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— Era questo che volevi mostrarmi?

— No, credevo fossi interessato nel vederlo, tutto qui. Andiamo.

Dopo aver camminato chinato tanto a lungo da sentire male alla schiena, Axxter fu finalmente in grado di alzarsi in piedi. Erano usciti dal basso tunnel e si trovavano in un ampio spazio, il cui soffitto, se ce n’era uno, non era visibile.

— Come ti sembra? — La voce di Sai riecheggiò tra quelle pareti.

— Che cos’è? — Axxter osservò il fascio di luce della torcia di Sai che si muoveva lungo una parete metallica.

— Trasporti, ragazzo. Ruote… be’, una specie; almeno in senso metaforico. Si tratta di tecnologia su basi magnetiche che sfreccia via senza alcuna frizione. Se ci trovassimo nel periodo pre-Bellico, quest’aggeggio sarebbe un capolavoro; sarebbe la cosa più veloce dentro e fuori al Cilindro — Sai si guardò intorno e scorse lo sguardo incredulo di Axxter. — È un treno, amico; è così che venivano chiamati questi affari. Si muovono su rotaie, capisci? — La luce della torcia giocava lungo due grandi travi, alte quanto un uomo, che si alzavano davanti al muso di quella macchina. — Come cavi di transito, solo che si usavano sui settori orizzontali… hai capito fino a qui?

— Sì, credo di sì — Axxter alzò gli occhi verso le finestre che si trovavano sulla cabina frontale del treno. — Dove va?

Sai sorrise. — Questo è il tuo giorno fortunato. Finalmente. Ti trovi di fronte a una parte della vecchia rete di trasporti del Cilindro. In passato ce n’erano centinaia che attraversavano l’edificio. Ecco come le persone e i materiali venivano trasportati da una parte all’altra del Cilindro.

— Aspetta un attimo. Questa cosa, questa qui, arriva fino all’altra parte del Cilindro? Fino alla zona del giorno? È questo che stai cercando di dirmi?

— Già. Ti porterà a due chilometri dalla superficie. I binari arrivano proprio al punto in cui sono state costruite le barriere. Dovrai scarpinare solo per quel breve tratto.

— Ma, è fuori uso, non è vero? Non funziona più, è solo un ammasso fermo di ferraglie.

— Oh, no. Funziona perfettamente — Sai salì sul treno e gli sferrò un violento pugno. — L’abbiamo mantenuto in forma — io e un paio di amici. Non è stato difficile. È dotato di moltissime attrezzature per la manutenzione autonoma.

Axxter lo guardò sbalordito. — Tu… tu vuoi dire che tutto quello che devo fare è salire su questa cosa già pronta a partire e a portarmi dall’altra parte proprio adesso? E tu hai perso un sacco di tempo a parlare di maledette stronzate metafisiche?

— Ci risiamo… — Sai grugnì. — Tu hai questo problema: la gente cerca di farti un favore e questo è il tuo ringraziamento. Risponderle con delle sgarberie. Quello di cui ti ho parlato è molto importante. Molto più di quanto tu creda. Dovresti pensarci ancora, prima o poi.

— Va bene, d’accordo: su ogni cosa che mi hai detto — Axxter si alzò in punta di piedi, cercando di sbirciare dal finestrino del treno. — Come funziona?

— È molto semplice, praticamente va da solo. Non avrai problemi. La gente come te è abilissima a sfruttare la tecnologia altrui. Assomigliate a delle gazze o a qualcosa di simile. Se si tratta di qualcosa fatto di metallo lucente, è vostro.

Axxter lo ignorò, camminando intorno al treno. — Cos’è quella roba laggiù?

Sai lo seguì. — Raggiungere la zona del giorno non risolverà tutti i tuoi problemi. Ci sarà comunque la stessa gente che cercherà di ucciderti. Molte più persone di quante tu pensassi all’inizio hanno intenzione di farti fuori.

— Mi preoccuperò di loro quando arriverò di là. Posso affrontare solo un problema alla volta — Axxter si accovacciò vicino a un’altra macchina, più piccola. — E questa cos’è?

