— Be’… credo di sì. — La mano di Cripplemaker afferrò il polso di Axxter, stringendolo così forte da fargli scricchiolare le ossa. Egli si chiese impacciato cosa significasse quel gesto. In quel momento, notò che il Generale era tutto vestito di nero, un abbigliamento adatto a spie o assassini che si aggirano nel buio. Ogni volta che aveva visto il Generale in precedenza, questi indossava una doppia fila di medaglie sul petto.
— La tradizione… è importante, lo sai. — Il Generale guardò di nuovo la figura addormentata e aveva le narici così dilatate che pareva potesse inalarsi tutto il guerriero. — Non c’è nulla che potremmo fare senza la tradizione. Non saremmo nulla senza… non saremmo guerrieri, solo una folla portata dal vento che verrebbe presa a calci nel culo da qualunque mezza calzetta si trovasse sul muro. — La voce del Generale era diventata più calma e sicura, più vibrante. I suoi occhi tornarono a posarsi su Axxter, come scintille in due piccole fessure. — Ecco perché il lavoro che ti abbiamo affidato è così importante. Quest’uomo… — lasciò il polso di Axxter e sfiorò teneramente i capelli del guerriero — quest’uomo rappresenta la storia della tribù; lui è la nostra storia.
Axxter tenne la bocca chiusa. Aveva già sentito quel racconto quando Cripplemaker gli aveva affidato la commissione… non aveva proprio idea del perché gliela stesse ripetendo.
— Mi capisci?
— Be’… certo — Axxter scrollò le spalle. — Voglio dire… è per questo che ho passato tanto tempo a sentire le storie che mi ha raccontato. — Non ho intenzione di ascoltare ancora questa merda… pensò, sforzandosi di non dirlo ad alta voce. — Tutte le campagne, la grande marcia, le battaglie… insomma, tutto questo genere di roba. — Cristo, cosa cazzo d’altro gli aveva raccontato quel vecchio sadico? Prese il registratore che penzolava vicino alle loro teste. Lo appoggiò al petto e riawolse il nastro. — Sono grandi racconti… voglio dire, è un materiale eccezionale che posso sfruttare benissimo. Volete ascoltare qualcosa? — E porse il registratore al Generale.
— No, no; va bene così. — Il Generale sorrise e gli diede una pacca amichevole sul ginocchio. — Sono certo che hai lavorato sodo.
— Be’… lo faccio sempre quando devo fare un buon lavoro — Axxter sentì che il registratore stava diventando scivoloso: aveva le mani sudate. In qualche modo il Generale aveva inghiottito tutto lo spazio della tenda, tranne quel poco che c’era tra loro. E avrebbe potuto inghiottirsi anche quello in un sol boccone.
— Un buon lavoro… già… — La faccia di Cripplemaker si fece più tesa e la pelle sembrava roccia levigata. Gli occhi spiccavano tra le rughe causate dal sole. — Ma dev’essere più di questo. Un… un lavoro grandioso. Io so che sei in grado di farlo.
Axxter scrollò di nuovo le spalle, come se la sua pelle fosse diventata improvvisamente scomoda e volesse liberarsene. — Be’… grazie. Farò del mio meglio. — Si allontanò leggermente dall’altro, appoggiando la schiena alla tenda.
Le due piccole scintille lo seguirono. — L’intera storia della tribù, ecco cosa devi cogliere — il Generale annuì, sprofondando sempre più nella propria convinzione — e in un solo uomo. — Colpì l’ampia curva della corazza del guerriero. — L’incarnazione vivente di… di una saga! — Questi particolari sprizzavano scintille.
