Выбрать главу

Andrew si mise nella posizione di scudiero, due passi dietro di lui. Damon prese la mano di Ellemir, che era alla sua destra, e quella di Callista, che era alla sua sinistra: sentì leggermente il tocco delle loro dita, come avveniva sempre nel sopramondo. Disse, a voce bassa: — Il sole sorge sulla nostra Torre. Sentite la sua forza intorno a noi. L’abbiamo eretta qui, come un rifugio. Ora deve restare, non soltanto per noi ma come un simbolo per tutti i meccanici delle matrici che rifiutano la spietata costrizione delle Torri, come un rifugio e un faro per tutti coloro che verranno dopo di noi.

A Andrew, nonostante le lucenti mura azzurre della Torre che si ergevano intorno a lui, sembrò di vedere il sole del sopramondo attraverso quelle pareti. Una volta Callista gliel’aveva spiegato. Nel mondo della sopraluce, dove si trovavano ora, la tenebra non esisteva perché la luce non proveniva da un sole concreto. Veniva dalla rete d’energia del sole stesso, che risplendeva attraverso la rete d’energia del pianeta. Per Andrew il sole rosso era enorme, e un orlo pallido spuntava oltre la Torre e in un certo senso attraverso la Torre, spandendo una luce cremisi e facendo sgocciolare nubi color sangue.

Un lampo balenò intorno a loro, accecandoli, e per un momento parve che la Torre tremasse, ondeggiasse, che l’intera struttura del sopramondo vibrasse nel grigiore. Ecco, pensò Damon: l’attacco che attendevano era venuto. Fortemente collegati l’uno all’altro, sentivano le mura della Torre salde e protettrici intorno a loro, mentre Damon lanciava una spiegazione a Andrew e Ellemir, che erano meno esperti.

Tenteranno di distruggere la Torre; ma poiché è la nostra visualizzazione a mantenerla solida, non riusciranno a scuoterla a meno che vacilli la nostra percezione.

Uno dei giochi dei tecnici, durante l’addestramento, consisteva nel combattere duelli scherzosi nel sopramondo, dove la sostanza-pensiero era immensamente plastica e tutte le loro costruzioni potevano essere annientate con un pensiero, con la stessa rapidità con cui erano state create. Sebbene sapesse che era soltanto un’illusione, Damon provò tuttavia un fremito irrazionale di paura fisica quando, una dopo l’altra, le folgori si avventarono sulla Torre squassandola con tuoni assordanti. Poteva essere un gioco pericoloso, perché tutto ciò che accadeva al corpo del mondo astrale poteva capitare, per ripercussione, anche all’io fisico. Ma dietro le mura delle loro Torri erano al sicuro.

Non possono farci del male. E io non voglio far male a loro, voglio solo stare in pace con i miei amici… Ma sapeva che i nemici non avrebbero mai accettato questo. Prima o poi, l’incessante attacco dall’esterno avrebbe indebolito lui e gli altri. La sua unica difesa era l’attacco.

Rapidi come il pensiero, si ritrovarono sul più alto bastione della loro Torre. Andrew ebbe la sensazione di sentirla tremare sotto i piedi. Come sempre nel sopramondo, era vestito della stoffa grigio-argentea di un’uniforme dell’impero terrestre: e quando se ne accorse, la sentì cambiare. No, adesso non sono più terrestre. Infatti subito dopo notò che indossava i calzoni di pelle sciupati dalla sella, e la giubba foderata di pelliccia che portava per lavorare nella tenuta. Bene, adesso quella era la sua vera personalità: adesso apparteneva ad Armida.

Dall’alto della Torre potevano scorgere Arilinn, come un faro fiammeggiante. Come mai era così vicina?, si chiese Damon. Poi comprese che era la visualizzazione di Leonie e del suo cerchio: Leonie aveva detto che la Torre proibita era stata eretta davanti alla loro soglia. A Damon era parsa lontana, distante mondi e mondi. Ma adesso erano vicini, così vicini che lui poteva vedere Leonie, come una statua velata di cremisi, che afferrava manciate di sostanza-pensiero e scagliava una folgore. Damon la colpì a mezz’aria col proprio fulmine: la vide esplodere e scrosciare sopra il cerchio raccolto sul pinnacolo di Arilinn, vide una crepa aprirsi nella fortezza di Leonie.

