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All’improvviso il mondo s’inclinò. Non stavamo più al suolo. Lei mi teneva fra le braccia e ascendevamo sopra i tetti di lamiera, e le donne s’inchinavano e agitavano le braccia e toccavano il fango con la fronte.

«Ecco il miracolo, ecco la Madre, ecco la Madre e il suo Angelo…»

In un istante il villaggio divenne come una manciata sparsa di tetti argentei sotto di noi: tutta l’infelicità era trasformata alchemicamente in immagini, e noi volavamo di nuovo nel vento.

Mi voltai, cercando invano di riconoscere quel luogo… le paludi buie, le luci della città vicina, il nastro sottile della strada dove bruciavano ancora i camion rovesciati. Ma aveva ragione lei: in realtà non aveva importanza.

Qualunque cosa stesse per accadere era incominciato, e io non sapevo che cosa avrebbe potuto arrestarla.

4. LA STORIA DELLE GEMELLE

[parte prima]

Tutti gli occhi erano fissi su Maharet mentre taceva. Poi riprese a parlare. Le sue parole sembravano affiorare spontaneamente, sebbene venissero lentamente e fossero pronunciate con cautela. Non sembrava triste, piuttosto ansiosa di riesaminare ciò che intendeva descrivere.

«Ora, quando dico che io e mia sorella eravamo streghe, intendo questo: avevamo ereditato da nostra madre, come lei l’aveva ereditato dalla sua, il potere di comunicare con gli spiriti, di costringerli al nostro volere, in tanti modi minimi e significativi. Potevamo percepire la presenza degli spiriti, che generalmente sono invisibili agli occhi umani: e gli spiriti erano attratti verso di noi.

«Coloro che avevano come noi questi poteri erano grandemente riveriti dal nostro popolo, e a loro ci si rivolgeva per chiedere consigli, miracoli e visioni del futuro, e a volte per placare gli spiriti dei morti.

«Sto dicendo che eravamo considerate come rappresentanti del bene e avevamo un posto nell’ordine delle cose.

«Le streghe sono sempre esistite, a quanto ne so. E ci sono anche oggi, sebbene non comprendano più quali siano i loro poteri e non sappiano come usarli. Poi vi sono quelli conosciuti come chiaroveggenti o medium o incanalatori. Oppure come investigatori psichici. È sempre la stessa cosa. Sono coloro che, per ragioni forse incomprensibili, attraggono gli spiriti, i quali li trovano irresistibili: e per venire notati da queste persone, sono pronti a ricorrere a ogni mezzo.

«In quanto agli spiriti, so che vi incuriosiscono la loro natura e le loro proprietà, e che non credete alla versione contenuta nel libro di Lestat circa il modo in cui furono creati la Madre e il Padre. Non sono certa che vi credesse neppure Marius, quando gli fu narrata quella vecchia storia, e quando la trasmise a Lestat.»

Marius annuì. Aveva già molte domande da fare. Maharet, tuttavia, gli accennò di pazientare. «Aspetta, ti prego», disse.

«Vi dirò tutto ciò che sapevamo degli spiriti allora, che corrisponde a quanto ne sappiamo tuttora. Naturalmente è chiaro che altri possono usare un nome diverso per queste entità. Altri possono definirli con la poesia della scienza, diversamente da me.

«Gli spiriti ci parlavano solo telepaticamente; come ho detto, erano invisibili: ma la loro presenza si poteva percepire. Avevano personalità distinte, e nel corso di molte generazioni la nostra famiglia di streghe aveva dato loro vari nomi.

«Come avevano sempre fatto gli incantatori, li dividevamo in buoni e malvagi; ma nulla indica che essi possiedano il senso di ciò che è giusto e di ciò che è ingiusto. Gli spiriti malvagi sono quelli apertamente ostili agli esseri umani e portati a compiere atti maliziosi, come scagliare pietre, far soffiare il vento e altre cose del genere. Quelli che invasano gli umani sono spesso spiriti ‘maligni’; e quelli che infestano le case e vengono chiamati poltergeist appartengono alla stessa categoria.