Quel tipo si stava davvero eccitando per quell’affare. Axxter non capiva perché stesse facendo tutta quella scena. I guerrieri “storici” erano un cliché nell’industria grafica. Ogni tribù ne aveva di simili, qualche zoticone che non poteva vantarsi più di niente, se non di un fortunato furto in una delle bancarelle delle Fiere Equatoriali. Saga, che cazzata. Non lo disse ad alta voce, ovviamente, visto che il Generale era tanto eccitato, ma quello era un lavoro di innesto grafico estremamente tipico. C’erano sempre un sacco di dettagli da mettere a punto e Dio sapeva quante storie di guerra si dovevano ascoltare; e solitamente c’erano una cinquantina di pezzi grossi che volevano un posto di rilievo nella grande saga… Eppure Cripplemaker gli aveva risparmiato quell’ultima fase dei preparativi; sembrava che dovesse trattarsi del progetto per un solo uomo.
Forse era questo il motivo per cui gli stava offrendo quello spettacolino, la ripetizione di quel bel discorso. Quell’uomo era un entusiasta, era evidente. Sempre meglio che morire di fame sul muro.
Axxter sentì il tessuto della tenda sfregargli contro la nuca. — Credo… credo che vi piacerà.
Il Generale sorrise. — Non vedo l’ora. Al banchetto… l’avrai già finito per allora?
La solita fretta. Il cliente è sempre in ansia. — Non preoccupatevi. — Se avesse potuto svegliare quel vecchio bastardo rincoglionito che russava e farsi raccontare le ultime informazioni interessanti, avrebbe fatto proprio una bella figura. Aveva chiamato la Chiedi Ricevi alcuni giorni prima, quando Cripplemaker gli aveva commissionato il lavoro, e si era fatto dare un resoconto completo sull’evoluzione storica della Folla Devastante. Segretamente: i clienti di solito non vogliono che si ricerchino all’esterno le informazioni che li riguardano, inclusi i loro insuccessi. Vogliono che siano utilizzate le loro banche dati. — Sarà pronto. Non dovete preoccuparvi. — E diede una pacchetta alla corazza del guerriero, che risuonò come un grigio battito cardiaco sotto il bianco biofoglio. Nessuna preoccupazione: per innestare ogni cosa avrebbe dovuto darsi parecchio da fare, ma aveva già schizzato i pannelli principali e programmato quelli secondari.
Il Generale si alzò e si diresse verso l’uscita della tenda. — Non mollare! — Un largo sorriso e una strizzatina d’occhio che raggrinzì il suo viso come se qualcuno gli avesse messo un dito in un occhio. La nera figura furtiva uscì e raggiunse la presa d’aggancio più vicina.
Cosa diavolo c’era dietro a tutto quello… Axxter si grattò una guancia, riflettendo. Ma non si sforzò molto. Era troppo stanco e aveva gli occhi così pesanti che non avrebbe potuto preoccuparsi d’altro.
Il vecchio guerriero stava ancora russando, grattandosi con una mano la corazza. Era riuscito a togliere il margine del biofoglio; un sottilissimo rivolo rosso filtrò da sotto. Axxter aveva rimosso il vecchio biofoglio dall’armatura e l’aveva sostituito con uno nuovo; era possibile riciclarli e lo si faceva spesso se si aveva un contratto duraturo: si cancellava il vecchio materiale oppure ci si limitava a codificare i nuovi segnali d’animazione se lo schema di base era abbastanza simile a quello che si voleva rifare. Era però impossibile in quel caso. Di solito era un lavoro a buon mercato e i dettagli più delicati tendevano a essere confusi. Inoltre — quello era il problema maggiore — la decodificazione del vecchio biofoglio del guerriero dipendeva ancora dal Consorzio della Piccola Luna ed era pagata dalla DeathPix. Avrebbero anche potuto non essersi accorti che il loro biofoglio era stato rimosso e gettato via, ma se lui fosse stato così stupido da tentare di stipulare un contratto per un ulteriore segnale, quella sarebbe stata la prova inconfutabile che stava fregando loro un cliente. E a quel punto non poteva essere certo che la Folla Devastante l’avrebbe difeso dalla vendetta della DeathPix. Oltretutto, sovrapporre dei segnali a quelli già esistenti era una cosa dannatamente costosa; il Consorzio della Piccola Luna aveva stabilito parcelle proibitive per simili operazioni, proprio per scoraggiare i grafici dal sabotarsi a vicenda e per evitare di crearsi così una pessima reputazione.