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— Cinque dollari. Te li ho dati mercoledì di due settimane fa. Non ti ricordi?

— Adesso che me lo dici, vagamente lo ricordo. Allora, andiamo a mangiare da “Kirby”, così cambio un assegno e ti pago il debito. Io vado e ti aspetto là.

Da “Kirby”, Sweeney cambiò il più piccolo degli assegni e sedette a un tavolo ad aspettare Joe. Il pensiero di mangiare gli dava ancora la nausea e l’inghiottire qualsiasi cibo gli era così spiacevole, che avrebbe rinunciato volentieri, se non avesse dovuto aspettare Carey. La prospettiva stessa di vedere Joe mangiare gli era ingrata. Come minore dei mali, ordinò una minestra in brodo, che per la sua bocca aveva il sapore di sciacquatura di piatti, ma che riuscì a trangugiare quasi tutta. Stava allontanando il piatto, quando Joe venne a sedersi di fronte a lui.

— Ecco i tuoi cinque dollari, Joe, e grazie. Ma, prima che me ne dimentichi, dimmi: chi mi ha visto la notte scorsa in State Street? Non mi era parso di conoscere nessuno dei poliziotti che c’erano là.

— Un omaccione che si chiama Pete Fleming.

— Oh! — esclamò Sweeney — adesso ricordo: l’avevo incontrato in Clark Street prima della scoperta. Aspetta… io andavo verso sud e lui doveva andare verso nord: io ho percorso pochi isolati, ho tagliato verso est e poi in su per la State. Ma non l’ho visto sul luogo del tentato omicidio.

— È facile che ci sia arrivato mentre tu te ne andavi. L’automobile che ha risposto alla telefonata, marciava con la sirena in funzione, e Fleming, dovunque fosse in quel momento, si è messo a seguire la sirena ed è arrivato sul posto dopo di loro.

Il cameriere si avvicinò al tavolo, e Sweeney aggiunse la richiesta di un caffè agli ordini di Joe. Poi si chinò attraverso la tavola e chiese: — Joe, com’è questa storia dello Squartatore? È quello che voglio tirarti fuori. Potrei pescare qualcosa dai ragazzi della cronaca nera, ma tu ne saprai certo di più. Prima domanda: da quando va avanti la faccenda?

— Ma non hai letto i giornali in questi dieci giorni?

Sweeney scosse il capo. — No, tranne uno di stamattina, che parlava della faccenda della Lang di ieri sera, ma si riferiva ad altri assassinii. Quanti sono stati?

— Oltre alla Lang, altri due. Cioè se ne potrebbero calcolare altri tre. C’è stato un omicidio due mesi fa nella zona meridionale della città, che potrebbe essere della stessa mano e potrebbe non esserlo. Si trattava di una certa Lola Brent, e fra il suo caso e i successivi ci sono somiglianze che hanno fatto supporre alla polizia un possibile collegamento fra tutti, ma non ne sono sicuri, perché vi sono anche differenze.

— È morta?

— Altro che! E anche le altre due ragazze prima della Lang: lei è l’unica che l’abbia scampata ed è stato il cane a salvarla. Ma questo lo sai anche tu.

— Che notizie ci sono della Lang? — domandò Sweeney. — È ancora all’ospedale?

— Pare che sarà rilasciata stasera: la ferita non era grave, perché la lama ha scalfito solo la superficie della pelle. Tutto si è risolto soprattutto in uno choc.

— Come per molti altri — assentì Sweeney — me compreso.

Joe Carey strinse le labbra. — Non hai un po’ caricato le tinte in quella storia, Sweeney?

Sweeney sogghignò. — Le ho smorzate, le tinte. Avresti dovuto esserci, Joe.

— Io sono sposato. Comunque, la polizia metterà un agente a vegliare sulla Lang.

— Un agente? Perché?

— L’assassino di ieri sera potrebbe tornare, pensando che lei sia in grado di riconoscerlo e indicarlo. In realtà, non può identificarlo, o almeno dice di non potere: tutto quello che ricorda è un uomo alto, vestito di scuro.

— La luce nell’atrio era spenta — rifletté Sweeney.

— Lo Squartatore era nascosto ai piedi delle scale, vicino alla porta del retro, e molto probabilmente era fuori della porta stessa, tenendola socchiusa. Quando ha sentito i passi di lei nell’atrio, è saltato dentro e l’ha colpita. Ma il cane è balzato sull’assassino, che è dovuto scappare, sbagliando quasi tutto il colpo, per sfuggire al cane.

