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Andrew era ancora incollerito. — Se quel vecchio tiranno crede che m’importi qualcosa della sua benedizione, o della sua maledizione… — cominciò; ma Damon gli posò la mano sul polso, interrompendolo.

— Andrew, questo significa che ti accoglierà nella sua casa come un figlio, e per il bene di Callista io penso che tu debba accettarlo con buona grazia. Callie ha già perso una famiglia quando ha deciso, per amor tuo, di non tornare ad Arilinn. A meno che tu lo odii tanto da non poter vivere in pace sotto il suo tetto…

— Non lo odio per nulla — replicò Andrew. — Ma posso prendermi cura di mia moglie nel mio mondo. Non voglio entrare in casa sua senza denaro, accettando la sua carità.

Damon disse, senza alzare la voce: — La carità, Andrew, è da parte tua e mia. Forse lui vivrà ancora molti anni, ma non potrà più camminare. Domenic deve prendere il suo posto in Consiglio. Il figlio minore è un ragazzino di undici anni. Se gli porti via Callista, lo lascerai in balia di estranei prezzolati, o di lontani parenti che verranno qui spinti dall’avidità, per vedere quante ossa possono spolpare. Se tu rimani qui e l’aiuti a dirigere la tenuta, e gli dai la compagnia di sua figlia, gli donerai molto più di quanto tu riceva.

Andrew rifletté, e si rese conto che Damon aveva ragione. — Comunque, se Leonie gli ha strappato il consenso contro la sua volontà…

— No, altrimenti non avrebbe offerto la sua benedizione — disse Damon. — Io lo conosco da sempre. Se gli dispiacesse acconsentire, avrebbe detto qualcosa come «prenditela, e che siate maledetti tutti e due». Non è così, Callista?

— Damon ha ragione: mio padre è terribile quando s’infuria, ma non è uomo da serbare rancore.

— Ancora meno di me — disse Damon. — Esteban ha questi scoppi di collera, ma poi tutto si sistema e lui ti riaccetta nel suo cuore con la stessa facilità con cui ti ha scacciato un momento prima. Può darsi che litigherete ancora, anzi ci sono molte probabilità: è un tipo suscettibile e irritabile. Ma non ti scodellerà vecchi rancori come piatti freddi!

Quando Ellemir e Damon se ne furono andati, Andrew guardò Callista e chiese: — È proprio questo ciò che vuoi, amor mio? Io non detesto tuo padre. Ero solo incollerito perché ti aveva fatto piangere. Se vuoi restare qui…

Callista alzò lo sguardo verso di lui: li riafferrò la vicinanza, il vecchio contatto che li aveva uniti prima che s’incontrassero, quel contatto che per lui era ben più vero del timido e impaurito sfioramento concessogli da Callista. — Se tu e mio padre non aveste potuto andare d’accordo, io ti avrei seguito dovunque, su Darkover o nell’impero delle stelle. Ma l’avrei fatto con un’angoscia smisurata. Questa è la mia casa, Andrew. Il mio desiderio più grande è di non andarmene mai più.

Dolcemente, Andrew si portò alle labbra la punta delle sue dita. Disse, con voce tenera: — Allora sarà anche la mia casa, amor mio. Per sempre.

Quando Andrew e Callista seguirono gli altri in casa, trovarono Damon e Ellemir seduti fianco a fianco su una panca, accanto a Dom Esteban. Allorché entrarono, Damon si alzò e s’inginocchiò davanti al vecchio, mormorando qualcosa che Andrew non capì; e il nobile Alton disse, sorridendo:

— Hai dimostrato molte volte di essere un figlio, per me: non mi occorre altro. Ricevi la mia benedizione. — Posò la mano, per un momento, sulla testa di Damon. Il giovane, rialzatosi, si piegò a baciargli la guancia.

Dom Esteban guardò al di sopra della testa di Damon con un sorriso cupo. — Ann’dra, sei troppo orgoglioso per inginocchiarti e ricevere la mia benedizione?