La torcia la illuminò, mettendo in luce delle ruote e un motore dipinti di nero e cromati. Una moto — un originale o una copia — che Axxter non riconobbe. Non c’erano emblemi disegnati sul serbatoio, né altri segni d’identificazione. Quella moto sinistra, che incuteva paura, giganteggiava nell’oscurità.

— A cosa assomiglia? — Sai allontanò la torcia, puntandola su un’altra macchina. — Ci sono tonnellate di questa tecnologia pre-Bellica qui intorno. Vedi cosa vi siete persi solo per aver avuto paura di entrare e dare un’occhiata intorno? Pensa quanto avreste potuto divertirvi con questi giocattolini! — Il suo tono era apertamente sarcastico.

— Funziona anche questa?

Sai si avvicinò e premette il tasto dell’accensione. Il motore si mise in moto con un rombo. — Può coprire grandi distanze — urlò Sai per sovrastare il rumore — questi affari sono costruiti per la velocità. — Spense il motore. — Probabilmente non è una buona idea attirare l’attenzione sul luogo in cui ci troviamo.

Axxter sfiorò con la mano il serbatoio. — Potrei usarla. Dall’altra parte. — Il ricordo della sua povera Norton, che spariva nell’aria, era ancora vivo nella sua memoria. — Dovrei adattarla, dotarla di corde di sicurezza…

— Stai dando fuori di testa. Non sei proprio nella posizione in cui puoi perdere tempo a sistemare una moto. Puoi scommettere che la Folla Devastante ha previsto il tuo piano e sa benissimo da quale tunnel sbucherai. Senza dubbio, ha già inviato un megassassino all’uscita del cunicolo. Metti fuori la testa e sarai triturato in men che non si dica. Non importerà che tu sia sfuggito al megassassino dell’Amalgama che ti sta inseguendo quaggiù.

Axxter sapeva che aveva ragione. Sconsolato, si appoggiò alla moto. Era proprio il tipo di mossa che il Generale Cripplemaker e il resto della tribù avrebbero trovato divertente: bloccargli l’uscita con il megassassino su cui aveva ideato l’icona di morte.

Sai spense la torcia, lasciando che li illuminasse solo la luce bluastra fissata al soffitto.

— Adesso hai solo bisogno di liberarti della Folla Devastante. Poi potrai uscire di qui e tornare a casa libero.

— Già… — Axxter annuì tristemente. — Sarebbe davvero perfetto. Ma non si può discutere con gente come quella. Sono tutti folli e continuano ad andare in giro. Le scuse o le spiegazioni non servono a niente con loro.

— E allora? Devi semplicemente scovare qualcos’altro. Qualcosa di tanto prezioso per loro da inibire qualunque vendetta vogliano prendersi contro di te. Pensaci.

Pensaci… Il suo cervello faticava a carburare. Sarebbe stato tanto più semplice aspettare e guardare quello che fosse accaduto. Anche se sarebbe stato terribilmente sgradevole.

Tutte le informazioni che aveva trovato gli avevano annebbiato la lucidità, come se gli si fossero stipate nella testa, paralizzando le sue funzioni cerebrali. A che diavolo gli era servito scoprire tutta quella roba?

Poi capì. Fu come un lampo. Sollevò la testa e guardò Sai. — Loro non lo sanno. La Folla Devastante… loro non sanno. Loro non sanno cosa sta succedendo. Ma io sì. Io so che l’Atroce Amalgama sta corrompendo la Chiedi Ricevi. So che tutte le informazioni che dovrebbero essere affidabili, sono invece contaminate. E sono l’unico che può rivelarglielo.

Nel buio, vide il sorriso di Sai.

Axxter guardò verso l’alto, come se l’idea gli fosse arrivata via aria, fluttuando sulle loro teste. — E se raccontassi tutto… allora mi crederebbero — Un altro lampo. — Perché non è stata la Deathpix a fottermi, sovrapponendo il segnale per il lavoro di grafica che avevo fatto. È stata l’Atroce Amalgama. Volevano liquidarmi, farmi star zitto in modo che non potessi rivelare qualunque cosa avessi visto al settore bruciato; solo che non potevano raggiungermi all’interno dell’accampamento della Folla. Quindi hanno escogitato un piano: fare in modo che la Folla si incazzasse con me e volesse uccidermi. Avrebbe fatto il lavoro al posto dell’Amalgama.