— Può andare — disse Sweeney — non gli doveva essere difficile scorgere la figura di lei che veniva dall’esterno, o alla luce dei lampioni, mentre per lei l’aggressore non è apparso che come un’ombra. La questione vera è questa: aspettava proprio Iolanda Lang o avrebbe assalito chiunque fosse entrato?

Carey si strinse nelle spalle. — Tutti e due i casi sono possibili. Cioè, dato che quella è l’abitazione della Lang poteva essere in attesa di lei al suo ritorno dall’ultimo spettacolo. D’altra parte, se appena fosse stato al corrente delle sue abitudini, doveva sapere anche della presenza del cane, mentre, a quanto pare, non l’aveva previsto. Ma può darsi che anche essendone a conoscenza, pensasse di poterla colpire e poi fuggire prima che il cane avesse il tempo di intervenire. In questo caso, l’assassino ha sbagliato i calcoli.

— La ragazza torna a casa ogni sera alla stessa ora?

— Regolarmente ogni notte. Recita nell’ultimo spettacolo tutte le sere; soltanto il sabato e la domenica sera finisce più tardi, ma non torna mai a casa subito, a quanto ha dichiarato. Spesso si ferma all’“El Madhouse”, il club dove lavora, non so se lo conosci. — Sweeney fece segno di no. — E qualche volta va a bere o va in giro fino alle tre. Oppure dopo la rappresentazione ha qualche appuntamento ed esce: una donna come lei non è mai sola, se non ha voglia di esserlo.

— Chi si occupa del fatto, al giornale?

— Horlick, che andrà in vacanza lunedì. Non so a chi lo affiderà Walter dopo la sua partenza.

Sweeney sorrise. — Senti, Joe, vuoi farmi un favore enorme? Io voglio occuparmene, ma non posso essere io a suggerirlo a Walter. Tu invece puoi parlargliene alla prima occasione. Suggeriscigli che io sono il più adatto a occuparmene, dato che ho assistito alla scena e che alla partenza di Horlick, visto che io riprendo il lavoro proprio lunedì, può benissimo venirmi affidato il seguito. A te darà retta, mentre se lo domandassi io mi direbbe di no, magari soltanto per mostrare la sua autorità.

— Certo che posso farlo, Sweeney. Però devi documentarti sugli altri casi e informarti dalla polizia: c’è una squadra speciale distaccata per l’affare dello Squartatore, che non si occupa di altro. La dirige l’ispettore Bline della squadra omicidi. Il laboratorio di criminologia sta analizzando tutto quello che hanno in mano, ma in verità non hanno molto.

— È quel che farò. Da oggi a lunedì, studierò il caso e andrò alla polizia.

— Perché vuoi sprecare anche i tuoi giorni di vacanza, Sweeney? È un affare che ti hanno proposto?

— Proprio — mentì Sweeney — mi sono assicurato la possibilità di scrivere la storia del caso una volta che sia stato risolto, per un editore di libri gialli. Non si occupano di casi insoluti, ma una volta che uno sia stato sistemato, hanno promesso di lasciar fare a me. Potrei ricavarne qualche centinaio di dollari. Se tu, Joe, ottieni da Krieg di affidarmi il lavoro, in modo che io abbia a disposizione tutti i dati per quando l’assassino sarà stato preso, ti darò il dieci per cento, che potrebbe essere tra i venti e i cinquanta dollari.

— Che cosa ci perdo io? Niente, ma te lo farei anche senza percentuale.

— Ma in questa maniera sarai più convincente — disse Sweeney. — Tanto per cominciare, come si chiamano le altre ragazze assassinate? Mi hai detto che la prima era una certa Lola Brent, due mesi fa, non è vero?

— Esatto. Dieci giorni fa è toccato a Stella Gaylord e cinque giorni dopo a Dorothy Lee.

— Qualcuna delle altre era corista o ballerina?

— La prima, Lola Brent, era una ex corista, che viveva con una specie di piccolo furfante, un certo Sammy Cole. La polizia ha sospettato che l’abbia uccisa lui, ma non hanno trovato prove e non hanno potuto arrestarlo. Perciò sono andati a scovare le altre truffe e l’hanno schiaffato in guardina, dove sta ancora adesso. Ragione per cui, se lui ha ucciso Lola, non può aver ucciso le altre o assalito Iolanda.