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Axxter fissò l’immagine. — Ne dubito. E loro sono i migliori a cui sono legate le mie azioni. Cosa dire dei Devastazione Assoluta? Eh? Che fine hanno fatto?

Brevis trasalì. — Per favore…

Ne avevano già parlato più di una volta, ma come si fa con un dente rotto, Axxter non riusciva a non stuzzicarlo. Colpa del disastroso buco nero delle sue finanze da libero professionista. Tutto quel lavoro… ripensandoci, vibrava ancora di rabbia. — Lasciare il muro — In lontananza sentì Brevis sospirare. — Lasciare il maledetto muro!

I Devastazione Assoluta si erano macchiati di un tremendo disonore, il peggiore per una tribù militare. Troppo inetti per restare uccisi nello scontro con un’altra tribù e incapaci di avere abbastanza credito per mantenersi, si erano venduti in massa firmando un contratto a lungo termine. Axxter suppose che in quel preciso momento stessero costruendo aggeggi di plastica in qualche sinistra fabbrica sul settore orizzontale.

— Lasciare il muro. — Questa volta ripeté la frase con tono riflessivo. La rabbia se n’era andata. Avevano lasciato il muro, l’esterno del Cilindro stesso, erano scomparsi dalla superficie verticale come se non vi avessero mai vissuto, come se non si fossero mai mossi dai settori orizzontali, come se non fossero mai stati attaccati alle cinture di sicurezza, vantandosi l’un l’altro all’aria aperta del sangue e della distruzione che avrebbero seminato tra gli ignari abitanti del grande edificio. Come se non avessero mai battuto i loro pugni chiusi contro le decorazioni da guerrieri che Axxter aveva disegnato sulle loro armature, sulla pelle dei loro pettorali e dei bicipiti. Quando egli aveva inviato il segnale in codice alla Piccola Luna e la risposta esatta era stata trasmessa al campo dei Devastazione, le decorazioni avevano vibrato attraverso il loro semplice ciclo di cinque secondi e gli uomini della tribù avevano esultato con gioia altrettanto semplice. Bene, tutto quello era finito; Axxter poteva quasi sentire l’amarezza di quel pensiero. Non c’era gioia nel tirar leve e schiacciare bottoni per costruire aggeggi di plastica. Voi, valorosi guerrieri. Riuscì a provare dispiacere per loro, al di là della perdita economica che gli avevano provocato, visto che la loro fuga aveva lasciato lui e altri professionisti con un affare andato in fumo. Spiacente, e con l’agghiacciante sensazione di assomigliare loro.

Il livello verticale era duro. Chiunque poteva cadere dal muro. In un modo o in un altro; o facendo un passo troppo lungo, finendo nella barriera di nuvole, e oltre… oppure nell’altro senso, internamente al Cilindro, verso l’orizzontale. Dove fumose e oscure macchine per costruire oggetti stavano aspettando anche lui.

— Ny… — La voce di Brevis s’insinuò nei suoi pensieri. — Non possiamo semplicemente… lasciarci la faccenda dei Distruzione alle spalle? E… guardare avanti?

— Guardare avanti… Cristo — Axxter girò lo sguardo verso il cielo, senza nemmeno vederlo. — Non vedo l’ora di morire di fame qui fuori.

— Ehi, guarda che non è affatto più facile per me! — Alla fine la pazienza di Brevis si era esaurita. La sua volce si alzò. — Io devo sostenere costi operativi, lo sai. Tu non stai guadagnando niente? Bene, io sto guadagnando il dieci per cento di quel niente. E per quanto riguarda gli altri miei clienti… — ora era più acido — be’, quello che mi fanno guadagnare loro non mi basta nemmeno per coprire i costi delle comunicazioni. Sta andando male per tutti. Cosa posso farci io se i Devastazione e tutte le altre tribù si sono rivelate un branco di inetti? Sembravano in gamba, ragazzo; avevo fior di ottimi rapporti su quegli stronzi. Al livello a cui stiamo operando, non possiamo sperare di puntare su guadagni sicuri. Dobbiamo tentare con quelli che sembrano promettere bene.

