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«È vero,» convennero Paul e Betty, annuendo.

«Il dottor Goebbels ha anche dei bei bambini e una bella moglie,» proseguì Childan, «Persone di rango molto elevato.»

«È vero,» annuirono anche stavolta Paul e Betty.

«È un uomo con famiglia, al contrario di molti altri pezzi grossi,» disse Paul. «Di discutibili abitudini sessuali.»

«Io non darei troppo retta alle voci che corrono,» disse Childan. «Lei si riferisce a persone come E. Roehm? È storia vecchia. Dimenticata da tempo.»

«Più che altro pensavo a H. Göring,» disse Paul, sorseggiando lentamente la sua bevanda mentre lo scrutava. «Si racconta di orge di ogni genere, degne della Roma imperiale. Fanno rabbrividire solo ad ascoltarle.»

«Sono menzogne,» disse Childan.

«Be’, comunque è un argomento che non vale la pena di discutere,» disse Betty con molto tatto, rivolgendo un’occhiata a entrambi.

Avevano finito i loro drink, e lei andò a riempire di nuovo i bicchieri.

«Ci si accalora sempre nelle discussioni politiche,» disse Paul. «In qualunque parte del mondo. È essenziale non perdere la testa.»

«Sì,» convenne Childan. «Calma e ordine. Così le cose tornano alla loro ordinaria stabilità.»

«Il periodo che segue la morte di un capo è sempre critico nelle società totalitarie,» disse Paul. «La mancanza di tradizione e le istituzioni delle classi medie messe insieme…» Si interruppe. «Forse è meglio lasciar perdere la politica.» Sorrise. «Come quando eravamo studenti.»

Robert Childan si sentì avvampare, e si piegò sul nuovo bicchiere per nascondersi allo sguardo del suo ospite. Che pessimo inìzio, il suo. In modo sciocco e arrogante si era messo a parlare di politica; era stato scortese nel dissentire e solo lo spiccato tatto del suo ospite aveva salvato la serata. Quanto devo ancora imparare, si disse Childan. Loro sono così gentili ed educati. E io… il barbaro dalla pelle bianca. È vero.

Per un po’ si limitò a sorseggiare la sua bevanda, atteggiando il volto a un’espressione artificiosa di diletto. Devo adeguarmi completamente a loro, disse. Essere sempre d’accordo.

Ma in un accesso di panico, pensò: il liquore mi ha annebbiato il cervello. Così come la stanchezza e il nervosismo. Ce la farò? Comunque non mi inviteranno più; ormai è troppo tardi per rimediare. Provò un senso di disperazione.

Betty era rientrata dalla cucina e si era rimessa a sedere sul tappeto. Com’è attraente, pensò di nuovo Robert Childan. Quel corpo snello. Hanno delle figure così superiori; non un filo di grasso, né rotondità eccessive. Non c’è bisogno di reggiseno né di busto. Devo nascondere il mio desiderio, a tutti i costi. Eppure ogni tanto non poteva impedirsi di rivolgerle un’occhiata furtiva. Il delizioso colorito scuro della pelle, dei capelli e degli occhi. Noi siamo mezzi crudi, rispetto a loro. Ci hanno tirato fuori dal forno prima che fossimo ben cotti. L’antico mito aborigeno dice la verità.

Devo distogliere i miei pensieri. Trovare degli argomenti di conversazione, uno qualsiasi. I suoi occhi vagarono per la stanza, alla ricerca di qualche spunto. Regnava un silenzio pesante che faceva salire la sua tensione. Insopportabile. Che diavolo dire? Qualcosa di sicuro. Scorse un libro sopra uno stipetto basso di tek nero.

«Vedo che sta leggendo La cavalletta non si alzerà più,» disse. «Ne ho sentito parlare molto, ma l’urgenza dei miei impegni non mi ha consentito di leggerlo.» Si alzò e fece per prenderlo, scrutando attentamente la loro espressione; sembravano accettare quel gesto di socievolezza e così continuò. «È un romanzo giallo? Perdonate la mia abissale ignoranza.» Lo sfogliò.

«Non è un romanzo giallo,» disse Paul. «Al contrario, è un tipo di narrativa interessante che rientra nel genere della fantascienza.»

«Oh, no,» dissentì Betty. «Non c’è scienza. E non è ambientato nel futuro. La fantascienza parla del futuro, in particolare di un futuro in cui la scienza è progredita rispetto al presente. In questo libro non c’è né l’uno né l’altra.»

