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Le dita di Akasha si strinsero sulle mie. La donna dai capelli rossi mi fissava con gli occhi violetti iniettati di sangue.

«Akasha, ti supplico», disse Marius. «Interrompi questa ribellione. Non apparire più ai mortali, non impartire loro altri comandi.»

Akasha rise sommessamente. «E perché no, Marius? Perché sconvolge il tuo mondo prezioso, il mondo che hai osservato per duemila anni, come un tempo voi romani osservavate la vita e la morte nell’arena, come se queste cose fossero un divertimento o uno spettacolo, come se non avesse importanza, la realtà letterale della sofferenza e della morte, purché vi svagasse?»

«So che cosa intendi fare», disse Marius. «Akasha, non ne hai il diritto.»

«Marius, il tuo discepolo mi ha esposto gli stessi vecchi argomenti», rispose Akasha. Il suo tono era altrettanto carico di pazienza. «Ma, cosa ancora più importante, li ho esposti mille volte a me stessa. Per quanto tempo pensi che abbia ascoltato le preghiere del mondo, cercando un modo per porre fine al ciclo interminabile della violenza umana? Ora è giusto che tu ascolti ciò che io ho da dire.»

«E noi dovremo avere un ruolo in questo?» chiese Santino. «Oppure verremo annientati come gli altri?» Il suo tono era più impulsivo che arrogante.

Per la prima volta la donna dai capelli rossi tradì un guizzo d’emozione; i suoi occhi stanchi si fissarono su di lui, le labbra si contrassero.

«Voi sarete i miei angeli», rispose teneramente Akasha mentre guardava Santino. «Sarete i miei dèi. Se non vorrete seguirmi, vi annienterò. In quanto ai vecchi, i vecchi che non posso eliminare», continuò con un altro sguardo a Khayman e Maharet, «se si opporranno a me, saranno trattati da demoni miei nemici e tutta l’umanità darà loro la caccia: con la loro opposizione serviranno il mio piano. Perderete tutto ciò che avevate in passato… avrete solo un mondo in cui vagare furtivamente.»

Sembrava che Eric stesse perdendo la battaglia silenziosa con la paura. Si mosse come se stesse per alzarsi e andarsene.

«Abbi pazienza», disse Maharet guardandolo. Poi girò lo sguardo verso Akasha che sorrise.

«Come si può», chiese Maharet a voce bassa, «spezzare un ciclo di violenza ricorrendo ad altra violenza? Tu annienti i maschi della specie umana. Quale può essere il risultato di un atto tanto brutale?»

«Lo conosci quanto me», disse Akasha. «È troppo semplice ed elegante perché sia possibile fraintenderlo. Era inimmaginabile fino a ora. Per tutti questi secoli sono rimasta assisa in trono nel sacrario di Marius: sognavo una terra che fosse un giardino, un mondo dove gli esseri vivono senza il tormento che udivo e percepivo. Sognavo che la gente raggiungesse la pace, un mondo senza tirannia. E poi, la semplicità assoluta della rivelazione mi ha colpita: era come lo spuntare dell’alba. Chi può realizzare il sogno sono le donne: ma solo se vengono eliminati tutti gli uomini… o quasi tutti.

«In epoche precedenti non sarebbe stato un piano realizzabile. Ma ora è facile: c’è un’immensa tecnologia che può rinforzarlo. Dopo l’epurazione iniziale sarà possibile scegliere il sesso dei nascituri; quelli indesiderati potranno essere abortiti misericordiosamente come oggi avviene per i nascituri di entrambi i sessi. Ma in realtà non c’è bisogno di discutere questo aspetto. Non siete sciocchi, per quanto siate emotivi e impetuosi.

«Sapete anche voi che vi sarà la pace universale se la popolazione maschile sarà limitata all’uno per cento di quella femminile. Tutte le forme di violenza avranno fine.

«Il regno della pace sarà qualcosa che il mondo non ha mai conosciuto. Poi la popolazione maschile potrà essere aumentata gradualmente. Ma perché cambi davvero il mondo e il modo di pensarlo, i maschi devono scomparire. Chi può contestarlo? Forse non sarebbe necessario neppure tenerne uno su cento; tuttavia sarà un gesto generoso. Quindi lo permetterò. Almeno all’inizio.»

Vedevo che Gabrielle stava per parlare. Cercai di accennarle in silenzio di tacere, ma mi ignorò.