«Gli spiriti buoni sapevano amare, e in genere volevano anche essere amati. Raramente compivano di loro iniziativa qualche azione maliziosa. Rispondevano alle domande sul futuro, ci dicevano cosa avveniva in luoghi remoti e per le streghe potenti come me e mia sorella, che amavano veramente, erano disposti a compiere il prodigio più grande e impegnativo: far piovere.

«Ma da ciò che dico potete comprendere che le etichette come buono e malefico avevano una funzione particolare. Gli spiriti buoni erano utili; quelli malefici erano pericolosi ed esasperanti. Prestar attenzione agli spiriti maligni, invitarli a rimanere, significava cercare il disastro perché in ultima analisi era impossibile tenerli sotto controllo.

«C’erano inoltre le prove che quelli da noi chiamati spiriti maligni ci invidiavano perché eravamo carnali e nel contempo spirituali, perché avevamo i piaceri e i poteri del mondo fisico pur possedendo menti spirituali. È probabile che questo miscuglio di carne e spirito negli esseri umani incuriosisca tutti gli spiriti; ma irrita quelli malvagi, che vorrebbero conoscere i piaceri sensuali ma non possono. Gli spiriti buoni, invece, non manifestano questa insoddisfazione.

«Ora, in quanto alla provenienza degli spiriti… ci dicevano che erano sempre stati gli uomini. Si vantavano di aver veduto gli esseri umani trasformarsi da animali in ciò che erano. Non sapevamo cosa intendessero con queste parole; pensavamo che scherzassero o mentissero. Ma oggi lo studio dell’evoluzione umana dimostra che gli spiriti avevano assistito a questo sviluppo. Per quanto riguarda le domande relative alla loro natura, come erano stati creati e da chi… ebbene, non trovavano mai risposta. Non credo che comprendessero ciò che chiedevamo. Sembrava che si offendessero per le domande, o ne avessero un po’ paura, o le ritenessero ironiche.

«Penso che un giorno la natura scientifica degli spiriti verrà riconosciuta. Immagino che siano esseri di materia e d’energia in un equilibrio sofisticato come tutto il resto del nostro universo, e che non siano più magici dell’elettricità o delle onde radio, dei quark o degli atomi o delle voci al telefono… tutte cose che sembravano sovrannaturali appena duecento anni fa. Anzi, l’attuale aspetto poetico della scienza moderna mi ha aiutata a comprenderli meglio di qualunque altro strumento filosofìco. Tuttavia mi attengo istintivamente al mio linguaggio d’un tempo.

«Mekare affermava che ogni tanto riusciva a vederli, che avevano nuclei minuscoli di materia fisica e grandi corpi d’energia turbinante che paragonava a tempeste di fulmini e di vento. Diceva che nel mare c’erano creature dall’organizzazione altrettanto strana, e insetti che somigliavano agli spiriti. Era sempre notte quando vedeva i loro corpi fisici, e non erano mai visibili per più d’un secondo, di solito quando gli spiriti erano in collera.

«Avevano dimensioni enormi, diceva; ma lo dicevano anche loro. Ci dicevano che non potevamo immaginare quanto fossero grandi; tuttavia amavano esagerare ed era necessario usare certi criteri per estrarre dalle loro affermazioni ciò che aveva un senso.

«È indubbio che esercitino una grande forza sul mondo fisico. Altrimenti come potrebbero muovere gli oggetti come accade nelle infestazioni dei poltergeist? E come potrebbero radunare le nubi per far piovere? Tuttavia in realtà non realizzano molto, nonostante l’energia che impiegano. E questa, quasi sempre, era la chiave per controllarli. Non possono fare più di tanto: e una strega efficiente era quella che comprendeva questo fatto alla perfezione.

«Quale che sia la loro struttura materiale, queste entità non hanno bisogni biologici apparenti. Non invecchiano; non cambiano. E in questo consiste la chiave per comprendere il loro comportamento capriccioso e puerile. Non hanno bisogno di far nulla; vanno alla deriva, ignari del tempo, perché non hanno un motivo fisico per curarsene, e fanno tutto ciò che colpisce la loro fantasia. Ovviamente vedono il nòstro mondo; ne fanno parte… ma non so immaginare come appaia loro.