«Ma,» disse Paul, «parla di un presente alternativo. Esistono molti famosi romanzi di fantascienza sull’argomento.» Poi, rivolto a Robert, gli spiegò: «Perdoni la mia insistenza, ma come mia moglie sa bene io sono stato per molto tempo un appassionato di fantascienza. Ho cominciato da giovanissimo; avevo appena dodici anni. È stato nei primi tempi della guerra.»

«Capisco,» disse educatamente Robert Childan.

«Le piacerebbe averlo in prestito?» disse Paul. «Noi finiremo di leggerlo molto presto, certamente entro un giorno o due. Il mio ufficio è in centro, non lontano dal suo stimato negozio, e io sarei ben lieto di fare un salto da lei all’ora di pranzo.» Tacque, e poi — forse, pensò Childan, in seguito a un segnale da parte di Betty — aggiunse: «Lei e io, Robert, potremmo pranzare insieme, in quell’occasione.»

«Grazie,» disse Robert. Era tutto quello che riuscì a dire. A pranzo in uno dei ristoranti alla moda del centro frequentati da uomini d’affari. Lui e quel giovane giapponese così elegante, moderno, altolocato. Era troppo; sentì che la vista gli si annebbiava. Ma continuò a esaminare il libro e annuì. «Sì,» disse, «sembra interessante. Mi piacerebbe molto leggerlo. Cerco di tenermi aggiornato su tutto ciò di cui si parla.» Era la cosa giusta da dire? Ammettere che il suo interesse per il libro nasceva dal fatto che fosse di moda? Forse era un atteggiamento da inferiore. Non lo sapeva, ma sentiva che era così. «Non si può giudicare dal solo fatto che un libro vende molto,» disse. «Lo sappiamo tutti. Molti bestseller sono spazzatura. Questo, però…» Esitò.

«È verissimo,» disse Betty. «Il gusto medio è proprio deplorevole.»

«Come nella musica,» disse Paul. «Non c’è interesse per il vero folk jazz americano, per esempio. Robert, a lei piacciono, diciamo, Bunk Johnson e Kid Ory e altri come loro? Il Dixieland delle origini? Ho una bella raccolta di questa vecchia musica, tutti dischi originali della Genet.»

«Temo di saperne poco, di musica nera,» disse Robert.

Non sembrarono proprio soddisfatti di quella sua affermazione. «Preferisco i classici. Bach e Beethoven.» Quello era certamente accettabile. Adesso provava un po’ di risentimento. Pensavano forse che lui rinnegasse i grandi maestri della musica europea, quei classici senza tempo, a favore del jazz di New Orleans uscito dalle bettole e dai bistrò del quartiere negro?

«Magari potrei farle ascoltare una selezione dei New Orleans Rhythm Kings,» cominciò Paul, facendo per lasciare la sala, ma Betty gli rivolse un’occhiata ammonitrice. Lui esitò, si strinse nelle spalle.

«La cena è quasi pronta,» disse la donna.

Paul tornò e si rimise a sedere. Aveva l’aria un po’ offesa, notò Robert. «Il jazz di New Orleans è la più autentica musica popolare americana,» mormorò, «è originaria di questo continente. Tutto il resto viene dall’Europa, come quelle sdolcinate ballate per liuto, di stile inglese.»

«È fonte di continue discussioni fra noi,» disse Betty, sorridendo a Robert. «Io non condivido la sua passione per il jazz originale.»

Sempre tenendo in mano la copia de La cavalletta non si alzerà più, Robert disse: «Che tipo di presente alternativo viene descritto in questo libro?»

Dopo un momento, Betty rispose: «Un presente in cui la Germania e il Giappone hanno perso la guerra.»

Tutti tacquero.

«È ora di mangiare,» disse Betty alzandosi in piedi. «Prego accomodatevi, signori uomini affamati.» Sospinse delicatamente Robert e Paul verso la sala da pranzo, già apparecchiata con una tovaglia bianca, posate d’argento, piatti di porcellana, e grossi tovaglioli grezzi infilati in quelli che Robert riconobbe come autentici portatovaglioli americani d’osso del periodo delle origini. Le tazze e i piattini erano Royal Albert, di un colore blu intenso e giallo. Eccezionali; non poté fare a meno di osservarli con ammirazione tutta professionale.