Akasha scosse la testa e la sua collera divampò di nuovo. «Non mettere alla prova la mia pazienza, Marius», disse. «Ti ho risparmiato per una sola ragione: lo voleva Lestat. E perché sei forte e puoi essermi d’aiuto. Ma è tutto, Marius. Attento a ciò che fai.»
Scese un profondo silenzio. Sicuramente Marius sapeva che Akasha stava mentendo. Anch’io me ne rendevo conto. Lei lo amava, e questo le sembrava umiliante, perciò cercava di ferirlo. E c’era riuscita. In silenzio, Marius frenò la rabbia.
«Anche se fosse possibile», insistette con gentilezza, «puoi affermare che gli esseri umani si sono comportati male al punto di meritare una simile punizione?»
Mi sentii sopraffare dal sollievo. Sapevo che ne avrebbe avuto il coraggio, che avrebbe trovato il modo di portare la discussione in acque più profonde, per quanto lei lo minacciasse. Avrebbe detto tutto ciò che io mi sforzavo di dire.
«Ah, ora mi disgusti», rispose lei.
«Akasha, sono duemila anni che osservo e frequento questo mondo», disse Marius. «Chiamami il romano nell’arena, se vuoi, e parlami delle epoche antecedenti. Quando m’inginocchiavo ai tuoi piedi pregavo perché mi dispensassi il tuo sapere. Ma ciò che ho veduto in questo breve tempo mi ha riempito di reverenza e di amore per tutte le cose mortali; ho veduto rivoluzioni del pensiero e della filosofia che credevo impossibili. La razza umana non si sta forse avviando verso l’era di pace di cui parli?»
Il volto di Akasha era il ritratto dello sdegno.
«Marius», disse, «questo passerà alla storia come uno dei secoli più sanguinosi della storia umana. Di quali rivoluzioni parli, quando milioni di persone sono state sterminate da una piccola nazione europea per il capriccio di un pazzo, quando intere città sono state cancellate dalle bombe? Quando nei paesi desertici dell’est i bambini fanno guerra ad altri bambini in nome di un Dio antico e dispotico? Marius, le donne di tutto il mondo gettano nelle fogne i frutti del loro grembo. Le urla degli affamati sono assordanti, ma non sono ascoltate dai ricchi che folleggiano nelle cittadelle tecnologiche; le malattie si scatenano tra gli affamati di interi continenti mentre i malati miliardari, negli ospedali principeschi, spendono la ricchezza del mondo in perfezionamenti estetici e nella promessa di una vita eterna grazie a pillole e fìalette!» Akasha rise sommessamente. «Le grida dei morenti si sono mai levate più forti agli orecchi di quelli di noi che possono udirle? È mai stato sparso più sangue?»
Intuivo la frustrazione di Marius, la passione che lo spingeva a stringere i pugni e a frugarsi nell’anima in cerca delle parole adatte.
«C’è qualcosa che tu non puoi vedere», disse alla fine. «Qualcosa che non puoi comprendere.»
«No, mio caro. La mia visione non ha difetti. Non ne ha mai avuti. Sei tu che non sai capire. È sempre stato così.»
«Guarda la foresta!» esclamò Marius indicando le pareti di vetro. «Scegli un albero: descrivilo in termini di ciò che distrugge, di ciò che sfida e di ciò che non realizza, e avrai un mostro dalle radici avide e dallo slancio irresistibile che ruba la luce ad altre piante, le loro sostanze nutritive e la loro aria. Ma non è questa la verità dell’albero. Non è tutta la verità quando viene visto come parte della natura, e per natura io non intendo nulla di sacro, Akasha, ma soltanto la trama completa. Mi riferisco solo alla cosa più vasta che abbraccia tutto.»
«E così sceglierai le tue cause per essere ottimista», disse Akasha. «Come hai sempre fatto. Suvvia, esamina le città occidentali dove persino ai poveri vengono dati ogni giorno piatti di carne e verdure e dimmi che la fame non esiste più. Il tuo allievo mi ha già raccontato queste favole… l’idiozia su cui si è sempre basato il compiacimento dei ricchi. Il mondo è sprofondato nella depravazione e nel caos; è come sempre, o è addirittura peggiorato.»
