Выбрать главу

«Stai morendo», disse sottovoce Armand.

«‘E anche se cammino nella valle dell’ombra della morte’ eccetera», mormorò Daniel. Aveva la gola secca. E gli doleva la testa. Non si faceva scrupolo di dire ciò che pensava veramente. Aveva già detto tutto molto tempo prima.

Armand parlò di nuovo, in silenzio, un raggio laser che toccava la mente di Daniel.

Dobbiamo preoccuparci dei particolari? Ormai non pesi più di cinquantotto chili. E l’alcol ti divora le viscere. Sei quasi impazzito. Non c’è quasi più nulla che tu possa godere nel mondo.

«Se non parlare con te ogni tanto. È così facile udire tutto ciò che dici.»

Se non mi rivedessi più, sarebbe anche peggio. Se continui così, non vivrai per altri cinque giorni.

Un pensiero insopportabile. Ma se è così, allora perché sono fuggito?

Nessuna risposta.

Sembrava tutto chiaro. Non era soltanto il rombo dei motori, era il movimento curioso dell’aereo, l’ondulazione irregolare e incessante, come se viaggiasse sull’aria attraverso dossi e cunette, in discesa e in salita. La balena che sfrecciava lungo il sentiero delle balene, come l’aveva chiamato Beowulf.

I capelli di Armand erano pettinati da una parte. L’orologio d’oro al polso, uno di quegli esemplari d’alta tecnologia che adorava. Pensa a quell’orologio con le cifre che scattano dentro una bara, durante il giorno. E la giacca nera un po’ all’antica, con i risvolti stretti. Il panciotto era di seta nera, o lo sembrava. Ma il volto… ah, s’era nutrito. S’era nutrito abbondantemente.

Ricordi qualcosa di dò che ti ho detto prima?

«Sì», disse Daniel. Ma per la verità faticava a ricordare. Poi un lampo ossessivo. «Qualcosa a proposito dell’annientamento, dovunque. Ma io sto morendo. Loro muoiono, io muoio. Erano immortali prima che accadesse; io sono soltanto vivo. Vedi? Ricordo. Vorrei quel bourbon, adesso.»

Non posso far nulla che ti renda la voglia di vivere, è così?

«Non ricominciare. Se continui, mi butto dall’aereo.»

Vuoi ascoltarmi, allora? Ascoltarmi veramente?

«Come posso evitarlo? Non posso sottrarmi alla tua voce quando vuoi che ti ascolti; è come se avessi dentro la testa un microfono piccolissimo. Che fai, piangi? Piangi per me?»

Per un secondo, Armand sembrò tanto giovane. Che ironia.

«Accidenti a te, Daniel», disse. E Daniel udì le parole.

Un soffio diaccio investì Daniel. Era orribile vederlo soffrire. Non disse nulla.

«Ciò che noi siamo», disse Armand, «non avrebbe mai dovuto esistere, lo sai. Non è necessario leggere il libro di Lestat per scoprirlo. Ognuno di noi avrebbe potuto dirti che è un abominio, una fusione demoniaca…»

«Dunque ciò che ha scritto Lestat è vero.» Un demone che si era impossessato della Madre e del Padre, nell’antico Egitto. O almeno uno spirito. A quei tempi l’avevano chiamato demone.

«Non ha importanza che sia vero o no. L’inizio non conta più nulla. Ciò che conta è che la fine potrebbe essere prossima.»

Un senso di panico profondo, l’atmosfera del sogno che ritornava, le grida stridule delle gemelle.

«Ascoltami», disse paziente Armand, distogliendolo dal pensiero delle due donne. «Lestat ha ridestato qualcosa o qualcuno…»

«Akasha… Enkil.»

«Forse. Potrebbero essere più di uno o due. Nessuno lo sa con certezza. C’è un vago, ripetuto grido di pericolo, ma sembra che nessuno sappia da dove proviene. Sanno soltanto che qualcosa ci cerca e ci annienta; le case delle congreghe, i luoghi di ritrovo sono stati distrutti dalle fiamme.»

