«È veramente magnifico,» disse Andy sarcasticamente. «Le razioni erano già insufficienti, e allora le hanno ulteriormente ridotte. È meglio che ti tolga di dosso quella roba bagnata, Shirl, mentre Sol ti preparerà un Gibson. Il suo vermouth fatto in casa è ormai maturo e io ho comprato un po' di vodka.»
«Bevete,» disse Sol porgendole il bicchiere brinato. «Ho fatto un po' di minestra con quella roba, l'Ener-Gi-A. È l'unico modo di poterla utilizzare, e dovrebbe essere pronta. Sarà la nostra prima portata prima di…» Finì la frase accennando col capo al frigorifero.
«Che c'è,» disse Andy, «è un segreto?»
«No, nessun segreto,» disse Shirl aprendo il frigorifero, «solo una sorpresa. Le ho trovate oggi al mercato, una per ognuno.» Prese un piatto con tre piccole fette di soylent. «Sono quelle nuove, ne hanno parlato alla TV. Con un profumo affumicato di fuoco di legna.»
«Ti saranno costate un capitale,» disse Andy, «non mangeremo per il resto del mese.»
«Non sono affatto care. Comunque le ho comprate con i miei soldi, non con quelli della spesa.»
«Non importa, il denaro è sempre denaro. Potremmo vivere una settimana, probabilmente, con quel che costano queste fette.»
«La minestra è in tavola,» disse Sol, facendo scivolare i piatti sul tavolo. Shirl aveva un nodo in gola e non disse nulla. Si sedette al suo posto, guardando il piatto e sforzandosi di non piangere.
«Mi spiace,» disse Andy, «ma tu sai come salgono i prezzi, dobbiamo stare attenti. L'imposta comunale sul reddito è più alta, ora, quasi l'ottanta per cento da quando hanno aumentato i sussidi e quindi quest'inverno le cose andranno molto male. Non pensare che io non apprezzi…»
«Se lo apprezzi, perché non la pianti subito di chiacchierare e mangi la tua minestra?» disse Sol.
«Tu non mettere becco,» disse Andy.
«Io non metterò becco se tu vai a discutere fuori della mia stanza. Su, avanti, una buona cenetta come questa non si deve rovinare.»
Andy stava per rispondergli, poi cambiò idea. Allungò il braccio e prese la mano di Shirley. «Sarà un'ottima cena,» disse, «la mangeremo con piacere.»
«Ottima non direi,» disse Sol arricciando il naso sul primo cucchiaio di minestra. «Aspetta di aver assaggiato questa roba… Per fortuna le fette di soylent ci toglieranno questo sapore di bocca.»
Seguì un lungo silenzio mentre mangiavano la minestra. Poi Sol cominciò a raccontare una delle sue storielle dei tempi della guerra, ed era tanto buffa che dovettero ridere per forza e si sentirono tutti meglio. Sol distribuì equamente il resto dei Gibson, mentre Shirl serviva le fette.
«Se fossi sbronzo a sufficienza, questa roba avrebbe quasi il sapore della carne,» annunciò Sol masticando con gioia.
«Sono buone,» disse Shirl. Andy assentì. Shirl terminò rapidamente la sua fetta e inzuppò nel sugo un pezzo di cracker d'alga, poi bevette il suo cocktail. La disavventura capitatale per strada le pareva già molto lontana. Che cos'aveva detto quella donna parlando del suo bambino malato?
«Sapete, voi, che cos'è il kwash?» chiese Shirl.
Andy alzò le spalle. «Una specie di malattia, non so altro. Perché lo chiedi?»
«C'era una donna vicino a me nella fila, che mi ha parlato. Aveva con sé un bambino piccolo, malato di kwash. Non avrebbe dovuto farlo uscire sotto la pioggia, malato com'era. E mi stavo chiedendo se quel male fosse contagioso.»
«No di certo,» disse Sol. «Kwash è l'abbreviazione di kwashiorkor. Se per amore dell'igiene voialtri guardaste le trasmissioni mediche della TV come faccio io, o leggeste di tanto in tanto un libro, sapreste tutto di questa malattia. Non è contagiosa perché è una deficienza organica, come il beri-beri e lo scorbuto.»
«Non ho mai sentito parlare neanche di quelle,» disse Shirl.
