Выбрать главу

«Attesi il mio momento. Marius e Pandora andarono a caccia. Quindi entrai nella casa, facendo in modo che le serrature cedessero dall’interno.

«Vidi la Madre il Padre, divenuti scuri come me e tuttavia belli e senza vita come mille anni prima. Marius li aveva posti su un trono dove sarebbero rimasti per duemila anni, come tutti sapete. Mi accostai, li toccai e li percossi. Non si mossero. Quindi, con un pugnale feci la prova. Trafissi la carne della Madre che era divenuta un rivestimento elastico come la mia pelle. Trafissi il corpo immortale che era divenuto indistruttibile e ingannevolmente fragile, e la lama trapassò il cuore. Colpii a destra e a sinistra, quindi mi fermai.

«Per un momento il sangue scorse denso e viscoso; per un momento il cuore cessò di battere; quindi la lacerazione cominciò a rimarginarsi, e il sangue versato s’indurì come ambra sotto il mio sguardo.

«Ma c’era una cosa più significativa; avevo sentito il momento in cui il cuore non aveva pompato il sangue. Avevo sentito la vertigine, il vago distacco, il bisbiglio della morte. Senza dubbio, in tutto il mondo i bevitori di sangue l’avevano sentito: forse per i più giovani era stato uno choc che li aveva fatti stramazzare. Il nucleo di Amel era ancora dentro di lei; l’ustione terribile e il pugnale dimostravano che la vita dei bevitori di sangue dimorava nel suo corpo, e così sarebbe stato per sempre.

«Se non fosse stato così, l’avrei annientata in quel momento. L’avrei fatta a pezzi, perché il tempo non poteva placare il mio odio per lei, l’odio per ciò che aveva fatto al mio popolo, perché mi aveva separata da Mekare, l’altra metà di me stessa.

«Come sarebbe stato bello se i secoli mi avessero insegnato a perdonare, se la mia anima si fosse schiusa per comprendere tutti i torti fatti a me e alla mia gente.

«Ma vi dico: è l’anima dell’umanità che si avvia verso la perfezione nei secoli, la razza umana che impara con il passare degli anni a perdonare e ad amare. Io sono ancorata al passato da catene che non posso spezzare.

«Prima di andarmene cancellai ogni traccia di ciò che avevo fatto. Per circa un’ora fissai le due statue, i due esseri malefici che tanto tempo prima avevano distrutto la mia gente e causato tante sofferenze a me e a mia sorella e che, a loro volta, avevano conosciuto mali tanto grandi.

«‘Alla fine non hai vinto’ dissi ad Akasha. Tu e i tuoi soldati e le tue spade. Perché mia figlia Miriam è sopravvissuta per tramandare il sangue della mia famiglia e questo, che forse non significa nulla per te che siedi in silenzio, per me significa tutto.’

«Le parole che pronunciai erano vere. Ma tra un momento verrò alla storia della mia famiglia. Ora lasciatemi parlare dell’unica vittoria di Akasha: io e Mekare non fummo più riunite.

«Perché, come vi ho detto, in tutti i miei vagabondaggi non ho mai trovato nessuno, uomo, donna o bevitore di sangue, che avesse veduto Mekare o avesse udito il suo nome. Vagai in tutto il mondo cercando mia sorella. Ma era perduta, come se l’avesse inghiottita il grande mare occidentale; e io ero la metà di un essere, all’eterna ricerca di ciò che avrebbe potuto rendermi completa.

«Tuttavia nei primi secoli, ero certa che Mekare vivesse; vi erano momenti in cui, come avviene sempre tra gemelli, sentivo la sua sofferenza: in attimi bui, simili al sogno, conoscevo sofferenze inesplicabili. Ma non le cose che i gemelli umani provano l’uno per l’altro. Via via che il mio corpo diventava più solido e quanto vi era di umano in me si dissolveva; e mentre il corpo immortale diventava dominante, persi quel semplice legame umano con mia sorella, tuttavia sapevo, sapevo che era viva.

«Le parlavo mentre mi aggiravo lungo la costa solitària e guardavo il gran mare freddo. E nelle grotte del monte Carmelo narrai la nostra storia in grandi disegni… tutto ciò che avevamo sofferto, ciò che ora voi vedete nei sogni.

