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E poi, alla fine, un Tecnico come Harlan doveva entrare in gioco. Seguendo le istruzioni che tutti gli altri avevano preparato congiuntamente per lui, sarebbe stato lui a originare il vero e proprio Mutamento di Realta. E allora tutti gli altri lo avrebbero fissato con aria accusatrice, perfette immagini di nobilta offesa. I loro sguardi avrebbero detto: Tu, e non noi, hai distrutto questa meraviglia.

E per questo motivo essi lo avrebbero condannato ed evitato. Era cosi, e sarebbe stato cosi. Tutti scaricavano su di lui le loro colpe, e lo disprezzavano.

«Comunque le astronavi non contano,» disse Voy. Il suo sguardo era sempre fisso su Harlan. «Contano invece quelle cose.»

Le «cose» erano persone, rimpicciolite dalla vicinanza delle astronavi, proprio come la Terra e la societa della Terra venivano sempre rimpicciolite dalle dimensioni fisiche del volo spaziale.

Erano piccole marionette riunite a grappoli, quelle persone. Le loro braccia e gambe minuscole erano sollevate in posizioni innaturali, immobilizzate in quell'istante di Tempo.

Voy scrollo le spalle.

Harlan stava regolando il piccolo generatore di campo che teneva al polso.

«Vediamo di sbrigare questo lavoro,»

«Un momento. Voglio mettermi prima in contatto con il mio Progettista di Vita, per sapere quanto impieghera a svolgere il suo lavoro. E un'altra cosa che desidero portare a termine presto.»

Le sue dita si mossero rapide su un piccolo contatto mobile, e il suo orecchio ascolto attentamente lo schema fatto di ticchettii che giungevano in risposta. (Un'altra caratteristica di quella Sezione d'Eternita, penso Harlan… suoni codificati in ticchettii. Intelligente, ma ostentato, proprio come le pellicole molecolari).

«Ha detto che non ci vorranno piu di tre ore,» riferi alla fine Voy. «Tra parentesi, mi ha detto che gli piace molto il nome della persona in esame. Noys Lambent. E una femmina, vero?»

C'era un senso di soffocamento, nella gola di Harlan.

«Si.»

Voy piego le labbra in un lento sorriso.

«Sembra interessante. Mi piacerebbe vederla, senza farmi vedere. In questa Sezione non abbiamo visto una donna da mesi.»

Harlan non si fido della sua voce, e giudico piu prudente non rispondere. Fisso per un momento il Sociologo, e poi si volto, bruscamente.

Se c'era una lacuna nell'Eternita, questa riguardava le donne. Harlan aveva riconosciuto questa mancanza nel momento stesso in cui era entrato nell'Eternita, ma ne aveva avvertito il peso, personalmente, solo nel giorno in cui aveva conosciuto Noys. Da quel momento tutto era cambiato, in una successione di eventi che lo avevano portato al momento attuale… nel quale lui tradiva il suo giuramento di Eterno e tutto cio in cui aveva creduto.

E perche, tutto questo?

Per Noys.

E non provava alcuna vergogna.

Era questo che lo turbava. Non provava alcuna vergogna. Non provava alcun senso di colpa per il crescendo di colpe di cui si era macchiato… colpe che erano crimini veri e propri, per l'etica dell'Eternita, e al cui confronto l'ultimo abuso commesso, e cioe l'uso improprio di un Progetto di Vita privato, poteva essere considerato un semplice peccatuccio trascurabile.

E se fosse stato necessario, avrebbe fatto anche di peggio.

Per la prima volta, quel pensiero specifico e preciso si formo nella sua mente: e benche lo respingesse subito, inorridito, si rese conto che tutto era inutile, perche se quel pensiero era venuto una volta, certo sarebbe ritornato.

Il pensiero era, semplicemente, questo: se fosse stato necessario, lui avrebbe distrutto l'Eternita.

E il peggio era che lui sapeva di avere il potere di farlo.

Capitolo Secondo: Osservatore

Harlan era fermo sulla soglia del tempo, e pensava a se stesso in modi diversi dal solito. Era tutto nuovo, adesso. Ed era stato cosi semplice, una volta. C'erano stati degli ideali, o almeno dei principi, ai quali attenersi e per i quali vivere. Ogni stadio della vita di un Eterno aveva una ragione. Come cominciavano i Principii Fondamentali…?