«Oh, no, non è vero», ribattè Marius. «Uomini e donne sono animali capaci di apprendere. Se non vedi ciò che hanno imparato, sei cieca. Sono creature che mutano sempre, migliorano sempre e ampliano la loro visione e le capacità dei loro cuori. Non sei giusta con loro quando dici che questo è il secolo più sanguinoso; non vedi la luce che risplende più fulgida proprio a causa delle tenebre? Non vedi l’evoluzione della razza umana?»
Marius si alzò dal tavolo, e si avvicinò a lei da sinistra. Prese il posto libero tra Akasha e Gabrielle. Quindi le strinse la mano e la sollevò.
Avevo paura, paura che lei non gli permettesse di toccarla; ma parve che gradisse il gesto, perché si limitò a sorridere.
«È vero ciò che dici della guerra», continuò Marius: l’implorava e nello stesso tempo lottava con la propria dignità. «Sì, le grida dei morenti: anch’io le ho udite. Tutti le abbiamo udite nel corso dei decenni, e ancora oggi il mondo è sconvolto dalle notizie quotidiane dei conflitti armati. Ma la luce di cui parlo è la protesta contro tali orrori, un atteggiamento che non era mai stato possibile in passato. È l’intolleranza di uomini e donne al potere: per la prima volta nella storia della razza umana vogliono veramente porre fine all’ingiustizia in tutte le forme.»
«Parli della posizione intellettuale di pochi.»
«No», disse. «Parlo della filosofia che cambia; parlo dell’idealismo dal quale nasceranno nuove realtà. Akasha, per quanto siano carichi di difetti, devono avere il tempo di perfezionare i loro sogni, non capisci?»
«Sì!» esclamò Louis.
Mi sentii stringere il cuore. Così vulnerabile! Se Akasha si fosse scagliata contro di lui… Ma Louis stava continuando con i suoi modi quieti e raffinati.
«Il mondo è loro, non nostro», disse umilmente. «Noi vi abbiamo rinunciato con la perdita della mortalità. Non abbiamo diritto d’interrompere la loro lotta: altrimenti li derubiamo di vittorie che sono costate anche troppo! Negli ultimi cent’anni i loro progressi sono stati miracolosi; hanno raddrizzato torti che l’umanità credeva inevitabili; per la prima volta hanno messo a punto il concetto della vera famiglia dell’uomo.»
«La tua sincerità mi commuove», disse Akasha. «Ti ho risparmiato solo perché Lestat ti amava. Ora comprendo la ragione di tale amore. È necessario un grande coraggio per parlarmi a cuore aperto. Eppure tu sei il predatore più accanito tra tutti gli immortali presenti. Tu uccidi indipendentemente dall’età, dal sesso e dalla volontà di vivere.»
«Allora uccidimi!» rispose Louis. «Vorrei che lo facessi. Ma non uccidere gli esseri umani! Non interferire, anche se si uccidono fra loro! Dai loro il tempo di veder realizzata la nuova visione; lascia che le città dell’Occidente, per quanto corrotte, possano diffondere i loro ideali in un mondo sofferente.»
«Il tempo», disse Maharet. «Forse è ciò che chiediamo. Il tempo. Ed è ciò che puoi darci.»
Vi fu un silenzio.
Akasha non voleva più guardare quella donna, non voleva ascoltarla. Sentivo la sua repulsione. Sottrasse la mano a Marius; guardò Louis per un lungo istante, quindi si rivolse a Maharet come se non potesse evitarlo. Il suo volto assunse un’espressione quasi crudele.
Ma Maharet continuò: «Hai meditato in silenzio e per secoli le tue soluzioni. Cosa contano altri cent’anni? Non negherai che l’ultimo secolo ha superato ogni predizione e ogni fantasia… e che i progressi tecnologici possono assicurare cibo, riparo e salute a tutti i popoli della terra».
«È davvero così?» rispose Akasha. Un odio profondo accese il suo sorriso. «È questo che i progressi tecnologici hanno dato al mondo. Hanno portato gas velenosi, malattie nate nei laboratori, incidenti nucleari che hanno contaminato il cibo e le bevande di interi continenti. E gli eserciti fanno con efficienza moderna ciò che hanno sempre fatto. L’aristocrazia di un popolo massacrata in un’ora in una foresta piena di neve; l’intellighentia di una nazione uccisa sistematicamente. Nel Sudan le donne vengono ancora mutilate abitualmente per piacere ai mariti; in Iran i bambini corrono incontro al fuoco dei fucili!»