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Leonie! Non potete distruggerci! Chiedo l’armistizio.

Non desiderava distruggere Arilinn, e lo sapeva. Era stata la sua casa. Vi aveva sofferto indicibilmente, come vi aveva sofferto Callista: eppure là era stato addestrato e disciplinato, aveva imparato a usare al massimo le proprie forze. L’addestramento ad Arilinn era la base di ciò che lui era adesso, di ciò che poteva diventare. Arilinn doveva continuare per sempre a esistere, sia nel sopramondo che nel mondo reale: una casa per i telepati, un simbolo di ciò che l’addestramento nelle Torri era stato e un giorno poteva essere di nuovo. La forza e il potere dei Domimi.

Ma la voce di Leonie era scossa, appena udibile.

— No, Damon, abbattici. Annientaci completamente, come hai annientato tutto ciò che rappresentiamo.

— No, Leonie. — E adesso, all’improvviso, si trovarono uno di fronte all’altra nella grigia pianura del sopramondo. E Damon seppe — e sentì che Leonie condivideva quel pensiero — che non avrebbe mai potuto farle del male. L’amava, l’aveva sempre amata, l’avrebbe amata sempre.

— E anch’io ti amo — le disse teneramente Callista, che gli stava al fianco. Tese le mani: e poi, come non aveva mai fatto nel mondo reale, prese Leonie tra le braccia, stringendola in un abbraccio tenero, affettuoso. — Leonie, mia amata madre adottiva, non riesci a comprendere ciò che ha fatto Damon?

Leonie disse, tremando: — Ha distrutto le Torri. E tu ci hai traditi tutti! — Si ritrasse dalla giovane fissandola inorridita. Damon, che adesso era collegato con lei, comprese che Leonie poteva vedere quanto era accaduto a Callista; vedere che era una donna, innamorata, amata, al culmine della femminilità: non era una Custode nel vecchio senso della parola, e tuttavia conservava il completo potere del suo addestramento e della sua forza. — Callista, Callista, cos’hai fatto?

Fu Damon a rispondere, gentilmente ma con fermezza: — Abbiamo riscoperto l’antico modo di operare, nel quale una Custode non è costretta a sacrificare la vita e la gioia di vivere.

Allora la mia vita è stata inutile, e vano il mio sacrificio. E poi, con una disperazione che Damon non poteva misurare né sopportare: Ora lasciatemi morire.

Damon poteva vedere attraverso Leonie, con la nuova vista di Custode: e scorse, con orrore, ciò che aveva fatto a se stessa. Perché non l’aveva mai intuito? L’aveva allontanato dalla Torre per eliminare per sempre la possibilità che lui perdesse l’autodominio e rivelasse di desiderarla. Ma per eliminare la propria tentazione? Le leggi vietavano la castrazione delle donne Comyn, e Leonie, con Callista, si era fermata appena in tempo.

Ma con se stessa?

Damon disse, con angosciata pietà: — Non è stato vano, Leonie. Tu e tutti coloro che hanno mantenuto viva la tradizione avete tenuto in vita su Darkover le scienze delle matrici, perché un giorno fosse possibile questa riscoperta. Il vostro eroismo ha fatto sì che i nostri figli e i nostri nipoti possano usare le antiche scienze senza sofferenze e tragedie. Non voglio distruggere le Torri: voglio solo alleggerire il vostro fardello, rendere possibile l’addestramento di altri fuori dalle Torri, in modo che voi non dobbiate rinunciare alle vostre vite e che il prezzo da pagare non sia così atrocemente elevato. Voi, e tutti quelli di noi che sono venuti da Arilinn e dalle altre Torri, avete mantenuto accesa la fiamma, sebbene l’abbiate alimentata col vostro sangue e la vostra carne. — Stava disarmato davanti a tutti gli avversari, pur sapendo che ora avrebbero potuto abbatterlo: ma sapeva anche, con una profonda certezza interiore, che l’ascoltavano.