— Non sono troppo orgoglioso, nobile Alton. Se vado contro la tradizione, in questo o in qualunque altra cosa, ti prego di ricordare che è per ignoranza delle consuetudini, non di proposito.

Dom Esteban accennò loro di sedersi accanto a Damon e Ellemir. — Ann’dra — disse, conferendo al nome un’inflessione darkovana, — del tuo popolo non conosco niente che sia veramente male ma conosco poche cose buone. Immagino che siate come tutti gli altri: alcuni buoni, altri cattivi, e in maggioranza né buoni né cattivi. Se tu fossi un malvagio, non credo che mia figlia sarebbe disposta a sposarti, mettendosi contro la tradizione e il buonsenso. Ma non puoi darmi torto se non sono entusiasta di dare la mia figlia prediletta a uno di un altro mondo, anche se ha dimostrato di possedere coraggio e senso dell’onore.

Andrew, che si era seduto sulla panca accanto a Ellemir, le vide contrarre le mani quando Dom Esteban disse che Callista era la sua prediletta. Era una crudeltà, pensò, dirlo in sua presenza. Dopotutto, era stata Ellemir a restare a casa, da figlia devota, per tutti quegli anni. L’indignazione per la mancanza di tatto del vecchio rese più fredda la sua voce.

— Posso dire soltanto, signore, che amo Callista e che cercherò di renderla felice.

— Non credo che sarà felice, fra la tua gente. Hai intenzione di portarla via?

— Se tu non avessi dato il consenso al nostro matrimonio, signore, non avrei avuto altra scelta. — Ma davvero avrebbe potuto condurre nella zona terrestre quella sensitiva, cresciuta fra i telepati, per imprigionarla fra alti palazzi e macchinari, in mezzo a gente che l’avrebbe considerata una curiosità esotica? Il suo laran sarebbe stato giudicato un’assurdità o una ciarlataneria. — Così come stanno le cose, signore, sarò lieto di restare qui. Forse potrò dimostrarti che i terrestri non sono alieni come tu credi.

— Questo lo so già. Mi giudichi un ingrato? So benissimo che se non fosse stato per te, Callista sarebbe morta in quelle caverne e queste terre sarebbero ancora oppresse dalla tenebra maledetta.

— Credo che il merito sia stato di Damon, più che mio — osservò con fermezza Andrew. Il vecchio proruppe in una breve risata ironica.

— Dunque è come nelle favole: è giusto che come ricompensa voi otteniate le mie figlie in spose e metà del mio regno. Io non ho nessun regno da dare, Ann’dra, ma qui avrai un posto di figlio finché vivrai; e se vorrai, dopo di te l’avranno i tuoi figli.

Gli occhi di Callista traboccavano di lacrime. Scivolò dalla panca e s’inginocchiò accanto al padre. Mormorò: — Grazie. — Per un attimo, la mano del vecchio si posò sulle splendide trecce color rame. Chinatosi sopra di lei, Dom Esteban disse: — Bene, Ann’dra, vieni a inginocchiarti per ricevere la mia benedizione. — La voce aspra si era addolcita.

Con un senso di confusione che era per metà imbarazzo e per metà stordimento, Andrew s’inginocchiò accanto a Callista. Alla superficie della sua mente turbinavano pensieri a casaccio: che tutto ciò sarebbe sembrato assurdo agli altri terrestri, che bisognava adattarsi alle usanze locali… Ma a un livello più profondo avvertì un senso di calore umano. Sentì la tozza e callosa mano del vecchio posarsi sulla sua testa; e con la facoltà telepatica rivelatasi da poco tempo e alla quale non si era ancora abituato captò un bizzarro miscuglio di emozioni: tristi presentimenti uniti a una timida simpatia spontanea. Era sicuro che quanto percepiva era ciò che il vecchio provava per lui, e con sorpresa si accorse che non era molto diverso da ciò che provava lui stesso per il nobile Comyn.

Sforzandosi di dare alla voce un tono neutro, sebbene fosse certo che il vecchio poteva leggere ugualmente bene i suoi pensieri, disse: — Ti sono grato, signore. Cercherò di essere un bravo figlio.