Confusamente, attraverso l’immagine congelata intorno a lui, vide le guardie, che con i visi trasfigurati dalla rabbia, rompevano le file e si disperdevano tra la folla che fino a quel momento avevano trattenuto.
Merda, la spia avrebbe potuto essere chiunque e ovunque. Una corporazione potente come la DeathPix ha sostenitori da ogni parte, come un ragno che siede al centro della propria ragnatela aspettando di avvertire uno strattone su quella seta. Era proprio stato un pazzo a esporsi a un rischio che non era nemmeno riuscito a calcolare esattamente. Aveva creduto alla fortuna e a quanto lui se la meritasse. Aveva pensato che fosse davvero arrivato il suo grande momento. E quando si incomincia a credere una cosa simile, è facile convincersi di essere intoccabili e che non ci si deve preoccupare di nulla.
Ma forse la fortuna non aveva avuto niente a che fare con quel lavoro. Quel pensiero fu come un fulmine a ciel sereno. Forse era stata una mossa della DeathPix fin dall’inizio. Era da un po’ di tempo che non fottevano nessuno, che non riuscivano a vendicarsi di nessuna intromissione nei loro affari. Era segno di ottima organizzazione dare qualche buona lezione ogni tanto, ricordando a tutti i liberi professionisti quali fossero le conseguenze nel caso in cui avessero tentato di fregare loro dei clienti. Serviva a tenere tutti occupati nei propri miseri tran-tran quotidiani, sempre alle prese con teppisti da due soldi che bisognava rincorrere per essere pagati, e quindi sempre ben lontani dal terreno della DeathPix. Avevano organizzato il tutto per fregare qualche povero scemo che si trovava sul muro; e senza dubbio, la voce sarebbe girata molto velocemente.
Cripplemaker era coinvolto in questa manovra? Era l’uomo di punta del piano? Poteva darsi, poteva darsi. Una muraglia di visi rabbiosi si stava avvicinando con passo glaciale al Generale, che si guardava intorno. Era in piedi sulla sedia e aveva i lineamenti del viso sfigurati: sembrava che le tempie potessero scoppiargli da un momento all’altro, schizzando sangue in ogni direzione. Stava urlando qualcosa, ma Axxter non riusciva a sentire cosa, nel rombo sordo che aveva nuovamente riempito la tenda. Se davvero Cripplemaker fosse stato coinvolto, la sua abilità nel nasconderlo era ammirevole: sembrava sinceramente furioso, mentre lo indicava con un dito vibrante e incitava la folla alla vendetta.
Era tutto così chiaro adesso. Come avevano fatto a fotterlo. Qualche dettaglio gli sfuggiva ancora, per esempio chi impugnava la lama che vedeva scintillare vicino a lui. I pensieri fluttuavano sopra la sua testa e su tutta quella scena, sfiorando la sommità della tenda. Senza nemmeno rendersene conto, scoppiò in una risata isterica, un urlo folle che gli scosse la mascella e gli fece vibrare i denti.
Quel povero scemo, il vecchio guerriero piangente, era stato travolto dalla marea della folla. Le persone infuriate più vicine a lui gli si erano lanciate contro, un vortice nel mezzo di un’onda, che avanzava con l’intenzione di strappargli di dosso quell’armatura offensiva. Il biofoglio e la pelle furono lacerati e il guerriero perse del sangue. Axxter ne fu dispiaciuto: non era colpa di quel vecchio. Molto meno di quanto non fosse sua. Il vecchio era stato una pedina usata per fregare un’altra pedina. Aveva speso un sacco di tempo all’ospedale della Folla Devastante per farsi innestare la nuova armatura. Non ci sarebbe stato alcun rimedio per il suo vecchio cuore spezzato.
L’onda umana colpì, riportando Axxter al mondo reale. Cadde di nuovo sulla sedia quando il bordo del tavolo gli finì nello stomaco. Il tavolo stesso si sollevò, girandosi lungo il proprio asse quando la folla gli arrivò contro. Axxter, senza fiato per il colpo ricevuto, alzò lo sguardo appena in tempo per accorgersi che il tavolo gli stava cadendo addosso.
O quasi. Uno degli spigoli del tavolo, cadendo, ruppe il tessuto della tenda alle sue spalle e vi rimase impigliato, creando uno spazio triangolare con la piattaforma sottostante. Axxter abbandonò la posizione a uovo che aveva assunto per ripararsi, togliendo le mani dalla testa. Poteva sentire i guerrieri spumeggianti di rabbia raspare il tavolo, come se potessero arrivare fino a lui con le loro unghie nere.