— Sì, sì, lo so. — Axxter si grattò le sopracciglia, sentendosi un po’ in colpa. Non so nemmeno perché l’ho chiamato, se non per bestemmiare e piagnucolore. E mi è pure costato, idiota che non sono altro. — Non devo per forza star qui a occuparmi di questa merda del libero professionismo. Avrei potuto andare a lavorare per la DeathPix. Avevano detto di volermi — La più antica delle lamentele di Axxter, a cui ricorreva immancabilmente tutte le volte che si sentiva depresso. Quella agenzia potente e famosa, non solo si occupava di tutto il lavoro grafico per l’Atroce Amalgama, la tribù che governava il Cilindro, ma anche di quello per la Folla Devastante, i loro maggiori rivali per la detenzione del potere: Axxter aveva superato i loro esami di ammissione, gli era stato offerto un lavoro… che però aveva rifiutato. Per potersi dedicare alla libera professione. E allora vedi di non lamentarti, stronzo.

— Ny… se vuoi mollare… e verificare se alla DeathPix ci sono ancora possibilità d’impiego… io capirò — Brevis aveva riacquistato il suo tono calmo e gentile. — Non vorrei perderti, ma… capirei. Credo che tu ce la possa fare, se solo riuscirai a sopportare di vederti lì appeso ancora per un po’. Ma se non credi di poter resistere… D’accordo. Va bene comunque. So che è dura lì fuori.

Tu, sacco di merda. Axxter sapeva che Brevis lo stava persuadendo, che lo stava spingendo. Ma era davvero un buon metodo di persuasione: lo sapeva altrettanto bene. Stava riportando a galla le sue convinzioni più solide. Abbandonare il livello verticale… abbandonare il libero professionismo, la miseria e tutto il resto… avrebbe significato abbandonare tutto quello che aveva sempre sognato. Che aveva sognato guardando e riguardando il nastro dell’angelo morto. Sognato e atteso. — Hai semplicemente bisogno di una sosta, Ny — Brevis proseguì il suo discorso. — Ecco tutto. Il tuo materiale è buono, davvero buono.

— Lo pensi realmente… non è vero? — Alzò lo sguardo speranzoso, concentrandosi sull’immagine dell’agente. Ecco perché l’aveva chiamato: aveva bisogno di un po’ di incentivo.

— Puoi starne certo, ragazzo. — Era così sincero, così emotivamente convincente. — Tutto quello di cui abbiamo bisogno è una tribù che porti le tue insegne: compie qualche azione interessante, richiama un po’ di attenzione, ha una buona copertura e tu diventi il numero uno. Tutto quello di cui hai bisogno è di essere notato; con il tuo materiale ti serve solo un po’ di pubblicità. E quando succederà, avremo clienti di altissimo livello che ci subisseranno di chiamate. Sarai tu a dettare il prezzo, allora. Devi solo tener duro ancora un po’.

Folle speranza. E folli desideri, pensò Axxter. Eppure riusciva ancora ad assaporarne il gusto. Bene, merda, se per l’ennesima volta riesci a farti incantare da un artista da quattro soldi come Brevis, allora, forse, è davvero possibile. O, quantomeno, tu non hai smesso di crederci.

— D’accordo. — Annuì, mentre il viso di Brevis continuava a vibrare. — Non ho detto che ho intenzione di mollare. Non sono ancora arrivato a questo punto. Volevo solo che tu fossi ben cosciente della mia situazione qui fuori, ecco tutto.

Brevis gli sorrise, strizzandogli l’occhio, come a riconoscere il suo coraggio. — Sapevo che non ti saresti arreso. Hai della stoffa.

— Già, già… puoi scommetterci. — Lanciò uno sguardo al lato dell’immagine, dove veniva registrato l’ammontare del costo della comunicazione, e sospirò. — Ascolta, ti chiamerò non appena avrò raccolto qualche informazione su questo nuovo gruppo… come si chiamano?

— Unione Violenta. Sembrano buoni, Ny. Non vorrei fuorviarti con questi, ma sembrano davvero assetati di sangue. Potrebbero proprio fare al caso nostro.

Vai piano, per Dio. — Vedremo. Ci sentiamo più tardi — Passò su INTERRUZIONE COMUNICAZIONE e permise al Sindacato delle Comunicazioni di prelevare direttamente dal suo conto l’ammontare della chiamata.