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Lei alzò il volto verso Andrew e sorrise. Talvolta pensava che se l’avesse visto per la prima volta in quel modo normale anziché — com’era avvenuto — conoscendolo attraverso l’unione mentale tramite la matrice, non le sarebbe mai sembrato bello. Avrebbe potuto addirittura giudicarlo brutto. Era un uomo alto e forte, con i capelli biondi come un abitante delle Città Aride, disordinato, impacciato; eppure, quanto le era divenuto caro, quanto si sentiva sicura in sua presenza! Desiderava, con un autentico senso di sofferenza, potersi gettare tra le sue braccia, stringersi a lui come faceva Ellemir con Damon: ma la vecchia paura la teneva immobile. Tuttavia gli posò la punta delle dita sulle labbra. Andrew le baciò e sorrise. Lei disse, a bassa voce: — Anch’io ti amo, Andrew. Nel caso che tu abbia dimenticato questo. — E salì la scala, verso la stanza dove l’attendeva Leonie.

CAPITOLO TERZO

Le due Custodi di Arilinn, la giovane e la vecchia, si fronteggiavano. Callista scrutava Leonie: forse non era mai stata bella, a parte i magnifici occhi, ma aveva i lineamenti sereni, regolari; la sua figura era magra e piatta, asessuata come un emmasca; il volto era pallido e impassibile, come scolpito nel marmo. Callista provò un lieve brivido di orrore pensando che l’abitudine degli anni, la disciplina penetrata fino al midollo delle ossa, stavano trasformando la sua espressione rendendola fredda e remota, distaccata come quella di Leonie. Sembrava che il volto della vecchia Custode rispecchiasse il suo attraverso i molti anni opachi a venire. Tra mezzo secolo sarò esattamente come lei… Ma no! No! Non lo sarò, non lo sarò!

Come tutte le Custodi, aveva appreso a barricare i propri pensieri. Sapeva, grazie a una strana chiaroveggenza, che Leonie si aspettava di vederla crollare e piangere, implorare e supplicare come una ragazza isterica; ma era stata la stessa Leonie a corazzarla, anni addietro, con quella calma gelida, con quell’autodominio assoluto. Lei era una Custode, istruita ad Arilinn; non si sarebbe dimostrata indegna. Posò le mani in grembo e attese, e infine Leonie fu costretta a parlare per prima.

— Un tempo — disse — un uomo che avesse cercato di sedurre una Custode sarebbe stato ucciso fra le torture.

— Quel tempo è passato da molti secoli — replicò Callista, con una voce spassionata quanto quella di Leonie. — E Andrew non ha tentato di sedurmi: mi ha offerto nozze onorevoli.

Leonie scrollò le spalle. — È la stessa cosa — disse. Rimase a lungo in silenzio; il silenzio si protrasse per parecchi minuti, e Callista sentì di nuovo che Leonie cercava di farle perdere l’autodominio, d’indurla a supplicare. Ma Callista attese, immobile, e fu di nuovo Leonie a dover rompere il silenzio.

— È così, dunque, che mantieni il tuo giuramento, Callista di Arilinn?

Per un attimo Callista provò una stretta dolorosa alla gola. Quel titolo veniva usato solo per una Custode, e lei l’aveva acquisito a un prezzo tanto terribile! E Leonie appariva così vecchia, così triste, così stanca!

Leonie è vecchia, si disse. Desidera deporre il suo fardello, affidarlo alle mie mani. Sono stata addestrata così scrupolosamente, fin da quando ero bambina. Leonie ha lavorato e ha atteso con tanta pazienza il giorno in cui avrei potuto prendere il posto che mi preparava. Cosa farà, adesso?

E poi al dolore subentrò la collera: collera contro Leonie, perché puntava sui suoi sentimenti. Rispose con voce calma.

— Per nove anni, Leonie, ho portato il peso del giuramento delle Custodi. Non sono la prima che chiede di deporlo, e non sarò neppure l’ultima.

— Quando io sono stata nominata Custode, era inteso che sarebbe stata una decisione valida per tutta la vita. Ho mantenuto il mio giuramento. Avevo sperato che tu fossi disposta a fare altrettanto.

