«Non reagimmo alle sue parole. Mi sembrava, almeno per qualche momento, che fosse una fortuna che lei potesse credere a simili assurdità. Perché io potevo credere soltanto che Amel il maligno, Amel lo stupido, lo spirito idiota, fosse incappato in quella fusione disastrosa e che forse il mondo intero fosse condannato a pagarne il prezzo. Ricordai il monito di mia madre. Ricordai tutte le nostre sofferenze. E poi fui travolta da tali pensieri, dal desiderio di veder annientati il re e la regina, che dovetti coprirmi la testa con le mani e scuotermi e cercare di svuotarmi la mente per non dover affrontare la loro collera.
«Ma la regina non prestava attenzione a noi; si limitò a urlare alle guardie che dovevano farci prigioniere e che l’indomani ci avrebbe giudicate davanti a tutta la corte.
«All’improvviso ci catturarono; e mentre Akasha dava gli ordini a denti stretti, i soldati ci trascinarono via brutalmente e ci gettarono in una cella buia come prigioniere comuni.
«Mekare mi abbracciò e mormorò che fino al sorgere del sole non dovevamo pensare a nulla che potesse causarci danno; dovevamo cantare le vecchie canzoni e camminare avanti e indietro, per evitare persino i sogni che avrebbero offeso il re e la regina. Era spaventata a morte.
«Non avevo mai visto Mekare tanto impaurita. Era sempre lei a incollerirsi, mentre io mi trattenevo pensando alle cose più terribili.
«Ma quando venne l’alba, quando fu sicura che il re e la regina si fossero chiusi nel rifugio segreto, scoppiò in pianto.
«‘Sono stata io, Maharet’, mi disse. ‘Sono stata io a mandarlo contro quei due. Avevo tentato di non farlo, ma Amel ha letto nel mio cuore. È accaduto esattamente come ha detto la regina.’
«Non finiva più di recriminare. Era stata lei a parlare ad Amel, a dargli forza, a incitarlo e a tener vivo il suo interesse; quindi aveva desiderato che si scatenasse contro gli egizi, e lo spirito l’aveva saputo.
«Cercai di confortarla. Le dissi che nessuno poteva controllare i propri sentimenti, che Amel ci aveva salvato la vita una volta, che nessuno poteva comprendere certi bivi, certe scelte terribili; e ora dovevamo bandire ogni rimorso e volgere lo sguardo al futuro. Come potevamo liberarci? Come potevamo costringere quei mostri a lasciarci andare? I nostri spiriti buoni ormai non potevano più spaventarli. Dovevamo riflettere e far piani. Dovevamo fare qualcosa.
«Finalmente avvenne ciò che avevo sperato in segreto: Khayman venne da noi. Era ancora più magro e più scavato del solito.
«‘Credo che siate spacciate’, ci disse. ‘Il re e la regina nutrono forti dubbi in merito a ciò che avete detto, e prima del mattino sono andati a pregare al tempio di Osiride: non potete dar loro una speranza di riscatto? La speranza che questo orrore possa aver fine?’
«‘Khayman, una speranza c’è’, sussurrò Mekare. ‘Gli spiriti mi sono testimoni: non dico che tu debba farlo, mi limito a rispondere alla tua domanda. Se vuoi porre fine a tutto ciò, annienta il re e la regina. Scopri il loro nascondiglio e lascia che il sole li raggiunga, il sole che non sopportano.’
«Ma Khayman era atterrito dall’idea di un simile tradimento. Poi sospirò e disse: ‘Ah, mie care streghe, ho visto tali orrori, eppure non oso farlo.’
«Le ore passarono tra grandi sofferenze, poiché eravamo certe che saremmo state messe a morte. Tuttavia non eravamo pentite di ciò che avevamo detto o fatto. Mentre giacevamo abbracciate al buio, cantavamo le canzoni della nostra infanzia, le canzoni di nostra madre. Io pensavo alla mia bambina e cercavo di andare a lei, d’innalzarmi in spirito da quel luogo per starle vicina; ma senza la pozione della trance mi era impossibile. Udimmo la moltitudine cantare gli inni all’avvicinarsi del re e della regina. I soldati vennero a prenderci e ci condussero ancora una volta nel grande cortile del palazzo. Là dove Khayman ci aveva disonorate. Fummo condotte con le mani legate, davanti agli stessi spettatori.
