L’accordo della banda si abbassò quando il vecchio guerriero raggiunse il punto stabilito. Si fermò e buttò indietro la testa, impugnando saldamente la cima del bastone. Scrutò la folla; mostrò i denti gialli e assaporò lo sguardo di tutte quelle persone puntato su di lui.
I corni e i tamburi tacquero e miracolosamente ci fu il silenzio. Ad Axxter il frastuono delle orecchie rimbombava ancora nella testa. La folla taceva. Tutti si alzavano sulle punte per vedere meglio oltre il cordone di sentinelle che li tratteneva.
00:00:30. Era l’ora che segnava l’orologio davanti agli occhi di Axxter. 00:00:29, 00:00:28… Il suo cuore batteva al ritmo della luce rossa dell’orologio.
Alzò lo sguardo verso il palco mentre il Generale Cripplemaker sollevava una mano e la lasciava ricadere come un’ascia. Un segnale per il vecchio guerriero: Axxter si girò a guardarlo e vide che la figura barbuta si era già scrollata dalle spalle il manto che giaceva a terra vicino ai suoi stivali. L’aria all’interno della tenda si era rarefatta: tutti trattenevano il respiro.
L’armatura del guerriero, le grandi curve del pettorale, la fascia sullo stomaco, le rotondità che coprivano le spalle e le ginocchia, i bracciali e i gambali… era tutto bianco. Il biofoglio luccicava, riflettendo i visi stralunati. Un tessuto innestato sulla carne ormai insensibile e riscaldato dalla pulsazione sanguigna sotto la pelle. Tutto aspettava di prendere vita.
00:00:01 e… 00:00:00. L’orologio rosso esplose all’angolo dello schermo di Axxter.
Per un attimo ebbe la sensazione che il biofoglio avrebbe continuato a restare bianco. Che niente sarebbe accaduto. Porca puttana! Disse una voce dentro di lui che balbettava in preda al panico. Quei rottinculo della Piccola Luna, non hanno inviato il segnale d’animazione…
Un punto nero si formò sul petto dell’armatura del vecchio guerriero, dando vita a una spirale a Fibonacci. La folla esplose in un’esclamazione: ahhhh. Axxter si rilassò nella sedia, tirando un sospiro di sollievo.
I punti si mossero a grappolo e si fusero; l’armatura si ossidò, come fosse uno specchio nero. Apparvero banchi di nebbia grigia, che si sollevarono per lasciar posto a un campo di battaglia disseminato di teschi. Il guerriero guardava verso il basso, osservandosi, con l’espressione stupita di un bambino.
Figure sul campo di battaglia allungavano le loro ombre in controluce. Un mormorio si sollevò dalla folla che indicava i vecchi eroi morti, rugosi veterani che indossavano i colori dei loro squadroni; in quell’immagine gli attuali capi apparivano invece saggi e risoluti mentre osservavano i corpi dilaniati dei nemici per poi perdere il loro sguardo verso un orizzonte distante e ricco di future glorie. Dietro a tutti loro c’erano le mitiche figure dei Fratelli di Latta, i fondatori della tribù, raggianti come fossero immortali.
La folla era eccitata e premeva alle spalle delle sentinelle per avere una visuale migliore. Il vecchio guerriero sogghignò e allargò le braccia, come per accogliere quel vocio d’apprezzamento.
Axxter guardò intorno al palco. Gli ufficiali e gli ambasciatori delle altre tribù osservavano con attenzione quello spettacolo. Cercò di cogliere l’espressione di Cripplemaker, ma lo sguardo del Generale era fisso sulla figura al centro della tenda.
L’espressione di Cripplemaker cambiò. Il sigaro gli cadde di bocca, seminando scintille e cenere sul tavolo. La sua faccia si fece grigia, poi rossa, mentre una vena gli pulsava su una tempia. Anche i visi accanto a lui sembravano sconvolti; al capo più distante del tavolo dei dignitari, uno degli emissari scoppiò in una risata fragorosa.
L’applauso della folla tacque e di nuovo ci fu il silenzio.