GesùCristoporcamerda… quella strana prospettiva soffusa e atemporale l’aveva abbandonato. Muovendosi a carponi, sentì le urla che provenivano dall’altro capo del tavolo. Quei figli di puttana l’avrebbero ammazzato. Se sono fortunato… Una volta messe le mani su di lui, avrebbero trovato un’infinità di metodi ingegnosi per vendicare il loro orgoglio ferito a spese delle sue ossa e del suo sistema nervoso. Avrebbero ideato mille modi per soffocare la rabbia per l’affronto ricevuto davanti ad ambasciatori e tirapiedi delle tribù alleate e a qualche stupido libero professionista come lui.
I colpi che piovevano sul tavolo lo scuotevano violentemente. L’angolo tra lui, la piattaforma e la tenda formava uno stretto tunnel; nessuno in quella folle massa aveva ancora pensato di aggirare il tavolo, strisciare per terra e tirarlo fuori. Restavano forse solo pochi secondi prima che la folla riuscisse a spostare il tavolo e a raggiungerlo.
Una possibilità — quel pensiero, prima confuso nella testa di Axxter, divennne a un tratto chiaro — di salvare la propria vita, o quanto meno il debole tentativo di sfuggire a quella furia che stava per abbattersi su di lui. Se avesse potuto attraversare quel tunnel triangolare, uscire all’aperto a pochi metri di distanza, fare una corsa veloce verso il tavolo dei dignitari e raggiungerlo prima che la folla lo intercettasse e lo afferrasse per il collo… avrebbe abbracciato le ginocchia del Generale Cripplemaker e allora avrebbe potuto fare una dichiarazione davanti a tutta la tribù. E a quel punto sarebbe stato sotto la loro protezione, almeno in parte… Infatti, secondo le regole della tribù, a quel punto non avrebbero potuto ucciderlo, anche se sapeva che ci sarebbero andati il più vicino possibile.
Quella prospettiva e le conseguenze che avrebbe comportato, cioè diventare un oggetto posseduto, non più un uomo, ma una cosa, attraversò i suoi pensieri.
Guardò lungo il tunneclass="underline" aveva una perfetta vista del palco. Tutti sembravano essersi uniti all’assalto del tavolo. Quella che sembrava la parte bassa dell’uniforme di Cripplemaker, lucidi pantaloni neri con due strisce rosse, apparve in lontananza davanti a una sedia rovesciata.
Vai! Iniziò a muoversi a carponi e si tagliò il palmo della mano su un bicchiere rotto. Vai, vai, per Dio!
— Ufff… — Il pesante suono dei colpi risuonava lungo il tavolo. — Vieni fuori rottinculo! — Qualcuno si era accorto di lui. — Forza, vieni qui, dannazione!
Axxter raggelò, fissando l’apertura triangolare davanti a sé. E al di là: non vide più il caos dei tavoli e delle sedie, né le gambe del Generale. C’era qualcos’altro: il muro della notte, avvolta in un buio senza fine.
— Vieni fuori, vieni fuori, forza, forza, muoviti… — Una voce abbaiò un comando e il tavolo scricchiolò in risposta, mentre tutti smettevano di colpirlo.
Lo stretto tunnel si allungava e si muoveva, mentre Axxter ne scorreva con lo sguardo la profondità.
Ai bordi del tavolo comparvero delle dita. — Ci siete? No, qua, forza… allontanatevi… bene, adesso tirate…
Il tavolo si rovesciò.
Il Generale Cripplemaker era salito su una sedia del palco per seguire meglio l’operazione. Quel piccolo bastardo di un grafico avrebbe pagato, poteva starne certo. Fargli fare una simile figura… — Allora? — urlò il Generale agli uomini che si stavano lanciando sul tavolo. — L’avete preso?
Il sergente che stava dirigendo le operazioni tirò indietro per le spalle un paio di uomini. Tutti gli altri si allontanarono dal tavolo rovesciato.
— Dov’è? — Il sergente guardò dall’altro lato del tavolo, ma tutto ciò che ebbe in risposta furono alzate di spalle e palmi aperti. — Dove potrebbe essere andato? — Un paio di guerrieri della Folla sollevarono un capo del tavolo dalla piattaforma, come se il grafico avesse potuto essere rimasto schiacciato lì sotto. Il sergente stupito guardò il Generale.