«Questa volta, tuttavia, era notte, e le lampade ardevano fioche sotto le arcate; una luce maligna brillava sui fiori di loto delle colonne e sulle figure dipinte che coprivano le pareti. Il re e la regina salirono sul podio e tutti i presenti caddero in ginocchio; i soldati ci costrinsero a fare altrettanto. Quindi la regina incominciò a parlare.
«Con voce fremente, disse ai sudditi che eravamo streghe mostruose, e avevamo scatenato nel regno il demone che aveva perseguitato Khayman e aveva tentato di affliggere gli stessi sovrani. Ma il gran dio Osiride, il più antico fra gli dèi e ancora più forte del dio Ra, aveva sconfitto la forza diabolica e aveva assurto alla gloria celeste il re e la regina.
«Ma il gran dio non poteva essere clemente con le streghe che tanto avevano afflitto il suo amato popolo, e chiedeva che non vi fosse misericordia.
«‘Mekare, per le tue menzogne malefiche e i tuoi rapporti con i demoni’, disse la regina, ‘ti sarà strappata la lingua. E tu, Maharet, per il male che hai cercato di mostrarci, ti saranno strappati gli occhi! E per tutta la notte resterete legate insieme, in modo che ognuna senta piangere l’altra, una incapace di parlare, l’altra di vedere. E domani a mezzogiorno, sulla pubblica piazza davanti al palazzo, sarete bruciate vive alla presenza del popolo.
«‘Perché il male non prevarrà sugli dèi d’Egitto e sul re e sulla regina, da loro prescelti. Perché gli dèi ci guardano con benevolenza e favore, e perché noi siamo in terra come il re e la regina del Cielo, il nostro destino vale quello del bene comune!’
«Rimasi senza fiato nell’udire la condanna: la paura e l’angoscia erano indicibili. Ma Mekare gettò un grido di sfida. Si svincolò dai soldati e si fece avanti. I suoi occhi erano come stelle mentre parlava. E tra i mormoni sgomenti dei cortigiani, annunciò: ‘Gli spiriti mi siano testimoni, perché possiedono la conoscenza del futuro… di ciò che sarà e di ciò che io voglio! Tu sei la Regina dei Dannati, ecco che cosa sei! Il tuo unico destino è il male, e lo sai! Ma io ti fermerò, a costo di dover tornare dalla morte per riuscirvi. Nell’ora della minaccia più grande sarò io a sconfiggerti! Sarò io ad abbatterti! Guardami bene in faccia, perché mi rivedrai!’
«Non appena ebbe pronunciato questo giuramento, questa profezia, gli spiriti si radunarono e suscitarono un turbine di vento. Le porte del palazzo si spalancarono e le sabbie del deserto oscurarono l’aria.
«I cortigiani urlarono atterriti.
«Ma la regina gridò ai suoi soldati: ‘Strappatele la lingua come ho comandato!’ E mentre i cortigiani si aggrappavano atterriti ai muri, i soldati avanzarono, afferrarono Mekare ed eseguirono l’ordine.
«Assistetti in preda a un gelido orrore; la sentii gemere. Poi, con furia sorprendente, Mekare li respinse con le mani legate, si gettò in ginocchio, raccolse la lingua insanguinata e l’inghiottì prima che potessero calpestarla o gettarla via.
«Poi i soldati mi afferrarono.
«Le ultime cose che vidi furono Akasha con l’indice puntato e gli occhi scintillanti, poi il viso straziato di Khayman, con le lacrime che gli scorrevano sulle guance. I soldati mi afferrarono la testa, sollevarono le palpebre e mi tolsero la vista, mentre piangevo in silenzio.
«All’improvviso sentii una mano calda stringermi, sentii qualcosa contro le mie labbra. Khayman aveva i miei occhi e me li premeva contro la bocca. Subito li inghiottii perché non fossero profanati e non andassero perduti.
«Il vento divenne più forte. La sabbia turbinava intorno a noi. Sentivo i cortigiani correre in tutte le direzioni, tossendo e ansando e gridando, mentre la regina invitava alla calma. Mi voltai, cercai a tentoni Mekare, e la sentii appoggiare la testa sulla mia spalla, i capelli contro la mia guancia.