— Ora la fiamma viva può essere riaccesa, e non dovrà più nutrirsi delle vostre vite. Leonie… — Si girò di nuovo verso di lei, tendendo le mani in un gesto di supplica. — Se tu potevi cedere sotto il peso della tensione, tu, un’Hastur, la Dama di Arilinn, allora sicuramente è un fardello troppo opprimente per qualunque mortale, uomo o donna. Nessuno al mondo avrebbe potuto portarlo senza schiantarsi. Lasciaci operare, Leonie, lasciaci continuare come abbiamo incominciato, in modo che un giorno gli uomini e le donne delle Torri possano trovare gioia nel loro lavoro, e non sacrifici interminabili e una morte vivente.

Leonie chinò adagio la testa e disse: — Ti riconosco Custode, Damon. Non possiamo farti nessun male e non possiamo vendicarci di te. Meritiamo qualunque punizione vorrai imporci.

Col cuore straziato, Damon replicò: — Non posso infliggerti una punizione più grande di quella che ti sei inflitta da sola, Leonie: la condanna scelta da te stessa, che dovrai continuare a scontare fino a quando un’altra generazione sarà abbastanza forte per sopportarla. Che Avarra, nella sua misericordia, voglia che tu sia l’ultima Custode di Arilinn ad affrontare questa morte vivente: ma devi rimanere Custode di Arilinn, fino a quando Janine potrà portare da sola quel peso.

E la tua sola punizione sarà di sapere che per te è troppo tardi. Straziato dalla sofferenza di Leonie, comprese che per lei era sempre stato troppo tardi. Era già troppo tardi quando, a quindici anni, era andata alla Torre di Dalereuth a pronunciare i voti di Custode. La vide indietreggiare, sempre più lontana, come una stella che si affievolisse nella luce del mattino. Vide anche la Torre di Arilinn allontanarsi sul fluido orizzonte del sopramondo, finché rimpicciolì, rifulse di un fioco bagliore azzurro, e svanì. Damon e Andrew e Ellemir e Callista erano soli nella Torre proibita; e poi, con uno scossone violento, anche il sopramondo sparì, e si ritrovarono nel loro appartamento a Castel Comyn. Le vette, oltre la finestra, erano inondate dalla luce, ma il grande sole rosso si era appena staccato dall’orizzonte.

Il levar del sole. E la sorte di loro quattro, e forse la sorte di tutti i telepati di Darkover, era stata decisa in una battaglia astrale durata meno di un quarto d’ora.

EPILOGO

— Sei uno sciocco, Damon — disse Lorenz, signore di Serrais, con profondo disgusto. — Sei sempre stato uno sciocco e lo sarai sempre! Avresti potuto essere reggente di Alton e comandare le Guardie abbastanza a lungo per spezzare il predominio degli Alton su quella carica e darla al dominio di Serrais.

Damon rise, bonariamente. — Ma io non voglio essere comandante delle Guardie — replicò. — E ormai non è necessario. Dom Esteban, probabilmente, vivrà quanto basta per vedere Valdir diventare uomo, e forse anche di più.

Lorenz lo guardò, sospettoso e diffidente. — Come hai fatto? Avevamo sentito dire che aveva un piede nella fossa!

— Un’esagerazione — ribatté Damon, scrollando le spalle: sapeva che quello sarebbe stato il compito della sua vita, studiare i modi di guarire con l’aiuto della matrice e di un controllore.

Una volta affermato il principio, non era stato difficile penetrare nel cuore lesionato, asportarne i blocchi e restituirlo alle sue funzioni. Esteban Lanart, nobile Alton, sarebbe rimasto paralizzato per il resto della sua vita, ma un uomo poteva comandare le Guardie anche da una sedia a rotelle. Quando fosse stato necessario scendere in campo, il giovane Danvan Hastur o Kieran Ridenow avrebbero potuto prendere il suo posto. Adesso Damon era reggente del dominio solo di nome, come garanzia nell’eventualità di una disgrazia. La precognizione non era il dono principale degli Alton e dei Ridenow: ma lui ne aveva un barlume, in quel momento. Sapeva che Valdir avrebbe assunto il potere di Alton da uomo fatto e sarebbe stato uno degli Alton più innovatori che mai avessero governato quel dominio.

Lorenz disse, irritato: — Non hai nessuna ambizione, Damon?

— Più di quante tu immagini. Ma sono diverse dalle tue. E adesso, purtroppo, dobbiamo separarci, perché ci attende un lungo viaggio. Ritorniamo ad Armida. Il figlio di Ellemir è l’erede prossimo di Alton, e deve nascere là.