«Ho udito il grido di pericolo», sussurrò Daniel. «A volte è foltissimo nel cuore della notte, e in altri momenti è soltanto un’eco.» Rivedeva di nuovo le gemelle. Doveva essere collegato alle gemelle. «Ma come puoi sapere queste cose, le case delle congreghe, il resto…»

«Daniel, non mettermi alla prova. Non rimane molto tempo. Lo so. Gli altri lo sanno. È come una corrente che fluisce attraverso i fili di un’immensa ragnatela.»

«Sì.» Ogni volta che Daniel aveva assaporato il sangue vampiresco, per un istante aveva scorto la grande, risplendente rete di conoscenza, di legami, di visioni comprese parzialmente. Era vero, dunque. La ragnatela aveva avuto inizio con la Madre e il Padre…

«Anni fa», l’interruppe Armand, «per me non avrebbe avuto nessuna importanza, tutto questo.»

«Cosa vorresti dire?»

«Ma non voglio che finisca, adesso. Non voglio continuare a meno che tu…» Sul suo volto apparve un’espressione di sorpresa. «Non voglio che tu muoia.»

Daniel non disse nulla.

Era strano il silenzio di quel momento, mentre l’aereo cavalcava dolcemente le correnti d’aria. Armand era così calmo, così paziente, ma le parole smentivano la tranquillità della voce.

«Io non ho paura perché tu sei qui», disse Daniel.

«Sei uno sciocco. Ma ti rivelerò un altro dettaglio misterioso.»

«Sì.»

«Lestat esiste ancora. Continua con i suoi piani. E coloro che si sono raccolti intorno a lui sono indenni.»

«Ma come lo sai con certezza?»

Una breve risata di velluto. «Ecco che ricominci. Sei così irrimediabilmente umano. Mi sopravvaluti o mi sottovaluti. Raramente colpisci nel segno.»

«Lavoro con armi limitate. Le cellule del mio corpo sono soggette al deterioramento, a un processo chiamato invecchiamento e…»

«Si sono radunati a San Francisco. Affollano il retro di una taverna che si chiama Dracula’s Daughter. Forse lo so perché altri lo sanno e una mente potente coglie immagini da un’altra e, volontariamente o involontariamente, le diffonde. Forse un testimone telegrafa le immagini a molti. Non lo so. Pensieri, sentimenti, voci, ci sono e basta. Percorrono i fili della ragnatela. Alcuni sono chiari, altri appannati. Ogni tanto l’avvertimento soverchia tutto il resto. Pericolo. È come se il nostro mondo piombasse nel silenzio per un istante. Poi si levano di nuovo altre voci.»

«E Lestat. Dov’è Lestat?»

«È stato visto, ma solo di sfuggita. Non riescono a seguirlo fino al suo covo. È troppo astuto per permetterlo. Ma li sfida. Corre per le strade di San Francisco con la Porsche nera. Forse non sa tutto ciò che è accaduto.»

«Spiegati.»

«Il potere di comunicare varia. Ascoltare i pensieri degli altri significa spesso essere uditi. Lestat nasconde la sua presenza. Forse la sua mente è isolata.»

«E le gemelle? Le due donne del sogno… chi sono?»

«Non lo so. Non tutti fanno quei sogni. Ma molti ne hanno notizia, e tutti sembrano temerli, e condividere la convinzione che la responsabilità sia di Lestat. Lestat è colpevole di tutto ciò che è accaduto.»

«Un vero diavolo tra i diavoli», rise sommessamente Daniel.

Con un cenno, Armand prese stancamente atto della battuta. Arrivò persino a sorridere.

Silenzio. Il rombo dei motori.

«Comprendi ciò che ti dico. Vi sono stati attacchi contro la nostra specie, ovunque tranne là.»

«Dove si trova Lestat.»

«Appunto. Ma il distruttore si muove in modo irregolare. Sembra che sia vicino alla cosa che vuole annientare. Forse aspetta il concerto per portare a termine ciò che ha cominciato.»

«Non può farti alcun male. L’avrebbe già fatto…»

Di nuovo la breve risata sarcastica, appena udibile. Una risata telepatica?

«La tua fede mi commuove sempre: ma non essere il mio accolito. Quella cosa non è onnipotente. Non può muoversi a velocità infinita. Devi comprendere la scelta che ho compiuto. Stiamo andando da lui perché non esiste altro posto sicuro. La cosa ha trovato molti vagabondi in luoghi lontanissimi e li ha ridotti in cenere…»