«La vita di un Eterno si puo dividere in quattro parti…»

Si era svolto tutto perfettamente, senza scosse, eppure tutto era cambiato per lui, e quello che era stato rotto non poteva essere piu ricostruito.

Eppure lui era passato con fede attraverso le quattro parti della vita di un Eterno. Prima, c'era stato un periodo di quindici anni, durante il quale non era stato affatto un Eterno, ma solo un abitante del Tempo. Solo un essere umano uscito dal Tempo, un Temporale, poteva diventare un Eterno; nessuno poteva nascere tale.

All'eta di quindici anni era stato scelto dopo un accurato processo di eliminazione e selezioni, della cui natura, allora, Harlan non aveva avuto alcuna cognizione. Era stato portato oltre la cortina dell'Eternita, dopo un ultimo, disperato addio alla sua famiglia. (Anche allora gli era stato chiaramente spiegato che qualsiasi cosa fosse accaduta, lui non avrebbe potuto mai piu ritornare. Il vero motivo lo avrebbe appreso, pero, dopo molto tempo).

Una volta entrato nell'Eternita, aveva studiato per dieci anni come Cucciolo, e poi si era diplomato ed era entrato nel suo terzo periodo come Osservatore. Era stato solo dopo questo periodo che lui era diventato uno Specialista e un vero Eterno. La quarta e ultima parte della vita di un Eterno: Temporale, Cucciolo, Osservatore e Specialista.

E lui, Harlan, aveva passato tutto questo con tanta facilita… e avrebbe potuto aggiungere, con tanto successo…

Ricordava con tanta chiarezza il giorno in cui il suo addestramento di Cucciolo era terminato, il momento in cui lui e i suoi compagni erano diventati membri indipendenti dell'Eternita, il momento in cui, anche se privi di Specializzazione, essi avevano meritato il titolo legale di «Eterno».

Ricordava tutto, cosi vividamente. Finita la scuola, non piu Cucciolo, era stato in piedi, insieme ai cinque compagni che avevano terminato il periodo di addestramento insieme a lui, con le mani strette dietro la schiena, le gambe un po' divaricate, gli occhi attenti, e aveva ascoltato le parole dell'Istruttore Yarrow.

Dietro la scrivania, con gli occhi fissi su di loro, l'Istruttore Yarrow aveva parlato. Harlan ricordava bene quell'uomo piccolo, nervoso, con i capelli sempre in disordine, le braccia cosparse di efelidi, un'espressione strana negli occhi, un'espressione di smarrimento e di sconfitta. (Non era insolita, quell'espressione di smarrimento negli occhi di un Eterno… lo smarrimento di chi aveva perduto la casa e le origini, la nostalgia inconfessata e inconfessabile che si provava per un Secolo, l'unico Secolo che non si sarebbe mai potuto visitare… quel Secolo che era precluso per sempre a chi aveva la possibilita di conoscere tutti gli altri Secoli…)

Harlan non ricordava le esatte parole pronunciate da Yarrow, naturalmente, ma la loro sostanza era rimasta impressa nella sua memoria.

Yarrow aveva detto, in sostanza:

«Ora voi diverrete Osservatori. Non e una posizione di grande riguardo. Gli Specialisti lo considerano un lavoro da ragazzi. Forse voi Eterni,» (aveva fatto una pausa, deliberatamente, dopo questa parola, per dare a ciascuno di loro la possibilita di raddrizzare le spalle e di sorridere di gioia). «Forse voi Eterni pensate la stessa cosa. In questo caso, siete degli idioti che non meritano di essere Osservatori.

«I Calcolatori non avrebbero Calcoli da fare, i Progettisti di Vita non avrebbero vite da sviluppare, i Sociologi non avrebbero societa delle quali tracciare il profilo, nessuno degli Specialisti avrebbe del lavoro da svolgere, se non ci fossero gli Osservatori. So che avete gia sentito dire queste cose, ma desidero che si imprimano nella vostra mente, che siano ben chiare fin dall'inizio.