Выбрать главу

Il vulcano brontolò. Elena si accorse che il brontolio si era fatto più minaccioso ed era diventato una specie di sibilo acuto. Il fracasso del demone che si stava per scatenare?, si domandò.

Si strinse ad Haugan.

«Torniamo indietro» disse. «Devi dare ordine alla popolazione di abbandonare i villaggi.»

«Davvero?» domandò lui divertito.

«Morranno tutti, se comincia l’eruzione.»

«Sì» disse Haugan con calma. «Alcuni morranno. Altri no.»

Elena lo guardò stupita, senza riuscire a comprendere.

«Non manca molto. Forse oggi pomeriggio comincerà a scendere la lava.»

«Molto prima, Elena» disse Haugan. «Entro un’ora.»

«Come fai a saperlo?»

«Lo so.»

«E la gente… la tua gente…» «Quelli che si devono salvare, stanno già lasciando i villaggi. Guarda.»

Elena seguì l’indicazione del suo braccio, e vide una lunga fila di gente che attraversava la valle dirigendosi verso la seconda montagna. Da lontano la processione di persone cariche delle loro cose più preziose sembrava una fila di formiche. Elena si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Così l’esodo era cominciato! Ma quando girò lo sguardo verso il villaggio, vide ancora molta gente al lavoro, incurante del pericolo imminente. Non riuscì a capire.

«Se manca soltanto un’ora, perché non se ne vanno?» domandò.

«Quelli rimangono» disse Haugan. «Partono soltanto quelli che dovranno costruire i nuovi villaggi. Il nostro numero sale rapidamente, come sempre, e siamo in troppi. Ho scelto quelli che devono andare dall’altra parte dell’isola. Non è la prima volta.»

«Non è la prima…»

«La Notte di Fuoco avviene ogni cinque generazioni. Ogni montagna si ripulisce dei villaggi che ha sulle pendici, a turno. Costruiremo nuovi villaggi, e continueremo a costruirli.»

Haugan sorrise, e lei ebbe un brivido. Lui le prese una mano.

«Adesso ho dei doveri da compiere. Puoi starmi a guardare, Elena.»

Lo seguì lungo la spiaggia, fino al punto in cui le acque battevano contro la parete stessa del vulcano. Attorno la vegetazione si era afflosciata per il calore che saliva dal lago. Elena vide che la foresta era squarciata da un canale che portava le acque del lago fino ai piedi della montagna. Sapeva che, negli ultimi mesi, molti uomini erano scesi a lavorare in quel punto, e ora poteva vedere cos’avevano fatto. Haugan si avviò verso l’interno dell’isola. Elena vide che il canale terminava contro una barricata di tronchi saldamente uniti a formare una specie di chiusa. L’acqua calda del lago batteva contro la barricata, ma non riusciva a passare dall’altra parte.

Haugan si lasciò cadere in ginocchio. Raccolse una manciata di fango caldo e se lo passò sul corpo. Poi pronunciò parole di una lingua sconosciuta, che Elena non aveva mai sentito. Alla fine, fece dei gesti verso la montagna lontana.

«Dentro la montagna c’è il fuoco» disse Haugan girandosi verso la moglie. «Quando le acque del lago incontrano il fuoco, la lava comincia a uscire. Questa è la porta del lago. Ora la devo aprire.»

Haugan afferrò un palo appuntito.

«Vuoi dire che le acque penetrano all’interno della montagna?» domandò Elena.

«Sì.»

«E tu vuoi aprire lo sbarramento?»

«Sì» disse ancora e infilò un palo tra i tronchi che formavano lo sbarramento.

Era abilmente costruito. Haugan infilò il palo in una mezza dozzina di punti e la grande porta cominciò a girare su cardini invisibili. Elena fissò gli occhi nell’oscurità che c’era all’interno della montagna. Non poteva vedere le fiamme che si agitavano nelle profondità del vulcano. Vedeva soltanto l’oscurità, l’oscurità di una notte profonda, e l’oscurità di una razza che si suicidava per una questione di rito. Si sentì girare la testa e fu sul punto di cadere. Haugan la sorresse, e lei rimase con gli occhi fissi all’imboccatura della galleria e sulle acque del lago che scorrevano nel canale, per gettarsi sulla materia ribollente e provocare la scintilla che avrebbe fatto scattare l’eruzione. In preda al panico, cercò di fuggire, ma lui la trattenne; e, in quel momento, la pelle di lui contro la sua parve terribilmente diversa.

Il re rallentò la stretta quando Elena riuscì a trovare la calma.

«Ora torniamo al villaggio» disse Haugan.

«Per unirci alla gente che fugge?»

«No» rispose lui. «Il re deve rimanere.»

Mentre risalivano veloci il pendio, Elena riuscì vagamente a capacitarsi di quella situazione: i due vulcani, le località su cui sorgevano alternativamente i villaggi, la distruzione che si abbatteva su certa gente, mentre quella prescelta a sopravvivere fuggiva sull’altra montagna; i nuovi villaggi che sorgevano, mentre i vecchi venivano sommersi dalla lava; il sacrificio rituale del re, il deliberato provocare l’eruzione del vulcano. Non c’era da farsi meraviglia se l’altra montagna era disabitata. Sotto le pendici ricoperte di foreste dovevano esserci le rovine di chissà quanti villaggi del passato. E ora ne sarebbe sorto uno nuovo. La mente di Elena cercò di trovare interpretazioni e teorie. Ma non riuscì a trovare una risposta. Quello era un suicidio.

Attraversarono il villaggio di Hulgo e si diressero verso il lago. Accanto a loro, passava una fila di profughi calmi, senza la minima paura. Un terribile tremito di agonia scendeva dal vulcano e scuoteva tutta l’isola.

Raggiunsero la capanna di Haugan. Gli anziani lo stavano aspettando, e sembravano compiaciuti.

«Vedi?» disse Haugan. «Questa è una cosa che non ha niente a che fare con te. Non ci hai portato sventura. Per il nostro popolo, questa è una benedizione.»

«Una benedizione. Morire in questo modo?»

«Noi ne siamo convinti. Tu puoi andare, Elena. Mettiti in salvo. C’è ancora tempo.»

Elena si strinse a lui, smarrita. Riusciva a capire ben poco, perché si trovava di fronte a qualcosa che non aveva origini umane. E Haugan aveva ragione; quello non era affar suo. Non sarebbe mai riuscita a capire. Apparteneva a un altro mondo. Aveva cercato di diventare parte di quel nuovo mondo, ma non era stato che un semplice tentativo.

Tuttavia, era la moglie di Haugan.

La luce del sole era scomparsa, anche se era soltanto mezzogiorno. L’isola mandò un gemito. Elena cercò di immaginare il suo corpo nudo, sepolto da un’improvvisa valanga di lava. I sacerdoti cantavano a bassa voce.

Una lingua di fiamma si alzò verso il cielo.

Vondik e le sue sorelle vennero di corsa verso di loro, eccitati, felici.

«Adesso arrivano i sassi di fuoco!» gridò Vondik. «Fra poco li potremo vedere.»

Elena guardò dentro un’oscurità che stava oltre la sua comprensione, e in quella oscurità vide una sola cosa a cui afferrarsi: quella gente era ormai la sua gente, e lei non poteva, non voleva fare diversamente da loro.

«Non vuoi andare?» disse Haugan.

Lei non rispose e l’abbracciò più strettamente. Poi aspettò muta, con gli altri, l’inizio della Notte di Fuoco.