ci versò altra acqua addosso, poi ci fece uscire uno alla volta in modo da poterci tagliare i capelli con un paio di cesoie. Quando ebbe finito, ci lasciò a mollo per un po’.

— Adesso riesci a parlare — dissi al soldato, e lo vidi annuire alla luce delle lampade. — Allora, perché non lo hai fatto, mentre venivamo qui?

Esitò, poi sollevò leggermente le spalle.

— Stavo pensando a molte cose, e tu stesso non hai parlato. Sembravi così stanco. Una volta, ti ho chiesto se non avremmo dovuto fermarci, ma tu non mi hai risposto.

— A me sembrava che le cose stessero diversamente — replicai, — ma forse abbiamo entrambi ragione. Rammenti cosa ti è accaduto prima d’incontrarmi?

— Non ricordo neppure di averti incontrato — rispose, dopo un’altra pausa. — Stavamo camminando lungo un sentiero buio, e tu eri al mio fianco.

— E prima di questo?

— Non lo so. Musica, forse, ed una lunga marcia. Prima alla luce del sole, poi al buio.

— Quel camminare è avvenuto mentre eri con me — spiegai. — Non ricordi niente altro?

— Di volare nel buio. Sì, io ero con te, e siamo giunti in un luogo in cui il sole pendeva proprio sopra le nostre teste. C’era una luce davanti a noi, ma, quando vi sono entrato, è diventata una specie di oscurità.

— Non eri del tutto normale, vedi — spiegai, annuendo. — In un giorno caldo, può sembrare che il sole penda proprio sopra la testa, e, quando tramonta dietro ad una collina sembra che la luce diventi oscurità. Ti ricordi il tuo nome?

A quella domanda, il soldato rifletté per qualche tempo, poi sorrise con aria colpevole.

— L’ho perso da qualche parte lungo la strada. È quel che disse il giaguaro che aveva promesso di far da guida alla capra.

L’uomo massiccio con la testa rasata era tornato senza che nessuno di noi due se ne accorgesse. Mi aiutò ad uscire dalla polla, mi fece asciugare con una salvietta, mi diede una tunica da indossare ed un sacco di tela contenente i miei oggetti personali, che ora odoravano fortemente di fumo. Appena il giorno prima sarei stato tormentato fin quasi alla pazzia se l’Artiglio mi fosse stato sottratto anche per un solo momento, ma quella notte mi ero a stento reso conto della sua scomparsa fino a che non mi era stato restituito, e non verificai che mi fosse stato effettivamente restituito fino a quando mi trovai disteso su uno dei giacigli, sotto la protezione di una zanzariera. Allora, l’Artiglio brillò nella mia mano, dolcemente, come la luna stessa; e la sua forma era come quella che talvolta assume la luna. Sorrisi, al pensiero che il getto di pallida luce verde che essa riflette non è che un riverbero del sole.

Durante la prima notte in cui avevo dormito a Saltus, mi ero svegliato pensando di essere nel dormitorio degli apprendisti nella nostra torre. Adesso, ebbi la stessa esperienza, ma al contrario: mi addormentai, e, nel sonno, scoprii che l’ombrato lazzaretto con le sue silenziose figure e le lampade in movimento non era stato altro che un’allucinazione avuta durante il giorno.