«Ce n'è poco in giro, viceversa c'è un sacco di kwash. È dovuta alla scarsità di proteine. Prima esisteva solo in Africa, ora si è diffusa dappertutto negli Stati Uniti. È incredibile. Non si può comprare carne perché non ce n'è, le lenticchie e i fagioli di soia costano un patrimonio, allora le mamme rimpinzano i bambini di crackers d'alghe, di dolciumi, di tutto ciò che costa poco…»
La luce della lampadina vacillò e si spense. Sol attraversò a tastoni la stanza e trovò l'interruttore nel labirinto dei fili sopra il frigo. Un piccolo bulbo elettrico, collegato alle batterie, si accese. «Hanno bisogno di essere caricate, ma possono aspettare fino a domani. Fa male agitarsi dopo i pasti. È dannoso per la circolazione e per la digestione.»
«Mi fa piacere avervi qui, dottore,» fece Andy in tono ironico, «mi occorre appunto un parere medico. Io soffro di questo disturbo: vedete, tutto ciò che mangio mi va nello stomaco…»
«Molto spiritoso, signor Sputasentenze. Shirl, come fate a sopportarlo?»
Si sentirono tutti meglio dopo aver mangiato e chiacchierarono per un po', finché Sol annunciò che spegneva la luce per risparmiare corrente nelle batterie. Le mattonelle di carbone di mare si erano già consumate e la stanza diventava fredda. Si dettero la buonanotte e Andy entrò per primo nella stanza per prendere la sua torcia elettrica. La loro stanza era ancora più fredda dell'altra.
«Io vado a letto,» disse Shirl. «Non sono stanca ma è l'unico modo di stare al caldo.»
Andy cercò di accendere la lampada centrale ma non vi riuscì.
«Hanno ancora tagliato la corrente e io ho delle cose da fare. Quanto tempo è, una settimana, da quando non ci danno la luce alla sera?»
«Lasciami andare a letto e ti farò luce azionando la torcia a mano, va bene?»
«Per forza.»
Aprì il suo notes sul piano del canterano, vi pose vicino uno dei moduli riadoperabili e cominciò a stendere il suo rapporto. Con la mano sinistra premeva ritmicamente sulla torcia elettrica che produceva una luce fissa. La città quella sera era silenziosa. La gente non rimaneva per strada con il freddo e con la pioggia, perciò il fruscio delle piccole batterie e ogni tanto lo stridore della penna parevano più sonori del solito. La luce della torcia bastava a Shirl per spogliarsi. Rabbrividì al momento di togliersi gli abiti e infilò rapidamente un pesante pigiama invernale, un paio di calzini molto rattoppati che metteva per dormire e, su tutto, il suo golf pesante. Le lenzuola erano fredde e umide. Non le cambiava da quando era mancata l'acqua, sebbene lei provvedesse a dare aria ogni volta che poteva.
«Che cosa stai scrivendo?» gli chiese.
«Tutto ciò che ho racimolato su Billy Chung. Mi scocciano ancora perché lo rintracci, è la cosa più stupida che io abbia mai sentito.» Gettò via la penna con rabbia e cominciò a passeggiare in su e in giù, con la torcia in mano che proiettava ombre attorcigliate sul soffitto. «Abbiamo avuto una ventina di omicidi dal giorno in cui O'Brien è stato ucciso; un assassino l'abbiamo preso mentre sua moglie stava morendo dissanguata, ma tutti gli altri ce li siamo dimenticati, si può dire, dal giorno stesso in cui i fatti sono accaduti. Ma che ci sarà di tanto importante in quel Big Mike? Nessuno ha l'aria di saperlo, eppure tutti esigono dei rapporti. E così, dopo aver fatto due turni consecutivi di squadra, mi devo occupare di quell'individuo. Questa sera, per esempio, dovrei uscire a verificare un altro indizio cretino. Ma non ci andrò, anche se Grassy mi licenziasse domani. Sai quanto ho dormito in questi ultimi giorni?»
«Lo so,» disse Shirl, piano.
«Un paio d'ore per notte, al massimo. Stanotte mi voglio rifare, devo firmare il cartellino alle sette perché c'è un'altra dimostrazione di protesta a Union Square, quindi non riuscirò lo stesso a dormire molto.» Smise di camminare e le porse la torcia elettrica che subito si affievolì poi si riaccese quando Shirl cominciò ad azionarla.