Callista avrebbe voluto piangere e gridare Non posso, e implorare Leonie. Pensò, con desolato distacco, che sarebbe stato meglio se ci fosse riuscita. Leonie sarebbe stata più propensa a giudicarla inadatta, a lasciarla libera. Ma le era stato insegnato l’orgoglio: aveva lottato per conquistarlo e per armarsene, e adesso non poteva rinunciarvi.

— A me non è mai stato detto che dovevo pronunciare un giuramento a vita. E tu stessa mi hai avvertita che è un peso troppo grande perché sia possibile portarlo senza pieno consenso.

Con pazienza impassibile, Leonie replicò: — È vero. Eppure ti avevo creduta più forte. Bene, allora parlamene. Hai giaciuto col tuo innamorato? — Questa parola aveva un tono di disprezzo: era la stessa che lei aveva usato in precedenza per intendere «promesso sposo», ma questa volta l’inflessione offensiva le dava invece il significato di «amante», e Callista dovette trattenersi e dare fermezza alla propria voce prima di trovare la calma sufficiente per rispondere.

— No. Non sono ancora stata liberata dal mio giuramento, e lui è troppo uomo d’onore per chiedermelo. Io ho chiesto l’autorizzazione di sposarmi, Leonie, non l’assoluzione per un tradimento.

— Davvero? — ribatté Leonie, in tono incredulo, con un’espressione sprezzante sul volto freddo. — Dopo aver deciso d’infrangere il giuramento, mi sorprende che tu abbia atteso la mia risposta!

Questa volta Callista dovette fare appello a tutto l’autodominio per non prorompere in una sdegnata difesa di se stessa e di Andrew… e poi si accorse che Leonie le aveva gettato un’esca, per vedere se aveva perso davvero il comando dei sentimenti meticolosamente disciplinati. Conosceva quel gioco fin dai primi tempi del soggiorno ad Arilinn, e il sollievo di quel ricordo le mise addosso la voglia di ridere. L’ilarità sarebbe stata impensabile quanto le lacrime, in quel confronto solenne; ma c’era divertimento nella sua voce, e sapeva che Leonie se ne rendeva conto mentre lei diceva con tranquilla gaiezza: — Ad Armida c’è una levatrice, Leonie: mandala a chiamare, e chiedile di controllare se sono vergine.

Fu Leonie ad abbassare gli occhi; e infine disse: — Non sarà necessario, figliola. Ma sono venuta qui preparata ad affrontare, se era il caso, la rivelazione che tu eri stata violentata.

— Dai non-umani? No: ho sofferto paura, freddo, prigionia, fame, maltrattamenti, ma lo stupro mi è stato risparmiato.

— Non avrebbe avuto molta importanza, lo sai — disse Leonie, in tono molto gentile. — Naturalmente una Custode, in generale, non deve temere lo stupro. Sai benissimo, come lo so io, che se un uomo mette le mani su una Custode addestrata come te rischia la vita. Tuttavia, lo stupro è possibile. Certe Custodi sono state sopraffatte dalla violenza e all’ultimo momento non hanno osato fare appello alla forza per proteggersi. Perciò è questo che ero venuta a dirti, tra le altre cose: anche se fossi stata violentata veramente, avresti ancora una scelta, figlia mia. Non è l’atto fisico in se stesso a causare la differenza, lo sai. — Callista non lo sapeva, e ne rimase vagamente sbalordii a.

Leonie continuò, spassionatamente: — Se tu fossi stata presa contro la tua volontà, interamente senza il tuo consenso, non ci sarebbe nessuna differenza che non si potesse superare con un breve periodo d’isolamento, per guarirti dalle paure e dalle sofferenze. Ma anche se non si trattasse di stupro, se in seguito avessi giaciuto col tuo salvatore, per gratitudine o generosità, senza un’autentica partecipazione affettiva (come potresti aver fatto), neanche questo sarebbe irrevocabile. Un periodo d’isolamento, di riaddestramento, e tu potresti essere come prima, immutata, indenne, ancora libera di essere Custode. Questo non è di dominio pubblico: lo teniamo segreto, per ovvie ragioni. Ma tu hai ancora una scelta, figliola. Non voglio che tu creda di essere scacciata per sempre dalla Torre a causa di qualcosa che è accaduto indipendentemente dalla tua volontà.