«Nel corso dei secoli molti mortali avrebbero trovato la grotta e avrebbero visto i dipinti; quindi venivano dimenticati, per essere riscoperti più tardi.

«E finalmente in questo secolo un giovane archeologo ne sentì parlare, e un pomeriggio salì sul monte Carmelo con una lanterna. E quando vide i dipinti da me eseguiti tanto tempo prima, si sentì balzate il cuore nel petto perché aveva visto le stesse immagini in una caverna al di là del mare, sopra le giungle del Perù.

«Trascorsero anni prima che venissi a conoscenza della sua scoperta. Aveva viaggiato molto, con quelle prove frammentarie… fotografie dei dipinti rupestri del Vecchio e del Nuovo Mondo, e un vaso trovato nel deposito di un museo, un antico manufatto dei secoli dimenticati, quando era ancora conosciuta la Leggenda delle gemelle.

«Non so dirvi la gioia e il dolore che provai quando vidi le fotografie dei dipinti che l’archeologo aveva scoperto in una grotta del Nuovo Mondo.

«Mekare, infatti, aveva disegnato le stesse scene che io avevo disegnato; il suo cervello, il suo cuore, e la sua mano così simili ai miei avevano dato espressione alle stesse immagini strazianti. Le differenze erano minime. La prova era inconfutabile.

«La zattera di Mekare l’aveva portata attraverso il grande oceano occidentale fino a una terra sconosciuta nel nostro tempo. Secoli prima che l’uomo penetrasse nelle giungle meridionali del continente, Mekare era giunta a riva, forse per affrontare la solitudine più grande che una creatura possa conoscere. Per quanto tempo aveva vagato fra uccelli e belve prima di vedere un volto umano?

«Era durato secoli o millenni quell’isolamento inconcepibile? Oppure Mekare aveva trovato subito mortali che l’avevano confortata o erano fuggiti da lei in preda al terrore? Non l’avrei mai saputo. È possibile che mia sorella avesse perduto la ragione molto tempo prima e che il suo sarcofago toccasse le rive del Sud America.

«Io sapevo soltanto che era stata là, e che migliaia d’anni prima aveva tracciato quei disegni, come io avevo tracciato i miei.

«Naturalmente non lesinai gli aiuti all’archeologo. Gli diedi tutti i mezzi per continuare le ricerche sulla Leggenda delle gemelle; e io stessa mi recai in Sud America. Con Eric e Mael al mio fianco, scalai la montagna peruviana alla luce della luna e vidi con i miei occhi l’opera di mia sorella. I dipinti erano antichissimi: sicuramente erano stati eseguiti cent’anni dopo la nostra separazione, forse anche meno.

«Ma non trovammo altre prove che Mekare fosse viva e si aggirasse nelle giungle sudamericane, o in altri luoghi del mondo. Era sepolta sottoterra, dove gli appelli di Mael e di Eric non potevano raggiungerla? Dormiva in una grotta come una statua bianca, con gli occhi sbarrati mentre le sue spalle si coprivano di strati e strati di polvere?

«Non riesco a concepirlo. Non sopporto un simile pensiero.

«So soltanto, come ora sapete anche voi, che si è destata. Si è svegliata dal lungo sonno. Sono state le canzoni del vampiro Lestat a destarla? Le melodie elettroniche giunte fino ai più remoti angoli del mondo? Sono stati i pensieri delle migliaia di bevitori di sangue che le avevano udite e interpretate e avevano reagito? È stato l’avvertimento di Marius che ha annunciato il risveglio della Madre?

«Forse è stato qualche senso indistinto, ricavato da tutti questi segnali… la certezza che fosse venuto il tempo di realizzare l’antica maledizione. Non sono in grado di dirvelo. So soltanto che si muove verso nord e il suo percorso è erratico e che sono falliti tutti i miei sforzi di ritrovarla tramite Mael ed Eric.

«Non è me che cerca. Ne sono convinta. Cerca la Madre. E i vagabondaggi della Madre la disorientano.

«Ma troverà la Madre, se il suo scopo è questo! Troverà la Madre! Forse comprenderà che può volare nell’aria come la Madre, e coprirà la distanza in un batter d’occhio, quando l’avrà scoperto.