«D’accordo, gli effetti sono ovvi», disse. «Ma quando parli di sterminio, allora i problemi della pace diventano ridicoli. Tu intendi abbattere metà della popolazione mondiale. La terra sarebbe pacifica anche se uomini e donne nascessero senza braccia e senza gambe.»

«Gli uomini meritano ciò che accadrà loro. Come specie mieteranno ciò che hanno seminato. E ricorda: io parlo di un’epurazione temporanea… per così dire una ritirata. La sua semplicità è magnifica. Collettivamente, le vite di quegli uomini non eguagliano le vite delle donne che sono state uccise per mano degli uomini nel corso dei secoli. Tu lo sai e io lo so. Ora, dimmi: nello stesso tempo quanti uomini sono morti per mano delle donne? Se riportassi in vita tutti gli uomini uccisi da una donna, credi che sarebbero abbastanza numerosi per riempire questa casa?

«Ma vedi, tutto questo non conta. Sappiamo tutti che dico la verità. Ciò che è importante, ed è ancora più squisito della stessa proposizione, è il fatto che ora abbiamo i mezzi per farlo accadere. Io sono indistruttibile. E voi siete dotati delle qualità necessarie per essere i miei angeli. E non c’è nessuno che possa opporsi a noi con successo.»

«Questo non è vero», disse Maharet.

Un lampo di collera colorò le guance di Akasha, un rossore splendido che svanì per ridarle l’aspetto inumano di sempre.

«Intendi dire che tu puoi fermarmi?» chiese stringendo le labbra. «Sei avventata a insinuare una cosa del genere. E per questa affermazione sei disposta a tollerare la morte di Eric, di Mael e di Jessica?»

Maharet non rispose. Mael era visibilmente sconvolto dalla collera, non dalla paura. Guardò Jesse e Maharet, quindi guardò me, e potei percepire il suo odio.

Akasha continuava a fissare Maharet.

«Oh, ti conosco, credimi», continuò Akasha con voce leggermente più sommessa. «So che sei sopravvissuta a questi anni senza cambiare. Ti ho vista mille volte negli occhi degli altri; so che ora sogni che tua sorella sia viva. E forse lo è… ma in una forma patetica. So che il tuo odio per me si è incancrenito, e che torni a frugare nella tua mente fino all’origine come se potessi trovarvi una ragione per quanto sta accadendo adesso. Ma come tu stessa mi dicesti molto tempo fa, quando parlammo in un palazzo di mattoni d’argilla in riva al Nilo, non esiste una ragione. Non c’è nulla! Vi sono cose visibili e invisibili, e cose orrende possono accadere ai più innocenti tra noi. Non capisci…? È essenziale per ciò che faccio, come tutto il resto.»

Maharet non rispose neppure questa volta. Stava seduta rigida e solo gli occhi bellissimi tradivano il riflesso di qualcosa che poteva essere sofferenza.

«Io creerò una nuova ragione», disse Akasha con una sfumatura di collera. «Creerò un nuovo e diverso futuro. Definirò il bene. Definirò la pace. E non invocherò dèi o dee o spiriti mitici per giustificare le mie emozioni in nome di una morale astratta. Non mi appello neppure alla storia! Non cerco nella polvere il cuore e il cervello di mia madre!»

Un brivido scosse gli altri. Un sorriso amaro apparve sulle labbra di Santino. E Louis guardò la figura muta di Maharet con un’espressione che sembrava protettiva.

Marius non voleva che quella scena continuasse.

«Akasha», disse in tono implorante, «anche se fosse possibile, anche se la popolazione dei mortali non insorgesse contro di te e gli uomini non trovassero il modo di annientarti molto prima che il piano venga realizzato…»

«Sei uno sciocco, Marius, o pensi che la sciocca sia io. Non credi che sappia di cosa è capace questo mondo, e di quale mistura assurda di mentalità selvaggia e di tecnologia sia l’uomo moderno?»

«Mia regina, non credo che tu lo sappia», ribattè Marius. «In verità non lo credo. Non penso che tu possa contenere nella mente l’intera concezione di ciò che è il mondo. Nessuno di noi lo può: è troppo vario e troppo immenso; possiamo cercare di abbracciarlo con la ragione, ma non ci riusciamo. Tu conosci un mondo, ma non è il mondo, è un mondo che hai scelto tra una dozzina di altri per ragioni tutte tue.»