Che cavolo… Axxter balzò in piedi, guardandosi intorno. Tutti gli occhi erano puntati sul vecchio guerriero. Qualcosa… Si girò e guardò davanti a sé.
La gioia del guerriero era svanita: stava guardando, del tutto disorientato, il proprio corpo. Sul suo petto e sui piccoli pannelli che coprivano gli arti, gli eroi della tribù erano impegnati in sodomie maniacali. I visi severi e cesellati che un attimo prima perdevano il proprio sguardo fiero verso il futuro, facevano ora roteare gli occhi e schioccavano comicamente le labbra assaporando i propri e altrui escrementi.
Il vecchio guerriero alzò lo sguardo e osservò le file di visi che aveva davanti a sé e che lo fissavano stupiti. Sembrava che stesse per scoppiare a piangere; non era altri che un uomo in quel momento: e quel tremendo scherzo lo aveva rivelato a tutti.
Sul biofoglio, le immagini dei Fratelli di Latta roteavano come ruote, mentre si bloccavano a vicenda la testa tra le cosce.
Axxter si sentiva la testa leggera e confusa: tutto quello che aveva intorno girava all’impazzata, in vorticose spirali. Ma è tutto sbagliato… Avrebbe voluto alzarsi e urlarlo a quelle facce stravolte, ma le gambe non sembravano più obbedirgli. È tutto sbagliato! Non l’ho fatto io, quello non è il mio lavoro! Aprì la bocca, ma non riuscì a emettere alcun suono.
Proprio in quel momento, una luce rossa vibrò al centro del suo piccolo schermo. Una chiamata urgente: qualcuno, da qualche parte, si stava addebitando la parcella per poter parlare con lui immediatamente. Senza neanche riflettere, accettò la comunicazione.
La luce rossa si trasformò in una scritta; non ci fu nessuna voce.
QUESTO È QUELLO CHE TI SEI MERITATO. Seguita da un piccolo simbolo, un marchio, che riconobbe immediatamente. L’emblema con il teschio coperto di pennacchi e medaglie della DeathPix.
Per un attimo, quelle parole restarono sovraimpresse sul guerriero e sulla folla che lo circondava, poi scomparvero.
Questo è quello che mi merito. Pensò a quel messaggio per qualche secondo, come se fosse stato scritto in un’altra lingua, quella dei Centri dei Morti o di qualche altro luogo ancora più lontano, forse addirittura dalla zona sconosciuta dell’edificio.
Il suo cervello era molto attivo, ma tutto quello che c’era al di fuori di lui sembrava immobile: Cripplemaker e il palco dei dignitari delle altre tribù e degli ambasciatori, gli altri tavoli, la folla e il cordone delle guardie, il vecchio guerriero, perfino le figure coprofaghe sulla sua armatura. Tutto era immobile o si muoveva nell’aria con la lentezza di uno sciroppo che sta cadendo al rallentatore: la folla che si arrampicava sulla schiena delle sentinelle, le loro urla simili a infrasuoni troppo bassi per essere uditi. Axxter continuava a pensare velocemente, mentre intorno a lui tutto era fossilizzato.
Lo sapevano. Da sempre. La DeathPix sapeva tutto, adesso lo capiva. Sapeva che stava infiltrandosi nei loro affari; da chi potevano averlo saputo? Forse da Lauren della Piccola Luna in cambio di qualche bonus oppure di una piccola somma di denaro. O forse si trattava di qualcuno dello staff di Cripplemaker, che lavorava per conto della DeathPix con il compito di tenere ogni cosa sotto controllo.
Quindi, tutto quello che la DeathPix aveva dovuto fare, era stato modificare il segnale d’animazione e sovrapporlo a quello per cui lui aveva pagato. Avevano unto una bella sommetta alla Piccola Luna per il lavoretto e quello era bastato. Proprio una bella sorpresina per lui e la Folla Devastante. Una sorpresa che aveva fatto andare il sangue alla testa alla tribù, visto che ogni riferimento omosessuale era tabù tra quei muscolosi guerrieri. Faceva saltare loro i nervi ed era certo sufficiente a far saltare anche la testa di Axxter.