Ci percepiscono come una minaccia per loro. Perché?

Solo un momento, e il tuono scrosciò di nuovo intorno a loro, in un ardente duello di fulmini scagliati e intercettati, e Damon captò un pensiero fuggevole (doveva essere di Andrew): Mi sento come Giove che lancia i tuoni; e si chiese, con un frammento infinitesimale di coscienza, chi fosse o cosa fosse quel «giove».

Posso abbattere la Torre di Arilinn, perché per qualche ragione incomprensibile loro hanno paura di noi. Ma bruscamente Leonie cambiò tattica. Le folgori cessarono, e all’improvviso i quattro si sentirono soffocare in una pioggia di limo nauseante che precipitava su di loro facendoli vomitare per lo schifo. Come letame, liquido seminale, sterco di cavallo, le tracce lasciate dalle lumache che invadevano le serre nella stagione delle piogge… Stavano annegando nella sozzura. È così che vedono ciò che abbiamo fatto? Damon lottò per liberarsi la mente dalla nausea, pulendosi la faccia dal… No, questo significava riconoscerne la realtà. Prontamente, collegandosi col suo cerchio, addensò il viscidume, lo mutò nella ricchezza del suolo fecondato, lo fece cadere dai loro corpi fino a quando spuntarono fiori e foglie che coprirono il tetto della Torre con la lussureggiante vegetazione di una fioritura primaverile. Trionfanti, stettero nel prato fiorito, riaffermando la vita rinata dalla bruttura.

Ho combattuto il Grande Felino all’esterno della Torre, e ho trionfato. Quasi per riaffermare l’atto che gli aveva portato la consapevolezza dei suoi poteri psi, non sminuiti dagli anni trascorsi fuori dalla Torre, Damon evocò il Grande Felino, riversando in quell’immagine le loro menti collegate e inviandola ad aleggiare sopra le guglie di Arilinn. Mentre il Grande Felino devastava le Colline di Kilghard e scatenava la tenebra e il terrore e la fame tra la nostra gente, voi stavate al sicuro in Arilinn e non facevate nulla per aiutarci!

Le due Torri, adesso, erano così vicine che lui poteva scorgere attraverso il velo il volto di Leonie, acceso di collera e di disperazione. Nel sopramondo, pensò con distacco, era ancora bella come un tempo. Ma poté vederla solo per un momento, poiché il suo volto svanì in un’oscurità turbinante che cancellò la visione del suo cerchio. Là dove prima stava Leonie si ergeva un drago che ruggiva ed eruttava fiamme. Con le squame e gli artigli d’oro, torreggiava nel cielo al di sopra di Arilinn, e il suo fuoco pioveva sulla Torre proibita. Damon sentì il calore bruciante, ebbe la sensazione che il suo corpo si raggrinzisse nelle fiamme, udì Callista gridare di dolore, sentì il terrore di Ellemir, e per un istante si chiese se Leonie sarebbe riuscita a scacciarli dal sopramondo, costringendoli a rientrare nei loro corpi fisici…

Ma con la fiamma, sentì anche la consapevolezza di una leggenda nella mente di Andrew: Bruciateci, e noi risorgeremo come una fenice dalle ceneri… Protendendosi con le sue ultime forze attraverso il fuoco ardente che minacciava di scacciarli tutti dal sopramondo, Damon li collegò ancor più strettamente. Insieme riversarono tutta la loro forza psichica nella mutevole sostanza del sopramondo, plasmando un uccello gigantesco dalle piume sfolgoranti, ardendo in un’unione estatica che li consumava, che consumava le loro quattro menti unite. Nella mente di Andrew, Damon sentiva loro quattro raggomitolati insieme, nudi, entro una tenebra, entro un uovo non ancora schiuso, mentre le fiamme li consumavano interamente, li riducevano in cenere. Poi, in un’estasi crescente, il guscio che li racchiudeva si spezzò e loro eruppero verso l’alto, dalle ceneri, spiegando le poderose ali in uno slancio di fiammeggiante energia, volteggiando in trionfo sopra Arilinn… Dal becco della fenice uscivano tuoni e folgori, che squassavano la Torre. Damon vide, laggiù, le minuscole figure di Leonie e dei membri del suo cerchio, che assistevano impauriti e disperati.